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Libri dalla categoria Civiltà Slava

I Racconti Fantastici di Liao

I Racconti Fantastici di Liao

2 Volumi

Autore/i: P’u Sung-Ling

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

seconda edizione aumentata e riveduta delle «Fiabe cinesi» (Mondadori, 1926) con premessa e note di Giovanni Di Giura, introduzione di Giuseppe Tucci, unica traduzione autorizzata dal cinese di Ludovico Nicola Di Giura.

vol. 1 pp. 944, vol. 2 pp. 945-1904, 32 tavv. a colori f.t., nn. disegni b/n, legatura in tessuto decorato, cofanetto in plexiglass, Milano

Tradotte in versione integrale da Nicola di Giura, queste sono le famose 435 fiabe cinesi che, scritte nel XVII secolo, videro la luce nel 1776, circa cinquant’anni dopo la morte dell’autore. P’u Sung-ling trae ispirazione dai raccontari del popolo, dal folklore ingenuo che seconda la paura delle folle, o ne esalta le speranze, o crea l’illusione di meravigliosi interventi; una fantastica coesistenza di realtà e di sogno, di uomini e di demoni, di vivi e di morti.
Il mondo nel quale egli si muove è privo di limiti: non ha barriere; è un mondo fluido dove nulla è irreparabile o impossibile. La stessa morte che scava con necessità assoluta un vuoto irrevocabile fra certezza e mistero, diventa nei racconti di P’u Sung-ling capricciosa e mutevole: restituisce alla terra le sue creature, di volta in volta scialbe o corporee e appassionate, da illudere e consumare i vivi. Aleggia su queste pagine lo spirito di Chuang-tze e dei grandi scrittori taoisti per i quali le vicende, le alternanze e le mutazioni nella vita e nella morte sono improvvise apparizioni nel gioco eterno e infinito del Tao.

Gengis-Khan il Conquistatore del Mondo

Gengis-Khan il Conquistatore del Mondo

2 Volumi

Autore/i: ’Ala-ad-Din; ’Ata-Malik Juvaini

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, introduzione di Alessandro Bausani, traduzione dall’inglese di Gian Roberto Scarcia, controllata sull’originale persiano da Alessandro Bausani.

vol. 1 pp. 348, vol. 2 pp. 349-728, 48 tavv. a colori f.t., Milano

Questa è la storia di Gengis-Khan scritta da ’Ala-ad-Din ’Ata-Malik Juvaini, luogotenente e governatore di Hülegü-Khan, discendente del Conquistatore del Mondo e primo sovrano mongolo della Persia. La storia che Juvaini cominciò a redigere tra il 1251 e il 1253 fu considerata dai contemporanei e dagli storici arabi e persiani la fonte più autorevole sulle invasioni dei Mongoli. L’edizione italiana – accuratamente illustrata con riproduzioni delle miniature che ornano la Raccolta di Storie di Rashid-ad-Din, eseguita per ordine del Gran Mogol Akbar e portata a termine nel 1596 – rappresenta un contributo culturale specifico e offre un notevole esempio di presentazione di un testo medievale.
Vivo è tuttora l’interesse per la materia trattata: la storia della “maggior calamità che si sia abbattuta sul genere umano” e l’interpretazione della figura di Gengis-Khan “terrore delle genti”, divenuto nei secoli simbolo di forza distruttrice, strumento del volere divino e personificazione del perfetto condottiero.

«Il nostro autore è una tipica espressione della reazione della civiltà iranica, evoluta e sedentaria, all’invasione dei nomadi mongoli, i quali, nello spazio di qualche generazione, erano stati costretti a trasformarsi, sebbene non senza resistenze, da conquistatori in amministratori.
La “borghesia” persiana fornì questa nuova amministrazione di una classe burocratica. ’Ata-Malik Juvaini (1226-1283) apparteneva appunto a una vecchia famiglia di funzionari persiani, originaria della regione di Juvain nel Khorasan, che aveva servito i Khorazm Shah ed era poi passata al servizio dei Mongoli. Baha-ad-Din Juvaini era stato visir mongolo del Khorasan, suo figlio Shams-al-Din Muhammad Sahib-divan era stato un importante funzionario dei primi tre Il-Khan di Persia, per circa venti anni (1268-1284). Il fratello di quest’ultimo, lo storico, era stato negli stessi anni funzionario a Baghdad, dove si era dedicato ad opere di risanamento, necessarie dopo le gravi devastazioni apportate dai Mongoli. Il Ta’rikh-i-Jahan-Gusha-yi Juvaini fu portato a termine intorno al 1260. La prima parte contiene la storia dei Mongoli, dalle prime conquiste di Gengis-Khan alla morte di Güyük; la seconda parte è dedicata alla storia dei Khorazm Shah e dei funzionari mongoli in Iran fino al 1258; la terza, infine, è dedicata all’avvento di Möngke, alla spedizione di Hülegü in Iran, e alla storia degli Ismailiti di Alamut, compilata dall’autore, incaricato dall’Il-Khan di esaminare la biblioteca degli “Eretici”, sulla base di importanti fonti di prima mano a noi non pervenute.
Secondo una tradizione antica, largamente diffusa, non soltanto musulmana, l’opera dello storico è opera anzitutto letteraria e retorica: a tal regola non si sottrae Juvaini il cui Ta’rikh, inoltre, è viziato da troppe parzialità a favore dei Mongoli.
Tuttavia, il materiale di interesse obiettivamente storico in essa contenuto è folto e importante, e la partigianeria dell’autore è talmente trasparente, e cosi bene trapelano di fra le righe i suoi interessi personali di burocrate e di funzionario (fra l’altro, a quel che pare, morto improvvisamente di paralisi alla notizia della caduta in disgrazia della sua famiglia, e dell’incombente minaccia, sui membri di quella, di confische, imprigionamenti ed esecuzioni), che l’opera resta fondamentale, e di validissimo aiuto, per ogni valutazione spassionata di quel periodo storico». (Dall’Introduzione di Alessandro Bausani)

