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Poesie

Poesie

Autore/i: Villon François

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

testo francese a fronte, con un’appendice di canzoni di Charles d’Orléans, introduzione, traduzione e note di Luigi de Nardis.

pp. XXXVII-138, Milano

François Villon nacque a Parigi nel 1431. Si chiamava François de Montcorbier, e prese il nome di Villon dal Cappellano di SaintBenoît-le-Bétourné, Guillaume Villon, che fu suo protettore alla prematura morte del padre. Il poeta segui regolari studi, e nel 1452 si licenziò presso la Facoltà delle Arti di Parigi. La sua biografia, troppo spesso romanzata dalla morbosa sensibilità dei moderni cui riesce difficile inquadrarla nella rozza cornice della società medievale, è quella di un cattivo soggetto, anzi di un delinquente comune. A Parigi, la sera del 5 giugno 1455, uccise un prete in una rissa; nel 1456 prese parte al furto di cinquecento scudi d’oro nel collegio di Navarra. Vagabondò a lungo: in carcere nel 1561, a Meung-sur-Loire ; ancora in carcere, nel 1462, a Parigi, una volta per furto, un’altra per rissa. In quest’ultima occasione i giudici, esasperati, lo condannarono a morte. La pena gli fu poi commutata nel bando per dieci anni da Parigi. Tale bando, che porta la data del 5 gennaio 1463, è l’ultimo documento intorno alla sua vita.
Come la sua patria, mèmore ancora degli orrori della guerra dei Cento Anni e della santa esaltazione di Giovanna d’Arco; come la sua Parigi, la Parigi di Carlo VII e poi di Luigi XI, con i suoi conventi e le sue prigioni, con le sue sordide case e la sua Sorbona; cosi anche i temi e gli accenti della poesia di Villon sono i più vari e i più contraddittori: dal riso plebeo ai crucci di un’anima tormentata; dalla pittura brutale del mondo delle taverne, al commosso meditare sull’umano destino; dall’orrore di fronte alla morte, alla pietà per la vecchia madre. Ma schemi e pianti, oscenità e rimorsi si sciolgono in una dolorosa cadenza, fatta di stanchezza della vita randagia, di nostalgia per la giovinezza perduta, di pietosa contemplazione della morte.
Dell’opera di Villon questo volume presenta le parti più significative e poeticamente più valide. La traduzione a fronte, leggibile autonomamente grazie alla scelta d’un linguaggio non archeologicamente ricostruito, è del tutto aderente al ritmo dei testi originali ed è stata condotta in base a ineccepibili criteri filologici. L’Appendice, che contiene sette ‘canzoni’ di Charles d’Orléans, serve a mostrare l’aspetto più cortese e più squisitamente letterario della civiltà culturale alla quale appartenne Villon.

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Argomenti: Libri vari,

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