Libri dalla categoria Stili Artistici
Parole di Follia – Storie di Persone e Linguaggi alla Ricerca del Significato e del Senso
Autore/i: Piro Sergio
Editore: FrancoAngeli
unica edizione, premessa dell’autore, in copertina: Antonio Ligabue, Autoritratto.
pp. 128, 8 tavole b/n f.t., Milano
Parole di follia narra in modo semplice e chiaro del “linguaggio dei matti”. Linguaggio che, per definizione, offre un campionario vastissimo di stili, variazioni, combinazioni e ricombinazioni. E che ha il potere di suscitare in noi – come tante attività dei matti – almeno due sentimenti contrastanti: la sensazione di qualcosa di straordinariamente familiare, vicino ed affine, e insieme qualcosa di mostruosamente alieno e diverso.
Parole di follia è un libro fatto di esempi, di brani di linguaggio schizofrenico, di storie vissute, di relazioni, di fallimenti. Lo stile è volutamente discorsivo e il lettore viene introdotto in una casistica inedita. E si addentrerà nella descrizione, sarà spinto a tentare di interpretare il linguaggio e di comprendere il senso umano.
Poche e semplici definizioni, presentate in un riquadro, lo aiuteranno a capire termini per «addetti ai lavori».
Un libro, quindi, molto diverso da cui Piro ci ha abituato. È il racconto di quarant’anni di ricerca verso la comprensione dell’«incomprensibile» da parte di uno dei maggiori esponenti della psichiatria italiana.
Sergio Piro (1927), docente di Psichiatria e clinica delle malattie nervose e mentali e di Psicologia sociale, è uno dei personaggi più autorevoli nell’ambito della psichiatria italiana. Autore di circa duecento saggi e studi monografici, tra cui Il linguaggio schizofrenico e Le tecniche della liberazione con Feltrinelli, ha prestato la sua opera presso numerose strutture ospedaliere pubbliche.
Premessa
- Scene di manicomio
- Le canzoni della prigionia
- Le canzoni della notte e della nebbia
- Nuove parole, nuove lingue, nuovi significati
- Periconcerto
- Le parole dei matti e dei sani
Appendice – Per saperne di più
- Scheda 1: Note di storia degli studi sul linguaggio psicotico
- Scheda 2: I metodi della ricerca sul linguaggio schizofrenico
- Scheda 3: Un appunto bibliografico
Religione e Religioni – Guida allo Studio del Fenomeno Religioso
Autore/i: Aime Oreste; Operti Mario
Editore: Edizioni San Paolo
unica edizione, prefazione degli autori.
pp. 328, Cinisello Balsamo
Il mondo della religione e delle religioni appare come una galassia allo stesso tempo lontana e vicina, in gran parte ancora da indagare nonostante le ricerche scientifiche degli ultimi due secoli. «Studiare le religioni vuol dire… tentare di risalire alle sorgenti di ciascuna di esse per ritrovare l’ispirazione, l’intuizione che le ha fondate, la prima traccia. Significa seguirle sul filo della storia connesse a una duplicità indissolubile, la persistenza di una forza, viva e il susseguirsi a ventaglio di forme canoniche» (É. Poulat). Dato tante volte per finito, questo universo di simboli e miti, di riti, norme e istituzioni, si rivela nuovamente vivace e in rapida evoluzione, sfidando la critica e la negazione.
Questo libro è stato ideato e realizzato come una guida essenziale allo studio della religione in tutta la sua complessità. Della religione, al singolare e al plurale, vuol dare un’informazione ampia, corretta e attendibile, ispirata per quanto possibile a un criterio di interdisciplinarità (scienze della religione e delle religioni, filosofia, teologia).
I primi tre capitoli, di carattere informativo, descrivono il fenomeno religioso, le discipline che l’hanno studiato e l’atteggiamento che l’accompagna. Gli ultimi due si propongono l’elaborazione di una chiave interpretativa antropologica e teologica.
Oreste Aime (1949) ha studiato teologia alla Facoltà Teologica di Torino e, dopo alcuni anni di ministero, filosofia all’Università della stessa città. Insegna filosofia contemporanea, filosofia morale e filosofia della religione alla Facoltà Teologica di Torino. E stato direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose del Piemonte.
Mario Operti (1 950) ha studiato teologia alla Facoltà Teologica di Torino e, dopo alcuni anni di ministero, scienze politiche all’Università della stessa città. Insegna scienze della religione all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Torino ed è direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro.
Il Vento Giallo – Un Grande Scrittore Israeliano Racconta il Dramma del Suo Popolo e dei Palestinesi
Titolo originale: ha-Zeman ha-Tsahov.
Autore/i: Grossman David
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
premessa dell’autore, traduzione dall’ebraico di Gaio Sciloni.
pp. 240, 1 cartina b/n f.t., Milano
Come può accadere di vivere in una città ignorando tutto di un suo quartiere, così un cittadino israeliano può vivere senza alcuna esperienza di ciò che accade vicino a lui, dentro le mura che circondano e rendono invisibili i campi profughi, o nei Territori occupati. È stato per anni il caso di David Grossman, il grande scrittore che gli italiani hanno conosciuto attraverso il romanzo Vedi alla voce: amore, fino al giorno in cui, per vedere le cose con i suoi occhi e poterne scrivere, è entrato nel campo palestinese di Deheisha, a poca distanza dalla sua casa di Gerusalemme. Là ha ascoltato i giovani parlare dei villaggi che i loro genitori o i loro nonni erano stati costretti a lasciare, come di una Terra Promessa stillante latte e miele; ha udito parole in cui si rifletteva un sogno ostinato come quello che gli ebrei avevano espresso per secoli con la frase: «L’anno prossimo a Gerusalemme» (nessuno più di un ebreo sembrerebbe adatto a capire un palestinese). Dall’esperienza del campo di Deheisha, da viaggi ricchi di incontri nei Territori occupati, dallo sforzo di penetrare nel cuore stesso del duro conflitto tra due popoli, è nato Il vento giallo, apparso in Israele sei mesi prima che avesse inizio il «risveglio» palestinese – intifada – con il suo
stillicidio di morti. È l’intifada l’ultima forma assunta da una situazione basata su illusioni e sull’incerto equilibrio tra odio e terrore, in cui palestinesi e israeliani vivono dal tempo della Guerra dei Sei Giorni (quasi in attesa che da un deserto di sentimenti e di coscienza soffi, portando la sua gialla sabbia soffocante, il vento della distruzione). Scrive Grossman: «Non propongo soluzioni. Sono uno scrittore, non un uomo politico, e il mio compito è, a mio parere, porre il dito sulla piaga, descrivere – in un linguaggio contro cui il lettore non ha ancora fatto a tempo a corazzarsi – tutte le sfumature di una situazione esistente, infrangere facili stereotipi, far presente a chi lo avesse dimenticato che non è ancora scaduta l’importanza della morale umana, e – infine – accendere un segnale d allarme, mostrando quali potranno essere le conseguenze». È quanto il lettore troverà in questo libro bello e coraggioso.
