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Selezione di volumi

Credere e Amare

Credere e Amare

Autore/i: Dacquino Giacomo

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, introduzione dell’autore.

pp. 242, Milano

«Nel vuoto che la ragione e la tecnologia non possono colmare è il cuore che torna al centro delle pulsioni umane, si avverte un bisogno di spiritualità, di sintonia con il mistero, un’aspirazione profonda a superare la soddisfazione egoistica dei bisogni individuali per dare un senso alla vita e alla morte.»
In questo libro, Giacomo Dacquino traccia il percorso che conduce, a prescindere dalle credenze personali e dall’identità confessionale, a una forma matura di religiosità, frutto di una virtuosa alleanza di ragione e sentimento. Dall’analisi di numerosi casi clinici, che illustrano un’ampia gamma di esperienze e vissuti religiosi (dall’ateo «nevrotico» alla suora «femminista»), emergono così i requisiti psicologici fondamentali per compiere con piena coscienza la propria scelta tra fede e ateismo. Svelando i meccanismi inconsci dell’adesione a sette millenaristiche o sataniche, dottrine misticheggianti o culti orientali, ed esaminando le ragioni dello straordinario successo del fenomeno della New Age, l’autore ci offre gli strumenti per comprendere la natura Idei cosiddetto «bisogno religioso», che riappare prepotentemente con il nuovo millennio, e ci invita a non giudicare né condannare, ma a prestare un ascolto «amoroso» a ciò che i singoli individui, tra dubbi amletici e certezze assolute, hanno da dire in materia. Amare, dunque, come presupposto indispensabile del credere, o meglio sentirsi amati e saper amare perché la ricerca di Dio non si risolva nella falsa sicurezza di un’ennesima prigione interiore, estrema difesa contro ansie e paure del nostro tempo. E perché una cosa è certa: per amare Dio in modo adulto occorre, prima di tutto, imparare ad amare se stessi e i propri simili.

Psichiatra, psicoterapeuta e docente universitario, Giacomo Dacquino esercita la professione a Torino, dove vive. Allievo e collaboratore di Silvano Arieti al Medicai College di New York, è autore di numerose pubblicazioni di psichiatria, sessuologia e psicoterapia, e di oltre una dozzina di libri, tradotti in Europa e in America, tra cui, editi da Mondadori: Che cos’è l’amore. L’affetto e la sessualità nel rapporto di coppia (1994), Paura d’amare. Come evitare e superare i fallimenti affettivi (1996), Legami d’amore. Come uscire dall’isolamento affettivo (1997), Se questo è amore. Conoscersi meglio per imparare a farsi amare (1999).

La Paura e la Speranza – Per Capire che cosa ci sta Succedendo

La Paura e la Speranza – Per Capire che cosa ci sta Succedendo

Europa: la Crisi Globale che si Avvicina e la Via per Superarla

Autore/i: Tremonti Giulio

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione.

pp. 114, Milano

Abbiamo i telefonini ma non abbiamo più i bambini. Non solo. Come in un mondo rovesciato, oggi il superfluo costa meno del necessario. Puoi andare a Londra con 20 euro, ma per fare la spesa al supermercato te ne servono almeno 40. Doveva essere l’età dell’oro: non è così. Sale il costo della vita, dal pane alle bollette; i mutui si mangiano i bilanci delle famiglie; stiamo consumando le risorse del pianeta; i segnali che vengono dal mondo non sono segnali di pace.
Giulio Tremonti ha da tempo compreso ciò che sta lentamente emergendo nella consapevolezza comune: la globalizzazione, tanto celebrata, ha un lato oscuro, fatto di disoccupazione e bassi salari, crisi finanziaria, rischi ambientali, pericolose tensioni internazionali. E, per l’Europa in cui viviamo, di un doppio declino: cadono sia i numeri della popolazione, sia i numeri della produzione.
Con un’analisi sferzante e autorevole, Tremonti ci racconta le cause della situazione attuale, i passi falsi della politica e le spietate dinamiche della finanza internazionale, delineando i contorni della crisi globale di cui ogni giorno vediamo al telegiornale i singoli episodi. Ma cerca anche di indicare una strada percorribile per superare questo momento, per vincere la paura e tornare alla speranza.
La pianta della speranza non può nascere solo sul terreno dell’economia, ma soprattutto su quello della morale e dei principi. Si tratta di rifondare la politica europea a partire da sette parole d’ordine: valori, famiglia e identità; autorità; ordine; responsabilità; federalismo. E in tutti questi campi bisogna ritornare alle radici dell’identità europea, in un percorso che va nella direzione opposta e contraria rispetto al ’68 e ai suoi errori.
Ben oltre un semplice richiamo al protezionismo o al conservatorismo, questo libro è il manuale di montaggio della “fortezza Europa” contro l’attacco dell’Asia e contro la tempesta, sempre più violenta, che sta arrivando dalla globalizzazione.

L’Italia dei Sequestri

L’Italia dei Sequestri

Dal banditismo sardo alla mafia, dalla ’ndrangheta alle Brigate Rosse, venti anni di storia italiana attraverso i fatti, i nomi, i retroscena della più vergognosa «industria» del nostro paese

Autore/i: Fontana Bruno; Serarcangeli Pierpaolo

Editore: Newton Compton Editori

unica edizione, presentazione degli autori.

pp. 240, numerose illustrazioni b/n, Roma

Sequestro di persona. Un primato della cronaca nera. Giornali, radio, televisione danno ormai largo spazio a questo argomento di grande attualità. Viene rilasciato un ostaggio e subito se ne cattura un altro. Da molti anni un esercito di piccole e grandi bande conduce una battaglia spietata contro lo Stato, contro la convivenza civile, contro la dignità dell’individuo.
Preoccupante il fenomeno. Brutali e terribili le storie. Sorprendenti e contorti i retroscena.
Questo libro è un viaggio nell’inferno. Uno scomodo itinerario nella catena di montaggio dell’«industria» italiana più vergognosa. Trame sotterranee. Risvolti allarmanti. Tanti fatti. Tanti nomi.
La mafia. La ’ndrangheta. I sequestri ’politici. Le sanguinose azioni delle Brigate Rosse. Le costituzioni e ricostituzioni dei «clan». Le fitte maglie di una rete che ha imprigionato il Paese. Dalla Sardegna al Piemonte. Dalla Lombardia al Lazio. Dalla Toscana alla roccaforte dell’Aspromonte. Queste pagine sono una precisa radiografia del fenomeno. Sono uno studio accurato. Una cronaca scrupolosa e avvincente che sollecita riflessioni inquietanti e numerose domande.

