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Fenomenologia dell’Individuo Assoluto

Fenomenologia dell’Individuo Assoluto

Autore/i: Evola Julius

Editore: Edizioni Mediterranee

presentazione dell’editore, prefazione e introduzione dell’autore.

pp. IX-296, Roma

La principale opera filosofica di Julius Evola era in origine un massiccio volume di circa ottocento pagine dal titolo Teoria e Fenomenologia dell’Individuo Assoluto. Terminato verso il 1924 (quindi meditato ed elaborato concretamente quando l’autore aveva soltanto 24-25 anni), si presentava come un lavoro complesso e anticonformista, che fu dato alle stampe in due tomi dall’Editore Bocca. L’opera uscì, praticamente, quando l’autore aveva già superato la propria esperienza «filosofica» e si era dedicato ad altre speculazioni.
Dopo venti anni dalla sua pubblicazione, Evola riprese in mano il tomo iniziale di questa sua opera giovanile, la Teoria, e la rivide: questa seconda stesura, rimasta per tanti anni in un cassetto, e stata da noi pubblicata nel dicembre 1973. Evola, però, non compì l’identico lavoro di revisione sul tomo seguente, la Fenomenologia.
Non volendo lasciare incompiuta la pubblicazione della principale opera filosofica di Evola, diamo alle stampe anche la Fenomenologia nella sua stesura originale del 1924: il lettore avrà in tal modo anche la possibilità di valutare lo stile giovanile di Evola, specie nella conclusione del libro, la dove assume un tono quasi epico altrove raramente riscontrabile.
La presente edizione, che si affianca cosi alla Teoria rendendo infine reperibili ambedue i tomi contemporaneamente, riporta in copertina, come quest’ultima, il disegno che Evola stesso preparò una quarantina di anni fa.
Dal punto di vista dottrinario, nella concezione filosofica evoliana si configurano due diverse vie realizzative: la «via dell’altro» (secondo i termini impiegati dall’autore) e la «via dell’Individuo Assoluto».
Evola non giudica l’una via intrinsecamente «superiore» all’altra, ma le considera entrambe identicamente vere in quanto, in nome della libertà superiore, l’una deve essere valida e possibile quanto l‘altra. Tuttavia, secondo l’autore, la «via dell’altro», per sua stessa natura, non è suscettibile che di una determinazione strutturale schematica, dato che in essa non fa che ripetersi uniformemente una situazione iniziale elementare. La «via dell’Individuo Assoluto», invece, è determinabile partitamente, e la sua descrizione occupa tutta la seconda parte dell’opera filosofica di Evola. Egli traccia un sistema filosofico nel quale il principio superiore immanente rende conto degli elementi essenziali dell’esperienza reale, e di ciò che la trascende: un sistema in cui tutto dev’essere assunto e dedotto in funzione del processo dell’Individuo Assoluto che vuole la propria realizzazione.
Il punto di partenza delle speculazioni filosofiche evoliane si rintraccia là dove si arrestano quelle dell’Idealismo trascendentale classico: cosi anche il suo sistema «fenomenologico» rappresenta, rispetto a quello, un notevole ampliamento d’orizzonti. In esso, infatti, tutto ciò che si rapporta a quel che è semplice esperienza umana, non figura che come caso particolare.
L’opera filosofica di Evola è all’origine di tutto il pensiero evoliano il quale, coerentemente. si è irradiato in molteplici direzioni partendo però sempre dalle conclusioni a cui l’ha condotto l’Idealismo «assoluto» o «magico»: in parole del tutto elementari, la perfetta fusione, lo straordinario bilanciamento fra teoria e pratica, fra pensiero e azione.

Poteri Misteriosi della Mente

Poteri Misteriosi della Mente

Le mistificazioni del paranormale svelate dalla psicologia dell’occulto – Un viaggio ai confini della mente per scoprire i meccanismi che regolano il mondo dell’occulto

Autore/i: Pavese Armando

Editore: Edizioni Piemme

prima edizione, presentazione e introduzione dell’autore.

pp. 320, Casale Monferrato (AL)

Il lato oscuro della mente è quello che innesca, senza che ne siamo consapevoli, i fenomeni occulti, attribuiti nel corso dei secoli, di volta in volta, a straordinari poteri dell’uomo, all’intervento di spiriti o a fantasie e autosuggestioni. La teoria della psicologia dell’occulto propone invece una guida razionale che, individuando la vera causa dei fenomeni, solleva il velo del mito. Fondato sull’inconscio, questo modello è in grado di indagare i rapporti tra lo spirito e la psiche e di rendere ragione di alcuni dei più noti episodi paranormali e dei più inquietanti fatti medianici: sdoppiamento della personalità, possessioni diaboliche, tronco demoniaca, scrittura automatica, comunicazione con i defunti, esperienze pre-morte.
Uno sguardo a 360 gradi sul mondo dell’occulto che, attraverso l’analisi di casi documentati e testimonianze, permette di trovare risposta alle tante domande che da sempre assillano l’uomo.

Armando Pavese ricercatore delle motivazioni psicologiche attinenti alla magia, allo spiritismo e all’occultismo, esperto di metodologia sperimentale, ha teorizzato un “modello” di comunicazione non verbale capace di spiegare, mediante la psicologia del profondo, i fatti paranormali. È membro ordinario della società Italiana di Psicologia della Religione e consulente nazionale del GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa) per quanto concerne il paranormale. In oltre 25 anni di esperienza “sul campo” negli ambienti magico-spiritistici ha pubblicato: Manuale di parapsicologia (Piemme, 1989); Guarire con la pranoterapia (Piemme, 1990); Sai Baba (Piemme, 1992); Grande inchiesta sulla magia in Italia (Come difendersi dai maghi) (Piemme, 1994) e Comunicazione con l’aldilà (Piemme, 1997).