David Grossman è nato nel 1954 a Gerusalemme, dove ha studiato filosofia e teatro. Ha pubblicato poesie, racconti e due romanzi: Il sorriso del Capricorno e Vedi alla voce: amore (Mondadori 1988). Vive a Gerusalemme collaborando come commentatore alla radio israeliana.
Voci Sciamaniche – Rassegna di Narrativa Visionaria
Titolo originale: Shamanic Voices. A Survey of Visionary Narratives
Autore/i: Halifax Joan
Editore: Rizzoli
nota dell’autrice, traduzione di Riccardo Piccoli, collana: Pâramita.
pp. 280, numerose tavole in bianco e nero f.t., illustrazioni b/n, Milano
na figura si aggira da due secoli intorno alla cultura occidentale, di cui detiene la chiave delle origini, e alla quale offre una promessa sia di morte sia di possibile risurrezione: lo sciamano. Quando Caterina di Russia lancia una satira contro Cagliostro, la intitola Lo sciamano siberiano, ma la prima apparizione letteraria di una seduta sciamanica, correttamente descritta, è in un poema di Coleridge. Slowacki fa arringare da uno sciamano gli esuli polacchi in Siberia. Sono avvisaglie sporadiche della presenza incombente. La sua prima irruzione è nel 1912, con l’almanacco Der blaue Reiter, di Kandinsky e Marc, che allinea figure dell’arte singalese e africana invocando una pittura e una plastica terapeutiche e metafisiche: sciamaniche. Ne restarono disintegrati i canoni estetici dell’Occidente. In quegli anni Otto Fries col saggio Odisseo come sciamano insegnava a rileggere Omero. Lentamente si giunse infine all’opera capitale di H.M. e Nora K. Chadwick, The Origins of Poetry, del 1940, dopo la quale è diventata inutile una teoria della poesia che non ne riconosca le origini, sia per i contenuti che per i ritmi, sciamaniche.
Seconda data capitale è la pubblicazione di Lo sciamanesimo e le tecniche arcaiche dell’estasi di Eliade, 1951. Mancava un’antologia ragionata ed esauriente delle voci stesse dei «maestri dell’estasi», ed è ciò che fornisce questo volume, che forse segna la terza svolta, decisiva, nell’assimilazione della lezione sciamanica. Jean Halifax era la persona adatta a compiere il lavoro: ha praticato psichiatria, utilizzando gl’insegnamenti antropologici, ha studiato da vicino sciamani operanti, specialmente nell’America del Sud. Si è posta a un crocevia morale dell’epoca: la cura dei moribondi di cancro, condotti, con sostanze simili a quelle usate da certi praticanti sciamanici, a esplorare una vita diversa prima di abbandonare e per abbandonare la vita comune. Da queste esperienze nascono l’integrità, la compattezza che reggono il suo lavoro, sollevandolo al di là di un’accurata, fredda, erudita raccolta e interpretazione dei dati. La Halifax vuol preparare la via a una coscienza sincretica e metafisica dell’esistenza, grazie a questo vertiginoso periplo di testimonianze. Offre una terapia alla mente moderna citando sciamani da tutte le direzioni della rosa dei venti, dall’unico mondo umano disponibile al di fuori di una storia d’orrori. (Elémire Zolla)
Astrologia e Bioenergetica – Oroscopo e Tipi Psicologici
Autore/i: Lavezzi Annabella; Restelli Elisabetta
Editore: Xenia Edizioni
prefazione di Annabella Lavezzi, introduzione di Elisabetta Restelli, collana: I libri dell’altra scienza.
pp. 188, illustrazioni b/n, Milano
Astrologìa e bioenergetica è un modo nuovo e originale di vedere l’astrologia, che nasce da una semplice constatazione: le tipologie caratteriali bioenergetiche (carattere schizoide, orale psicopatico, masochista, rigido) disegnate da W. Reich e approfondite da A. Lowen ricompaiono anche nella lettura del tema natale astrologico, che ricostruisce il valore delle opposizioni dei segni, degli aspetti planetari, delle dodici case dello Zodiaco. E poiché la bioenergetica si fonda sull’”energia” che nell’uomo scorre più o meno liberamente, le autrici hanno presentato il tema natale astrologico sotto forma di ergogramma, cioè sotto forma di fotografia bioenergetica dell’individuo: l’ergogramma è un nuovo strumento per comprendere la psiche, in quanto ci rivela i blocchi psicologici, i condizionamenti e le compensazioni di ognuno di noi.
Annabella Lavezzi, è operatrice di medicina biologica e di scienze del comportamento umano. Si occupa di ricerche sperimentali. È discepola di Paramahansa Yogananda.
Elisabetta Restelli, laureata in farmacia, è vicepresidente dell’Istituto culturale di medicina naturale e scienze umane.
Carabattole
Titolo originale: Fourbis
Autore/i: Leiris Michel
Editore: Giulio Einaudi Editore
unica edizione, traduzione e cura di Ivos Margoni, collana: Nuova universale Einaudi 226.
pp. LXXXIII-316, Torino
«Avaro di me stesso quanto può esserlo un bifolco dei propri soldi; incatenato dalla paura; reticente in amore; felice di recitare la parte del torero, ma senza mai trovarmi di fronte a un toro vero, e quella del don Giovanni, ma senza conquiste né sfide al Commendatore; ormai dotato di esistenza solo negli scritti, e sempre intento a formulare sentenze che hanno il tono remoto delle parole supreme, quasi che le mie dita fossero già serrate dal guanto di pietra della morte». Cosi scrive di sé Michel Leiris in Carabattole, libro-confessione folgorante come i Saggi di Montaigne, maniacale e analitico come la Recherce, spietato come i Ricordi dal sottosuolo di Dostoevskij. Un meticoloso scandaglio di memorie che, accanto al «percorso ufficiale» degli eventi, si dispiega in un «cammino sotterraneo» alla ricerca dell’immoralità e della mediocrità del protagonista. Un percorso di verità fra esperienza, riflessione analitica e identificazione emotiva che assume carattere paradigmatico dell’uomo novecentesco.
Secondo libro della Regola del gioco, cioè del ciclo autobiografico complessivo, Carabattole ne è forse il momento più alto e coinvolgente, rievocando soprattutto gli anni dell’adolescenza e giovanili: la passione per le corse dei cavalli e i giochi di ruolo di Leiris ragazzo, prefigurazioni del desiderio per un destino di «cadetto», il gusto estetico del secondo arrivato. E poi la vita militare in Africa del Nord, l’apprendistato a una guerra finta (ancora una tauromachia senza toro), e infine il grande amore per la prostituta Khadigia, «equivoco travestimento carnale assunto dall’angelo della morte».