Alla Ricerca di Shangri-la

Alla Ricerca di Shangri-la

Sulle tracce della leggendaria valle tibetana dell’eterna giovinezza, della felicità terrena e dell’antica saggezza

Autore/i: Allen Charles

Editore: Newton Compton Editori

traduzione di Samira Coccon.

pp. 224, nn. tavv. a colori f.t., nn. ill. b/n, 2 cartine b/n f.t., Roma

Quattro viaggi nel Tibet alla scoperta di Shambala, la leggendaria valle abitata da lama saggi e felici. L’autore integra la complessa storia del Tibet con un divertente resoconto dei suoi viaggi e delle sue riflessioni. Tradizione e simbolismo Bon, avventure di re, indovini, sciamani e Dei…

Alla Scoperta del Tesoro di Priamo

Alla Scoperta del Tesoro di Priamo

Gli ori e gli argenti dell’antica Troia

Autore/i: Vandenberg Philipp

Editore: Edizioni Piemme

prima edizione, traduzione dal tedesco di Aldo Audisio.

pp. 408, Casale Monferrato (AL)

Spericolato e bugiardo, odioso e megalomane.
Heinrich Schliemann commerciante all’ingrosso dal fiuto infallibile scandalizzò l’archeologia con i suoi sensazionali ritrovamenti, sulle tracce di Omero (1822-1890).

In piedi sull’orlo della grande trincea che avrebbe dovuto raggiungere le fondazioni dell’antica Troia, Heinrich Schliemann declamava in greco versi di Omero davanti a un’ignara squadra di operai turchi. Contraddicendo studiosi e archeologi di fama, aveva identificato il luogo dell’antichissima città leggendo nell’”Iliade” il racconto della battaglia finale fra Achei e Troiani. Era stata l’infatuazione per Omero a farlo salire alla ribalta internazionale dell’archeologia, fra polemiche e durissimi attacchi, ma anche fra il consenso di coloro che gli riconoscevano l’intuito che già in passato l’aveva contraddistinto negli affari. In realtà Schliemann non scoprì l’epica Troia omerica, ed egli stesso dovette riconoscerlo, ma la fortuna, che lo aveva sempre assistito, anche questa volta lo premiò facendogli cadere fra le mani una quantità di ori e preziosi che d’istinto egli chiamò “tesoro di Priamo”.
Philipp Vandenberg, che non è nuovo all’argomento, definisce in questo libro la parte valida e quella caduca dell’attività archeologica di Heinrich Schliemann (1822-1890). Ma disegna pure la figura di un personaggio avvincente perfino nei molti lati antipatici del suo carattere. Schliemann aveva provveduto – in un numero incredibile di lettere e in una autobiografia – a lasciare di se stesso un quadro ideale. Vagliando documenti e testimonianze Vandenberg corregge opinioni tramandate, scava nell’animo del personaggio, scevera il vero dal falso, e con accattivante vigore narrativo fornisce la biografia più completa e attendibile, un ritratto critico a tutto tondo del fortunato archeologo.

Prova dell’Esistenza dei Dischi Volanti

Prova dell’Esistenza dei Dischi Volanti

Autore/i: Ribera Antonio; Farriols Rafael

Editore: Giovanni De Vecchi Editore

presentazione degli autori, traduzione di Marina Barberis.

pp. 272, nn. ill. b/n, Milano

Dalla presentazione degli autori:
«L’astronomo J. Allen Hynek (che fu consulente scientifico dell’organizzazione dell’Aviazione americana preposta allo studio degli oggetti non identificati) insistette spesso sul suo desiderio di trovarsi di fronte a un “caso perfetto”, chiaro, documentato, che non lasciasse ombra di dubbio sull’esistenza dei cosiddetti “dischi volanti”. Forse lo straordinario avvenimento che costituisce la materia di questo libro è il “caso perfetto” tanto auspicato dal dottor Allen Hynek; esso ebbe luogo in Spagna, precisamente a San José de Valderas, presso Madrid, e viene esaminato in questa sede unitamente al suo immediato antecedente: l’atterraggio di un oggetto non identificato ad Alucbe, località anch’essa vicina alla capitale spagnola.
Due ricercatori, Antonio Ribera e Rafael Farriols, hanno raccolto e coordinato la ricca e stupefacente documentazione di questo “caso perfetto”: dichiarazioni testuali di venti testimoni, impronte tangibili del passaggio delle navi visitatrici, fotografie di un oggetto non identificato in volo, scattate da due persone presenti all’inaudito fenomeno, analisi condotte nei laboratori dell’Istituto Nazionale di Tecnica Aerospaziale (INTA) su alcuni misteriosi tubi di metallo rinvenuti sul luogo del secondo atterraggio. Fino a oggi non era mai stata raccolta una documentazione così chiara, così completa, e dall’aspetto così attendibile[…]»

