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Pulcinella

Pulcinella

Il filosofo che fu chiamato pazzo

Autore/i: De Maio Romeo

Editore: Sansoni Editore

premessa dell’autore, in sovraccoperta: Gian Domenico Tiepolo, Il Casotto dei saltimbanchi (particolare), Venezia, Ca’ Rezzonico.

pp. 234, nn. tavole b/n f.t., Firenze

Pulcinella è come Faust e Don Giovanni: un mistero e un mito.
In età moderna le grandi meditazioni su di lui iniziano con Callot e si fanno profonde con Molière, Swift, Voltaire, Diderot, Goethe. L’illuminismo coglie di lui la civiltà dell’ironia, l’autonomia di pensiero, la satira politica.
Ma Pulcinella, con lungo anticipo sugli illuministi, aveva intrapreso memorabili battaglie: contro l’ottusità della scuola, contro l’inferiorità della donna, contro la pena di morte, contro la schiavitù, per l’emancipazione dell’attore.
Prima che storici e filosofi – da Dieterich e . Reich a Croce e Jung – ne ricercassero le origini e i significati, musicisti pittori e poeti aprirono nuove vie alla conoscenza di Pulcinella.
Quando infatti Stravinskij creò il suo Pulcinella, alle spalle c’erano anche Cimarosa e Debussy, Lulli e Rachmaninov. E il Pulcinella di Fragonard, dei Tiepolo, di Goya, di Manet anticipa quello di Picasso, così come la poesia di Fielding, del Belli, del Porta, di Scribe anticipa Libero Bovio.
Da questo libro, che esplora fonti inedite e complesse e che analizza la celebre Maschera in rapporto a temi universali come il linguaggio, la donna, la storia, il Cristo, emerge alla fine che patria di Pulcinella è il mondo, anzi il cosmo, e ancora oltre. Napoli con il suo ethnos fondato sulla scienza del probabile, sulla coscienza del destino e sull’ironia, gli apprestò gli strumenti idonei per esprimersi.
E il miracolo di Pulcinella è questo: che rimane se stesso, in tutte le culture che immedesima. E rimane il suo problema: ’e pecche?

Romeo De Maio è nato a Salerno ed è ordinario di Storia del Rinascimento nella Facoltà di Lettere dell’Università di Napoli. E stato Direttore della Scuola Vaticana di Biblioteconomia e Honor Quest al Warburg and Courtauld Institute. E autore di opere che illustrano Rinascimento e Controriforma, tra cui: Bonsignore Cacciaguerra (Milano – Napoli 1964); Savonarola e la Curia Romana (Roma 1970); Società e vita religiosa a Napoli nell’età moderna (Napoli 1971); Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento (Napoli 1973); Michelangelo e la Controriforma (Bari 1978), un classico ormai; Pittura e Controriforma a Napoli (Bari 1983); Donna e Rinascimento (Milano 1987).

L’Ascesi del Desiderio

L’Ascesi del Desiderio

Il romanzo del Kāmasūtra

Autore/i: Kakar Sudhir

Editore: Neri Pozza Editore

nota dell’autore, traduzione di Francesca Diano.

pp. 304, Vicenza

«Ma sai una cosa? Malli e il venerabile Dattaka avevano entrambi torto», mi disse mentre si girava per allontanarsi.
«L’ultima parte del corpo a invecchiare è il cuore.»

Nell’epoca d’oro dell’India antica, duemila anni fa circa, un giovane kavi, uno studioso poeta, viene folgorato da un’opera appena pubblicata e subito oggetto di infinite controversie: il Kamasutra. L’autore dell’opera, Vatsyayana, un anziano e saggio maestro, vive in un eremitaggio ai bordi della foresta con la giovane e bellissima moglie. Come mosso da un’inevitabile appuntamento con il proprio destino, il kavi decide di raggiungerlo…
Attraverso gli occhi del giovane discepolo, Sudhir Kakar ci riporta ad un mondo in cui paesaggi, profumi, emozioni, e persino le menti dei dotti, ubbidiscono ad una sola legge: quella della bellezza e dell’amore.
È l’epoca in cui si può supporre che il figlio di due cortigiane e di un mercante (così l’autore immagina Vatsyayana), educato all’amore per la donna e alla curiosità per il mondo e la vita, possa comporre un capolavoro come il Kamasutra, che celebra l’assoluta indivisibilità di amore sessuale e amore spirituale. Al termine del viaggio alla corte di Vatsyayana, è in questa unità indissolubile che si compie il destino del giovane kavi. La sublime teoria del Kamasutra, che l’anziano maestro gli ha trasmesso, si trasforma per lui nell’esperienza diretta dell’amore più sereno ed elevato: dell’ascesi che non si dissolve ma celebra il desiderio. Scritto con una lingua elegante e limpida, questo romanzo, accolto al suo apparire in India come un vero e proprio evento letterario, presenta un’indimenticabile galleria di personaggi… quasi un coro che esalta una delle opere più rivoluzionarie ed eterne della civiltà orientale.

«L’evento letterario dell‘anno… Un romanzo che celebra, con rara eleganza, il piacere e la sensualità,» (The India Club)

Sudhir Kakar, uno dei più noti psicanalisti e saggisti indiani, vive a Delhi.
Docente presso prestigiose università in India, Europa e Stati Uniti, è autore di numerosi saggi tradotti in molte lingue, tra i quali ricordiamo: Shamans, Mystics and Doctors e The Colours of Violence. L’ascesi del desiderio è il suo primo romanzo.

Sudhir Kakar, uno dei più noti scrittori, psicanalisti e saggisti indiani, vive a Delhi. Docente presso prestigiose università in India, Europa e Stati Uniti, è autore di numerosi saggi (Shamans, Mystics and Doctors, The Colours of Violence). Presso Neri Pozza ha pubblicato i romanzi L’ascesi del desiderio, Estasi, Mira e il Mahatma e con Katharina Kakar il saggio Gli indiani. Ritratto di un popolo. Ha inoltre curato la raccolta di racconti Storie d’amore indiane.