Il primato del linguaggio in letteratura, il sogno e l’eros come momenti di rivelazione esistenziale e poetica, l’interesse per il mito e il sacro, lo studio delle civiltà primitive. Se Michel Leiris fosse solo questo, sarebbe classificabile fra gli scrittori surrealisti, magari più vicino agli «eretici» Bataille e Caillois che non ai padri fondatori del gruppo. Ma sarebbe riduttivo costringere in una casella uno scrittore che si è innestato su molteplici tradizioni sempre innovandole nel profondo. Leiris mette a punto un affascinante progetto letterario alla ricerca dell’autenticità della scrittura senza passare dal caso (ancora i surrealisti) e dalla spontaneità, bensì dalla consapevolezza intellettuale. Il suo lavoro è un intreccio inestricabile di irrazionalità e razionalità. La sua pagina ha l’ampiezza architettonica di un classico, ma le parti all’interno della frase si accumulano, si interrompono per digressioni, incisi, parentesi: forzano dall’interno ogni equilibrio e simmetria possibile, fanno incontrare autore e lettore in un gorgo comune di verità. All’imminente scadenza del secolo, riepilogando i veri maestri del Novecento, Leiris non può mancare, anche perché da lui hanno preso parzialmente tanti importanti scrittori, da Barthes a Simon, a Perec, dagli autori del nouveau roman a quelli dell’Oulipo. Ma l’intera carica innovativa della sua scrittura è ancora tutta e solo dentro le sue opere, immutata dal tempo.
Michel Leiris (1901-1990) ha fatto parte del gruppo dei surrealisti negli anni Venti. Nel 1931 il suo primo, lungo viaggio in Africa: dopodiché, studi e professione di etnologo sotto la guida di Marcel Mauss che lo condurranno alla pubblicazione di moltissimi volumi e articoli scientifici e alla direzione dal dipartimento Africa nera al Musée de l’Homme di Parigi. Sul versante letterario il suo capolavoro è La regola del gioco, grande autobiografia in quattro libri: Biffures (1948, Einaudi 1979), Fourbis (1955, qui tradotto col titolo Carabattole), Fibrilles (1966, di prossima pubblicazione da Einaudi) e Frêle bruit (1976).
Per un’Antropologia Fenomenologica – Saggi e Conferenze Psichiatriche
Titolo originale: Ausgewählte Vorträge und Aufsätze
Autore/i: Binswanger Ludwig
Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore
prima edizione, introduzione e cura di Ferruccio Giacanelli, traduzione dal tedescodi Enrico Filippini, collana: Biblioteca di psichiatria e di psicologia clinica 25.
pp. XI-388, Milano
Nell’attuale momento di rinnovamento e di riflessione critica della psichiatria italiana. quest’ampia raccolta di saggi di Ludwig Binswanger, pubblicati per la prima volta in Italia nella loro versione originale a cura di Ferruccio Giacanelli, trova una particolare collocazione. La Daseinsanalyse – o antropoanalisi – ha già arricchito il bagaglio culturale dei giovani psichiatri italiani soprattutto attraverso l’opera di Danilo Cargnello, che fin dal 1947 ne proponeva, in un’attenta lettura, gli enunciati fondamentali. Proprio per gli studi di carattere antropoanalitico Binswanger è, da noi, maggiormente noto. Ma, come ha notato Ervin Straus, «la passione e la produzione scientifica di Binswanger si sono alimentate a due fonti : come clinico si è occupato di problemi psichiatrici quali la “fuga delle idee”, le fobie, “la stramberia”, come filosofo del problema della psichiatria, vale a dire della fondazione teoretica della psichiatria come scienza». I saggi raccolti nel presente volume testimoniano soprattutto di questo secondo aspetto della teoria binswangeriana.
Ludwig Binswanger nacque nel 1881 a Kreuzlin-gen (Cantone Thurgau), una cittadina svizzera ai confini del Bodensee, da una famiglia che annoverava già alcuni psichiatri di chiara fama. Studiò medicina a Losanna, Zurigo e Heidelberg; si laureò a Zurigo nel 1906: qui fu assistente di Bleuler nel 1906-1907 e collaborò con C.G. Jung in alcune ricerche neurologiche; fu anche a Jena assistente dello zio Otto Binswanger. Tornato a Kreuzlingen nel 1910 successe al padre Robert nella direzione del «Sanatorium Bellevue». Qui si può dire svolse tutta la sua attività sino al 1956, anno in cui si ritirò dalla direzione dellTstituto, per vivere a Kreuzlingen, dove ha lavoralo sino agli ultimi giorni. È morto il 5 febbraio 1966. Nel 1956 gli era stato conferito il «Premio Kraepelin», massimo riconoscimento internazionale nel campo degli studi psichiatrici.
La Visione Matematica della Realtà – Introduzione ai Temi e alla Storia della Modellistica Matematica
Titolo originale: La Mathématisation du Réel. Essai sur Modélisation Mathématique
Autore/i: Israel Giorgio
Editore: Editori Laterza
prima edizione, premessa e traduzione dell’autore.
pp. XIV-384, illustrazioni b/n, Bari
«…da molti secoli la matematica non è soltanto uno strumento estremamente importante per intervenire sulla natura e modificarla, uno dei pilastri portanti della tecnica e della tecnologia, ma anche (e forse soprattutto) uno degli strumenti principali per la comprensione della realtà: e, in tal senso, essa non è soltanto fonte di ’utilità’ ma anche di ’verità’». (Dalla Premessa)
Giorgio Israel (Roma, 1945)è docente di Storia delle matematiche presso il Dipartimento di Matematica dell’Università «La Sapienza» di Roma. È membro corrispondente dell’Accademia internazionale di storia delle scienze e dirige la «Rivista di storia della scienza». Tra le sue opere ricordiamo: «Modelli matematici» (Roma 1986) e, per i nostri tipi, «La mano invisibile. L’equilibrio economico nella storia della scienza» (con B. Ingrao, 1996; trad. inglese 1990).