I Pirati dei Caraibi

I Pirati dei Caraibi

Le favolose gesta della filibusta nei mari dell’America Centrale

Autore/i: Butel Paul

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Adriana Pancaro Silvestri.

pp. 312, Milano

Fin dalla seconda metà del secolo XVII, l’Occidente è affascinato dalle audaci imprese dei filibustieri dei mari del Sud e dei Caraibi, tramandate dalle vivaci testimonianze dei francesi Oexmelin e Labat e degli inglesi Dampier e Wafer, le cui opere contano trai primi best sellers della storia dell’editoria.
Questo clamoroso successo viene confermato in seguito dalle opere di fantasia di Lesage, Voltaire, Stevenson, ecc. Paul Butel, avvalendosi di queste fonti ma soprattutto di una vasta documentazione sulla storia politica, sociale ed economica dell’area caraibica ci propone un quadro affascinante delle vicende internazionali che travagliano la zona delle «Antille spagnole» dalla tragedia del deterioramento della condizione indiana sino ai tempi dello sviluppo del sistema schiavista contro il quale sono insorti alcuni filosofi del secolo dei Lumi.
Ed ecco rievocate per noi le condizioni in cui si svolgevano i traffici dell’oro, dell’argento, delle perle, dei preziosi nella vasta area che si estendeva dalle piccole Antille fino all’istmo di Panama: commercio «a fil di spada», corruzione di funzionari spagnoli, contrabbando, atti di pirateria, scorrerie dei filibustieri sulla terraferma. Spiccano in questo contesto i racconti delle avventure dei più famosi Levrieri del Mare al servizio della regina Elisabetta (Oxenham, Francis Drake) , decisa a colpire al cuore la ricchezza economica di Filippo Il di Spagna; imprese continuate nel Seicento dagli avventurieri della Compagnia olandese delle Indie occidentali, e più tardi dai famigerati Fratelli della Costa devoti alla causa del Re Sole.
Ma la vostra curiosità di lettori sarà soddisfatta anche nei gustosi dettagli della vita quotidiana dei filibustieri e dei famosi «bucanieri» in tempo di pace come in tempo di «guerra di corsa»: quali erano i loro santuari?
Come organizzavano il loro lavoro? Secondo quale codice d’onore veniva regolata la società di questi emarginati? Quali erano le loro effettive risorse, a prescindere dalle leggende che parlano di tesori degni della caverna di Ali—Baba? Che tipo di rapporti intrattenevano con la popolazione indiana, con i piantatori di tabacco, e poi di canna da zucchero? A questi quesiti, Butel offre risposte sempre precise e fondate sullo studio metodico di documenti d’archivio finora poco divulgati.
Negli ultimi anni del secolo XVII, il ricordo delle imprese di grandi filibustieri, come quella di Henry Morgan a Panama, era ancora vivo in tutte le menti, ma i tempi ormai sono cambiati: gli Stati controllano sempre meglio l’area caraibica, e tollerano sempre meno l’esistenza delle repubbliche anarchiche della filibusta; inoltre, l’attività dominante diventa la piantagione della canna da zucchero, resa possibile dalla sistematizzazione della schiavitù dei negri.
Butel analizza dettagliatamente questa evoluzione politica ed economica, che corrisponde appunto al sorgere della leggenda della filibusta.

Paul Butel insegna storia moderna all’Università di Bordeaux III. Tra i suoi libri, Les négociants bordelais, l’Europe et les îles e, con J.P. Poussou, La vie quotidienne à Bordeaux au XVIII siècle.

Distacchi

Distacchi

Gli affetti, le illusioni, i legami e i sogni impossibili a cui tutti noi dobbiamo rinunciare per crescere

Autore/i: Viorst Judith

Editore: Edizioni Frassinelli

traduzione di Laura Sgorbati Buosi.

pp. 432, Milano

Quando pensiamo al distacco intendiamo in genere la perdita di una persona amata. In realtà il tema è assai più vasto e complesso e coinvolge l’intero corso della nostra vita. Perché la perdita non avviene solo attraverso l’abbandono, ma pure rinunciando ai sogni romantici, alle aspirazioni impossibili che investono tutti i rapporti umani, o vedendo trasformarsi, con il passare degli anni, il nostro io giovanile e le sue pretese di invulnerabilità. Il distacco dal corpo della madre al momento della nascita segna il primo legame che si spezza, però anche l’infanzia con le sue sicurezze e l’adolescenza con le sue illusioni rappresentano altrettante tappe da percorrere e superare nel cammino che conduce alla piena maturità dell’essere umano. Long-seller internazionale, Distacchi è una felice sintesi di psicoanalisi, letteratura ed esperienza personale e professionale dell’autrice, la quale sa indicare con chiarezza e sensibilità gli strappi dolorosi ma necessari che dobbiamo affrontare per poter crescere e confrontarci con la realtà.

Judith Viorst si è specializzata al Washington Psychoanalytic Institute. Ha affrontato in particolare i temi del matrimonio e della terza età in opere che le hanno valso numerosi riconoscimenti, ed è anche autrice di diversi libri di poesia e di testi per bambini.