Wu Wei

Wu Wei

La storia del Saggio che aveva penetrato i segreti del Cielo e della Terra

Autore/i: Borel Henri

Editore: Neri Pozza Editore

a cura di Francesco Fonte Basso, prefazione dell’autore, in copertina: Andô Hiroshige, Veduta sul gorgo di Naruto nella provincia di Awa, part., 1857, London, Victoria and Albert Museum.

pp. 96, Vicenza

«Un libro iniziatico dolcissimo e nitido scritto da un autore della famiglia di Hesse e Castaneda» (Giuseppe Conte)

«…è sicuramente una delle cose migliori che siano state scritte in Occidente sul Taoismo». (René Guénon)

«Quando tu saprai essere Wu Wei, Nonfagente nel senso ordinario e umano del termine, tu sarai veramente, e compirai il tuo ciclo vitale senza sforzo, come l’onda che ci lambisce i piedi. Niente potrà più turbare la tua quiete.
Il tuo sonno sarà senza sogni, e ciò che entrerà nel campo della tua coscienza non ti causerà alcuna preoccupazione.
In ogni cosa vedrai Tao, sarai uno con tutto ciò che esiste e sentirai la natura intera vicina come un’amica, come il tuo stesso io. Accettando senza turbarti i passaggi dal giorno alla notte, dalla vita alla morte, entrerai, sospinto dal ritmo eterno, in Tao ove nulla cambia mai, vi ritornerai, puro come quando ne sei uscito».

Sotto la sua apparenza semplice e senza pretese “erudite”, Wu Wei è sicuramente una delle cose migliori che siano state scritte in Occidente sul Taoismo. Il sottotitolo: «Fantasia ispirata dalla filosofia di Lao-Tzu» rischia forse di rendergli torto; l’autore lo spiega servendosi di certi appunti che gli sono stati rivolti, ma dei quali secondo noi non era obbligato a tenere conto, data soprattutto la scarsa stima in cui, a ragione, tiene le opinioni dei sinologi più o meno “ufficiali”. «Mi sono sforzato soltanto», dice, «di conservare, pura, l’essenza della sapienza di Lao-Tzu… L’opera di Lao-Tzu non è un trattato di filosofia… Quel che Lao-Tzu ci da non sono né forme né materializzazioni, sono essenze. Il mio studio ne è impregnato, non ne è affatto la traduzione». L’opera è divisa in tre capitoli, in cui sono esposti, sotto forma di colloqui con un vecchio saggio, in primo luogo l’idea stessa del “Tao”, poi alcune applicazioni particolari all’“Arte” e all’“Amore”; di questi ultimi due argomenti Lao-Tzu non ha mai parlato, ‘ma l’adattamento, benché forse un po’ particolare, è nondimeno legittimo, perché tutte le cose discendono essenzialmente dal Principio universale. Nel primo capitolo alcune trattazioni sono ispirate o persino parzialmente tradotte da Chuang-tzu, il cui commento è sicuramente quello che meglio chiarisce le formule così concise e sintetiche di Lao-Tzu. L’autore pensa a ragione che sia impossibile tradurre esattamente il termine “Tao”, ma forse non ci sono tanti inconvenienti, come egli sembra credere, a renderlo con “Via”, che è il senso letterale, a condizione di mettere bene in evidenza che si tratta di una designazione del tutto simbolica, e che d’altronde non può essere altrimenti, qualunque parola si adoperi, perché si tratta di ciò che in realtà non può essere nominato. Approviamo invece incondizionatamente Borel quando protesta contro l’interpretazione che i sinologi danno del termine wu wei, considerandolo equivalente a “inazione” o a “inerzia”, mentre «occorre vedervi esattamente l’opposto» […] Consigliamo assai vivamente la lettura integrale del libro, che del resto si legge con molto piacere, con ciò senza nulla togliere al suo valore di pensiero. (René Guénon)

The Anasazi

The Anasazi

Prehistoric People of the Four Corners Region

Autore/i: Ambler J. Richard

Editore: Museum of Northern Arizona

photography by Marc Gaede.

pp. v-58, illustrated in color and b/n, Arizona

“More archaeology has been done in the southwestern United States than in any other area of comparable size in the world. After a century of excavation, archaeologists realize how little they know of the prehistoric people of the Southwest, even though the broad outlines of the story have been discernible for decades. Several major groups have been defined, among them the Anasazi, who lived in the region surrounding the point where the modern states ofUtah, Colorado, Arizona, and New Mexico meet. Dozens of archaeologists have devoted their lifetimes to studying the Anasazi. In the process, they have written many thousands of detailed pages describing the ruins, artifacts, and lifeway of these ancient people.
This book is an attempt to reduce the voluminous technical literature to a more easily grasped visual and verbal form, condensing the information that has been so painstakingly gathered on the Anasazi. It is the efforts of several generations of archaeologists and their co-workers that have made this book possible, but in the interest of brevity and readability, references are not given in the text. For the few original ideas expressed in the following pages, I will happily take the credit or blame, but the germs for those thoughts often have been planted by others.
During the course of the preparation of this book, a number of people have been most generous with their time and talents. For making collections available for photography, allowing access to specific ruins, making helpful suggestions on the text and photographs, typing, assisting with the myriad details of publication[…]”

Dick Ambler was born in Colorado and has lived most of his life in the Southwest. His thirty years of archaeological work has included excavations and surveys in alI FourCorners states, as well as Wyoming and Texas. He holds an M.A. degree in anthropology from the University of Arizona and received his Ph.D. in anthropology from the University of Colorado in 1966. He presently is Research Professor of Anthropology Emeritus at Northern Arizona University. The Anasazi are one of his main research interests, particularly the earlier stages of their development. Currently, he is engaged in studies of the technology of the Anasazi and other prehistoric groups. He is the author of numerous technical articles and books dealing with southwestern archaeology.

Marc Gaede has been a U. S. Marine Corp photographer, Curator of Photography for the Museum of Northern Arizona, temporary assistant to Ansel Adams, and Photographer in Residence at the Center for Creative Photography at the University of Arizona. Mr. Gaede holds a Bachelor of Science degree in Anthropology from Northern Arizona University and a Master of Fine Arts from Art Center College of Design.