Premessa
PARTE PRIMA Il concetto di modello matematico
- I. Alla ricerca di una definizione di modello matematico
- II. Il linguaggio qualitativo. Una descrizione matematica delle oscillazioni
- III. Un modello dei modelli: la descrizione matematica del battito cardiaco secondo Van der Pol
- IV. Un diverso punto di vista: i modelli di dinamica delle popolazioni di Volterra
- V. La sorprendente storia di una disputa di priorità
- VI. Due temi della modellistica: l’analogia matematica e il ‘fascino discreto’ della fisica
- VII. Una passeggiata nello strano zoo dei modelli matematici
a) Dinamica delle popolazioni
b) Modelli matematici della diffusione delle epidemie
c) Equilibrio economico
PARTE SECONDA Matematica e realtà: un panorama storico
- VIII. Gli inizi della matematizzazione della realtà
- IX. Dagli inizi della matematizzazione alla scienza newtoniana: meccanica e calcolo infinitesimale
- X. La nascita del riduzionismo
- XI. Un progetto newtoniano per tutta la scienza
- XII. Nascita, sviluppo e crisi della fisica matematica
- XIII. Il nuovo statuto della fisica e gli inizi della modellistica matematica
- XIV. Per una storia della modellistica matematica
PARTE TERZA Temi e problemi del presente
- XV. Matematica statica e matematica del tempo
- XVI. Locale e globale
- XVII. Determinismo e caso
- XVIII. Previsione, ordine e «caos»
- XIX. La complessità
- XX. Matematica «quantitativa» e matematica «qualitativa»
La teoria delle catastrofi
La teoria dei frattali Scienza e arte
Il nuovo statuto del calcolo numerico - XXI. Temi della modellistica contemporanea: la biologia fra «il» modello meccanicista e «i» modelli meccanici
- XXII. Temi della modellistica contemporanea: l’economia fra empirismo e metafore
- XXIII. Conclusioni
Bibliografia
Indice analitico
Guarire da Soli – Guida alla Salute Naturale
Un famoso medico olistico ci spiega come scoprire e usare le nostre capacità di autoguarigione. Un libro rivoluzionario, una sintesi affascinante di scienza occidentale e tradizione orientale.
Autore/i: Weil Andrew
Editore: Arnoldo Mondadori Editore
prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Annalisa Baldassarrini, collana: Ingrandimenti, titolo originale: Spontaneous Healing.
pp. 374, Milano
«Questo libro è destinato a diventare un classico… Il medico e guaritore Andrew Weil ci conduce in un viaggio dalle giungle del sudamerica alle metropoli occidentali, e ci racconta storie di persone miracolosamente guarite da malattie che sembravano fatali.» (Joan Borysenko, autrice di Guarire con la mente)
Tutti noi ci meravigliamo quando assistiamo a guarigioni apparentemente inspiegabili, e pensiamo che siano dei miracoli, delle rare eccezioni che sconvolgono prognosi e sistemi di cura. In realtà queste guarigioni non sono affatto eccezionali; anzi, stanno a dimostrare che il corpo umano è in grado di automedicarsi e di mantenersi in buona salute.
In questo libro rivoluzionario Andrew Weil, una delle voci più autorevoli, esperte e importanti nel campo della salute e dei sistemi di cura alternativi, ci illumina sulle realtà delle guarigioni spontanee. Con un linguaggio chiaro e conciso, Fautore ci spiega come funziona il nostro «sistema di autoguarigione», le sue interazioni con la mente, la sua organizzazione biologica, nonché i metodi di autodiagnosi, di cura e di recupero dello stato di salute. Guarire da soli fornisce informazioni dettagliate sul cibo, i fattori ambientali, la ginnastica, la riduzione dello stress, le vitamine, gli integratori alimentari e le erbe che possono aiutare il corpo a mantenersi in buona salute. Il dottor Weil suggerisce varie cure naturali e non-invasive – agopuntura, biofeedback, tecniche di immaginazione guidata, medicina erboristica e tante altre ancora – per curare sia le comuni malattie di tutti i giorni sia le patologie più gravi (compreso il cancro, che rappresenta una sfida davvero unica al sistema di guarigione).
Il volume contiene inoltre un programma di otto settimane che può aiutare il lettore nel suo cammino graduale verso un cambiamento del proprio sistema di vita, in modo da incentivare la capacità naturale del corpo di autoguarirsi.
Più accetteremo e asseconderemo il sistema interno di guarigione del nostro corpo, meglio ci sentiremo nel corso della nostra vita e meno occasioni avremo di ricorrere a soluzioni mediche a volte inutili o dannose, e quasi sempre costose.
Andrew Weil, laureato all’Università di Harvard, ha lavorato per il National Institute of Mental Health e per quindici anni ha ricoperto la carica di ricercatore in Etnofarmacologia all’Harvard Botanical Museum. Attualmente è direttore del programma di medicina integrativa all’Università di Tucson, Arizona, dove si occupa di medicina naturale e preventiva.
Il Desiderio Femminile
Titolo originale: Libido Féminine
Autore/i: Dolto Françoise
Editore: Edizione CDE
edizione a cura di Eugène Simion, prefazione di Silvia Vegetti Finzi, introduzione dell’autrice, traduzione di Giuseppina Malinverni Bencinvenga.
pp. 308, Milano
«Françoise Dolto è diventata, con gli anni, una presenza nota e un valido punto di riferimento per i lettori italiani.
Il suo stile sicuro, tagliente, talora provocatorio, ci ha indotti ad abbandonare i modi rassicuranti e consolatori di tanta letteratura psicologica di consumo, per affrontare un dialogo serrato con lei e, al tempo stesso, con noi stessi» ricorda Silvia Vegetti Finzi nella sua prefazione a questo volume. Allontanandosi dal terreno della psicologia evolutiva, in cui si ponevano i fortunati saggi sull’infanzia e l’adolescenza, la psicanalista francese affronta ora quello che a Freud era parso «il più impenetrabile dei misteri»: il desiderio sessuale femminile. Le più enigmatiche esperienze della donna – l’orgasmo, la frigidità, l’insoddisfazione erotica – diventano così oggetto delle straordinarie intuizioni della Dolto che, di domanda in domanda, attraverso scoperte inquietanti e consapevolezze sofferte va definendo la sua visione di una ideale vita di donna in cui amore, piacere e maternità trovano un perfetto equilibrio. «Ma, si badi bene» conclude Silvia Vegetti Finzi, «Il desiderio femminile non è rivolto solo alle donne, alla loro ricerca di una identità depurata dalle scorie degli stereotipi che società e cultura hanno elaborato sulla loro immagine. Credo che questo testo possa risultare altrettanto utile e formativo per gli uomini. Penso all’analisi del diverso modo di porsi, per i due generi, di fronte all’esperienza del primo rapporto sessuale. Penso alla descrizione dei diversi orgasmi femminili e al panico della cancellazione che si accompagna all’invasione profonda del godimento. Penso alla valorizzazione che la Dolto compie (contrariamente alla maggior parte degli psicanalisti) della figura del padre».