Bruno Fontana è nato a Biserta, in Tunisia, nel 1936. Ha studiato letteratura in Francia e cinematografia in America. Dal 1968 vive a Roma, dove alterna la professione di giornalista e scrittore a quella di sceneggiatore e regista. Fra le sue precedenti pubblicazioni: Les fruits verts (Parigi, 1961); Il tempo delle belve (Roma, 1970); La notte degli ostaggi (Milano, 1975); Donne di New York (Roma, 1988).

Pierpaolo Serarcangeli vive a Roma, dove è nato nel 1949. Ha lavorato presso notissime industrie come esperto in fisica nucleare applicata nel campo della medicina. Ha pubblicato un romanzo, La rificolona (Milano, 1975) ed è co-autore di due antologie sui poeti dialettali italiani, I trovieri (Milano, 1975-1978). Abbandonato il campo scientifico, dirige dal 1985 la Casa Editrice che porta il suo nome.

Poesie

Poesie

Autore/i: Villon François

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

testo francese a fronte, con un’appendice di canzoni di Charles d’Orléans, introduzione, traduzione e note di Luigi de Nardis.

pp. XXXVII-138, Milano

François Villon nacque a Parigi nel 1431. Si chiamava François de Montcorbier, e prese il nome di Villon dal Cappellano di SaintBenoît-le-Bétourné, Guillaume Villon, che fu suo protettore alla prematura morte del padre. Il poeta segui regolari studi, e nel 1452 si licenziò presso la Facoltà delle Arti di Parigi. La sua biografia, troppo spesso romanzata dalla morbosa sensibilità dei moderni cui riesce difficile inquadrarla nella rozza cornice della società medievale, è quella di un cattivo soggetto, anzi di un delinquente comune. A Parigi, la sera del 5 giugno 1455, uccise un prete in una rissa; nel 1456 prese parte al furto di cinquecento scudi d’oro nel collegio di Navarra. Vagabondò a lungo: in carcere nel 1561, a Meung-sur-Loire ; ancora in carcere, nel 1462, a Parigi, una volta per furto, un’altra per rissa. In quest’ultima occasione i giudici, esasperati, lo condannarono a morte. La pena gli fu poi commutata nel bando per dieci anni da Parigi. Tale bando, che porta la data del 5 gennaio 1463, è l’ultimo documento intorno alla sua vita.
Come la sua patria, mèmore ancora degli orrori della guerra dei Cento Anni e della santa esaltazione di Giovanna d’Arco; come la sua Parigi, la Parigi di Carlo VII e poi di Luigi XI, con i suoi conventi e le sue prigioni, con le sue sordide case e la sua Sorbona; cosi anche i temi e gli accenti della poesia di Villon sono i più vari e i più contraddittori: dal riso plebeo ai crucci di un’anima tormentata; dalla pittura brutale del mondo delle taverne, al commosso meditare sull’umano destino; dall’orrore di fronte alla morte, alla pietà per la vecchia madre. Ma schemi e pianti, oscenità e rimorsi si sciolgono in una dolorosa cadenza, fatta di stanchezza della vita randagia, di nostalgia per la giovinezza perduta, di pietosa contemplazione della morte.
Dell’opera di Villon questo volume presenta le parti più significative e poeticamente più valide. La traduzione a fronte, leggibile autonomamente grazie alla scelta d’un linguaggio non archeologicamente ricostruito, è del tutto aderente al ritmo dei testi originali ed è stata condotta in base a ineccepibili criteri filologici. L’Appendice, che contiene sette ‘canzoni’ di Charles d’Orléans, serve a mostrare l’aspetto più cortese e più squisitamente letterario della civiltà culturale alla quale appartenne Villon.

L’Ozio

L’Ozio

Pigra inoperosità o pausa creativa? L’autore rivelazione del Premio Strega 1990, fruga tra storia, letteratura e costume per cercare la verità sul padre dei vizi

Autore/i: Cuomo Franco

Editore: Nuova Edizioni del Gallo

pp. 160, Roma

Un luogo comune le cui origini si perdono nella notte dei tempi attribuisce all’ozio la paternità dei vizi.
È da qui che nasce questa divertente, varia e puntigliosa ricerca, volta a ricostruire dapprima l’identita della variegata progenie dell’ozio ed a riabilitare — quanto meno riconsiderare — ciascun vizio alla luce di tutto quel che sottintende, per spingersi quindi sul terreno di una più estesa e spregiudicata analisi dell’intera questione. L’ideologia dell’ozio attraverso Nietzche, Wilde e Russell; la politica dell’ozio nella «Gran bonaccia delle Antille» di Calvino; la mistica occidentale di Kierkegaard e quella orientale dei poeti arabi; l’ozio del risveglio di Tannhäuser, l’«Anatol» di Shnitzler, gli oziosi itinerari di Fitzgerald, gli ozi d’amore di Don Giovanni e Casanova: che cos’è dunque l’«Ozio»? È soltanto «pigra inoperosità, abituale e infingarda», come i più sono portati a ritenere? O non è anche una pausa creativa, un momento di grande ricchezza interiore, durante il quale l’intelligenza si ritempra nell’attesa e nel silenzio?
Ognuno scelga, per dirla con Shakespeare, come gli piace.

Franco Cuomo, giornalista e scrittore, è attualmente inviato speciale dell’Avanti.
È stato in precedenza redattore del Mattino, corrispondente della Reuter, vicedirettore di Fiera, collaboratore della RAI, del Messaggero e di altre testate. È autore di romanzi e Saggi di successo tra cui «Gunther d’Amalfi, cavaliere templare», che ha ricevuto, nel 1990, il Premio della Presidenza del Consiglio ed è stato finalista al Premio Strega.

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  • La progenie dell’ozio
  • Lessico dell’ozio
  • Ideologia dell’ozio
  • Politica dell’ozio
  • Mistica dell’ozio
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    • L’oriente
  • I risvegli
  • Itinerari dell’ozio
  • La noia, signora del tempo
  • I giochi dell’ozio
  • Ozi d’amore
    • Seduzione
    • Contemplazione
  • Sapori dell’ozio
  • Il guardaroba dell’ozio
  • Punto e basta

Orchidee

Orchidee

Guide verdi di giardinaggio

Autore/i: Rittershausen Wilma

Editore: Zanichelli Editore

prima edizione, traduzione e adattamento di Gina Barnabè Bosisio, titolo originale: An illustrated Guide to Growing Your Own Orchids.

pp. 160, interamente e riccamente illustrato a colori, Bologna

Una guida illustrata a più di 150 specie da coltivare in casa o in serra.

120 fotografie a colori per aiutare a comporre la propria tavolozza di fiori.