Angeli

Angeli

Esseri di luce – Messaggeri celesti – Custodi dell’uomo

Autore/i: Giovetti Paola

Editore: Edizioni Mediterranee

premessa dell’autrice.

pp. 160, nn. tavole a colori e b/n f.t., Roma

Finalmente un libro che parla di angeli, dopo tanto parlare di diavoli, messe nere e indemoniati. Un tempo gli angeli erano ancora una componente naturale e non controversa delle concezioni religiose delle persone di fede; oggi ben pochi prestano loro attenzione. Non per questo viene meno la realtà metafisica degli intermediari tra il regno umano e quello divino, sancita dai testi sacri di tutti i tempi e di tutti i popoli.
In questo libro tali tradizioni, cristiane e non cristiane, vengono considerate e descritte; si parla inoltre degli angeli dei mistici e dei santi, dell’«angelo caduto» e delle gerarchie angeliche di Dionigi Aeropagita.
Non mancano capitoli meno «ortodossi» ma altrettanto coinvolgenti: gli angeli di Emanuel Swedenborg e di Rudolf Steiner, l’Essere di luce che appare ai morenti, le creature angeliche che contribuirono alla creazione della comunità di Findhorn in Scozia, i «salvataggi angelici», la scoperta compiuta dalla psicologia d’avanguardia dell’«angelo in noi».
Infine un capitolo sul motivo dell’angelo nell’arte e due interviste sugli angeli: esperienze dirette col custode angelico.
Il messaggio del libro è chiaro e univoco: apriamoci alla possibilità di credere alla lieta e consolante presenza dell’angelico protettore – il che significa fare appello alla parte migliore di noi stessi e ascoltare quella voce lieve ma costante che ci spinge sempre al meglio e ci invita ad alzare gli occhi verso l’alto.

Paola Giovetti, nata a Firenze, risiede a Modena. È laureata in lettere e ha svolto attività di insegnamento coltivando al tempo stesso l’interesse per le tematiche di confine. Da alcuni anni si dedica esclusivamente alla ricerca e alla divulgazione in questo campo.
E autrice di numerose inchieste da cui ha tratto vari libri: «Qualcuno è tornato» (Armenia 1981 e 1988), «Arte medianica» (Edizioni Mediterranee 1982), «Viaggi senza corpo» (Armenia 1983), «Medium, veggenti e guaritori» (Rizzoli 1984), «I guaritori di campagna» (Edizioni Mediterranee 1984), «Inchiesta sul paradiso» (Rizzoli 1986), «Dizionario del Mistero» (Edizioni Mediterranee 1986), «I messaggi della speranza» (Edizioni Mediterranee 1987), «I misteri intorno a noi» (Rizzoli 1988).
È redattrice di «Luce e Ombra», la più antica rivista italiana di parapsicologia, e svolge anche su riviste a larga diffusione (in particolare «La Domenica del Corriere» e «Astra») la sua attività giornalistica. Ha partecipato a programmi radiofonici e televisivi e a numerosi congressi, sia in Italia che all’estero. Sta curando per le Edizioni Mediterranee la nuova collana «New Age».

Salto Indietro

Salto Indietro

Autore/i: Kaplan Mita

Editore: Edizioni Mediterranee

in copertina: Cárdenas, Maternité, 1957.

pp. 220, Roma

Si vive fra i morti. Ci sono il coraggio e la paura, la generosità e le avarizie, la bontà e l’egoismo delle creature umane, c’è la fiera di vanità che è la vita, tutto tanto più vano e tutto al tempo medesimo tanto più prezioso in quanto sappiamo continuamente – ci è detto costantemente – che passerà, che sarà stroncato in maniera tragica dalle invasioni, la conquista dall’est e la conquista dall’ovest, dalla guerra, dal nazismo.
L’ambiente è quello degli ebrei di Riga, il tempo quello dell’incredibile indipendenza della Lettonia senza protettori e senza alleati fra le due grosse macchine di tirannide e di armamenti, la Germania di Hitler e la Russia di Stalin.
Gli ebrei baltici partecipano fieramente della cultura russa e della cultura tedesca; sono stranieri per tutti perché sono l’innesto del genio occidentale su quello orientale. Avrebbero dovuto essere gli interpreti e sono invece stati gli schiacciati dalla morsa, i perseguitati da piccoli e da grandi, alla fine le vittime del massacro. Questa luce livida, questo fetore di camere a gas incombe dall’avvenire sul presente della narrazione, che si insinua e che riverbera sul muoversi agitato di piccole ombre, dei pescivendoli e dei commercianti, dei bambini e delle bambine, sulle antipatie e le oppressioni familiari, sulla pietà di un padre incapace, sulle urla ora musicali ora psicotiche di una madre prepotente, ingiusta e malvagia.
Una bambina, una ragazza cresce: cresce all’odio e alla ricerca d’amore. Il legame psicanalitico fra il dramma di non sentirsi voluta e il dramma di cercare affetto incapace di contraccambiarlo perché non ha avuto modo di farne riserva è dichiarato: l’insufficienza e l’incompetenza sentimentali scoppiano oppure scoppiettano in pianto e in frizzi, in terrori o in vicende umoristiche, nel contrasto, nell’assurdo, nel simbolo che pur vige entro i dolori dei piccoli, del grande pianto dei figli dell’uomo. (Ruggero Orlando)

Il Sacrosanto Mistero dell’Altare

Il Sacrosanto Mistero dell’Altare

(De sacro Altaris Mysterio)

Autore/i: Innocenzo III

Editore: Libreria Editrice Vaticana

prima edizione italiana a cura di Stanislao Fioramonti, presentazione di Manlio Sodi.

pp. XLII-434, illustrazioni b/n, Città del vaticano

Dalla presentazione di Manlio Sodi:
«Vari sono i motivi che hanno concorso nella decisione di far apparire l’opera De sacro Altaris Mysterio nella presente collana.
All’origine, però, sta il fatto che mentre ormai è abbastanza ben conosciuta l’opera dei Padri e delle antiche fonti liturgiche racchiuse nei Sacramentari, meno nota risulta la produzione letteraria del Medio Evo. In particolare è chiara la consapevolezza che la storia della teologia dell’Eucaristia manca ancora di una trattazione seria per il periodo del Medio Evo. Una delle ragioni è da ricercare nel fatto che molte fonti risultano poco o per nulla conosciute.
È in questa linea, pertanto, che va collocata l’attuale edizione. Il trattato di Innocenzo III appare ora per la prima volta in lingua italiana, con accanto il testo latino ripreso dalla Patrolagia Latina. In tal modo il lettore può confrontarsi, all’occorrenza, con il linguaggio originale dell’Autore.
Con la presente opera il lettore può accostare anzitutto l’Ordo Missae così come si presenta agli inizi del sec. XIII. I sei libri che seguono permettono poi di addentrarsi nella conoscenza dei ministri del culto e dei paramenti sacri (libro I); nel complesso di quei riti che vanno dall’ingresso fino al prefazio (libro II); nel commento alla prima parte del Canone (libro III); nel commento alle parole della consacrazione eucaristica (libro IV); nel commento alla seconda parte del Canone e alla Preghiera del Signore (libro V); e finalmente nel commento ai riti di comunione e di congedo (libro VI).[…]»