Mozart la Notte delle Dissonanze

Mozart la Notte delle Dissonanze

Autore/i: Cappelletto Sandro

Editore: EDT

pp. VII-154, 3 tavv. b/n f.t., ill. b/n, Torino

Una casa spaziosa, la più bella abitata da Mozart a Vienna, uno scelto gruppo di convitati, fra i quali il padre Leopold e il grande Joseph Haydn, gli strumenti per fare musica insieme. È in questa cornice che la sera del 12 febbraio 1785, in un periodo apparentemente felice della vita di Mozart, viene eseguita per la prima volta una delle sue composizioni più discusse ed enigmatiche: il Quartetto per archi in do maggiore op. x, detto “le Dissonanze”. Che cosa si nasconde dietro le ventidue battute dell’Adagio introduttivo che hanno fatto versare fiumi di inchiostro, spesso contradditori, ai musicologi e ai compositori degli ultimi due secoli? La volontà di aggirare le convenzioni musicali dell’epoca? Il tentativo di esprimere l’inesprimibile, attraverso l’uso di intervalli “proibiti” dall’armonia tradizionale? La dimostrazione della raggiunta maturità di un genere, il quartetto per archi, attraverso il quale, come ha scritto Luciano Berio, “il vascello della musica getta lo scandaglio nel mare più profondo”? Unendo il passo del narratore alla meticolosità del saggista, Cappelletto racconta i luoghi e le circostanze fra le quali il Quartetto vide la luce, per analizzare poi le problematiche eterne del rapporto tra il creatore e il suo contesto sociale e culturale, e tra l’opera d’arte e l’interpretazione postuma, interrogandosi sulla possibilità stessa della “critica”. Completano il volume due appendici documentarie, un’analisi di György Ligeti e un “Interludio” di Sylvano Bussotti. Un libro dedicato alla musica per quartetto, alla sua origine, alla sua bellezza.

Sandro Cappelletto è nato a Venezia. Scrittore e storico della musica, ha pubblicato, tra l’altro, una biografia di Beethoven (Newton Compton 1986), un’analisi della Turandot (Gremese 1988), la prima biografia critica di Farinelli (La voce perduta, EDT 1995), un’inchiesta sugli Enti Lirici (Farò grande questo teatro!, EDT 1996) e il saggio Inventare la scena per la Storia del Teatro (Einaudi 2001). Autore di testi teatrali e per il teatro musicale, di programmi radiofonici e televisivi, è accademico dell’Accademia Filarmonica Romana e fa parte della commissione artistica della Scuola di Musica di Fiesole. Giornalista professionista, collabora con “La Stampa” e “Le Monde”.

Il Monaco e il Filosofo

Il Monaco e il Filosofo

Il buddhismo oggi – Pensiero occidentale e saggezza buddhista a confronto nelle domande di un padre razionalista e ateo e nelle risposte di un figlio che ha abbracciato la vita contemplativa nel buddhismo

Autore/i: Revel Jean-François; Ricard Matthieu

Editore: Neri Pozza Editore

introduzione di Jean-François Revel, traduzione di Giuliano Corà.

pp. 368, Vicenza

Perché questo successo crescente del buddhismo in Occidente? E’ il segno della crisi della civiltà scientifica e tecnica e di un suo bisogno insoddisfatto? Nessuno era più qualificato di Matthieu Ricard, insieme intellettuale occidentale e monaco buddhista, per trattare questa questione e spiegare che cos’è il buddhismo. Jean-François Revel, pur con una serie di riserve e obiezioni, accoglie, del buddhismo, l’aspetto che egli giudica accettabile ed universale, cioè la sua saggezza nella condotta di vita, e mette in luce i fallimenti del pensiero occidentale, in particolare il crollo dei grandi sistemi filosofici e delle grandi utopie politiche, che potrebbero spiegare l’attuale interesse degli occidentali per una forma di saggezza ad un tempo molto antica e molto nuova. Ecco come e perché, a Hatiban, in Nepal, nell’isolamento di un eremitaggio, hanno avuto luogo, nel maggio del 1996, i colloqui che costituiscono la sostanza di questo libro.

Matthieu Ricard, nato nel 1946, dopo aver seguito studi scientifici in biologia che l’hanno portato fino alla docenza, aderisce al buddhismo, e nel 1972 si stabilisce definitivamente in Asia, per seguirvi l’insegnamento dei suoi maestri tibetani. Diventa monaco, impara il tibetano e studia i testi sacri. Accompagna spesso il Dalai Lama nei suoi viaggi, in qualità di interprete.

Jean-François Revel, nato nel 1924, è il padre di Matthieu Ricard. Filosofo agnostico e avverso a ogni metafisica, è uno degli intellettuali più anticonformisti e provocatori di Francia, autore di numerosi libri di successo, come per esempio Né Marx né Gesù (1970), La tentazione totalitaria (1976), La nuova censura (1977), Come muoiono le democrazie (1983), La conoscenza inutile (1989).

Gli Etruschi Mito e Realtà

Gli Etruschi Mito e Realtà

Autore/i: Staccioli Romolo A.

Editore: Fratelli Melita Editori

prefazione e introduzione dell’autore.

pp. 176, nn. tavv. e ill. b/n, La Spezia

Sugli Etruschi si è da tempo creato un vero e proprio «mito» fondato su una «comune opinione» distorta per quanto intessuta di fantasie e preconcetti. Essa è continuamente alimentata infatti da «falsi profeti», siano essi presuntuosi pseudo-scienziati o divulgatori sprovveduti, e da «cattive novelle» di fuorvianti pubblicazioni. Di fronte ad essa stanno le conquiste della scienza, delle quali questo libro si fa interprete in opposizione al «mito» così duro a morire. E per riportare la «realtà» etrusca nel suo contesto, l’autore si affida alla ricerca storica, nell’ambito di una visione organica del mondo mediterraneo e dell’Italia prima dell’unificazione romana. Si attua così una seria e affascinante indagine che consente di conoscere con certezza un’ampia parte del grande quadro della civiltà etrusca.
Un suggestivo «panorama» teso a «smitizzare» le gratuite fantasie sugli Etruschi e a illuminarne in modo organico la storia e la civiltà nel contesto dell’antico mondo mediterraneo.