La Cospirazione dell’Acquario

La Cospirazione dell’Acquario

Alla scoperta dei piccoli cambiamenti che stanno per rivoluzionare il mondo

Autore/i: Ferguson Marilyn

Editore: Marco Tropea Editore

prefazione di John Naisbitt, traduzione di Lidia Perria.

pp. 582, Milano

Oggi un nuovo spettro s’aggira per il mondo… Tutto è cominciato negli anni Sessanta, quando in Occidente ha iniziato a tessere le sue trame una strana, positiva cospirazione. Da allora filosofi e imprenditori, scienziati e politici, personaggi noti e gente comune stanno lavorando in silenzio per una società nuova, per una nuova concezione delle potenzialità e delle possibilità umane, preparando l’avvento dell’Era dell’Acquario. Ma chi sono questi cospiratori? In che cosa credono? Dove cercano di condurci? Attraverso un’innovativa concezione del funzionamento della mente, che riconduce le moderne scoperte scientifiche sul cervello all’antico sapere dei mistici, dei poeti e delle culture popolari, scopriamo come i tempi, per tanti versi confusi e difficili, che stiamo vivendo, siano in realtà ricchi di possibilità nuove per l’umanità. Inoltre l’esempio e le esperienze di affrancamento e realizzazione interiore e personale dei singoli congiurati stanno già riversando i loro benefici effetti sulla società nel suo insieme. Per esempio dando vita a una medicina diversa, centrata su un profondo rispetto dell’individuo, sulla “cura interiore” e sul rapporto umano tra medico e paziente. Oppure stimolando una concezione alternativa della scuola, come istituzione tesa a esaltare le doti creative e i molteplici modi dell’apprendere, interessata allo sviluppo delle potenzialità e non a esercitare potere. Infine, promuovendo un nuovo modo di rapportarsi al divino, di lavorare con gli altri e di apprezzarne la diversità. Sono queste le tendenze fondamentali di un mondo in profonda trasformazione, alle soglie non solo del Terzo Millennio, ma di una nuova era in cui agli esseri umani si apriranno porte finora chiuse, orizzonti mai visti di armonia e rinnovamento spirituale, nuove prospettive di felicità.

L’Amante della Cina del Nord

L’Amante della Cina del Nord

Autore/i: Duras Marguerite

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prima edizione, traduzione dal francese di Leonella Prato Caruso.

pp. 184, Milano

I protagonisti sono gli stessi dell’Amante: l’uomo cinese e la quindicenne bianca. Uguale lo sfondo: l’Indocina degli anni trenta, con i suoi pomeriggi estenuanti, l’odore di pioggia e gelsomino, le strade brulicanti di cani, mendicanti, pazzi, le note del jazz. Ma la storia viene rivissuta, scavata, sviluppata, ingrandita, poiché in fondo essa costituisce la matrice di tutta l’opera della Duras. L’infanzia in Cocincina è riguardata con l’accanimento di chi vuol dire tutto: l’orgoglio, la povertà, l’avarizia, la crudeltà della vita coloniale per i degradati. Non c’è più spazio per tenerezza o nostalgia. Le passioni sono primarie, violente: un fratello pronto ad ammazzare per droga, una madre tentata di prostituire la figlia, un cinese molto ricco venuto dal Nord a fronte di una famiglia rovinata. E tutto è raccontato in modo immediato, diretto, sensuale. “Non avevo mai immaginato che il Cinese sarebbe morto, e con lui il suo corpo, la sua pelle, il suo sesso, le sue mani. Per un anno ho ritrovato l’età dell’attraversamento del Mekong, sul traghetto di Vinh Long… Sono tornata a scrivere romanzi.” (Marguerite Duras)

Marguerite Duras (Saigon, 1914 ˗ Parigi, 1996) ha vissuto nell’Indocina francese (l’attuale Vietnam) fino a diciotto anni. Rientrata in Francia nel 1932, ha preso parte alla Resistenza e ha militato nel dopoguerra nelle file del Pcf da cui è stata espulsa come dissidente nel 1950. Oltre a numerose opere narrative, ha scritto sceneggiature per il cinema e ha diretto diversi film, tra cui India Song (1974) e Les enfants (1984). Con Feltrinelli ha pubblicato: L’amante (1985, vincitore del premio Goncourt nel 1984; audiolibro Emons-Feltrinelli letto da Licia Maglietta, 2010), Il dolore (1985), Moderato cantabile (1986), Il viceconsole (1986), Testi segreti (1987), Occhi blu, capelli neri (1987), La vita materiale (1988), Emily L. (1988), Il rapimento di Lol V. Stein (1989), Giornate intere fra gli alberi (1989), La pioggia d’estate (1990), Il marinaio di Gibilterra (1991), L’amante della Cina del Nord (1992), Yann Andréa Steiner (1993), Scrivere (1994), La vita tranquilla (1996) e Quaderni della guerra e altri testi (2008).