Le Tre Età

Le Tre Età

Autore/i: González-Palacios Alvar

Editore: Longanesi & C.

unica edizione.

pp. 382, 32 tavole b/n f.t., Milano

Le Tre Età è l’auto biografia di un connaisseur d’eccezione, Alvar Gonzáles-Palacios, cubano di nascita, trasferitosi giovanissimo in Italia, dove indirizzò la sua formazione verso la storia dell’arte, alla scuola di Roberto Longhi, allontanandosi da una originaria inclinazione per la poesia e la letteratura. L’Avana, Firenze, Roma e altre capitali sono dunque i luoghi principali nella cadenza della narrazione, nella quale si muovono personaggi noti e meno noti, tratteggiati con il diletto e il distacco di un pittore neoclassico, legati alla rievocazione partecipe di ambienti e case. Questo è il motivo ricorrente che accompagna tutto il libro, anche quando si descrivono la giovinezza a Cuba e il mondo culturale dell’isola negli anni Cinquanta o quando si analizza il metodo del proprio mestiere, tra storia e critica. Lo svolgersi del racconto mantiene un ritmo cadenzato in modo da allontanare il pericolo dell’elegia nostalgica. E quest’aria finisce per avvolgere anche le persone, le loro vicende che appaiono inevitabilmente espressione dei loro ambienti in un curioso rovesciamento di prospettiva.
L’autore finisce per parlare di sé attraverso ciò che lo ha circondato, che ha percorso: tutto questo in un crescendo che sembra fare da contrappunto alla maturazione personale, come se lo sviluppo di quest’ultima rendesse più naturale il vedersi attraverso le persone, gli ambienti, le cose. È questa una delle artio – quasi perduta ormai – del narratore: infatti il testo finisce per rivelare l’andamento di un romanzo del Settecento, con l’originale presenza di arredi e stanze in veste di personaggi aggiunti e non di meri fondali.
Sarebbe tuttavia un errore considerare questo libro un racconto autobiografico di conversazione in interni: se si presta orecchio, il sonoro della scrittura rivelerà timidezza e orgoglio. D’altra parte il ritmo inusuale non è solo dato dallo scrittore che si è originalmente appropriato di una lingua non sua, ma anche da un animo che, pur legato al privilegio sociale e incline al lusso, sa che in essi non è racchiusa la verità della propria storia.
Ma il garbo e l’ironia, che denotano un senso malinconico della saggezza con cui sono osservate cose e persone, cedono il passo ad una grazia narrativa diversa, quella destinata a tratteggiare le vicende di un’attività professionale volta alla scoperta e allo studio di aspetti della storia dell’arte spesso negletti.
Le arti decorative, nel loro significato più alto di aggettivi della storia, hanno costituito il nucleo centrale degli interessi dello scrittore, che qui ne parla con lo stile disincantato di chi sa riconoscere quanto ambienti e oggetti possano dirci della nostra e della altrui vita.

Alvar Gonzàlez-Palacios ha studiato all’Avana, a Parigi e a Firenze. Fra le sue ultime pubblicazioni si ricordano una monografia su Luigi Valadier, il catalogo ragionato (in due volumi) dei mobili del Palazzo del Quirinale e una raccolta di saggi, Il velo delle Grazie. Da Longanesi sono apparsi Il Tempio del Gusto (due volumi, 1984 e 1986), dedicato alle arti decorative in Italia e riconosciuto dalla critica internazionale come una pietra miliare di questi studi, Il Gusto dei Principi (1993) e L’Armadio delle Meraviglie (1997).

Alla Scoperta dell’El Dorado – La Mitica Città d’Oro che Ossessionò i Sogni dei Conquistadores

Alla Scoperta dell’El Dorado – La Mitica Città d’Oro che Ossessionò i Sogni dei Conquistadores

Titolo originale: The Golden Dream

Autore/i: Silverberg Robert

Editore: Edizioni Piemme

prima edizione, traduzione dall’inglese di Franca Genta Bonelli.

pp. 416, illustrazioni b/n, numerose tavole b/n f.t., Casale Monferrato (AL)

La leggenda dell’El Dorado, il favoloso regno del «re coperto doro», la mitica città interamente costruita di metallo lucente ha ossessionato gli avventurieri europei per più di un secolo e ha alimentato la fantasia di scrittori e poeti.

Nulla riuscì a fermare coloro che partivano alla ricerca dell’El Dorado, non le montagne coperte di neve né le pianure infuocate, non l’aria rarefatta degli altipiani né l’oscuro intrico delle foreste tropicali. Continuavano ad andare avanti, uccidendo e saccheggiando, sopportando tormenti incredibili, viaggiando, come scrisse un cronachista di allora, «con l’anima tra i denti».

Imboscate, tradimenti, maledizioni, incontri con le mitiche amazzoni… i cercatori inseguivano il loro sogno dorato e le loro gesta sono, al tempo stesso, un monumento all’illusione e un’epopea di emozionanti avventure. Eppure c’era un nucleo di verità in quella storia fantastica…

Robert Silverberg è tra i più noti scrittori americani di fantascienza. Tra i suoi romanzi, che hanno vinto numerosi premi, ricordiamo Valentin e Pontifex e Le cronache di Majipor. Studioso del tardo medioevo, è anche autore di brillanti saggi, tra i quali, La leggenda del prete Gianni (Piemme, 1998) e Navigatori dell’ignoto (Piemme, 1999).

Una Mente Inquieta – L’Universo della Malattia Maniaco-Depressiva nello Straordinario Racconto di una Psichiatra che l’ha Attraversato

Una Mente Inquieta – L’Universo della Malattia Maniaco-Depressiva nello Straordinario Racconto di una Psichiatra che l’ha Attraversato

Titolo originale: An Unquiet Mind

Autore/i: Jamison Redfield Kay

Editore: Edizione CDE

prefazione di Athanasio Koukopoulos, prologo dell’autore, traduzione di Elena Campominosi.

pp. 216, Milano

È stato dopo molti e ragionevoli dubbi che l’autrice di questa coraggiosa autobiografia, una psichiatra considerata fra le massime autorità nel campo delle ricerche sulla malattia maniaco-depressiva, ha trovato il coraggio di raccontare la propria storia. Una lotta, durata oltre trent’anni contro gli stati maniacali, depressivi e psicotici. Una testimonianza di grandissimo valore, al tempo stesso umano e scientifico, su cosa significhi “essere depressi” e su cosa si possa fare per uscire dal tunnel.