Romolo A. Staccioli è docente di Etruscologia e antichità italiche all’Università di Roma e in quella di Chieti, ove e Direttore dell’Istituto di Archeologia e Storia Antica. Ha pubblicato «Modelli di edifici etrusco-italici» (Sansoni), «Come riconoscere l’arte etrusca» (Rizzoli) e, in questa collana, «Il mistero della lingua etrusca».

Il Tramonto dell’Occidente

Il Tramonto dell’Occidente

Lineamenti di una morfologia della Storia mondiale

Autore/i: Spengler Oswald

Editore: Longanesi & C.

nuova edizione italiana a cura di Rita Calabrese Conte, Margherita Cottone e Furio Jesi, introduzione di Furio Jesi, prefazioni dell’autore, traduzione di Julius Evola.

pp. LXIV-1520, Milano

Il peso culturale de Il tramonto dell’Occidente – più che la sua effettiva incidenza politica – nell’Europa degli anni ’20 è difficilmente paragonabile a quello di altre opere storiche e filosofiche. Di quel periodo, d’altronde, e del primo decennio del secolo, il libro raccoglie le capacità inventive e gli isterismi, il senso di crisi delle scienze e il gusto di conoscere per composizione, gli scarti eccentrici ed elusivi e il privilegio dell’intuizione profetica sull’erudizione specialistica. Il tramonto dell’Occidente si configura come un’immensa costruzione ideologica e mitologica, in cui una selva di dati è organizzata per rendere salienti le strutture cicliche della storia universale. Una storia di cui l’autore tenta, per la prima volta, una «prognosi». «Ci si è proposti – così egli introduce il libro – di predire il destino di una civiltà e, propriamente, dell’unica civiltà che oggi stia realizzandosi sul nostro pianeta, la civiltà euro-occidentale e americana, nei suoi stadi futuri.»

«In questo libro vien tentata per la prima volta una prognosi della storia. Ci si è proposti di predire il destino di una civiltà e, propriamente, dell’unica civiltà Che oggi stia realizzandosi sul nostro pianeta, la civiltà euro-occidentale e americana, nei suoi stadi futuri.» (Oswald Spengler)

Oswald Spengler nacque a Blankenburg (Harz) il 29 maggio 1880. Studiò scienze naturali e matematica a Monaco, Berlino e Halle, e per tre anni fu professore di ginnasio di queste materie ad Amburgo. Si trasferì poi a Monaco, dove si dedicò privatamente agli studi e dove morì l’8 maggio 1936. Fece parte di varie organizzazioni scientifiche e in particolare, come membro del comitato di fondazione, del Forschungsinstitut für Kulturmorphologie, divenuto poi Frobenius-Institut. Le sue opere (Der Untergang des Abendlandes [Il tramonto dell’Occidente], 1918; Preussentum and Sozialismus [Prussianesimo e socialismo] , 1920; Der Mensch und die Technik [L’uomo e la tecnica], 1931; Jahre der Entscheidung [Anni decisivi], 1933; ecc.), pur contrastate negli ambienti accademici, ebbero risonanza nella cultura tedesca del periodo di Weimar, e in alcuni casi risonanza europea. Spregiatore della repubblica di Weimar, Spengler volle farsi l’ideologo dell’alleanza fra conservatori illuminati ed élite operaia; accolse con iniziale simpatia l’avvento del nazismo, ma ben presto mostrò freddezza e ironia verso Hitler e verso il nuovo regime, che gli rimproverò di non riconoscere i suoi legittimi eredi.

Furio Jesi, nato a Torino nel 1941, è stato titolare della cattedra di lingua e letteratura tedesca nella facoltà di Magistero dell’università di Palermo. Tra le sue opere: Letteratura e mito (Einaudi, 1968, 19773); Mitologie intorno all’illuminismo (Ed. di Comunità, 1972); Esoterismo e linguaggio mitologico. Studi su R. M. Rilke (D’Anna, 1976). É scomparso nel 1980.

Urfragen – Essere Umano e Destino

Urfragen – Essere Umano e Destino

Frammenti e aforismi

Autore/i: Spengler Oswald

Editore: Longanesi & C.

prefazione di Vittorio Frosini, premessa di A. M. Koktanek, introduzione dell’autore, avvertenza e traduzione dal tedesco di Francesco Causarano.

pp. IX-548, 1 tavv. b/n f.t., Milano

Urfragen, una elementare corrispondenza ai goethiani Urworten, Ursymbol, Urphänomen, secondo Oswald Spengler sono «quesiti… che contengono in se stessi il loro valore; essi caratterizzano chi li pone, sia esso un essere umano, una corrente spirituale o una civiltà».
A essi «non si risponde, in quanto sono la risposta stessa. La metafisica è il postular eterni quesiti senza risposta». A quest’opera Spengler lavorò durante gli ultimi quindici anni della sua vita, lasciandola incompiuta. Avrebbe dovuto essere un’ulteriore sperimentazione del «metodo di riflessione» che nel Tramonto dell’Occidente aveva adottato esclusivamente per i gruppi delle più alte civiltà, applicandolo ora anche allo studio delle loro premesse storiche, «della storia dell’essere umano sin dalle sue origini»; un tentativo faustiano di superare sia filosoficamente sia storicamente la sua Opera maggiore Il tramonto dell’Occidente e che, nonostante l’intensa attività di pensiero, Spengler lasciò allo stato di abbozzo: un mosaico di frammenti pazientemente ricostruito sui fogli autografi, negli anni dopo la sua morte. Composta di aforismi incisivi, di immagini lampeggianti, è un’opera di grande suggestione intellettuale e morale, che delinea i fondamentali tratti metafisici e antropologici dell’umanità, oltre i quali, tuttavia, a prescindere da tutte le pur persistenti discontinuità delle singole civiltà, si eleva il fondamentale omogeneo fluire di una sola civiltà.