La Napoli di Bellavista

La Napoli di Bellavista

Sono figlio di persone antiche

Autore/i: De Crescenzo Luciano

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

pp. 144, riccamente e interamente illustrato b/n, Milano

Nel 1857 Francesco De Bourcard, editore e scrittore napoletano, pubblicò un libro intitolato: Usi e costumi di Napoli e dintorni, attualmente riedito dalla Longanesi. Per quest’opera il De Bourcard si avvalse dell’aiuto dei maggiori scrittori napoletani dell’epoca, quali il Mastriani, il Rocco, il Dalbono, e di grandi pittori come Filippo Palizzi, Paolo Mattei e Teodoro Duclere.
Un secolo dopo Luciano De Crescenzo sente il bisogno di rifare il punto della situazione e fa tutto da sé. Non avendo a disposizione un Palizzi, per le immagini si avvale della sua macchina fotografica, mentre per le descrizioni dei «mille mestieri» continua il discorso già cominciato nel suo Cosi parlò Bellavista.
150 fotografie e una trentina di «fattarielli» bellavistiani daranno al lettore la sensazione di vivere all’interno di questa stranissima città.
Si tratta di flash, interviste e racconti che a volte divertono e a volte fanno pensare.
E cambiata Napoli dai tempi di De Bourcard?
È difficile dirlo. Oggi ovviamente i napoletani, in particolare i giovani, hanno acquisito una diversa coscienza sociale e politica, purtuttavia resta immutato il carattere di questo-popolo che mentre copre con uno strato di humor il suo tragico-quotidiano, rivela sempre nel modo di essere una profonda malinconia. Non a caso De Crescenzo voleva intitolare questo libro: «Sono figlio di persone antiche».

Luciano De Crescenzo, lo sappiamo, fa un po’ di tutto: ingegnere per più di vent’anni nel settore dei calcolatori elettronici, diventa improvvisamente scrittore e pubblica uno dei maggiori successi editoriali degli anni ’70: Cosi parlò Bellavista e l’anno successivo Raffaele, dove si rivela anche come cartoonist Nel frattempo lo ritroviamo sceneggiatore cinematografico, collaboratore di vari quotidiani e presentatore televisivo. A questo punto credevamo di aver chiuso con il numero delle sue attività, quando ecco che si ripresenta come fotografo. È nato a Napoli.

Un Universo di Simboli

Un Universo di Simboli

Gli affreschi della cripta nella cattedrale di Anagni

Autore/i: Autori vari

Editore: Viella Libreria Editrice

premessa e cura di Gioacchino Giammaria, saggio introduttivo di Chiara Frugoni, con scritti di: Martina Bagnoli, Alessandro Bianchi, Herbert L. Kessler, Mario Natali, Alessandro Tomei, Antonella Mazzon, Donatella Fiorani, Frederik W.N. Hugenholtz.

pp. 134, 37 illustrazioni b/n, 61 tavole a colori f.t., Roma

Gli affreschi conservati nella cripta della cattedrale di Anagni sono uno dei più interessanti cicli pittorici del Duecento nell’Italia centrale, per la qualità artistica e per i valori iconografici.
Nel corso del tempo il progressivo degrado li aveva resi quasi illeggibili. L’Istituto Centrale del Restauro tra il 1987 e il 1999 ha attuato un complesso processo di monitoraggio prima, e di pulitura e recupero poi. Il lungo lavoro, esemplare per professionalità e metodologie impiegate, ha restituito agli affreschi i loro vivacissimi e splendidi colori e ha permesso agli studiosi una rilettura dell’intero ciclo che ha portato a nuove ipotesi di datazione e di interpretazione iconografica.
Non solo la cripta è tornata sfavillante, come se fosse da poco ultimata, ma sono di nuovo leggibili, in un ambiente comunicante, anche gli affreschi dell’oratorio dedicato a san Tommaso Becket, il cui programma può essere letto come un manifesto politico in riferimento alle tempestose relazioni fra l’imperatore Federico II e il papato.

Visualizza indice

Gioacchino Giammaria, Premessa
Chiara Frugoni, Alcune considerazioni in margine agli affreschi
Donatella Fiorani, La cripta e la cattedrale: annotazioni sull’architettura
Alessandro Bianchi, Resoconto del restauro, della storia conservativa e cenni sulle tecniche esecutive
Alessandro Tomei, Gli affreschi: una lettura
Frederik W. N. Hugenholtz, Un manifesto politico
Martina Bagnoli, Le fonti e i documenti per l’indagine iconografica
Mario Natali, I miracoli di san Magno di Trani
Herbert L. Kessler, L’oratorio di San Tommaso Becket
Antonella Mazzon, I testi epigrafici
Abbreviazioni
Opere citate
Indice delle figure
Indice delle tavole
Referenze fotografiche
Indice dei nomi e dei luoghi

La Magia Naturale nel Rinascimento

La Magia Naturale nel Rinascimento

Testi di Agrippa, Cardano, Fludd

Autore/i: Enrico Cornelio Agrippa; Cardano Girolamo; Fludd Robert

Editore: Utet

introduzione di Paolo Rossi, traduzioni e note di Silvia Parigi.

pp. 136, nn. tavole a colori e b/n, 1 tavola a colori ripiegata f.t., Torino

Dall’introduzione di Paolo Rossi:
«Le molteplici serie di attività che si è soliti designare con il generico termine di magia hanno la fortissima tendenza a diventare difficilmente distinguibili da altre attività, solitamente designate con altri nomi. Anche la magia del Rinascimento, come ha scritto D. P. Walker, è sempre sul punto di risolversi in arte, in scienza, in psicoterapia, in religione. È questo un punto importante perché non si diventa maghi, né nell’ambito della magia naturale né in quello della magia demoniaca, così come si può diventare oggi dottori commercialisti o professori di biologia o fisici teorici. Per una ragione molto semplice: perché nell’universo della magia il sapere e la verità hanno una caratteristica fondamentale. Non sono accessibili a tutti gli uomini né in linea di fatto né in linea di principio. A proposito della magia si è sempre usato, e non per caso, il termine iniziazione. Per giungere ad essere un mago e per praticare la magia è necessario che l’uomo giunga a partecipare ad un principio che è superiore alla sua natura. Bisogna conferire a se stessi un modo d’essere quasi divino, che metta in grado di compiere opere miracolose o ammirande. La definizione che San Tommaso dava della grazia quaedam similitudo divinitatis participata in homine potrebbe, isolata dal suo contesto, essere inserita in molti testi di magia.[…]»