«Quando ho pensato di scrivere questo libro, l’ho concepito come un libro sull’umore e su una malattia dell’umore. Così come l’ho scritto, invece, è diventato anche un libro sull’amore: l’amore che sostiene, che rinnova e che protegge

Bambina emotiva, poi adolescente depressa e infine giovane vittima della sindrome maniaco-depressiva, per Kay Redfield Jamison, studiare e comprendere la sua malattia era l’unica speranza di salvezza. Il suo libro è il coraggioso resoconto di una lotta durata trent’anni, una testimonianza di grandissimo valore, al tempo stesso umano e scientifico, su cosa significhi “essere depressi” e su cosa si possa fare per uscire dal tunnel del “male oscuro”.

Kay Redfield Jamison è docente di psichiatria alla prestigiosa Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora. Autrice in collaborazione con Frederick K. Goodwin, del trattato Manic-Depressive Illnes, considerato fondamentale per la comprensione dei disturbi dell’umore, ha ricevuto premi e riconoscimenti per aver curato alcuni seguitissimi special televisivi sul rapporto tra la depressione e le arti, tema al quale ha dedicato il volume Toccato dal Fuoco, pubblicato nelle edizioni TEA.

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Prefazione
Prologo

Parte prima: Lassù nell’indomito blu

  • Nel sole
  • Un’educazione per la vita

Parte seconda: Una follia non tanto sottile

  • Voli della mente
  • Quando ti manca Saturno
  • L’ossario
  • Professore di ruolo

Parte terza: L’amore, questa medicina

  • Ufficiale e gentiluomo
  • Mi dicono che ha piovuto
  • Amore che mira Follia

Parte quarta: Una mente inquieta

  • A proposito di pazzia
  • L’elica anomala
  • Esercitare la professione
  • Una vita a sbalzi d’umore

Epilogo
Ringraziamenti

La Chiave

La Chiave

Autore/i: Tanizaki Junichiro

Editore: Bompiani

prefazione di Geno Pampaloni, traduzione di Satoko Toguchi.

pp. 128, Milano

Un amore coniugale si conclude in distruzione; lo strumento narrativo sono i diari intimi tenuti parallelamente – e sotto chiave – dai due coniugi con la speranza prima, e la certezza poi, che ciascuno legga in segreto le pagine scritte dall’altro. Lui è un maturo professore universitario che, avvertendo l’incombere della vecchiaia e l’affievolirsi del proprio vigore, decide di infrangere ogni tabù attraverso una graduale e sistematica opera di corruzione nei confronti della splendida moglie. Lei ha dieci anni di meno e non comuni brame e disposizioni sensuali, ma nel corso della lunga vita matrimoniale – iniziata e trascorsa in un milieu perbenista e borghese – non ha mai accondisceso alle fantasie del marito, né ha mai affrontato il problema del sesso. Per destare nella donna le proprie concupiscenze, il protagonista si serve di ogni mezzo a disposizione: alcool, voyeurismo, materiale fotografico. E raggiunge il suo intento anche troppo bene: la bella addormentata si desta, fino a prendersi per amante il fidanzato della figlia e a divenire insaziabile nella ricerca di un appagamento che si rivelerà fatale. Della Chiave, una di quelle opere che si affacciano senza vertigini su un angolo dell’inferno, in cui si è costretti a riconoscere una parte viva, inconfessata, dolorosa di noi stessi, Henry Miller ha scritto: “Solo un ’veterano’ della letteratura avrebbe potuto trattare questo difficile soggetto con tanta audacia, con così pura e schietta onestà. È un libro che merita di essere considerato un classico”.

Junichiro Tanizaki nasce a Tokio nel 1886. Iscrittosi alla Facoltà di Lettere dell’Università di Tokio, interrompe gli studi per assecondare una precoce vocazione narrativa. I racconti Il tatuaggio e Himitsu gli guadagnano i primi riconoscimenti della critica. Agli anni giovanili, dominati da una vena sadica e sensuale, segue un periodo di “vagabondaggio” sia fisico che morale, contrappuntato da un matrimonio non felice e dalla sofferta perdita della madre. Dopo il grande terremoto del Kanto, nel 1923 si trasferisce nel Kansai che diviene la sua residenza d’elezione. Da allora e fino al 1950 durante il cosiddetto “periodo classico” tutte le sue opere si caratterizzano per uno specifico riferimento al passato; il romanzo L’amore di uno sciocco segna lo stacco dalla fase precedente. Del 1928 sono Manji e Gli insetti preferiscono le ortiche; del 1931 Racconto di un cieco e Vita segreta del signore di Bushu; del 1932 I canneti; del 1933 La storia di Shunkin e un breve saggio da molti considerato il suo capolavoro, Libro d’ombra; del 1936 Là gatta; del 1935-38 la versione moderna del Genji monogatari. Nel 1943 la censura blocca la pubblicazione a puntate di quello che sarà il suo romanzo più lungo, Neve sottile (1948), a cui segue La madre del generale Shigemoto (1950). Dopo alcuni anni di silenzio appare nel 1956 La chiave, un romanzo che fa scandalo e gli dà fama mondiale, quindi Il ponte dei sogni (1959), Diario di un vecchio pazzo (1962) e La primavera dei miei 79 anni, pubblicato postumo nell’anno della morte, il 1965. L’Opera omnia in 28 volumi vede la luce nel 1966. Negli anni sessanta Bompiani ha pubblicato i suoi romanzi e racconti più importanti.

Budda

Budda

Autore/i: Percheron Maurice

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

traduzione di L. G. Tenconi.

pp. 192, nn. ill. b/n, Milano

Un brano tratto da L’india prebuddistica:
«Concepire un movimento spirituale isolato nel tempo e nello spazio è impossibile. Ogni nuovo tentativo intrapreso dall’essere umano per meglio circoscrivere i problemi riguardanti la sua propria essenza, la sua origine e il suo divenire è un punto in una successione di punti. Ed è pure – il che conta assai più – la risultante di milioni di pensieri che l’hanno preceduto. Spesso è anche una reazione a tali pensieri medesimi. Talvolta perfino un ritorno a concetti originali che furono deviati: in tal caso la riforma tende a ricollocarli in luce, per quanto sembrino essere stati dimenticati dalla coscienza e non siano più localizzati che negli strati profondi della psiche.
Il buddismo, che viene volentieri qualificato alla stregua d’un avvenimento storico, è assolutamente estraneo” all’aspetto fenomenico. Un carattere fortuito, inatteso, non l’ha presentato mai; doveva prodursi e, non fosse stato formulato nel V secolo della nostra èra, sarebbe fatalmente apparso nei decenni successivi, fossero cinquanta o cento non conta.
Ciò è quanto dire che non si può parlare del Budda o del buddismo primitivo senza fare il punto in cui l’India si trovava a quel tempo, sia socialmente che metafisicamente. Ciò che fu apportato ·dal Perfetto non può davvero essere ammesso come un’eresia: l’eresia di solito, mostra un carattere aggressivo di discontinuità, che invece la Dottrina non ha presentato mai. Si potrebbe piuttosto dire che da quasi un millennio, la sclerosi religiosa nella quale l’India si imbalsamava, nascondeva un germe che andava prendendo forma a poco a poco.
Alla sua nascita, il buddismo, di estenuanti battaglie da dare non ne trovò, questo è sicuro. Innanzi tutto perché non era improntato ad un carattere rivoluzionario abbastanza ardente per suscitare una energica reazione da parte delle concezioni indiane che stava per sfrondare, pian piano, fino alle radici. Secondariamente perché si andò formando in una regione in cui i brahmani non esercitavano ancora un valido potere: l’epigrafia e l’archeologia ci forniscono infatti la prova che nel V secolo[…]»