Françoise Dolto, Specialista di psicanalisi infantile, allieva di Jacques Lacan, Françoise Dolto è conosciuta in tutto il mondo per i suoi lavori scientifici e per la partecipazione appassionata ai problemi quotidiani di genitori e di educatori: ha creato, fra l’altro, le «Maisons vertes», un esperimento pionieristico di iniziazione precoce del bambino alla vita sociale. Fra i suoi libri ricordiamo: Psicoanalisi e pediatria (1973), Quando c’è un bambino (1982), Seminario di psicoanalisi infantile (1984), Le parole dei bambini (1988), Adolescenza (1990), Quando i genitori si separano (1991), Come allevare un bambino felice (1992).
Noli Me Tangere – Saggio sul Levarsi del Corpo
Ordine o supplica, la formula con cui il Cristo ferma la Maddalena parla della verità, del dolore, del desiderio.
Autore/i: Nancy Jean-Luc
Editore: Bollati Boringhieri Editore
prologo del’autore, traduzione di Franco Brioschi, collana: Variantine, titolo originale: Noli me tangere. Essai sur la levée du corps, in copertina: Iacopo Carucci detto il Pontormo, Noli me tangere (1532 circa).
pp. 88, 8 tavole a colori e b/n f.t., Torino
Noli me tangere, «Non toccarmi» o «Non trattenermi»: con queste parole, secondo il Vangelo di Giovanni tradotto dalla Valgala. Gesù appena risorto tiene discosta Maria Maddalena protesa verso di lui accanto al sepolcro scoperchiato. Intimazione paradossale, dal momento che il cristianesimo è la religione eucaristica del corpo e del sangue del Cristo. Ma anche enunciazione di un divieto che ricorre nelle diverse culture sotto forma di tabù del contatto, evocando insieme la ritrazione e l’attrazione, la violenza e il desiderio che appartengono al sacro. Sono queste le armoniche percepibili nelle diverse rappresentazioni della scena evangelica, che nel tempo, e non a caso, si è trasformata in un’iscrizione, in un titolo di genere per un’intera tradizione iconografica, da Dürer a Tiziano, da Rembrandt a Pontormo, dal Correggio al Bronzino. Gesù e la Maddalena vi compaiono come coppia mistica, un corpo di gloria che si nega e un corpo sensibile che lo rivela in quanto presenza-assenza. Jean-Luc Nancy indaga il significato non solo teologico della loro tangenza senza contatto, della loro prossimità che non conosce promiscuità. E assimila al gesto cristologico lo stesso dipingere, che riesce a «rendere intensa la presenza di un’assenza in quanto assenza».
Jean-Luc Nancy insegna Filosofia all’Università di Strasburgo. È figura di spicco del pensiero francese contemporaneo. Per le nostre edizioni sono apparsi nel 2003 La pelle delle immagini (con Federico Ferrari) e Il pensiero sottratto. Tra i suoi altri saggi tradotti in italiano: Un pensiero finito (Marcos y Marcos, 1992), La comunità inoperosa e Corpus (Cronopio, rispettivamente 1992 e 1995), L’esperienza della libertà, Essere singolare plurale, La creazione del mondo o la mondializzazione (Einaudi, rispettivamente 2000, 2001 e 2003).
Kenosi e Nulla Assoluto – Dinamica della Vita Spirituale nel Buddismo e nel Cristianesimo
Autore/i: Mitchell Donald W.
Editore: Città Nuova Editrice
presentazione di Jesús López-Gay, prefazione di Masao Abe, introduzione dell’autore, traduzione dall’inglese di Gabriele Bonetti.
pp. 320, Roma
«Chi più qualificato, per descrivere le profondità del buddismo e del cristianesimo, di uno studioso il quale conosce l’uno e l’altro dal di dentro? È il caso di Mitchell, già zen buddista, e che ora scrive attingendo a una profonda esperienza della spiritualità cristiana. Egli porta il dialogo cristiano-buddista a un nuovo livello» (John B. Cobb Jr., School of Theology, Claremont).
«Questo stimolante contributo dimostra come il dialogo cristiano-buddista esprima la fede cristiana in termini nuovi. L’indagine di Mitchell intorno alle esperienze e ai concetti di queste due religioni aiuta a preparare un loro più profondo incontro esistenziale» (Jean Leclercq, OSB).
«Profondamente calato nell’esperienza umana, l’approccio di Mitchell al dialogo è un vero percorso di vita spirituale. Esso rivela una profonda comprensione di ambedue gli aspetti del buddismo, lo Zen e la Terra Pura. Il dialogo cristiano-buddista ne guadagna in vicendevole scambio e utilità» (Shoto Hase, Kyoto University).
Donald W. Mitchell è professore aggregato di Filosofia comparata alla Purdue University di Lafayette (Indiana, USA). Fa parte del Comitato esecutivo della Society for Buddhist-Christian Studies e collabora in qualità di redattore alla rivista Buddhist-Christian Studies, della stessa Società.
Federico II Imperatore
Titolo originale: Kaiser Friedrich der Zweite
Autore/i: Kantorowicz Ernst Hartwig
Editore: Garzanti Editore
terza edizione, traduzione dal tedesco di Gianni Pilone Colombo, collana: Collezione storica, in sopraccoperta: Federico II col falcone (sec. XIII) da «De arte vanandi cum avibus», Biblioteca Apostolica Vaticava.
pp. 792, 1 illustrazione b/n f.t., Milano
Stupor mundi fu detto dai contemporanei Federico II di Svevia, l’unico degli imperatori germanici del medioevo, insieme al Barbarossa, che occupi un posto riconosciuto nelle nostra storia e subito ci rimandi a immagini evidentissime: la disfatta intimagli nel 1248 dai popolani di Parma, la città di quel Salimbene che lo paragonava a un drago funesto; gli splendori della corte di Sicilia, consacrati dalla lirica della “prima scuola”, di cui il sovrano medesimo era mecenate; i castelli di Puglia, gli arcieri musulmani, le donne dell’harem, le cacce col falcone illustrate nel suo trattato, il più ricco che ci resti in materia.
Immagini romantiche, però. E confluenti verso un’interpretazione convenzionale, che confina Federico in una luce araldica di crepuscolo: per chiudere con la sua figura un conflitto secolare tra impero e chiesa, e inaugurare invece il decollo della civiltà borghese mercantile culminante nel rinascimento.
L’opera di Kantorowicz rimuove ogni luogo comune. Qui l’imperatore non è segnacolo di una fase storica schematizzata, ma si muove all’interno di un complicato gioco d’azioni e di reazioni. Di lui viene rivelata, duplice e sconcertante, l’anima insieme feudale e “illuminata”; il senso feroce del potere, e lo scetticismo che a esso poneva di continuo un limite invalicabile.