Le tecniche magiche e quelle alchemiche sono, insieme, una via per operare sul mondo e un processo di rigenerazione religiosa. La conoscenza magica è anche salvezza. Il processo che conduce al raggiungimento della perfezione individuale coincide con quello che conduce al dominio sulla natura. Non a tutti è dato di raggiungere la perfezione. Non a tutti è dato, di conseguenza, di conoscere la natura e di dominarla. La disciplina ascetica, il distacco dal mondo, l’ascolto della parola del maestro, l’illuminazione, la capacità di sollevarsi a un livello inattingibile ad altri uomini sono anch’essi elementi costitutivi del sapere magico. Su questo piano nascono e si intrecciano temi che ricompaiono in innumerevoli testi, che vengono ripresi da autori diversi e lontani nel tempo, che si configurano, in certa misura, come delle costanti.

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Introduzione, di PAOLO ROSSI

Nota bibliografica

HEINRICH CORNELIUS AGRIPPA VON NETTESHEIM, La filosofia occulta (scelta)

GIROLAMO CARDANO, La varietà delle cose naturali (scelta)

ROBERT FLUDD, Storia metafisica, fisica e tecnica dei due mondi, cioè del maggiore e del minore, ripartita in due tomi secondo la divisione del cosmo (scelta)

I Segreti dei Samurai

I Segreti dei Samurai

Le antiche arti marziali

Autore/i: Ratti Oscar; Westbrook Adele

Editore: Edizioni Mediterranee

prefazione e introduzione degli autori, traduzione di Roberta Rambelli.

pp. 500, 1000 disegni b/n, Roma

Questo volume dedicato alle arti marziali del Giappone feudale, illustra dettagliatamente le armi, le tecniche, le strategie e i principi di combattimento che resero così terribili i guerrieri giapponesi. Si tratta dell’unica opera occidentale dedicata a questo argomento. Partendo da una panoramica delle prime lotte tumultuose per la supremazia politica, il volume segue e presenta l’affascinante ed inarrestabile ascesa della classe militare verso il potere assoluto. Tutte le più importanti arti marziali sono esaminate in maniera particolareggiata, e l’evoluzione di ognuna di esse è seguita attraverso i più famosi maestri e combattenti. Gli autori trattano inoltre di metodi di preparazione e di allenamento pressoché sconosciuti, considerati generalmente esoterici e spesso anche di origine divina: essi avevano lo scopo di aiutare lo sviluppo del potere interiore dell’uomo, e di fondere tutte le sue energie in un’unica forza concentrata. Il volume si conclude alle soglie dei tempi moderni, e fornisce in tal modo un’ampia e accurata retrospettiva per una migliore comprensione delle arti marziali così come vengono oggi praticate, che si sono irradiate dal Giappone in tutto il mondo. Riccamente illustrato, questo studio si approfondisce su ogni forma e tipo di arte marziale, a mani nude o con armi. Oltre che appassionati e cultori di arti marziali, il volume interessa anche studiosi e collezionisti di armi ed armature, i quali troveranno nel testo numerose e dettagliate illustrazioni.

Oscar Ratti, oggi illustratore e grafico pubblicitario, si è laureato in Lettere classiche e Legge presso l’Università di Napoli. E stato campione universitario di lotta Greco-Romana e membro della squadra agonistica di Judo. In seguito si è trasferito negli Stati Uniti, dove ha iniziato a studiare l’Aikido, estendendo poi i suoi interessi a tutte le Arti Marziali. Oltre ad essere coautore di questo libro. Oscar Ratti lo ha anche illustrato in maniera eccellente. Adele Westbrook e Oscar Ratti, inoltre, hanno insegnato Arti Marziali a New York. lavorando con gruppi di giovani nei centri affiliati all’Y.M.C.A.

Adele Westbrook, che lavora per una delle più grandi agenzie pubblicitarie del mondo, ha studiato Filosofia alla Columbia University, dove, nello stesso periodo.
Oscar Ratti si laureava in Lingue classiche. Essi iniziarono a praticare l’Aikido insieme, studiando presso i più grandi maestri negli Stati Uniti e in Europa.
Il loro comune interesse per il pensiero e le arti marziali orientali del passato e di oggi li ha portati a scrivere insieme questo libro veramente unico e completo sull’argomento.
Per le Edizioni Mediterranee hanno pubblicato anche l’importante opera «AIKIDO E LA SFERA DINAMICA».

Ecologia Buddhista

Ecologia Buddhista

Autore/i: Batchelor Martine; Brown Kerry

Editore: Neri Pozza Editore

introduzione e cura degli autori, traduzione di Luigi Dal Lago.

pp. 176, Vicenza

«Il mio sogno è che l’umanità e la natura possano vivere in pace e in armonioso equilibrio» (Dalai Lama)