Breve Storia della Cina Moderna

Breve Storia della Cina Moderna

Autore/i: Epstein Israel

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

introduzione dell’autore, traduzione dall’inglese di Giuliano Manacorda.

pp. 180, Milano

Israel Epstein è cresciuto in Cina e vi ha trascorso la maggior parte della vita.
Prima e durante la guerra popolare di resistenza al Giappone (1937-45) fu corrispondente di numerose agenzie di stampa e giornali stranieri, e lavorò sia nelle zone controllate dal Kuomintang (Cian Kai-seek) che in quelle liberate e sotto il controllo del Partito Comunista Cinese, assistendo di persona a molti avvenimenti politici e militari del tempo. È autore di alcuni studi sulla storia cinese: “La guerra del popolo,” che tratta dei primi anni della guerra cino-giapponese, pubblicato in Inghilterra nel 1939, e “La rivoluzione incompiuta in Cina,” opera di più ampio respiro, pubblicata negli Stati Uniti nel 1947 e tradotta in varie lingue. Trascorsi diversi anni negli Stati Uniti, dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1951 ritornò in Cina dove vive e lavora, a Pechino, quale giornalista e scrittore.
La “Breve storia della Cina moderna” unisce al rigore scientifico la compendiosità della trattazione; un sommario, insomma, intelligente e vivace. Il lettore potrà trovarvi una rapida e precisa informazione sui problemi della Cina moderna, ed insieme i motivi di nuovi interessi e di nuove letture sull’argomento.

La Distruzione dei Miti

La Distruzione dei Miti

Autore/i: Cillo Giovanni

Editore: Nuovedizini Enrico Vallecchi

pp. 230, Firenze

Questo saggio si può definire, in breve, una «cronistoria» della poetica del mito all’interno delle opere di Cesare Pavese.
E non a caso si parla di «cronistoria»: a differenza di quanto aveva finora fatto la critica, l’indagine è svolta qui tenendo sempre presente, per quanto possibile, la prospettiva di Svolgimento cronologico delle scritture pavesiane; ed in tale angolo di visuale, ben si comprende quale importanza assumano, quasi come ideali fili conduttori, gli scritti di Pavese che presentano un carattere di durata nel tempo: Il mestiere di vivere, i due volumi dell’epistolario, la raccolta dei saggi. Nel corso della sua «ricognizione», l’autore, pur con lo sguardo sempre presente alla testimonianza dei testi, si serve, di volta in volta, degli strumenti di interpretazione più opportuni, al di là di ogni rigida schematizzazione: dalla critica d’impostazione storico-sociologica, alla linguistica, alla psicanalisi.

Giovanni Cillo è nato a Lecce nel 1946. Ha studiato a Firenze e vi si è laureato, nel 1972, in Letteratura italiana moderna e contemporanea.

Gli Ittiti: un Impero sugli Altipiani

Gli Ittiti: un Impero sugli Altipiani

Autore/i: Macqueen James G.

Editore: Fratelli Melita Editori

prefazione dell’autore, traduzione di Beatrice Oddo.

pp. 176, nn tavv. b/n f.t., nn. ill. b/n, Roma

Popolo di lingua indoeuropea, gli Ittiti dominarono gran parte dell’attuale Turchia tra il XVII e il XIII secolo a.C. Estendendo la loro influenza militare fino alla Siria e all’Eufrate, essi raggiunsero l’egemonia come grande potenza del mondo medio-orientale ,con la vittoria di Qadesh sugli Egizi e la conquista di Babilonia. Quest’opera passa in rassegna le prove testuali e archeologiche per ricostruire la storia e la cultura degli Ittiti e suggerisce le motivazioni economiche che possono aver influenzato gran parte della loro politica. Nel contesto dei territori in cui gli Ittiti realizzarono il loro impero, l’autore viene altresì esaminando le lingue e le religioni, l’arte e la letteratura che caratterizzarono una delle fasi più creative nella istoria del mondo antico.
La civiltà degli Ittiti e quella dei popoli con cui essi vennero a contatto: storia e religione, società e amministrazione, arte e’ letteratura, guerra e vita d’ogni giorno nell’antica Anatolia.

James G. Macqueen, archeologo scozzese, professore nella Bristol University, ha :svolto lavori di ricerca sulle antiche civiltà dell’Anatolia, con importanti imprese di scavo. Ha inoltre scritto un libro sulla storia e la civiltà dell’antica Babilonia.

La Vita delle Termiti

La Vita delle Termiti

Un mondo misterioso e fantastico raccontato da un grande etnologo e poeta dei primi del ’900

Autore/i: Maeterlinck Maurice

Editore: Rizzoli

prefazione di Giorgio Celli, introduzione dell’autore, traduzione di Enrico Piceni.