La Cristologia di S. Bernardino da Siena

La Cristologia di S. Bernardino da Siena

L’imago Christi nella predicazione in volgare

Autore/i: Gronchi Maurizio

Editore: Casa Editrice Marietti

prima edizione, prefazione e introduzione dell’autore.

pp. 232, Genova

L’interesse per la centralità di Gesù salvatore nel complesso della Rivelazione cristiana è stato il motivo ispiratore dell’indagine sulla cristologia di S. Bernardino da Siena, che ci accingiamo a presentare. Come recita il sottotitolo della dissertazione, l’ottica specifica dello studio viene a configurarsi nella identificazione dell’imago Christi presente nella predicazione in volgare.
L’idea per il tema viene dalla Ringvorlesung dell’Università di Marburg che, con le lezioni pubblicate da H. Grass e W.G. Kùmmel sull’immagine di Cristo com’era concepita in determinati ambienti culturali (Das Christusverständnis im Wandel der Zeiten, Marburg 1983), ci ha suggerito su consiglio del carissimo P. Alszeghy di studiare l’imago Christi al di là delle “tesi” teologiche, ossia da un punto di vista globale, tenendo conto dell’ambiente in cui Bernardino ha predicato.
S. Bernardino da Siena (1380-1444) è uno dei più noti ed incisivi predicatori popolari del primo Quattrocento, la cui produzione è costituita da vari sermoni latini (ad usum praedicatorum) e da oltre duecento prediche in volgare, dette riportate in quanto raccolte dalla sua viva voce dai tachigrafi, tenute perlopiù tra il 1424 e il 1427.
Il nostro è uno studio sull’immagine di Cristo che ha S. Bernardino, così come viene offerta alla gente affollata nella navata di una chiesa o sulla piazza di una città. Questa viene in luce attraverso i contenuti dogmatici ed alcuni aspetti dell’ambiente socio-culturale del tempo.
La tesi è strutturata fondamentalmente in due parti principali. La prima parte è incentrata sull’immagine del Figlio di Dio umanato (incarnazione), passionato (croce) e glorificato (resurrezione-ascensione). I misteri dell’evento-Cristo presentano la prospettiva cristocentrica, genuinamente francescana, in cui le creature sono ordinate a Gesù, che partecipa loro la gloria del Padre. La seconda parte considera alcuni dei destinatari dell’annuncio di Cristo salvatore (il mercante, la donna e la famiglia), evidenziando degli elementi specifici che percorrono la predicazione di S. Bernardino. Un ultimo capitolo identifica l’elemento riassuntivo della cristologia nel nome di Gesù (sigla JHS), simbolo e sintesi visiva del cristocentrismo predicato. Dall’analisi emerge, quindi, un punto di vista globale che tenta di comprendere il mistero e l’immagine di Gesù salvatore, presentata in un determinato ambiente culturale.

Roma e Gerusalemme

Roma e Gerusalemme

La Chiesa cattolica e il popolo d’Israele

Autore/i: Fumagalli Pier Francesco

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

postfazione di Riccardo Di Segni.

pp. 334, Milano

“Questo libro è una sorta di sintesi storica e ideologica del rapporto tormentato tra l’ebraismo e il cristianesimo. Vengono messi in evidenza i punti nodali della storia che hanno segnato il destino delle due confessioni e il modo in cui ciascuna li ha vissuti, nelle elaborazioni autonome e nel rapporto con l’altra. Lo sforzo è di dimostrare, accanto al dato che appare spesso in tutta la sua crudezza, la possibilità di una rilettura e di una reinterpretazione: il passato non viene nascosto né sottovalutato, ma si fa in modo che non diventi un macigno insormontabile che blocca ogni possibilità di evoluzione futura positiva.” (Riccardo Di Segni, Rabbino Capo di Roma).

Nel Cerchio della Luna

Nel Cerchio della Luna

Figure di donna in alcuni testi del XVI secolo

Autore/i: Autori vari

Editore: Marsilio Editori

prima edizione, a cura di Marina Zancan.

pp. 264, tavv. b/n f.t., Venezia

Nel quadro della letteratura italiana del Cinquecento emergono due costanti: una produzione articolata di trattati sulla figura femminile che, nella loro ripetitività, tendono a formarne il modello e insieme a instituire le donne; e una presenza contemporanea e non occasionale di donne che scrivono per il pubblico.
Virginia Baradel, Luciana Borsetto, Adriana Chemello, Daniela Frigo e Marina Zancan analizzano alcuni testi di questa produzione, partendo dall’assunto che la scrittura, in un secolo caratterizzato da una larga diffusione del libro a stampa, si definisce come veicolo forte di rappresentazione, autorappresentazione e persuasione. Leggendo i trattati sulla donna si sono così ricostruiti alcuni elementi relativi alle funzioni del femminile a corte e i tratti che definiscono la perfetta cortegiana; il modello di donna onesta e alcuni elementi concettuali relativi alla strutturazione della famiglia. Analizzando, invece, i testi scritti dalle donne si sono rilevati le forme di adesione e gli elementi di scarto dalla norma codificata, avanzando sugli stessi e sul senso complessivo di queste scritture femminili alcune ipotesi di interpretazione.
Oltre ai percorsi di lettura, il volume comprende inoltre tre Appendici bibliografiche che rappresentano i primi risultati di una indagine sistematica di catalogazione delle fonti, e una sequenza iconografica la cui interpretazione allude ad altri, possibili, percorsi di indagine.

Marina Zancan insegna Lingua e letteratura italiana presso l’Università di Verona.
Si è occupata di problemi di storia letteraria del Novecento italiano, scrivendo in particolare su Vittorini e il «Politecnico»; ha curato, con Giorgio Tinazzi, il volume Cinema e letteratura del neorealismo (Marsilio 1983).