«Un monaco chiese una volta al maestro Nansen: “Dove andrai, Maestro, tra cento anni?” Il maestro rispose: “Sarò un bufalo delle praterie”. Il monaco allora domandò: “Posso seguirti anch’io?” Il maestro rispose: “Come vuoi… Porta però con te una manciata d’erba!”» Così narra un aneddoto della tradizione Zen, che i monaci buddhisti amano ricordare per indicare ciò che si cela dietro la parola Dharma. Una parola che noi traduciamo con religione e che, negli insegnamenti del Buddha, è soltanto la legge sacra che regola l’universo intero. Dharma è, appunto, tutto quello che vive: un essere umano ma anche un bufalo delle praterie, la luce del sole come pure la rugiada delle foglie, le zanzare, i cani, i gatti, le piante, i pinguini… Dharma è, perciò, anche quello che fa del buddhismo una religione radicalmente ecologica o un’ecologia radicalmente religiosa.
In questo libro, attivisti impegnati nel buddhismo, maestri e studiosi (da Stephen Batchelor al venerabile Ajahn Pongsak – il monaco che vive nelle foreste della Tailandia settentrionale e che ha fondato un’associazione di “monaci verdi” – a Thich Nhat Hanh fino a Sua Santità il Dalai Lama) si soffermano su questo aspetto essenziale del buddhismo. Il libro è suddiviso in tre sezioni – la prospettiva ambientale che si ricava dalle scritture buddhiste, il contributo che questi insegnamenti hanno dato alla formazione di uno stile di vita ecologico, l’atteggiamento dei buddhisti di fronte alla crisi ambientale mondiale -, ma può anche essere letto come un’unica appassionata narrazione dell’armonia che governa il mondo, della connessione che abbraccia tutte le cose, dell’“interezza” della vita illuminata, in cui distinzioni e separazioni, come quelle «tra lavoro e festa, spiritualità umana e cura dell’ambiente naturale», scompaiono quale «acqua che scorre».
Opera che mostra come al centro del buddhismo non vi sia uno «stato mistico in cui si dispiegano visioni di beatitudini ultraterrene, ma una serie di risposte alla domanda: come debbo vivere in questo mondo?», Ecologia buddhista rappresenta un contributo unico alla battaglia ecologista: il soccorso di un’antica religione alla più attuale delle lotte.

Martine Batchelor, francese, ha trascorso dieci anni come monaca buddhista in un monastero Zen in Corea. Ha tradotto The Korean Way of Zen (La via coreana dello Zen) e di recente ha completato The Bottomless Boat: The Zen journey of Two Women (La barca senza fondo: l’itinerario Zen di due donne). Vive in Inghilterra.

Kerry Brown, neozelandese, consulente di religioni del WWF, dirige l’International Sacred Literature Trust. Ha curato la pubblicazione di numerosi libri sulle grandi religioni. Vive in Inghilterra.

Mangiando al Chiaro di Luna

Mangiando al Chiaro di Luna

Come le donne possono trasformare il loro rapporto con il cibo

Autore/i: Johnston Anita

Editore: Orme Editori

traduzione dall’inglese di Natascia Pennacchietti.

pp. 192, Roma

Ogni giorno, un gran numero di donne lotta ossessivamente con il proprio peso. Il loro fisico diventa un campo di battaglia tra il cibo e il grasso, tra la voglia di modellare il corpo a un ideale maschile – più rigido, muscoloso e ossuto – e l’incapacità di accettare gli aspetti più femminili. Mangiano in modo compulsivo o si rifiutano di farlo, e nel disperato tentativo di sintonizzarsi con il proprio organismo finiscono per detestare se stesse: il cibo diventa il principale nemico e il corpo un vile traditore.
La psicologa Anita Johnston, dopo aver studiato a lungo i problemi legati al ruolo della donna nella società, si è dedicata ai meccanismi psicologici che si nascondono dietro i disturbi alimentari. Il cibo non è altro che la rappresentazione di qualcosa di molto più grande, e quella sensazione di vuoto non è fisica, ma spirituale o emotiva: “dovremmo chiederci di cosa realmente siamo affamate, quali sono i desideri negati o nascosti”.
Mangiando al chiaro di luna è un libro che ogni donna dovrebbe leggere, a prescindere dal fatto che soffra o meno di un disordine alimentare. Con l’apporto di fiabe, leggende e storie tratte dalla cultura popolare di diversi paesi, l’autrice indaga e svela tutti gli aspetti del femminino, parla alla più intima essenza di ogni donna, spingendola a non avere paura della propria diversità e delle proprie potenzialità, bensì a svilupparle per viverle appieno.
Nei venti capitoli che compongono il libro, l’autrice ci conduce in un viaggio che è rivelatore, sorprendente, pieno di spunti di riflessione e di soluzioni per ritrovare la gioia di essere donna: dal rapporto madre-figlia alla scoperta della sessualità, dall’importanza di affidarsi all’intelligenza intuitiva fino alla capacità di essere assertive, di non temere il giudizio di coloro che amiamo o di una società incentrata da secoli sulla supremazia dell’elemento maschile.
Un libro che vale più di mille diete, perché va dritto al cuore della questione: per anni le donne sono state costrette ad assomigliare a un modello costruito da uomini, e di questo modello sono rimaste prigioniere rischiando di perdere la loro vera identità.

«Non credo che esista una voce più sensibile, delicata e attenta di quella di Anita Johnston nell’affrontare i più complessi aspetti del genere femminile». (The New York Times)

«Mangiando al chiaro di luna è un libro che arriva dritto al nocciolo della questione: non è il cibo il vero problema, ma il modo in cui le donne si prendono cura di se stesse e della loro diversità». (Elle)

«Più che di un manuale di self-help, quello di Anita Johnston è un atto d’amore profondo verso l’essere femminile». (Psychology Today)

Anita Johnston è una psicologa che ha dedicato interamente la sua carriera allo studio del mondo femminile. Dopo aver concluso il dottorato di ricerca in Psicologia clinica, nel 1982 è stata co-fondatrice dell’Anorexia and Bulimia Center of Hawaii per aiutare il crescente numero di donne con disturbi alimentari.
Oltre a esercitare privatamente, la Johnston tiene moltissime conferenze in tutto il mondo per associazioni professionali, università e istituti medici.
Vive con suo marito e le sue due figlie alle Hawaii.

Dioniso e Arlecchino

Dioniso e Arlecchino

Introduzione storica all’arte del teatro

Autore/i: Capriolo Ettore

Editore: Antonio Vallardi Editore

pp. 124, nn. illustrazioni a colori e b/n, Milano

Il teatro esiste da tempi antichissimi: le sue origini si confondono con l’origine dell’uomo. Nelle radure e sulle rive del mare, nelle capanne e nelle grotte, nei riti magici e nelle cerimonie religiose si compie quella lunga gestazione che in Grecia trova la prima coerente manifestazione duemilacinquecento anni orsono e che da allora non ha cessato di legare in un misterioso rapporto gli attori alla collettività cui si rivolgono. In questo volume si cerca di ricostruire questo nesso mutevole e il lungo itinerario dello spettacolo i cui mezzi di espressione si rivolgono all’uomo nella sua totalità, alla ragione come ai suoi sensi, alla coscienza come all’inconscio.
Sediamoci dunque in poltrona e guardiamo.