pp. 176, nn. ill. b/n, Milano

Nel 1901 Maeterlinck scrive «La vita delle api». «La vita delle termiti» è del 1926. Nei venticinque anni che corrono tra le due opere l’atteggiamento nei confronti della vita del poeta belga è profondamente mutato: «questo libro» scrive l’autore «potrà essere accostato a “La vita delle api”: ma il colore e l’ambiente non sono gli stessi. E, in un certo senso, il giorno e la notte, l’alba e il crepuscolo, il cielo e l’inferno. Da un lato… tutto è luce, primavera, estate, sole, profumi, spazio, ali, azzurro, rugiada e felicità senza uguale tra le allegrezze della terra: dall’altro, tutto è tenebre, oppressione sotterranea, asprezza, avarizia sordida e grossolana, atmosfera di carcere, di ergastolo, di sepolcro…». Si tratta, come sottolinea Giorgio Celli, di «una discesa agli inferi, un viaggio senza ritorno, la Visitazione di un labirinto di Cnosso abitato da un popolo cieco e terrificante. Una discesa all’inferno stercorario, anale, immaginato da Strindberg». E non soltanto questo. Non si tratta soltanto di una acutizzazione, già in germe nelle opere precedenti, del pessimismo di Maeterlinck, di una sua irresistibile propensione per i colori cupi – di questi colori sono già piene le pagine del Pélleas – oppure del viaggio dell’uomo giunto nel secondo eone della sua vita, secondo la concezione junghiana «nelle zone ctonie e sommerse, del suo io, alla ricerca del patto di alleanza del conscio con l’inconscio»; ma anche e soprattutto di una specie di parabola profetica dei destini futuri dell’umanità. Nel «comunismo integrale» del termitaio sembra quasi che Maeterlinck abbia presentito qualcosa che va oltre ad una ideologia politica realizzata; oltre il «Brave New World» huxleyano: la traduzione in realtà del mondo sognato dall’ingegneria genetica; perché cosa è d’altro questa «sinistra e prospera repubblica » in cui tutto è buono, nulla si perde, dove non esistono rifiuti «tutto è commestibile, tutto è cellulosa, gli escrementi sono usati quasi indefinitivamente, e l’escremento stesso… è la materia prima di tutte le industrie, compresa quella dell’alimentazione»; in cui ogni uovo, secondo gli imperscrutabili dettami della Mente del termitaio e le necessità della sua perfetta economia, può generare ora una regina, ora un principe, ora un operaio, ora un guerriero indifferentemente, se non, già realizzato in natura, il programma dell’ingegneria genetica? Tornano alla mente le favole più fantasiose degli anni Trenta: gli uomini senza volto del Cobra Signore delle Tenebre e gli Shmoos di Al Capp: ma la fantasia più sfrenata non arriva mai a concepire un organismo così perfetto – nel suo totale vuoto sentimentale – come il termitaio. Il mistero di questa organizzazione, o organismo perfettissimo, non era risolto quando Maeterlinck scriveva il libro, e non lo è neppure oggi, più di cinquant’anni dopo: nella sua introduzione Giorgio Celli fa il punto sulla situazione, riassumendo e commentando vivacemente le teorie più avanzate che sono state formulate da allora ai giorni nostri, esponendo l’opera del poeta alla luce dell’attualità.

Maurice Maeterlinck (Gand 1862, Nizza 1949) è stato il più importante poeta simbolista belga. Tra le sue opere più note solo il Pelleas et Melisande (1892) musicato da Debussy, e l’Uccello azzurro (1909). Fu appassionatissimo di entomologia, e la sua trilogia divulgativa dedicata agli insetti sociali, La vita delle api (1901), La vita delle termiti (1926) e La vita delle formiche (1930), gli diede fama mondiale.

Invece della Catastrofe – Perché Costruire un’Alternativa è Ormai Indispensabile

Invece della Catastrofe – Perché Costruire un’Alternativa è Ormai Indispensabile

Autore/i: Chiesa Giulietto

Editore: Edizioni Piemme

prima edizione, copia con dedica e autografo dell’autore.

pp. 294, Casale Monferrato (AL)

Nella vita quotidiana di ognuno di noi la crisi ha assunto i tratti di un personaggio da tragedia antica: il fato, il convitato di pietra, una presenza immanente e ostile, eppure inafferrabile. Conseguenza inevitabile quando gli effetti di una congiuntura globale sono ormai alle porte delle nostre case, colpiscono le nostre vite, corrodono la speranza di un futuro per i nostri figli e sgretolano ciò che davamo per scontato: stile di vita, lavoro, salute, istruzione. C’è la sensazione diffusa che tutto ciò sia solo la punta di un iceberg, che queste perdite siano in realtà le estreme propaggini di un enorme buco nero in espansione. Ma mancano le prove, perché nessuno dice veramente come stanno le cose. C’è un silenzio colpevole perché interessato da parte dei pochi che sanno.
Invece della catastrofe vuole svelare le tremende verità che ci vengono nascoste e lanciare un drammatico appello alle coscienze. La crisi economica è solo un aspetto del problema. Crisi climatica, ambientale, energetica, demografica, crisi dei rifiuti, crisi dell’acqua sono tutte strettamente connesse. L’illusione degli ultimi tre secoli che in un sistema finito di risorse fosse possibile una crescita infinita si è definitivamente infranta. L’umanità sta andando a marce forzate verso la catastrofe, una catastrofe immane rispetto alla quale le due guerre mondiali che abbiamo vissuto saranno rappresentazioni secondarie e minori.
Un cambiamento di rotta è ancora possibile, ma i tempi per questa trasformazione sono ormai strettissimi. La posta in gioco è enorme e il tempo a disposizione breve. Non ci resta che lottare. Perché il solo modo di non restare sotto le macerie è avviare una transizione verso un’altra organizzazione sociale, una nuova strategia del genere umano.

Un brano:
«Noi europei, noi italiani, dobbiamo uscire subito dalla NATO. Prevengo le numerose obiezioni delle persone oneste e preoccupate (non quelle – che saranno certamente furibonde – dei sostenitori dell’attuale, mortifero sistema). Una di queste è: come si può restare fuori da un conflitto che “oscurerà il mondo”? Banalmente: ho già sottolineato che una guerra di queste proporzioni non lascerà da parte nessuno. Esattamente come il cambiamento climatico non farà sconti nemmeno al più virtuoso dei paesi e dei popoli della Terra. Vero, verissimo. Ma un conto è essere il bersaglio, un altro conto è correre il pericolo di essere colpiti dalle schegge. Un conto è giungere impreparati all’esecuzione sacrificale, un altro è predisporre tutte le possibili misure di difesa nella situazione data. Propongo insomma di ridurre la probabilità del danno.
Altra obiezione: quale sarà la sorte dei “neutrali” che, non avendo partecipato, saranno totalmente soggetti al volere del vincitore e non potranno invocare la sua gratitudine? Rispondo che siamo già soggetti al volere di uno dei contendenti, che mostra di non avere per noi né solidarietà né considerazione. In ogni caso, dopo la carneficina il vincitore si prenderà tutto comunque, che sia l’attuale Impero declinante o i suoi avversari. Ai minori, quali noi siamo, toccherà servire, poiché le risorse – la cui scarsezza ha prodotto la guerra – saranno comunque indisponibili per tutti. E ciò che resterà in piedi sarà in condizioni tali da non poter garantire una vita nemmeno lontanamente paragonabile a quella cui siamo abituati. Dobbiamo sapere che, con ogni probabilità, sarà una lotta all’ultimo sangue tra contendenti non virtuosi, ciascuno del quali cercherà di accaparrarsi il miglior livello di consumi possibile eliminando il concorrente. In un tale scontro selvaggio non vi sarà alleanza possibile. La neutralità è dunque un obbligo pratico, oltre che politico e morale.»