«Quel che bisogna cercare nelle pagine di Spengler, tuttavia, non è il seguace di questo o quel filosofo, ma è Spengler stesso, nella sua inconfondibile personalità, con le sue ambizioni più grandi di lui ma anche con le sue doti distintive di tempestoso ingegno e con il suo schietto tormento speculativo, di cui è sofferta testimonianza la stessa rinuncia, o incapacità, a portare a termine il progetto della grande opera metafisica.» (Vittorio Frosini)

Oswald Spengler nacque a Blankenburg (Harz) il 29 maggio 1880. Studiò scienze naturali e matematica a Monaco, Berlino e Halle, e per tre anni fu professore di ginnasio di queste materie ad Amburgo. Si trasferì poi a Monaco, dove si dedicò privatamente agli studi e dove morì l’8 maggio 1936. Fece parte di varie organizzazioni scientifiche e in particolare, come membro del comitato di fondazione, del Forschungsinstitut für Kulturmorphologie, divenuto poi Frobenius-Institut. Le sue opere (Der Untergang des Abendlandes [Il tramonto dell’Occidente], 1918; Preussentum and Sozialismus [Prussianesimo e socialismo] , 1920; Der Mensch und die Technik [L’uomo e la tecnica], 1931; Jahre der Entscheidung [Anni decisivi], 1933; ecc.), pur contrastate negli ambienti accademici, ebbero risonanza nella cultura tedesca del periodo di Weimar, e in alcuni casi risonanza europea. Spregiatore della repubblica di Weimar, Spengler volle farsi l’ideologo dell’alleanza fra conservatori illuminati ed élite operaia; accolse con iniziale simpatia l’avvento del nazismo, ma ben presto mostrò freddezza e ironia verso Hitler e verso il nuovo regime, che gli rimproverò di non riconoscere i suoi legittimi eredi.

Arcana – 2 Volumi

Arcana – 2 Volumi

Il meraviglioso, l’erotica, il surreale, il nero, l’insolito nelle letterature di tutti i tempi e paesi

Autore/i: Autori vari

Editore: Sugar Editore

unica edizione, a cura di Paolo Maltese, presentazione dell’editore.

vol. 1 pp. 696, vol. 2 pp. 512, riccamente illustrato b/n, nn. ill. a colori f.t., Milano

Quando il primo volume di Arcana, dedicato al meraviglioso, all’erotica, al surreale, al nero e all’insolito nelle letterature di tutti i tempi e di tutti i paesi, uscì nelle librerie d’Italia, venne accolto non solo come un’opera di essenziale consultazione, ma anche come una stimolante occasione per nuove cognizioni e nuove idee.
I giudizi della stampa, che riportiamo nel secondo risvolto di copertina, ne sono la conferma. Questo secondo volume, dedicato alle arti figurative e plastiche e ai mass-media moderni, completa un panorama che non esitiamo a definire imponente, e che ha richiesto alla casa editrice un lavoro di oltre cinque anni.

«Un singolare volume enciclopedico ricco di notizie, curiosità, stranezze, fantasie, che l’editore Sugar ha stampato per la gioia del lettore stravagante ma acuto, interessato alla letteratura erotica ma colto, sensibile all’argomento piccante ma non disposto a compromettersi sul buon gusto.» (Renzo Cantagalli, La Nazione)

«Le fitte rivelazioni che “Arcana” ci fa non cadono nell’ovvia aneddotica, ma cercano di compensare quelle deficienze, anche nozionistiche, che la cultura-bene non ci ha permesso di colmare.» (Alberto Bevilacqua, Oggi)

«Molte voci e articoli sono informativi e divertenti, molte lacune di precedenti dizionari sono colmate, e il resto è arricchito di centinaia di illustrazioni. Un’opera che offre al lettore materiale letterario, storico e psicologico di grande interesse.» (The New York Times Book Review)

«Nell’insieme questo dizionario è uno strumento di consultazione che mancava e l’averlo realizzato, in questo momento di evidente fioritura dell’aspetto meraviglioso e surreale nel costume letterario, e un gesto di intelligenza editoriale.» (Panorama)

«I filoni eccentrici e irregolari della letteratura di tutti i tempi e di tutti i paesi, affluiscono nelle voci di questo dizionario che indubbiamente allarga la realtà della creazione letteraria, e i valori classici, oltre i confini stabiliti da catalogazioni ristrette e repressive.» (L’Espresso)

«Sugar presenta un’opera insolita e curiosa, pregevole anche per le illustrazioni rare e originali, che è una sorta di galleria di scrittori noti e oscuri. Il dizionario costituisce per così dire una risposta polemica alla cultura ufficiale.» (Ferrante Azzali, Il Resto del Carlino)

«È un antidoto contro la noia. Basta aprire le pagine a caso per interessarsi subito a quanto capita di leggere. Qualità non comune, coi tempi che corrono.
Adolfo Chiesa, Paese Sera Una bella strenua, e si può tenere in biblioteca con utilità per la ricerca ed anche per diletto.» (Giuseppe Prezzolini, Il Borghese)

Essenza dei Tantra – 2 Volumi

Essenza dei Tantra – 2 Volumi

Tantrasāra

Autore/i: Abhinavagupta

Editore: Bollati Boringhieri Editore

introduzione, traduzione e note di Raniero Gnoli.

vol. 1 pp. 156, vol. 2 pp. 157-358, Milano

“Tutte le cose che stanno davanti a noi non sono altro che un’immagine riflessa nel cielo della conoscenza.”

“La natura propria del Signore è la coscienza in tutta la sua pienezza; e la sua potenza non è se non questa pienezza. Questa potenza dai sacri testi viene chiamata con vari nomi, corrispondenti ai suoi diversi aspetti, volendosi con questo significare che essa può stare nel cuore dei contemplanti non importa se in questa o quella forma.”