Elogio della Follia

Elogio della Follia

Autore/i: Erasmo da Rotterdam

Editore: U. Mursia Editore

edizione integrale commentata, prefazione e cura di Nicola Petruzzellis, traduzione integrale dal latino di Erich Linder rivista da Nicola Petruzzellis.

pp. 160, Milano

Nel 1466 nasceva a Rotterdam uno dei più grandi spiriti europei e uno dei massimi protagonisti di quel periodo storico che abbraccia Umanesimo e Riforma luterana. Nel presentare in rigorosa edizione, con una fondamentale introduzione e un accurato apparato critico l’opera più famosa e più accessibile di Erasmo, non possiamo non sottolineare l’estrema modernità e la mordente attualità dell’Elogio: di questo pamphlet, frutto quasi occasionale di una genialità creativa straordinaria, ove vengono posti in discussione (e giudicati con le sottili armi della satira e dell’ironia) tutto un mondo e un sistema di vita. Perché la Follia personificazione degli umani errori e delle umane debolezze era, allora come oggi, la dominatrice quasi incontrastata del consorzio civile, delle sue leggi e dei suoi costumi. Abbracciava, questa Follia, Sotto le sue ampie ali, umili e potenti, laici ed ecclesiastici, ignoranti e sapienti, e provocava quelle aberrazioni di cui scontiamo le conseguenze, o che ci accingiamo a riprodurre.

La Saga dei Borgia

La Saga dei Borgia

Autore/i: Spinosa Antonio

Editore: Edizione Mondolibri

pp. 282, Milano

“Predomina in questa storia il rosso. Il rosso dell’inferno; il rosso del toro, stemma dei Borgia; il rosso delle fiamme che avvolgono negli incubi notturni il santo della famiglia, Francesco, sommerso dalle ignominie dei suoi progenitori.”

Antonio Spinosa, autore di numerose e fortunate biografie, rilegge la storia dei Borgia a partire dalla figura pressoché sconosciuta del santo gesuita Francesco de Borja, bisnipote dello scandaloso papa Alessandro VI, uomo ricco e potente perseguitato dal senso di colpa per i delitti legati alla sua famiglia. Dopo aver delineato la psicologia complessa e tormentata del santo, l’autore traccia una serie di ritratti potenti e tragici dei suoi tutt’altro che santi predecessori: dal papa Alessandro, simoniaco, lussurioso, mandante di innumerevoli omicidi, al terribile duca Valentino, fino all’ambigua Lucrezia, dalla fama di avvelenatrice dissoluta. Spinosa intreccia così, in pagine dense e avvolgenti, le glorie e le infamie di una famiglia che ha segnato come poche altre la storia del nostro Rinascimento.

Digenis Akritas

Digenis Akritas

Poema anonimo bizantino

Autore/i: Anonimo

Editore: Giunti

con testo a fronte, a cura di Paolo Odorico, consulenza, revisione scientifica e prefazione di Enrico V. Maltese.

pp. LVI-248, Firenze

Gli amori, le guerre, le favolose avventure di un eroe solitario, sullo sfondo delle eterne lotte fra cristiani e musulmani. Il capolavoro dell’epica medievale bizantina per la prima volta fedelmente tradotto (l’opera si presenta con testo a fronte) e ampiamente commentato. Un’edizione di qualità affidata ai maggiori specialisti delle opere del periodo bizantino.

Il Risus Paschalis

Il Risus Paschalis

E il fondamento teologico del piacere sessuale

Autore/i: Jacobelli Maria Caterina

Editore: Editrice Queriniana

presentazione di Alfonso M. di Nola, premessa dell’autrice.

pp. 160, 4 tavv. b/n f.t., Brescia

Vi sono degli usi rituali del Nord Europa che prevedevano come, durante la liturgia pasquale, il sacerdote suscitasse l’ilarità dei fedeli fischiando, giocando, danzando, dicendo e facendo vere e proprie sconcezze sull’altare. Lo si chiamava risus paschalis. Compiendo una rigorosa analisi antropologico-religiosa, l’autrice dimostra che quegli usi – forse per noi sconcertanti, ma storicamente documentati – sono il segno di un apprezzamento non solo della corporeità umana in generale, ma addirittura del piacere sessuale e della sua dimensione teologica.
Nei paesi di lingua tedesca, per molti e molti secoli, durante la messa di pasqua il sacerdote faceva ridere i fedeli dicendo e facendo vere e proprie sconcezze sull’altare. Questo ridere era detto risus paschalis. Di fronte ad un fenomeno come questo, i cui elementi costitutivi erano del più vivo interesse sia per un’analisi antropologica che, soprattutto, per un’analisi teologica, l’autrice si è posta una domanda: è possibile che il risus paschalis fosse segno di una realtà sacra? Segno rimasto a livello popolare, contraffatto, segnato dai condizionamenti culturali e dalla fragilità umana. Ma sempre segno di una realtà vera che, non trovando spazio all’interno della chiesa “colta”, nella chiesa della dottrina e della gerarchia, permaneva così, quasi sotterraneo, nel popolo di Dio: come una possente radice che riesce a spezzare la coltre d’asfalto che la ricopre, fino a farne uscire il germoglio vivo e vitale. E questa realtà sacra è il fondamento teologico del piacere, soprattutto del piacere sessuale.
L’autrice, attraverso una rigorosa analisi, dimostra che il godimento sessuale donato all’uomo si radica in ciò che lo costituisce nel profondo, nel suo essere creatura relazionale, nel suo entrare totalmente in comunione con l’altro che è quanto di più vasto e profondo sia dato a creature limitate dalla fisicità. E il godimento di Dio, o meglio, il godimento che Dio è, sgorga dalla profondità divina della sua essenza trinitaria. Lungi dall’offuscare in lui l’immagine di un Dio trascendente, la corporeità dell’uomo che nel piacere sessuale raggiunge la sua massima espressione, permette all’uomo nella sua pienezza di attingere qualcosa dell’insondabile realtà trinitaria. Ecco, allora, il fondamento teologico del piacere sessuale. E di questo, il risus paschalis risulta essere il segno, per chi ne sappia cogliere la realtà profonda andando oltre l’indubbio sconcerto che suscita il mero epifenomeno. Le fragorose, crasse risate che riempivano le chiese della Germania barocca durante la messa di pasqua, hanno quindi un senso e un significato che raggiungono le profondità stesse dell’uomo fatto ad immagine di Dio.