Giulietto Chiesa è uno dei più noti giornalisti italiani. Esperto di politica internazionale, studioso della comunicazione, nel 2010 ha fondato il laboratorio politico Alternativa, di cui è presidente. Per Piemme ha pubblicato i bestseller Zero e Zero².

Visualizza indice
  1. Avviso ai lettori
  2. Note preliminari per una teoria della sopravvivenza
  3. La convergenza dei punti critici
    • Il fallimento della sinistra mondiale
    • «Come un ladro nella notte»
    • Singolarità
    • Convergenza delle criticità
  4. Le guerre prossime venture
    • Perché (quasi) nessuno parla di guerra?
    • Le “mosse del cavallo”
    • Guerra di sterminio
    • Fuori dalla NATO
    • Dichiarazione preventiva di non belligeranza
    • Fine del mondo unipolare
    • Le dimensioni del caos
    • Quale Europa?
  5. Matrix
    • Intellettuali e comunicazione
    • Pizarro contro Atahualpa
    • Una nuova arma
    • Lo spettacolo
    • Spettacolo e lotta di classe
    • Villaggio globale
    • La transizione che non ci fu
    • Camminare con il passo dell’Uomo
    • Un immenso esercito di gatekeepers
    • La Grande Fabbrica dei Sogni e delle Menzogne
    • Homo videns
  6. Non cadere nella Rete
  7. Il collasso della finanza mondiale
    • Fermare la follia
    • Creazione di denaro
    • L’atto culminante della globalizzazione
    • La finanza creativa
  8. La crisi dell’Europa
    • Uscire dall’Europa?
    • Uscire dall’euro?
    • C’è, e da dove viene, l’offensiva contro l’euro?
    • Unica strada: il controllo pubblico dei mercati finanziari
    • Quale sovranità nazionale?
  9. Appunti sulla fenomenologia della “Nuova Classe”
  10. Il debito che non si può (più) pagare
    • Il debito americano
    • Il debito italiano
    • Stati senza territorio
  11. Apprendisti stregoni
    • Le tecnologie? Un pericolo in più, non una salvezza
    • Il fattore “esterno” Uomo
    • Interferenze umane nei processi naturali
    • Turbare l’universo
    • La vertigine dell’intelligenza parallela
    • L’irresistibile nano-incontrollabilità
  12. Quale democrazia?
    • I paletti fondativi
    • “Masse solitarie”?
    • Rappresentanza, masse, élite
    • Come stanno cancellando la democrazia liberale
    • La difesa dei territori
  13. Decrescita e transizione
    • Una premessa
    • Un discorso che non sta in piedi
    • Impossibilità della “transizione in un paese solo
    • La minaccia che pesa sul lavoro
    • Benessere senza consumo

Pellegrinaggio alle Sorgenti – L’Incontro con Gandhi e con l’India

Pellegrinaggio alle Sorgenti – L’Incontro con Gandhi e con l’India

Titolo originale: Pèlerinage aux Sources

Autore/i: del Vasto Lanza

Editore: Editoriale Jaca Book

prima edizione italiana, traduzione dell’autore.

pp. 286, Milano

Lanza del Vasto, ormai noto in tutto il mondo per la sua opera, per la sua comunità patriarcale, per le azioni non violente, per i suoi scritti, per i suoi testi letterari, narra in questo libro, diffuso nel dopoguerra in un amplissimo numero di copie, il suo primo incontro con Ghandi e con l’India. Ghandi lo chiamerà, lui occidentale, lui cristiano, “shantidas”, che significa «servitore di pace». Nel fascino di un racconto che prende il lettore attraverso una continua pacifica meraviglia, questo testo può dare una grande risposta all’esigenza di pace profonda, di religiosità, di significato presente nelle attuali generazioni.

Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto nasce nel 1901 a San Vito dei Normanni nelle Puglie, da madre belga e da padre siciliano. Riceve un’educazione internazionale. Dall’infanzia parla tre lingue, più tardi ne imparerà una quarta. Compie a Parigi gli studi classici, all’università di Pisa si laurea in filosofia. Non si decide per nessuna carriera. Si dà alla poesia, alla riflessione, agli studi, ai viaggi, alla pittura, al cesello, alla musica. A venticinque anni si converte a quella che era già la sua religione, il cristianesimo, e opta per la povertà volontaria. Vagabonda per le strade d’Europa, di Terra Santa, d’india. Cerca una via di uscita alla guerra, all’ingiustizia, alla miseria. Nel 1937 si reca da Gandhi che lo chiamerà «shantidas», cioè «servitore di pace». Di ritorno in Europa sposa Simone Gébelin, una musicista cui egli darà il nome di Chanterelle. Con lei fonda la prima comunità dell’Arche, ordine Patriarcale, non-violento, rurale, artigianale, ecumenico, e lancia più tardi in Francia la «Action civique non violente». La sua casa madre, situata nell’alta Linguadoca, conta un centinaio di membri e una filiale in Marocco ai bordi del Sahara. Il movimento ha migliaia di aderenti nei paesi di lingua francese e spagnola, in America latina, in Catalogna, in Canada.

Zarafa – La Vera Storia della Giraffa più Famosa del Mondo

Zarafa – La Vera Storia della Giraffa più Famosa del Mondo

La vera storia di una giraffa, dal cuore dell’Africa al centro di Parigi

Autore/i: Allin Michael

Editore: Garzanti Editore

unica edizione, prologo dell’autore, traduzione dall’inglese di Marco Papi.

pp. 160, numerose tavole b/n f.t., Milano

«L’animale che il pascià d’Egitto ha inviato al nostro sovrano è uno dei più felici acquisti che avremmo potuto fare: una giraffa vivente non è mai arrivata in Francia e l’Europa civilizzata non ne ha più viste per diciotto secoli. Non abbiamo nessuna informazione sulle condizioni di questo prezioso animale, né sappiamo se è giovane o adulto, gracile o in buona salute, domestico o selvatico, e perciò vi preghiamo di scriverci delucidazioni in proposito, e nel caso che l’animale sia in pericolo di vita, di inviarci anche un suo disegno a colori che documenti esattamente le sue proporzioni e la forma della testa vista di fronte e di profilo».
(Il Comitato scientifico e amministrativo del Museo di Storia Naturale di Parigi al prefetto di Marsiglia, 28 novembre 1826)