Dall’introduzione:
«Poche opere come questa, l’Essenza dei Tantra, qui tradotta per la prima volta dall’originale sanscrito, danno un quadro così completo, vivace e profondo ad un tempo, della mistica indiana. In essa il suo autore, Abhinavagupta, il grande filosofo, mistico e retore kashmirico dell’undicesimo secolo, ha condensato quanto di più essenziale è contenuto nell’altra sua opera, l’enciclopedica “Luce dei Tantra” (Tantrāloka) che, insieme col commento di Jayaratha, occupa dodici volumi a stampa.
Dal principio alla fine dei ventidue capitoli di quest’opera il lettore è condotto per un mondo a lui estraneo e che non potrà mancare di sorprenderlo, in cui la considerazione filosofica, spesso acutissima (ma in quest’opera i problemi più specialmente teoretici, altrove distesamente trattati dall’autore, sono toccati solo di sfuggita), si mescola con una tale ricchezza di immagini, attinte dal capitale immenso dello gnosticismo indiano, da esser tenuta quasi per allucinante, ove non fosse sempre sorretta e dominata dalla grande e singolare persona dell’autore.[…]»

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Prefazione

Introduzione

Essenza dei Tantra

Correzioni ed emendazioni

Appendici e glossario

Nota storica sulle dottrine indiane

Trattati e Prediche

Trattati e Prediche

Autore/i: Maestro Eckhart

Editore: Rusconi

prima edizione, introduzione, traduzione e note di Giuseppe Faggin.

pp. 408, Milano

Maestro Eckhart è un monaco domenicano vissuto all’incirca fra il 1260 e il 1328. È di poco posteriore al grande suo confratello nell’ordine dei Predicatori, san Tommaso d’Aquino; e contemporaneo di Dante, un po’ più vecchio di Marsilio da Padova e di Occam, i massimi esponenti dell’ultimo Medioevo. Egli appare molto lontano dai loro problemi. E un mistico, che cerca il «distacco» dal mondo, il silenzio e la solitudine, non l’impegno politicoreligioso tra la folla. Eppure il suo misticismo neoplatonico non conosce abbandoni sentimentali, ma scuote le anime nel profondo, come il pensiero di Dante e di Marsilio è lotta per il rivolgimento e la riforma delle istituzioni.
Veniva dalla Turingia e dalla Sassonia, le province tedesche più lontane dai centri occidentali renani. Ma insegnò, magister theologiae, a Parigi in due periodi (1302-1303; 1311-1313), e visse molti anni nei conventi delle città sul Reno, a Colonia e a Strasburgo. Qui svolse un compito che, forse, gli era più congeniale del magistero di teologia all’università: doveva governare, in qualità di vicario generale, numerosi conventi di suore Domenicane. E fu così un direttore di anime mediante l’intensa predicazione. Una poesia anonima, in volgare, scritta forse da una suora d’uno di quei conventi, esprime le impressioni vivissime suscitate dai predicatori: «L’alto maestro» Teodorico di Freiberg ci parla del «volo dell’aquila» e «sprofonda la tua anima nell’abisso senza fondo»; e il «saggio maestro Eckhart ci vuol parlare del nulla», anche se non tutte riescono a capirlo.
Sono temi, il «nulla» e il «fondo dell’anima», che ricorrono anche nei Trattati e nelle Prediche eckhartiane qui presentate. La grandezza infinita di Dio è al di là di ogni rappresentazione umana. Al di là del Padre, del Figlio, dell’Amore, espressioni ancora antropomorfiche, è la Deità, che possiamo pensare solo in termini negativi, come il nulla di ogni pensiero umano su Dio. E in noi medesimi, se liberiamo noi stessi da ogni scoria mondana, come l’artista libera la statua nascosta all’interno del tronco di legno, scopriamo il fondo immutato e immutabile dell’anima: l’arca, la rocca, la scintilla, il fondo senza fondo. Come una coppa svuotata di tutto, anche dell’aria che contiene, verrebbe fatta salire fino al cielo in forza del suo stesso vuoto, così il «distacco» dell’anima da ogni cosa, da ogni desiderio, da ogni sua proprietà, la rende assolutamente «pura» e, in qualche modo, costringe Dio, l’Essere purissimo, a discendere in noi come al suo luogo naturale. Vivendo nel distacco troviamo la nobiltà dell’uomo interiore e riceviamo ogni consolazione in Dio. Il malato non prega per la propria salute; egli non può volere cosa contraria a ciò che Dio vuole di lui. Anzi, egli non prega più, perché non ha più nulla da chiedere e da ottenere; il suo stesso distacco è preghiera. Oggetto del distacco è il puro nulla.
Eckhart, come Teodorico di Freiberg suo maestro, e come Suso e Tauler suoi discepoli, appartiene al ricco movimento del misticismo renano. Per l’arditezza di certe sue posizioni, il pensiero di Eckhart venne condannato dalla Chiesa, come vennero condannati, negli stessi anni, gli eccessi del movimento pauperistico dei Fraticelli francescani. La povertà francescana si riempie dell’amore del prossimo; la povertà dell’anima, nel distacco eckhartiano da ogni cosa, è un nulla che aspira alla quiete divina nel nulla. Sono due esperienze cristiane, opposte fra loro, condotte alla tensione estrema.

Metafisica e Nichilismo

Metafisica e Nichilismo

Autore/i: Heidegger Martin

Editore: Il Melangolo

a cura di Hans-Joachim Friedrich, edizione italiana e postfazione a cura di Carlo Angelino, traduzione di Corrado Badocco e Francesca Bolino.

pp. 264, Genova

Metafisica e nichilismo consente al lettore di gettare uno sguardo nel laboratorio segreto di un pensatore, di cogliere all’opera la sua quotidiana fatica di “artigiano dei concetti” (Hegel), quando, animato unicamente dal “coraggio della verità”, si misura con i problemi fondamentali che l’uomo si è posto nel corso dei millenni.
La filosofia è un “sentiero” fra gli altri, che può perdersi nell’oscurità di una selva come sfociare in una radura luminosa.