Maria Caterina Jacobelli nata a Roma nel 1928, è coniugata. Dopo essersi laureata in antropologia culturale presso l’Università La Sapienza di Roma, ha intrapreso gli studi di teologia morale (fra l’altro sotto la guida di Bernhard Häring), conseguendo il dottorato presso l’Accademia Alfonsiana, incorporata alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Collabora con numerose riviste teologiche ed è membro dell’Associazione dei teologi italiani e dell’Associazione dei teologi moralisti italiani. Attualmente vive e lavora a Roma.
Fra le sue pubblicazioni: Sacerdozio, donna, celibato. Alcune considerazioni antropologiche, Borla, Roma 1981; La regola per le “Sorores de poenitentia” nel codice 71 della Biblioteca comunale di Cortona, Accademia Etrusca, Cortona 1990; Una donna senza volto. Lineamenti antropologico-culturali della santità di Margherita da Cortona, Borla, Roma 1992; Il risus paschalis e il fondamento teologico del piacere sessuale, Queriniana, Brescia 1990, 20044; Onestà verso Maria, Queriniana, Brescia 1996; Una domenica dopo l’altra, Diabasis, Reggio Emilia 2008.

Prigionieri degli Abissi

Prigionieri degli Abissi

Navi e aerei svaniti nel nulla, isole perdute, navi fantasma e altri fenomeni inesplicabili

Autore/i: Gaddis Vincent

Editore: Eco

traduzione di Loredana Musso.

pp. 320, tavv. b/n f.t., ill. b/n, Milano

I grandi misteri del mare: l’oceano si distende come un grande sudario ricoprendo navi, aerei e persone svaniti nel nulla, inghiottiti da un destino tragico e forse ineluttabile.
Chi di noi, almeno una volta nella sua vita, non ne ha mai sentito parlare?
Gli episodi narrati in questo libro sono tutti rigorosamente documentati; si tratta di fatti inesplicabili e di terrificanti «appuntamenti» con l’ignoto, che sembrano apparentemente privi di una causa logica.
Perché la bara di un uomo seppellito nel Texas venne trascinata in mare da un uragano per più di 2000 miglia prima di raggiungere la spiaggia del villaggio natale del defunto?
Com’è possibile che una nave, il cui equipaggio era composto esclusivamente da cadaveri, abbia raggiunto e superato il mitico Passaggio a Nord-Ovest prima ancora che fosse scoperto?
Ancora, come spiegare il mistero del Triangolo delle Bermude, meta di diverse spedizioni scientifiche animate dal proposito di fare luce su una serie di misteriose sparizioni di natanti e di velivoli?
Dove inizia la leggenda e dove invece comincia la realtà?
Davvero non esiste una spiegazione scientifica e razionale per tali fenomeni?
Un libro inquietante. un sasso lanciato nello stagno tranquillo delle nostre conoscenze, che crediamo ormai acquisite, un tuffo nei misteri del mare.

I Tesori Nascosti

I Tesori Nascosti

Autore/i: Piekalkiewicz Janusz

Editore: Garzanti Editore

prima edizione, traduzione dal tedesco di Gianni Pilone-Colombo.

pp. 320, 40 tavv. b/n f.t., ill. b/n, Milano

Dalla leggendaria spedizione degli Argonauti alle speculazioni in borsa degli anni settanta, l’oro è sempre stato per l’umanità uno dei miraggi più ambiti. Ma perché miraggio? L’oro è un metallo, una merce: se ne fanno monete, gioielli, lingotti; si palpa, si tesaurizza, si chiude nelle casseforti, si spende. Eppure, per un numero infinito di cercatori, l’oro è rimasto un miraggio irraggiungibile.
Questo libro racconta alcune storie di «caccia al tesoro», di ricerca ostinata, affannosa, drammatica, quasi sempre infruttuosa e spesso conclusasi con la morte, di ricchezze che la tradizione voleva nascoste. Forzieri inabissatisi coi galeoni che li trasportavano in Spagna, favolosi giacimenti di pepite d’oro purissimo intravisti sul fondo di un lago o di un fiume, tesori occultati con incredibile abilità dai pirati: questi i miraggi che nel corso dei secoli hanno attratto giovani spiantati in cerca di fortuna, finanzieri avidi, avventurieri, uomini rispettabili e avanzi di galera. L’oro del Reno e quello dell’America del Sud, l’oro della California e quello dei boeri, l’oro dei Templari e quello custodito nell’inviolabile «pozzo» di Oak Island sono i protagonisti di questo libro.
Per scriverlo, Janusz Piekalkiewicz ha consultato una quantità innumerevole di documenti, ha raccolto testimonianze orali e scritte, ha indagato in tutto il mondo. Le avventure che egli ci racconta sembrano inventate da una fantasia delirante; ma sono storie .di vita vissuta, intrise di passioni e di colpi di scena. Tutto ciò che egli riferisce è vero; ed è certamente vero anche che i tesori cercati dai suoi eroi, e mai trovati, esistono. La « caccia al tesoro » continuerà anche in futuro.