Mocassini Bianchi

Mocassini Bianchi

Uomini donne e ragazzi, catturati da tribù indiane, raccontano le loro vicende, dai massacri alla prigionia alla fuga

Autore/i: Drimmer Frederick

Editore: Longanesi & C.

traduzione dall’originale inglese di Sem Schlumper.

pp. 264, 35 illustrazioni e foto dell’epoca b/n, Milano

Come spiega Drimmer nella sua presentazione, in questo volume egli ha scelto una serie di narrazioni fatte da persone che scamparono alle stragi degli indiani, o furono fatte loro prigioniere per qualche tempo. Certuni di questi racconti furono all’epoca oggetto di pubblicazione e seguiti da migliaia di lettori; e poi vennero dimenticati, e molto ingiustamente, perché spesso offrono un quadro completo e realistico degli usi e costumi degli indiani, e sfatano molte leggende fiorite soprattutto quando il cosiddetto progresso decise la condanna di popoli che a modo loro erano civili e sensibili, e dotati di umanissime reazioni.
A riprova di questo fatto quanti erano catturati da giovani finivano con l’attaccarsi tenacemente alla famiglia adottiva e ai modi di vita della tribù. Assai affettuosi con la prole, i pellerossa castigavano molto di rado i figli, e la madre indiana trattava il bimbo bianco adottato esattamente come i suoi. Se una prigioniera bianca sposava un indiano, molte volte era riluttante a rientrare nelle comunità civili, e così anche gli uomini. Infatti, il famoso John Tanner, uno dei tanti «uomini chiamati cavalli», restituito alla sua gente aveva dimenticato non solo la propria lingua, ma anche il proprio nome.
Non è vero poi che la scotennatura per quanto brutale risultasse sempre mortale, e che le donne catturate subissero violenze e torture… I periodi storici variano, come variano le tribù di cui si parla, e abbiamo così una traccia interessante per interpretare la mentalità degli indigeni americani. In questo ampio panorama, risulta singolare la vicenda di Fanny Kelly che, con uno stratagemma, riuscì non soltanto a recuperare la libertà, ma a far imprigionare i capi indiani che l’accompagnavano.

Storia della Letteratura Giapponese

Storia della Letteratura Giapponese

Autore/i: Magnino Leo

Editore: «Academia» Casa Editrice

introduzione dell’autore.

pp. 316, Milano

Dall’introduzione dell’autore:
«Studiare la civiltà di un popolo significa ricercarne il carattere nazionale, in modo da conoscere lo spirito che lo anima in tutte le sue manifestazioni.
Troppo si è ripetuto che la civiltà del Giappone non è altro che l’eredità della civiltà cinese, importata col buddhismo nel VI secolo d. C.
Il contributo della civiltà cinese fu senza dubbio di grande valore per l’evoluzione del popolo giapponese, e costituisce ancor oggi un elemento della massima importanza nella cultura nipponica.
Lo stesso si dica per quanto riguarda l’apporto della cultura occidentale all’epoca della restaurazione Meiji, anche se vogliamo tacere sull’opera svolta dai primi missionari cattolici nel secolo XVI e XVII: all’inizio dell’era Meiji i giapponesi importarono dall’Europa un notevole complesso di usanze che presto si riflessero sull’arte, sulla letteratura, sull’economia e sulla politica: a un attento indagatore dell’anima giapponese non può però sfuggire come, pur avendo la classe intellettuale adottato con entusiasmo le nostre usanze, il vero spirito del popolo sia rimasto quale era all’epoca dei samurai: la psicologia orientale, la diversità delle concezioni religiose, etiche e sociali, la poca conoscenza della lingua, rendono arduo, se non impossibile, a un europeo penetrare nell’intimità dell’anima giapponese.[…]»

La Tradizione Intellettuale dell’Occidente

La Tradizione Intellettuale dell’Occidente

Da Leonardo a Hegel

Autore/i: Bronowski Jacob; Mazlish Bruce

Editore: Edizioni di Comunità

prefazione e introduzione degli autori, traduzione dall’inglese di Giovanni Giudici.

pp. 552, nn. tavole b/n f.t., Milano

Dall’introduzione degli autori:
«Questo è uno studio sullo sviluppo delle idee dal Rinascimento all’inizio del secolo decimonono: per contenuto e per impostazione esso si differenzia sotto molti aspetti da altre opere di analogo argomento.
Dovremo anzi fin d’ora richiamare l’attenzione del lettore su tre varianti fondamentali che sono vere e proprie varianti di principio.
Anzitutto questa è una storia intellettuale nel senso più ampio: essa non si limita alle idee di un singolo specifico settore, la politica, ad esempio, o la filosofia. La ricerca si volge a tutte le fasi dell’attività intellettuale, e una delle caratteristiche importanti del nostro libro è appunto lo sforzo di mettere in evidenza l’interrelazione esistente fra idee appartenenti a diversi campi. In modo particolare dedichiamo un’attenzione più approfondita del consueto al pensiero scientifico, ai movimenti letterari e alle esperienze innovatrici nel campo artistico.
In secondo luogo, siamo dell’opinione che la storia delle idee debba accompagnarsi ad una concreta conoscenza degli avvenimenti ad esse contemporanei: lo studio delle idee si svolge secondo una linea progressiva e il lettore avvertirà alla base di questo studio il contesto degli avvenimenti storici, le caratteristiche dell’ambiente materiale nel cui ambito le idee si sono andate sviluppando. Dovrà insomma scorgere l’influenza degli avvenimenti sulle idee, e delle idee sugli avvenimenti. Pertanto, il nostro libro dedica un’attenzione più approfondita del consueto alla storia delle varie epoche che abbraccia; in modo particolare mette in evidenza l’importanza delle invenzioni tecniche e delle innovazioni sociali che si accompagnano alle nuove idee e che rivelano in termini concreti il vigore intellettuale di una collettività.
In terzo luogo, noi crediamo che il modo più giusto di presentare un’idea sia quello di affidarla alle parole degli stessi uomini ai quali essa ebbe a rivelarsi: pertanto abbiamo costantemente seguito la norma di collegare direttamente le idee agli uomini che ne furono assertori, singoli individui o gruppi di individui. In generale ogni capitolo tende ad inquadrare un uomo o un gruppo di uomini tali da esprimere e significare un particolare modo di pensiero: uomini come Descartes e Bentham, gruppi di uomini come i primi umanisti o gli industriali dissenzienti della Lunar Society. Questi uomini non vengono presentati sotto una specie eroico-drammatica, ma piuttosto come viventi incarnazioni del pensiero di una epoca e l’aspetto interessante delle loro vite è soprattutto nell’avere essi sofferto i conflitti del tempo come vivo travaglio delle loro coscienze individuali. Questi tre principi, secondo” noi, conferiscono una concreta realtà alla storia delle idee: le idee non sono pensieri morti, anche se hanno perduto lo Smalto della contemporaneità, perchè rimangono sempre come altrettante tappe nell’evoluzione del pensiero più recente o contemporaneo. Abbiamo dunque voluto presentare le idee nelle varie epoche non come fossili, ma come organismi in crescita; non come farfalle in una bacheca, ma come vitali attività dello spirito umano. Questa è una storia della vita delle idee: una vita attiva, varia e mutevole. Per questo l’abbiamo Voluta impostare e svolgere nei termini di una completa narrazione storica.[…]»