Ma Kantorowicz non fa della psicologia. Riesce nel compito propostosi perché mantiene l’opportuno equilibrio tra il riconoscimento del ruolo personale di Federico come fabbricatore di storia e l’imponente materiale documentario – qui riportato per la prima volta nella sua integrità – dell’ambiente sociale e culturale, da Lubecca alla Palestina, che influì su quell’operato. Quella dello storico tedesco si è imposta così come una lezione di metodo che ha condizionato la storiografia contemporanea.
Dal Capitolo primo – L’infanzia di Federico:
«La quarta egloga di Virgilio è la più nota profezia in versi sul Redentore che abbia l’occidente. In tale componimento, relativamente breve, il poeta, ancor prima di cantare il futuro dell’impero romano nell’epos poderoso dell’”Eneide”, aveva delineato l’immagine del futuro dominatore del mondo, attribuendogli i tratti del Messia. Come un figlio degli dei avrebbe salutato la luce con un sorriso, recato pace al mondo intero e ricondotto sulla terra l’età dell’oro, il regno di Apollo. Che la predizione virgiliana si riferisse anche ad Augusto, l’imperatore della pace e protettore del poeta, non sfiorò neppure il mondo medievale; e infatti’, per quel tempo cristiano, che cos’altro potevano significare quei versi profetici, se non un prodigioso annuncio dell’avvento di Cristo? Il fatto che i versi profetassero un signore, non infirmava l’interpretazione: si era usi celebrare il Cristo come re del mondo e reggitore dell’impero romano, e a raffigurarlo in tale senso: severo Pantocratore racchiuso in una mandorla, troneggiarne sulle nubi, nelle mani il globo e il libro delle leggi, e in capo il diadema. E il fatto che Virgilio, pagano, avesse conosciuto e rivelato l’avvento del Salvatore così come i profeti dell’Antico Testamento, era solo un ulteriore miracolo; e proprio la rivelazione palesata dal breve componimento acquistava al poeta la venerazione, tra ammirata e timorosa, del mondo medievale. La profezia virgiliana offrì materia e tono al canto enfatico di Pietro da Eboli, poeta campano, che celebrò la nascita del figlio unigenito dell’imperatore Enrico vi. Accanto alla culla dell’ultimo e più grande imperatore dell’impero romano cristiano-germanico stava dunque – e non è di poco significato – Virgilio.
Il dotto Pietro da Eboli non fu il solo cantore e savio che elevò profetici detti alla nascita del figlio di Enrico, avvenuta il 26 dicembre del 1194: Goffredo da Viterbo, maestro di Enrico vi, celebrò anch’egli il bambino come futuro salvatore, come colui del quale avevano parlato i vaticini, il Cesare che sarebbe venuto a compiere i tempi; e aveva già per l’innanzi oscuramente profetato al suo signore e imperatore che era destinato a suo figlio, secondo quanto predetto dalla Sibilla Tiburtina, lo scettro del mondo, sotto il quale l’occidente si sarebbe riunito all’oriente. E più tardi si narrò che il mondo intero aveva giubilato alla nascita dell’erede imperiale. Presto però si conobbero altre voci sulla nascita dell’ultimo Staufen, e assai meno benevole: dalla Bretagna, il mago Merlino aveva non solo predetto la nascita ” miracolosa e insperata ” del bimbo, ma altresì, con parole oscure, le calamità che ne sarebbero venute: “Egli sarà un agnello da squartare ma non da divorare, e leone furioso tra i suoi.” Gioacchino da Fiore, abate cistercense calabrese, e precursore di san Francesco, riconobbe subito nel neonato il futuro castigatore del mondo e anticristo, che sarebbe venuto a confondere il mondo. Questo abate, inoltre, “di spirito profetico dotato”, avrebbe assai per tempo fatto sapere all’imperatore che sua moglie, posseduta dal demonio, era gravida senza saperlo, e in ciò simile ad altre madri di eroi (Olimpia; Azia, madre di Augusto; e Herze-loide; che sognarono di portare un drago in grembo), ella pure fu avvertita da un sogno che avrebbe partorito un tizzone ardente, la fiaccola d’Italia.[…]»
Ernst Hartwig Kantorowicz, nato a Poznań (Polonia) nel 1895, insegnò a Francoforte (1950), poi a Berkeley (1940) e a Princeton (1951), dove morì nel 1963. Tra le sue opere, oltre a Federico II, imperatore, sono da annoverare Laudes regiae (1946), Selected studies (1965) e I due corpi del Re (1967).
Astrologia e Finanza
Autore/i: Acampora Enzo
Editore: Armenia Editore
unica edizione, prefazione dell’autore.
pp. 224, illustrazioni b/n, Milano
Astrologia e finanza è un libro che si prefigge lo scopo di gettare un po’ di luce su un argomento fino ad oggi molto discusso e controverso. Cos’è questa particolarissima e affascinante branca dell’astrologia? E soprattutto, in qual modo è possibile avvalersi dell’aiuto dell’astrologia per effettuare previsioni in materia di economia e di finanze, per cogliere le tendenze di una Borsa valori o di un mercato finanziario, per pronosticare il futuro di un’azienda o di una società? Attraverso una carrellata sugli argomenti più interessanti in materia, questo libro cerca di chiarire nel modo più pratico molti degli interrogativi che più di frequente si affacciano alla mente di tanti di noi: qual è II momento più propizio per comprare o vendere un Immobile? Quando avremo migliori possibilità di ottenere un prestito anziché vedercelo rifiutare? Quali saranno le tendenze future di un metallo prezioso, di una valuta? Quali potranno essere I momenti di maggiore fortuna finanziarla per uno di noi? Come sono gli oroscopi
dei grandi finanzieri?
A queste ed a molte altre domande II lettore potrà trovare una risposta pratica e comprensibile, che lo aiuterà a considerare con occhio più attento e consapevole – anche grazie al numerosi oroscopi esemplificativi contenuti nel testo – un aspetto finora un po’ trascurato della moderna astrologia.
Enzo Acampora è nato nel 1947 e lì svolge, a tempo pieno, la sua attività di traduttore di testi stranieri di astrologia, di articolista e di consulente astrologo. Studia astrologia da dodici anni. È socio del C.I.D.A. (Centro Italiano di Astrologia) ed è un convinto assertore dell’Intramontabile validità dell’astrologia tradizionale. Si occupa particolarmente di oroscopia individuale e di previsioni finanziarie per mezzo dell’astrologia.