Nato a Varsavia nel 1925, Janusz Piekalkiewicz è approdato al reportage dopo una vita avventurosa.Rinchiuso, ancora giovanissimo, in un campo di concentramento per avere partecipato all’insurrezione antinazista del 1944, frequentò successivamente l’accademia cinematografica di Varsavia ma, uscitone diplomato a pieni voti, dovette accontentarsi di fare la guida di montagna. Nel 1956 lo troviamo a Budapest, ove prende parte alla rivolta a fianco degli insorti ungheresi; poi si trasferisce in Austria, ove fa il radiocronista, e in Francia,… ove, dopo aver prestato servizio in un’industria come analista di mercato, diventa produttore e regista cinematografico. Da qualche anno si dedica alle grandi inchieste giornalistiche.

La Lunga Attesa

La Lunga Attesa

Autobiografia 1897 – 1919

Autore/i: Bion Wilfred R.

Editore: Casa Editrice Astrolabio

premessa di Francesca Bion, prefazione dell’autore, traduzione di Bernardo Draghi.

pp. 304, Roma

Bion non è stato solo uno degli psicoanalisti più creativi di ogni generazione (Freud compreso). È una persona in cui la concezione, anzi lo spirito della psicoanalisi è stato fecondato (evento quanto mai raro) da interrogativi più radicali e più vasti che, in mancanza di meglio, usualmente vengono chiamati filosofici: cosa è la percezione? Cosa è il pensiero? Cosa è l’esperienza? Cosa è la mente?

Racconti di un Pellegrino Russo

Racconti di un Pellegrino Russo

Autore/i: Anonimo

Editore: Rusconi

introduzione di Cristina Campo, traduzione dal russo di Milli Martinelli.

pp. 372, nn. tavv. a colori f.t., Milano

«Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per azioni grande peccatore, per vocazione pellegrino della specie più misera, errante di luogo in luogo.»
Così si apre questo risplendente poema russo, che è al tempo stesso fiaba poetica e grande trattato spirituale. Della fiaba esso infatti ha la continuità narrativa, gli ingenui refrains, i temi tradizionali, la candida forma letteraria, la fantasiosa vena lirica. Ma al di là della storia incantevole del pellegrino risoluto a procedere all’infinito tra steppe e foreste, città e villaggi, finché non gli sarà svelato il significato delle parole dell’apostolo Paolo, udite quasi per caso: «Pregate senza intermissione», di cui egli ha immediatamente colto l’aspetto iperbolico (come è possibile pregare senza intermissione, quando siamo tanto occupati a vivere?), palpita l’intuizione spirituale di una esperienza mistica, dell’inseguimento di una visione ignota e inesplicabile, spesso soltanto una parola arcana, per la quale si abbandona ogni bene e ci si fa pellegrini per amore.
Nel suo itinerario spirituale, lo soccorre uno starets, quasi il genio delle fiabe, che gli consegna una formula magica – l’antica invocazione del Nome di Cristo – e due talismani, un libro e un rosario. L’opera è appunto la cronaca del mirabile cammino spirituale del pellegrino, fino alla stupefatta ed ebbra convivenza con la Preghiera del Nome, quando non più lui vive la Preghiera ma ne è vissuto, non il suo cuore scandisce le divine parole ma ne è divinamente scandito, secondo la frase paolina: «Non son più io che vivo, è Cristo che vive in me».

L’autore di questi racconti è ignoto.
Secondo la tradizione si tratterebbe di un contadino della provincia di Orel che, al ritorno da un viaggio in Terra Santa, si sarebbe fermato al Monte Athos, forse come monaco, per scrivere la storia del suo straordinario viaggio, probabilmente su richiesta dello starets ieroskimonaco Ieronim Solomentsev.
Il testo anonimo fu trascritto sul Monte Athos dall’abate Paissy del monastero di San Michele Arcangelo dei Ceremissi presso Kazan’ e fu pubblicato. L’edizione di Kazan’, che comprendeva quattro racconti, risale agli anni immediatamente successivi al 1860. Ulteriori edizioni, sempre a Kazan’, furono, pare, corrette e completate da Teofano il Recluso e comprendono anche alcuni testi patristici. Solo nel 1911 apparve l’edizione degli altri tre Racconti, probabilmente non scritti dallo stesso autore.
Solo nel 1930 a Parigi, per la YMCA Press, esce la prima edizione completa, comprendente sia i racconti delle edizioni di Kazan’ che gli altri editi nel 1911, e i testi patristici. Su di essa, appunto, è stata condotta questa traduzione, la prima integrale in Europa. Si è ritenuto utile aggiungere in appendice anche un testo di Teofano il Recluso sulla Preghiera di Gesù.