Vita di Milarepa

Vita di Milarepa

I suoi delitti, le sue prove, la sua liberazione – Il Vangelo del Buddismo Tibetano

Autore/i: Anonimo

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

introduzione e cura di Jacques Bacot, traduzione di Anna Devoto.

pp. 208, Milano

«Milarepa fu mago, poeta ed eremita. Lo fu successivamente e in modo così completo che i Tibetani fanno fatica a non separare questi tre personaggi e, a seconda del loro punto di vista di maghi, di laici o di religiosi, Milarepa è il loro più grande mago, poeta o santo. Questo essere singolare visse nell’undicesimo secolo della nostra èra e la sua memoria è ancora viva nel Tibet come fosse di una personalità da poco scomparsa.» Con queste parole l’eminente tibetologo Jacques Bacot – curatore della Vita di Milarepa, introduce la figura del santo. Ai tempi di Milarepa, il buddhismo era penetrato nel Tibet già da quattrocento anni, fondendovisi con elementi di tipo sciamanico e stregonesco dell’antica religione Bön, e venendo quindi ad assumere una fisionomia del tutto peculiare. A questo primo periodo risalgono opere importanti, tra cui soprattutto i Precetti di Padma, ma il vero evangelo del buddhismo tibetano sarà la, più tarda, Vita di Milarepa. L’universo tibetano, entro cui si svolge la storia di Milarepa, è una costruzione elaboratissima e rigorosa, dove la magia è fondamento di tutto. Da ogni parte siamo circondati dalla viva presenza di infinite schiere di dèmoni multiformi, che il sortilegio può imbrigliare o scatenare: su questo fondo si distacca la figura di Milarepa, il quale, dopo aver esercitato la magia come bruto potere, arriva a inglobarla in una esperienza che tocca il punto supremo dell’illuminazione e che sarà fondamento di una concezione religiosa più intimamente vissuta, di nuovi, più ricchi valori morali.

Jacques Bacot (1877-1965) può essere considerato come uno dei primi e maggiori conoscitori dell’antico Tibet, su cui egli concentrò i propri interessi di studioso dopo anni di viaggi ed esplorazioni nell’Asia centrale. Autore di varie opere sulla storia, la religione e la lingua del Tibet, egli dà prova, nella sua edizione della Vita di Milarepa (1925) di una finezza di interpretazione dei fenomeni di sincretismo religioso propri al mondo tibetano, e di una sensibilità per i valori umani e poetici del testo, che non si ritrovano- in pari grado nella versione curata qualche anno più tardi, con intenti soprattutto teosofici, da Evans-Wentz, peraltro assai nota nel mondo anglosassone.

La Faccia Verde

La Faccia Verde

Autore/i: Meyrink Gustav

Editore: Edizioni del Graal

pp. 176, Roma

“Girare dentro una chiusa cerchia non è progredire.
Chi non esce da quella cerchia non può progredire.
Ma quelli per cui la vita comincia dalla nascita e termina alla morte, nulla sanno della cerchia in cui s’aggirano; come dunque potrebbero uscirne?”
(Gustav Meyrink)

Gustav Meyrink, nato a Vienna il 19 gennaio 1868 e morto a Starnberg, nei pressi di Monaco di Baviera, il 4 dicembre 1932, faceva parte di una società segreta cabalistica di Praga: le conoscenze iniziatiche colà apprese, unite ad una innata tendenza verso il fantastico e il mistero, sono praticamente all’origine di tutta la sua produzione letteraria.
Meyrink può così permettersi di parlare diffusamente di persone, metodi, esperienze che hanno il sapore della verità, in quanto vissuti, non si tratta soltanto di un tipo di suggestioni di origine letteraria, libresca, che mira esclusivamente a stupire il lettore.
Tutte le opere del Meyrink presentano come caratteristica fondamentale il tema del cammino spirituale lungo la «via del risveglio», ma questa tematica, ha il suo sviluppo più compiuto nella «Faccia verde», con la vicenda di Hauberrisser ed Eva. Questo romanzo offre la descrizione, a volte terrifica e a volte idilliaca, del cammino spirituale di un uomo il quale, con l’aiuto di una donna (la donna scarlatta) percorre la «via del risveglio». La teoria che Meyrink espone, sotto le spoglie di narrazione, è quella comune a tutte le tradizioni ascetiche ed iniziatiche sia occidentali che orientali: la vita «normale» è un «letargo» in cui ci si comporta come sonnambuli e senza sapere il perché delle proprie azioni: soltanto chi è «sveglio», cioè chi conosce se stesso, si realizza spiritualmente e può essere considerato come una persona «viva». Di conseguenza, soltanto chi è «vivo» in questa esistenza lo resterà anche nell’altra, soltanto chi è «sveglio» adesso lo resterà anche in seguito: dopo la morte, dunque, l’immortalità (non il «paradiso», intendendo con tale parola la ricompensa spirituale nell’adilà) sarà di questi ultimi, cioè, di coloro i quali se la saranno conquistata, con il superamento della parte inferiore di se stessi.

Il Terzo Occhio

Il Terzo Occhio

Un documento appassionante. L’iniziazione di un ragazzo ai misteri del mondo dei lama tibetani

Autore/i: Lobsang Rampa T.

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

nota e traduzione di Bruno Oddera, prefazione dell’autore.

pp. 240, 1 cartina b/n, Milano

«Tanti anni fa» scrive l’autore di questo libro «tutti potevano adoperare il Terzo Occhio. Ma l’umanità volle sostituire gli dei e come punizione il Terzo Occhio venne chiuso». Lobsang Rampa, lama tibetano, afferma invece di possedere ancora questa eccezionale facoltà, che gli uomini dell’Occidente, adoratori dell’oro, del commercio e della scienza, hanno irrimediabilmente perduto. Questa sua autobiografia racconta la storia dell’ammaestramento e dell’iniziazione di un ragazzo ai misteri della vita;
le sue vicende spirituali in un mondo retto da millenarie credenze e da riti plurisecolari e pervaso da intima e superstiziosa pietà. Sull’autenticità del racconto e della personalità stessa dell’autore sono stati avanzati molti dubbi: il libro sembra fatto apposta per sfidare la credulità occidentale. Ma chi potrà mai affermare o negare con certezza che esso rifletta o meno l’educazione e la vita di un lama tibetano?
Chi è mai potuto penetrare nel mondo chiuso descrittoci da Lobsang Rampa? Realtà dunque o l’immaginazione? Comunque sia, l’efficacia narrativa e la capacità di evocare situazioni e figure che ci trasportano in una atmosfera che ben può essere quella del favoloso Tibet, fanno di Il terzo occhio un’opera di grande freschezza e di estremo interesse.