La Vita Pensata – Meditazioni Filosofiche
Titolo originale: The Examined Life
Autore/i: Nozick Robert
Editore: Rizzoli
con una premessa di Salvatore Veca, introduzione dell’autore, traduzione di Giulia Boringhieri.
pp. VIII-328, Milano
Voglio riflettere sulla vita e sulle cose importanti nella vita, per chiarire il mio pensiero… e anche la mia vita. (Robert Nozick)
Leggendo e rileggendo queste pagine di Robert Nozick possiamo sentire che la sua filosofia ci accompagna, con intelligenza luminosa, sensibilità e amicizia, nella nostra vita esaminata. (Salvatore Veca)
In questa nuova edizione italiana si ripropone – preceduta da una presentazione di Salvatore Veca – l’opera più coraggiosa e intellettualmente spericolata di Robert Nozick.
Professore alla prestigiosa Harvard University a soli trent’anni, ne La vita pensata (1989) Nozick affronta le questioni più familiari e importanti della nostra vita con il rigore, la lucidità e la chiarezza propri della tradizione analitica. Ci parla della morte, del rapporto tra genitori e figli, della santità della vita quotidiana, dell’amore, dell’amicizia, dell’attività sessuale, delle emozioni, del modo in cui possiamo essere più reali – dotati di uno spessore e di un peso più elevati -, e molto altro ancora. La profondità dei suoi pensieri, la raffinatezza del suo stile argomentativo e della sua scrittura e il personalissimo ritratto di vita che propone ci restituiscono tutta la vitalità e la bellezza della filosofia come esercizio di riflessione su noi stessi. Un esercizio che non ha mai fine.
Robert Nozick (1938-2002) è stato uno dei pensatori più geniali e brillanti della filosofia contemporanea. Tra le sue opere, tutte tradotte in italiano, ricordiamo: Anarchia, stato e utopia (1974), Spiegazioni filosofiche (1981), Invarianze. La struttura del mondo oggettivo (2001).
Le Ragioni del Corpo – I Centri di Energia Vitale nell’Esperienza Cristiana
Una guida per leggere ed ascoltare il segreto linguaggio dello spirito, che si materializza e si esprime attraverso il corpo abitato da centri di energia vitale.
Autore/i: Gentili Antonio
Editore: Editrice Àncora
seconda edizione riveduta e ampliata, introduzione dell’autore, postfazione di Gabriella Cella Al-Chamali, collana: In cammino.
pp. 256, numerose tavole a colori, Milano
«Non esistono parole più chiare del linguaggio del corpo, una volta che si sia imparato a leggerlo» (A. Lowen).
Noi che viviamo in una cultura che oscilla tra idolatria, volgarità, esibizione e svilimento del corpo, spesso siamo analfabeti nel leggere e sordi nelf ascoltare il linguaggio del nostro corpo. Padre Gentili in queste pagine – che attingono alla cultura biblica, alla tradizione cristiana e alla sapienza orientale – insegna a leggere ed ascoltare il segreto linguaggio dello spirito, che si materializza e si esprime attraverso il corpo abitato da centri di energia vitale.
Antonio Gentili (Carrara 1937), sacerdote-religioso, licenziato in teologia e laureato in filosofia. Ha coltivato studi di spiritualità, esplorando le grandi tradizioni meditative dell’Occidente e dell’Oriente. In particolare ha promosso la “preghiera interiore”, quale pratica silenziosa, in Centri di spiritualità, a Eupilio (Co) e a Campello sul Clitunno (Pg). Destinato a Genova, dove entrò nell’Ordine dei Barnabiti, ha accolto con favore l’imprevista quanto apprezzata iniziativa da parte di laici divenuti “cooperatori nella preghiera” (2 Cor 1,11).
Guida corsi di “Preghiera del cuore”, di “Yoga e Cristianesimo” e organizza settimane di “Digiuno e meditazione per la purificazione integrale”. Per Àncora ha curato la prima edizione italiana della Nube della non-conoscenza e gli altri scritti (1997) e ha pubblicato, tra l’altro: I nostri sensi illumina. Saggio sui cinque sensi spirituali (2000); A pane e acqua. Pratica e spiritualità del digiuno (2006); Le ragioni del corpo. I centri di energia vitale nell’esperienza cristiana (2007); Dio nel silenzio. Manuale di meditazione (con Andrea Schnöller, 2009); 8 digiuni per vivere meglio… e salvare il pianeta (2015); e una trilogia sul “sentire”: Sentire Cristo. I verbi del Verbo (2010); Sentire da cristiani (2011); Il sentire di Cristo. Lo “spirito” di Gesù di Nazaret (2012). Con Appunti di Viaggio sono usciti due volumi su La preghiera del cuore (2013) e In silenzio davanti a Dio (2016). Con Ares ha pubblicato Cerca il silenzio. Troverai te stesso e Dio. Intervista con Rosanna Brichetti Messori (2019).
Ozonoterapia
Autore/i: Mattassi Raúl
Editore: Organizzazione Editoriale Medico Farmaceutica
unica edizione, presentazione del Prof. Dott. Guido Tattoni.
pp. VIII-184, numerose illustrazioni a colori e b/n, Milano
Una passeggiata tra i prati dopo un temporale estivo; una nuotata in piscina, e le inevitabili “bevute” di un’acqua dal sapore meno sgradevole dell’usuale; la curiosità che nasce alla lettura di un articolo sulla nocività delle bombolette spray: è facile oggi per l’uomo della strada sentir parlare delle proprietà chimico-fisiche del gas che per il pungente odore è stato battezzato OZONO.
Più infrequente è invece per lo stesso uomo l’occasione di riconoscere questo odore tra i molti effluvi che rendono così caratteristica l’aria degli ospedali.
Sulle ragioni, che potremmo definire ormai storiche, “dellapuzza sotto il naso” della medicina tradizionale nei confronti dell’ozono-terapia; sulla diffidenza dei ricercatori verso un gas tossico ed irritante; sulla impreparazione culturale del medico abituato a prescrivere medicinali liquidi o solidi, è incentrata la prima parte di questo libro scritto dal Dott. Raúl Mattassi.
E se il quadro che emerge può apparire sconfortante; se tanti sentieri appena tracciati rischiano di ricoprirsi di male erbe per mancanza di viaggiatori, ciò dipende dalla situazione reale, ché l’Autore non intende certo peccare di pessimismo: lo si comprende bene dalla cura esaustiva con cui, nella seconda parte del testo, ci ragguaglia sui risultati pratici ottenuti nel campo delle ozono-terapie utilizzate come rimedio specifico o coadiuvante in un numero impressionante di malattie: dall’herpes alla cellulite, dalle arteriopatie alle malattie virali, tanto diffuse con l’aumentare delle trasfusioni e di droghe assunte per via parenterale.
Per rendere più semplice la lettura, sono state aggiunte illustrazioni, schemi, tabelle che completano il testo agevolando i rimandi alla accuratissima bibliografia.
In conclusione, ho accettato con piacere e con una punta di orgoglio di presentare questo libro, e condivido la speranza dell’Autore che queste note invoglino altri medici e sperimentatori all’utilizzo di un metodo di cura semplice, efficace, economico.