Nell’ottobre del 1826 sul molo del porto di Marsiglia attraccò una nave con un carico straordinario: la prima giraffa mai vista nell’Europa moderna, un prodigio di natura offerto in dono dal viceré d’Egitto Mehmet Ali al re di Francia Carlo X.
Zarafa è la ricostruzione di questa vicenda curiosa e piena di sorprese, propiziata dalla spedizione africana di Napoleone che innescò un’autentica mania egittologica. Le trame per portare Zarafa in Europa furono lunghe e complesse: coinvolsero in primo luogo il modernizzatore dell’Egitto, Mehmet Ali Pascià, un ex mercenario albanese analfabeta.
Un ruolo determinante ebbe anche un rispettabile avventuriero italiano, Bernardino Drovetti, trafficante di antichità e animali esotici, nonché console generale di Francia.
La famosa giraffa venne catturata in Sudan ancora piccolissima e giunse per vie misteriose prima a Khartum e poi al Cairo (dove venne separata dal fratellino), superando le rapide del Nilo. Attraversò il Mediterraneo su una nave con il ponte bucato per far uscire la testa dell’altissimo animale. Incredibile fu anche il trasferimento verso Parigi, un’autentica processione tra due ali di folla incuriosita. Fino ad approdare al Jardin des Plantes, lo zoo parigino dove Zarafa abitò fino alla morte, circondata da un alone di curiosità, da qualche mistero e soprattutto daH’amicizia di Atir, il suo custode arabo che fece con lei l’intero viaggio e rimase a Parigi ad accudirla per 18 anni. Rievocando con mille aneddoti questo episodio curioso e dimenticato, Michael Allin ci guida in un viaggio nella storia e nella geografia, in paesaggi ora esotici ora familiari.
È una vicenda ricca di episodi divertenti, è rincontro di due mondi lontanissimi ma anche la storia di una grande amicizia, quella tra la simpaticissima Zarafa e il tenero Atir.

Michael Allin vive a East Hampton nello stato di New York. Questo è il suo primo libro.

Le Origini degli Anni Giubilari – Dalle Tavolette in Cuneiforme dei Sumeri ai Manoscritti Arabi del Mille dopo Cristo

Le Origini degli Anni Giubilari – Dalle Tavolette in Cuneiforme dei Sumeri ai Manoscritti Arabi del Mille dopo Cristo

Quattromila anni di condono dei debiti, restituzione delle terre e liberazione degli schiavi

Autore/i: Bottini Laura; Madaro Paola; Simonetti Cristina; Bianchi Francesco; Scheuermann Georg; Zappella Marco

Editore: Edizioni Piemme

unica edizione, a cura di Marco Zappella.

pp. 304, Casale Monferrato (AL)

«Perché il forte non opprimesse il debole, per far giustizia all’orfano e alla vedova, per rendere giustizia all’oppresso, ho scritto le mie parole preziose sulla mia stele e l’ho drizzata davanti alla mia statua di re di giustizia.»
(Epilogo del Codice di Hammurabi, 1792 a.C.)

Fin dalla nascita delle prime società urbane, cinquemila anni fa, alcuni re, in circostanze significative, tramite editti specifici, gli editti giubilari, concedevano il condono dei debiti, la restituzione delle terre e la liberazione degli schiavi. Questi editti servivano a scongiurare il progressivo impoverimento dei piccoli e medi proprietari terrieri da un lato e ad arginare la concentrazione dei beni nelle mani di pochi dall’altro. In ambito giudaico l’anno giubilare si colora di motivazioni sempre più religiose, fino a divenire, nell’antica teologia cristiana, semplicemente l’immagine della remissione escatologica.
Partendo dalle prime attestazioni in sumerico e accadico del III millennio a.C., qui tradotte per la prima volta in italiano, fino agli autori cristiani in lingua araba del Medioevo, il libro presenta una visione storica globale delle origini e degli sviluppi degli anni giubilari. Un percorso affascinante, tra testi e contesti, per risalire ai fondamenti di una figura giuridico-religiosa, il giubileo, che nel corso del tempo ha assunto valenze diverse, per sfociare in line nell’anno santo tipico della Chiesa cattolica.

Marco Zappetta è membro dell’Associazione Biblica Italiana. Oltre all’insegnamento dell’esegesi dell’Antico Testamento in Istituti di Scienze religiose del Lazio, ha al suo attivo qualificate pubblicazioni scientifiche. Attualmente alterna il lavoro di ricerca alla collaborazione editoriale. Ha curato, tra l’altro, l’edizione italiana del Dizionario enciclopedico della fibbia (Borla-Città Nuova).

Le Armi della Persuasione – Come e perché si Finisce col Dire di Si

Le Armi della Persuasione – Come e perché si Finisce col Dire di Si

Titolo originale: Influence. The Psychology of Persuasion

Autore/i: Cialdini Robert B.

Editore: Giunti

terza edizione, presentazione di Assunto Quadrio, introduzione dell’autore, traduzione di Gabriele Noferi.

pp. X-310, illustrazioni b/n, Firenze

«Quali sono i meccanismi psicologici della persuasione? Questo libro ce lo dice con la semplicità e con la forza straordinaria che i dati scientifici assumono allorché si giustappongono perfettamente alle esperienze quotidiane di ciascuno di noi.» (Gabriele Calvi)

Perché una richiesta formulata in un certo modo viene respinta, mentre una richiesta identica, però presentata in maniera leggermente diversa, ottiene invece il risultato voluto? Cialdini ha scoperto che alla base delle migliaia di tattiche usate quotidianamente dai persuasori ci sono sei schemi fondamentali: in questo libro ne rivela tutti i meccanismi di funzionamento.

«Cialdini illustra gli abissi dell’umana persuadibilità, ma lo fa in modo che l’umanità stessa non ne esca priva di dignità» (Assunto Quadrio, Università Cattolica di Milano).

«Questo libro è un ottimo esempio di come, in un’opera introduttiva, ricchezza di documentazione ed eleganza espositiva possano felicemente convivere» (Luciano Arcuri, Università di Padova).

«I segreti dell’arte di persuadere sono qui messi a nudo da un famoso psicologo sociale: un libro scritto con chiarezza e competenza che si offre all’attenzione del lettore curioso e dello specialista» (Alessandro Salvini, Università di Padova).

Robert B. Cialdini si dedica da più di venti anni all’indagine scientifica dei processi di persuasione, settore in cui è diventato indiscusso punto di riferimento.
E a Cialdini che si deve la scoperta dei sei fondamentali modelli sottesi a tutte le tattiche persuasive.
La pubblicazione della prima edizione di questo libro – rapidamente diventato un best seller in tutto il mondo – dove questi sei modelli venivano per la prima volta organicamente presentati, ha segnato una vera e propria svolta nella psicologia sociale contemporanea. Cialdini proviene dalla Columbia University ed è attualmente professore di psicologia all’Arizona State University, Tempe.