La Chiave

La Chiave

Vertigine e Dannazione dell’Eros – Un grande classico dell’erotismo

Autore/i: Tanizaki Junichiro

Editore: Bompiani

prefazione di Geno Pampaloni, traduzione di Satoko Toguchi.

pp. 128, Milano

Definita una di quelle opere che si affacciano senza vertigini su un angolo dell’inferno, La chiave sconvolse al suo apparire l’opinione pubblica per l’audacia delle situazioni descritte. Romanzo coniugale condotto in forma di diario segreto dai due protagonisti – un maturo professore universitario e una donna di diversi anni più giovane – La chiave diede all’autore fama mondiale. La tensione erotica, la modernità inventiva di questo romanzo, scritto da uno dei geni della letteratura giapponese, ne hanno fatto un grande classico: è del 1983 la versione cinematografica di Tinto Brass.

Junichiro Tanizaki nasce a Tokio nel 1886. Iscrittosi alla Facoltà di Lettere dell’Università di Tokio, interrompe gli studi per assecondare una precoce vocazione narrativa. I racconti Il tatuaggio e Himitsu gli guadagnano i primi riconoscimenti della critica. Agli anni giovanili, dominati da una vena sadica e sensuale, segue un periodo di “vagabondaggio” sia fisico che morale, contrappuntato da un matrimonio non felice e dalla sofferta perdita della madre. Dopo il grande terremoto del Kanto, nel 1923 si trasferisce nel Kansai che diviene la sua residenza d’elezione. Da allora e fino al 1950 durante il cosiddetto “periodo classico” tutte le sue opere si caratterizzano per uno specifico riferimento al passato; il romanzo L’amore di uno sciocco segna lo stacco dalla fase precedente. Del 1928 sono Manji e Gli insetti preferiscono le ortiche; del 1931 Racconto di un cieco e Vita segreta del signore di Bushu; del 1932 I canneti; del 1933 La storia di Shunkin e un breve saggio da molti considerato il suo capolavoro, Libro d’ombra; del 1936 Là gatta; del 1935-38 la versione moderna del Genji monogatari. Nel 1943 la censura blocca la pubblicazione a puntate di quello che sarà il suo romanzo più lungo, Neve sottile (1948), a cui segue La madre del generale Shigemoto (1950). Dopo alcuni anni di silenzio appare nel 1956 La chiave, un romanzo che fa scandalo e gli dà fama mondiale, quindi Il ponte dei sogni (1959), Diario di un vecchio pazzo (1962) e La primavera dei miei 79 anni, pubblicato postumo nell’anno della morte, il 1965. L’Opera omnia in 28 volumi vede la luce nel 1966. Negli anni sessanta Bompiani ha pubblicato i suoi romanzi e racconti più importanti.

Il Libro Tibetano dei Morti

Il Libro Tibetano dei Morti

(Bardo Tödöl)

Autore/i: Padmasambhava

Editore: Utet

prima edizione, a cura di Giuseppe Tucci.

pp. VIII-238, 10tavv. b/n f.t., Torino

«Questo trattato che apre le porte della salvazione al solo sentirlo recitare è dunque la legge dei Buddha sulla quale non c’è bisogno di meditare, la legge che al solo sentirla recitare conduce alla salvazione, la legge che guida sulla strada segreta anche coloro che commisero grandi peccati; la legge che in un solo istante distingue fra i degni e gli indegni, la legge che in un solo istante conduce allo stato di Buddha perfetto».

Tradotto letteralmente il titolo (Bardo Tödöl) vuol dire Il libro della salvazione, oppure Il grande libro della liberazione naturale attraverso la comprensione dello stadio intermedio e invece Evans Wents, che per primo lo tradusse in inglese nel 1927 e lo divulgò in Occidente, gli diede il titolo più suggestivo di Libro tibetano dei morti e da allora è conosciuto così.
Bardo indica infatti la condizione intermedia dell’esistenza (i tibetani distinguono sei stati intermedi: l’intervallo tra la morte e la rinascita, tra il sonno e la veglia, tra la veglia e l’«assorbimento profondo», e i tre stati intermedi durante il processo di morte-rinascita) da cui ci si può salvare (guadagnandosi la condizione di Buddha perfetto) grazie all’insegnamento offerto da questo libro, che «libera» non appena lo si apprenda o intenda. Al morituro o al morto basta infatti che questo testo venga recitato in sua presenza perché sia efficace.
Redatto in forma di breve trattato iniziatico, Il libro tibetano dei morti è una summa del sapere esoterico, in cui si tratta diffusamente di ogni possibile aspetto della via tantrica alla liberazione dal ciclo infinito di nascita e morte, un’approfondita descrizione del processo di morte ricavata dalla vasta letteratura tibetana sullo yoga supremo.

I Ching

I Ching

Il Libro dei Mutamenti

Autore/i: Anonimo

Editore: Edizione CDE

a cura di Richard Wilhelm, prefazione di Carl Gustav Jung, traduzione di Bruno Veneziani, A.G. Ferrara.

pp. 728, Milano

«L’I Ching è come una parte della natura che aspetta di essere scoperta.» (Carl Gustav Jung)

L’antico libro cinese di oracoli: la massima approssimazione attraverso i segni alla vita stessa.