Prof. Dott. Guido lattoni
Presidente Onorario della Società Scientifica
di Ossigeno-Ozono-terapia
Milano, febbraio 1985
Guida alla Medicina Omeopatica
Titolo originale: Homoeopathic Medicine
Autore/i: Coulter Harris L.
Editore: EDIUM – Editrice Dimensione Umana
prefazione di Mario Garlasco, traduzione di Grazia Livi.
pp. 90, Milano
Esemplare per chiarezza, precisione e obiettività, questo saggio dell’americano Harris L. Coulter è un punto di riferimento essenziale nella moderna letteratura omeopatica. Chiunque, sano o ammalato, voglia partecipare consapevolmente al problema dell’uomo inteso nella sua unità e individualità, non potrà che tenere questo libro accanto a sè, fra le letture mediche di maggiore interesse.
Le Conchiglie Divinatorie di Osvaldo Menegazzi • Ventidue Arcani Maggiori – Tarocchi
Inventati e Dipinti nel 1975 e Realizzati con la Complicità Stimolante di Vito Arienti
Autore/i: Menegazzi Osvaldo
Editore: Edito in proprio
edizione numerata di 1500 copie, nostro esemplare numero 24.
22 carte + cartoncino numerato e firmato, Milano
Un nuovo Tarocco nasce, inventato da un Artista che da lungo tempo ama, studia, dipinge le conchiglie, le inserisce nelle sue fantasie esistenziali, le fa navigare in cieli apocalittici, miracolosamente salvate in mezzo a frammenti di mondi distrutti e in rovina, testimonianze di epoche lontane ma anche segni di speranza in una vita che deve resistere, continuare e migliorare.
La pianticella della felicità deve aver dato nuovi germogli nel cuore del Pittore che ha ripreso le sue conchiglie fossili, ne ha scelto le più belle: le eterne. Le ha manipolate e trasformate, le ha mescolate con le parole che da sempre gli uomini usano per soddisfare il loro desiderio di poesia, di immaginazione, di magia; per calmare le loro eterne inquietudini e con la divinazione stabilire illusorie ma preziose sicurezze verso un avvenire più o meno prossimo!
«È possibile supporre che tutto l’universo simuli una interminabile proposta divinatoria — scrive Cousté in un suo lucido saggio sui Tarocchi — le acque e le vallate, il fulmine e le stelle, i monumenti e gli oggetti quotidiani sono in attesa di essere letti dall’uomo; aspettano lo sguardo che li spinga a fare parte di una sintassi, che renda di nuovo armonica e piena di rapporti la solitudine sostantiva, il fenomeno primordiale».
Ebbene, ecco che Osvaldo Menegazzi, vi propone le sue ”Conchiglie divinatorie”, ventidue come le lettere dell’alfabeto ebraico e della Cabala, che irraggiano un loro vivo fascino e che vi suggeriscono una màntica divinatoria non minacciosa ma piena di speranze.
Manipolate queste carte, mettetele a confronto a due, a quattro, a sette, e fatele parlare; inventate con esse un vostro linguaggio e mescolatele alle vostre speranze: vi daranno la risposta rassicurante, calda e beneaugurale come è nello spirito del Pittore che ve le ha ora dedicate! (Arì)
Osvaldo Menegazzi è nato a Verona il 6 agosto 1930. Dipinge dal 1968; i suoi quadri, ispirati a conchiglie e panorami sottomarini, sono comparsi in cinque «personali» tra il 1970 e il 1975, e sono stati favorevolmente accolti dalla critica. Appassionato collezionista di carte da gioco, proprietario di un negozio di bric-a-brac e articoli curiosi, di ogni genere, Menegazzi ha trasferito i suoi temi ispiratori in un mazzo di Tarocchi, «Le conchiglie divinatorie», presentato alla Galleria «Studio 84» il 15 novembre 1975.
I Tarocchi dei Visconti – Tarocchi
Le 26 Carte dell’Accademia Carrara
Autore/i: Anonimo
Editore: Accademia Carrara
26 carte + cartoncino informativo, Bergamo
L’Accademia Carrara di Belle Arti fondata a Bergamo dal Conte Giacomo Carrara nel 1795, è oggi una delle più importanti pinacoteche italiane per qualità di opere ed è forse fra le più apprezzate gallerie d’arte dell’intera Europa per il livello notevole di numerosi dipinti che essa possiede.
Tutte le scuole pittoriche italiane sono degnamente rappresentate con opere di grandi maestri e ciò si deve alla raffinata cultura e al gusto sicuro e illuminato del Conte Carrara, del Conte Lochis (1859), del Senatore Morelli (1891), del Marenzi, del Ceresa, del Baglioni e dei numerosi altri donatori che arricchirono progressivamente la Pinacoteca.
Proprio dal nobile Francesco Baglioni furono legate all’Accademia Carrara, nel 1901, le ventisei carte da gioco del tarocco. La rarità le ha rese famosissime, la estrema raffinatezza decorativa le ha accomunate alle più genuine opere d’arte.
Le carte da gioco fecero la loro apparizione nell’Europa occidentale alla fine del medio evo. Il Vescovo di Wiirzburg ne vietò l’uso ai monaci nel 1329, ma la pastorale rispecchia, ad evidenza, una consuetudine vecchia e diffusa; Leopoldo Cicognara le asserisce citate in un trattato del 1299 di certo Sandro di Pipozzo, che più non possediamo a controllo. Nel Quattrocento il nome di carta o tarocco è già corrente e, con il diffondersi del gioco nelle corti e nelle alte classi sociali, nacquero tarocchi preziosi al pari di gioielli, disegni coloriti e decorati dagli artisti più insigni. Poi la moda passò, l’incisione in legno e in rame li rese superflui, il tempo li disperse.
Le carte che il Baglioni legò alla Carrara facevano parte di un mazzo di ben 75 pezzi posseduto dal nobile Alessandro Colleoni. Tagliate in cartone, rivestite di tela a colla forte e gesso, col fondo aureo bulinato impresso a leggero rilievo, orlato, hanno un’intensa gamma cromatica e un’estrema raffinatezza di disegno. Già attribuite agli Zavattari, furono riconosciute dal Longhi come opera giovanile di Bonifacio Bembo per lo stile e il gusto: stile aulico, araldico, cavalleresco quant’altri mai; gusto prezioso, elegante, raffinato. Il motto «a bon droit» di Filippo Maria Visconti lascia intendere come le carte siano state eseguite per la corte di quel principe e nel tempo della sua signoria. Tre delle ventisei carte furono eseguite nel 1480 dal cremonese Antonio Cicognara (la Temperanza, la Luna, il Castello di Pluto).