La Terra dell’Uccello di Fuoco

La Terra dell’Uccello di Fuoco

Il fascino della vecchia Russia dal tempestoso Medioevo agli ultimi bagliori degli zar

Autore/i: Massie Suzanne

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, introduzione dell’autrice, traduzione di Anna Ponti, in sopraccoperta: Natal’ja Gončarova, Mujik con balalaika, costume per il balletto Contes Russes, 1916. Parigi, Musée de l’Opéra.

pp. 488, nn. tavole a colori f.t., nn. illustrazioni b/n, Milano

Narra un’antica leggenda russa che un’abilissima ricamatrice, trasformata in uccello di fuoco e rapita da un mago invidioso, preferì morire piuttosto che farsi imprigionare da lui e lasciò cadere sulla terra tutte le sue penne multicolori come ultimo dono al suo paese.
La terra dell Uccello di fuoco è la storia di questo straordinario paese: un libro che, per la prima volta, coglie lo spirito unitario di una cultura ormai finita, quella della Russia prerivoluzionaria, con la sua arcana comprensione del male, l’amore per la libertà e la bellezza, l’adesione profonda a uno spirito religioso collettivo e popolare. A partire dal 987, data che segna l’adozione del cristianesimo nel principato di Kiev, Suzanne Massie racconta le vicende del paese e le creazioni del suo popolo: le grandi cattedrali e i palazzi di Kiev, le distruzioni catastrofiche dell’invasione mongola, la fondazione di Mosca e del Cremlino, le storie leggendarie degli zar e delle zarine’ da Ivan il Terribile a Pietro il Grande e alla grande Caterina; e poi il folclore russo, i mercati e le fiere, le feste religiose e pagane, Fimmensa campagna e i palazzi sontuosi dell’aristocrazia.
In questa vicenda percorsa da vivide luci e da ombre inquietanti affondano le radici la grande letteratura russa dell’Ottocento, da Puškin a Gogol’, da Turgenev a Tolstoj e Dostofevskij, la musica, da Glinka a Musorgskij a Čaikovskij e a Rimskij Korsakova e la pittura degli Ambulanti, che prepara la strada ai movimenti d’avanguardia degli anni tra la fine e l’inizio del secolo. Anni, questi ultimi, in cui esplode la più straordinaria stagione della cultura russa ed europea, quella dei balletti di Djagilev, della musica di Stravinskij, della pittura di Chagall e Kandinskij.
Scritto con erudizione impeccabile e grazia di alta divulgazione, corredato da illustrazioni che documentano tutti gli aspetti e i personaggi salienti della, vicenda del paese, La terra dell’Uccello di fuoco è un avventuroso viaggio millenario in una cultura dai mille volti, piena di contraddizioni, di vitalità e di bellezza.

Suzanne Massie ha compiuto gli studi a Vassar e alla Sorbona.
Giornalista, si reca sovente nellvUnione Sovietica e tiene conferenze negli Stati Uniti sulla cultura e Parte russa. Ha scritto The Living Mirror: Five Young Poeisfrom Leningrad e Journey; quest’ultimo col marito Robert K. Massie, col quale ha collaborato anche al volume Nicholas and Alexandra.

Dizionario di Mitologia Germanica

Dizionario di Mitologia Germanica

Autore/i: Lecouteux Claude

Editore: Argo

introduzione dell’autore, traduzione di Fernando Cezzi.

pp. 280, nn. illustrazioni b/n, Lecce

Qualche personaggio come Odino o Sigfrido è noto anche da noi, ma nel suo complesso la mitologia germanica rimane pressoché sconosciuta.
Il Dizionario di Lecouteux, fondandosi sulle saghe medievali, su leggende e tradizioni popolari, ci consente di percorrere spazi incantati, affollati di dèi, fate, elfi, folletti, spiriti, nani e giganti. Unica nel suo genere, quest’opera scritta da un illustre specialista ci disvela tutta la ricchezza, la poesia e il mistero di una delle più grandi culture europee.

Claude Lecouteux è professore di Letteratura e civiltà del Medioevo presso l’Università di Parigi IV-Sorbona.
Tra le sue numerosissime pubblicazioni: Fantômes et Revenanis au Moyen Âge (1986), Nains et les Elfes au Mayen Âge (1988), Démons et Génies du terroir au Moyen Âge (1995), Mélusine et le Chevalier au cygne (1997), Chasses fantastiques et Cohortes de la nuit au Moyen Âge (1999), Histoire des vampires (1999), La Maison et ses Génies (2000), Le Livre des grimoires (2002), Le Livre des talismans et des amulettes (2005).

La Divinazione

La Divinazione

La predizione del futuro – La lettura del passato – Per gli scettici, i curiosi, gli inquieti che si interrogano

Autore/i: Besesti Violetta

Editore: Edizioni Dellavalle

pp. 244, nn. tavole b/n f.t., Torino

Sapienza o Follia?
Gli scettici si rifugiano nell’ironia, i curiosi vogliono cose tangibili, gli inquieti vogliono sapere, ma da sempre l’uomo conosce l’ansia di indovinare il proprio futuro. Tra gli ossicini di pollo i fondi del caffè, il salto delle rane, la lettura delle carte e della scrittura, il mondo oscuro della veggenza chiude le sue porte agli iniziati.
Questo libro solleva la cortina di mistero e fa penetrare il lettore nell’universo affascinante e inquietante della divinazione.