Lampo di Tuono

Lampo di Tuono

Un’avvincente autobiografia spirituale che comincia dove finiva «Sette Frecce»

Autore/i: Hyemeyohsts Storm

Editore: Edizioni Corbaccio

prefazione e introduzione dell’autore, nota e traduzione dall’inglese di Chiara M. Filippi.

pp. 408, nn. tavv. a colori f.t., nn. tavv. e ill. b/n, Milano

In quanto «sangue misto» cheyenne-sioux-tedesco, disprezzato tanto dai bianchi quanto dagli amerindi purosangue, Lampo di Tuono cresce in un clima di povertà e di violenza all’interno di una riserva. Il suo destino sembra segnato, fino a quando non conosce Estcheemah, una Capa Zero una della più potenti Sagge Guaritrici mai esistite. Fortemente influenzato dalla forza di Estcheemah e dai suoi insegnamenti, Lampo di Tuono segue un percorso di iniziazione, dove conosce i Templi Scuole, scopre il Grande Zero e le Ruote di Medicina che rispecchiano la vita sacra e l’universo; impara l’equilibrio tra maschile e femminile e si avvicina al Cerchio della Legge, la prima forma di democrazia umana. Avventura spirituale piena di lirica bellezza e profonda saggezza, «Lampo di Tuono» lancia un messaggio coraggioso e universale e spiega che le Ruote di Medicina sono un’eredità di tutti i popoli della Terra e che hanno il potere di cambiare non solo la vita dei singoli, ma anche la storia dell’umanità. Perché le Ruote di Medicina rinnovano la comprensione della vera intelligenza della Sacra Madre Terra e insegnano che solo curando il proprio sé sarà possibile guarire il mondo.

Il Lato Spirituale della Vita

Il Lato Spirituale della Vita

L’evoluzione del pianeta è a una svolta: due grandi autori ci mostrano il nostro ruolo nel risveglio delle coscienze

Autore/i: Redfield James; Murphy Michael; Timbers Sylvia

Editore: Edizioni Corbaccio

nota degli autori, traduzione dall’americano di Valeria Galassi.

pp. 288, Milano

Il genere umano e il pianeta terra sono alle soglie di un nuovo stadio evolutivo in cui trascendente e immanente, spirito e natura, si fonderanno armoniosamente. Sempre più di frequente, infatti, siamo testimoni di incontri con il trascendente: giornalmente sentiamo di persone, famose e non, la cui vita è stata trasformata dalla meditazione, da misteriose sincronicità, da guarigioni avvenute grazie al potere della preghiera. Noi stessi sperimentiamo momenti speciali e siamo tutti consapevoli della profonda riconciliazione tra scienza e spiritualità.
Ma in realtà da millenni «il lato spirituale della vita» è stato messo in luce dagli intelletti più profondi, dalle menti più ispirate alle quali si richiamano gli autori, che in questo libro ripercorrono la storia del pensiero umano per preparare noi uomini di oggi agli straordinari cambiamenti che ci attendono. Ricco inoltre di esercizi che i lettori possono usare per sviluppare la loro sensibilità, Il lato spirituale della vita aumenta la consapevolezza del nostro posto nell’evoluzione planetaria e prepara il prossimo livello del potenziale umano.

«Oggi stiamo per varcare una nuova soglia della storia umana. L’orrore del terrorismo costituisce tuttora un incubo collettivo, ramnmentandoci l’alienazione e l’odio che troppo spesso hanno caratterizzato la nostra storia. Eppure, al tempo stesso, vediamo riflessa la parte migliore della natura umana negli atti di coloro che continuano a credere nella pace e nella giustizia, dimostrando con amore ed eroismo l’esistenza di uno spirito superiore. Sta per nascere, ne siamo convinti, una nuova visione di ciò che siamo come esseri umani… Unitevi dunque a noi nell’esplorazione di un’evoluzione che non solo ci ha portati fin qui, ma che è ancora in corso e ci esorta a partecipare.»

James Redfield è autore della Profezia di Celestino e di dieci altri libri di successo tra cui La Decima Illuminazione e Il segreto di Shambhala che fanno da seguito al suo primo romanzo. Redfield è anche co-autore, insieme a Barnet Brian, della sceneggiatura del film tratto dal suo celebre libro, nonché uno dei principali produttori.

Michael Murphy, psicologo. Nel 1961 ha fondato quello che sarebbe diventato il più importante centro di crescita spirituale, l’Esalen Institute, a Big Sur in California.

Sylvia Timbers si occupa di consapevolezza da vent’anni. Ha lavorato come consulente per i malati terminali.

Aleister Crowley e il Dio Occulto

Aleister Crowley e il Dio Occulto

Autore/i: Grant Kenneth

Editore: Casa Editrice Astrolabio

introduzione dell’autore, traduzione di Paolo Valli.

pp. 204, nn. tavv. b/n f.t., Roma

Il sistema di magia sessuale sviluppato da Aleister Crowley, la cui immensa conoscenza dell’occultismo è tuttora insuperata in occidente, è essenziale per la comprensione del recente risveglio di interesse per l’occultismo e la magia in generale.
Nel tentativo di fornire una chiave d’interpretazione e un’introduzione all’opera di una delle figure più complesse e sconcertanti del mondo magico, Kenneth Grant descrive gli strani riti che Crowley praticava allo scopo di promuovere la Legge della Libertà con la sua formula dell’”Amore sotto la Volontà”, rivelando le operazioni occulte del Serpente di Fuoco o Kundalini, quel potere cosmico che quando è destato magicamente nell’uomo assume una forma esterna identificata da Crowley come la Donna Scarlatta, colei che influenza le segrete zone di potere del corpo umano e invoca il Dio Occulto.
Il libro descrive anche un metodo di controllo del sogno, che comporta l’uso della Corrente Ofidiana trasmessa da Crowley, Spare, Fortune, Grosche e altri il cui scopo è stabilire il contatto con entità extraterrestri e non-umane col fine ultimo di trascendere le limitazioni della personalità e realizzare la Coscienza Cosmica, adempiendo cosi la formula magica del Nuovo Eone.

Aleister Crowley voleva liberare l’uomo dalla sua schiavitù insegnandogli a invocare il suo genio latente: il Dio Occulto. A questo scopo utilizzava le misteriose energie del sesso: la più potente e la più ossessiva delle illusioni dell’uomo che, se male usata, rafforza il falso senso dell’esistenza individuale che distacca l’uomo dalla pienezza della coscienza cosmica.

Kenneth Grant ha studiato la magia con Crowley e pochi anni dopo la morte di questi ha assunto l’Ordo Templi Orientis (O.T.O.), corpo di iniziati che operano per stabilire la Legge del Thelema e la vera tradizione magica, che Crowley e altri contribuirono a far rivivere. Di Kenneth Grant è apparso in questa collana Il risveglio della magia.