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Sulla Rappresentazione Collettiva della Morte • Un Classico dell’Antropologia

Sulla Rappresentazione Collettiva della Morte • Un Classico dell’Antropologia

Titolo originale: Etude sur la représentation collective de la mort

Autore/i: Hertz Robert

Editore: Libreria Editrice Ossidiane

ristampa dell’edizione del 1978, traduzione di Pietro Angelini e Carlo Damiani, con il saggio in appendice «La Preminenza della Mano Destra» – titolo originale: La préeminence de la main droite. Etude sur la polarité religieuse.

pp. 160, Roma

La fama (largamente postuma) di Robert Hertz – studioso della cosiddetta «generazione perduta», caduto al fronte nella Prima guerra mondiale a 33 anni, e che ha ritrovato oggi il posto che gli competeva tra i «classici», tra Durkheim e Mauss – è soprattutto legata agli scritti che compaiono in questo volume: l’Etude sur la représentation collective de la mort e La préeminence de la main droite. Etude sur la polarité religieuse. Il primo costituisce il più illustre e documentato precedente di tutta la serie di indagini – sociologiche e antropologiche – sul problema, che in questi ultimi anni sono venute alla luce (da Ariés a Foucault, da Morin a Ziegler, da Fuchs a Landsberg, a Sarda, a Thomas) a prova che la morte, come ha scritto G. Gorer, ha preso il posto (che apparteneva al sesso) nella scala dei tabù.
La tesi fondamentale di Hertz è che la morte, nelle società primitive, viene avvertita come scandalo, disordine, contagio; perché rappresenta, per l’insieme sociale, il rischio assoluto, la prova e la misura della propria vulnerabilità e precarietà: e in quanto tale, la morte viene «rifiutata» e trasformata, attraverso una serie di pratiche e di produzioni ideologiche, in un momento di passaggio, da una condizione a un’altra, da una società (visibile) a un’altra (invisibile, ma altrettanto «reale»): in questo modo, morire è anche rinascere, e il gruppo – dopo un intenso travaglio – può ricomporsi, i vivi coi morti. L’esame delle pratiche e delle credenze relative alla morte conduce Hertz a riconoscere le opposizioni fondamentali che l’antropologia moderna porrà alla base di molte proprie teorie: natura-cultura, puro-impuro, sacro-profano. Il problema di questo dualismo presente nella coscienza collettiva (dualismo che si riflette nella divisione del lavoro, nel mondo del culto, nella gerarchia sociale, ecc.) viene direttamente affrontato nel saggio che chiude il volume: si tratta anche qui di uno scritto divenuto molto presto un piccolo «classico».

Robert Hertz (Saint-Cloud, 22 giugno 1881 – Marchéville, 13 aprile 1915) fu un antropologo francese formatosi presso la Scuola di Émile Durkheim, del quale approfondì la direzione di ricerca sociologica, concentrandosi sui gruppi sociali e le loro rappresentazioni collettive.
A causa della sua morte prematura alcuni dei suoi scritti non furono da lui pubblicati ma ripresi e divulgati da suoi colleghi di studio. Dei suoi scritti ricordiamo: La preminenza della mano destra; L’antropologia alpina; Socialisme et dépopulation; Melanges de sociologie religieuse et folklore; Sociologie religieuse et anthropologie: deux enquêtes de terrain.

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Introduzione ai Pietro Angelini

Sulla Rappresentazione Collettiva della Morte

  • Il periodo intermedio:
    La salma: la sepoltura provvisoria
    L’anima e il suo soggiorno temporaneo sulla terra
    I vivi: il lutto
  • La cerimonia finale:
    La sepoltura definitiva
    L’ingresso dell’anima nel soggiorno dei morti
    La liberazione dei vivi
  • Conclusione

La Preminenza della Mano Destra – Saggio Sulla Polarità Religiosa

  • L’asimmetria organica
  • La polarità religiosa
  • I caratteri della destra e della sinistra
  • Le funzioni delle due mani
  • Conclusione

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