Libreria Editrice OssidianeLibreria Editrice Ossidiane

Libri dalla categoria Buddhismo

Jnana-Yoga

Jnana-Yoga

Lo yoga della conoscenza

Autore/i: Swami Vivekananda

Editore: Ubaldini Editore

prefazione all’edizione italiana di Swami Nityabhodananda, unica traduzione integrale autorizzata di Lionello Stock.

pp. 280, Roma

È lo yoga della conoscenza; esso insegna la divinità dell’uomo, la non-dualità della divinità, l’armonia delle religioni e l’unità di tutto ciò che esiste.

«Il nome “Yoga” è stato compromesso in Occidente da tutti i ciarlatani e imbroglioni che ne hanno fatto un uso degradante. I veri “Yoga-vedantici”, come li espone nei suoi trattati Vivekananda, sono una disciplina dello spirito, così come l’hanno ricercata i nostri filosofi occidentali, al fine di incamminarsi, per la via diretta, verso la verità. E questa via diretta, esattamente come in Occidente, è quella della esperienza e della ragione». (Romain Rolland)

Swami Vivekananda, il grande e nobile spirito, amato in Oriente e in Occidente come colui che ha ringiovanito l’Induismo e predicato le sue eterne verità, nacque il 12 gennaio 1863 da famiglia aristocratica di casta Kshatriya. Il suo nome era Narendranath (Na­ren­­dra), e Datta il nome della famiglia, nota a Calcutta per la ricchezza, lo slancio fi­lantropico, la cultura e l’indipendenza di spirito. Negli anni della prima giovinezza, Na­rendra si compiacque di manifestare un certo materialismo, e parve più incline a coltivare il vigore fisico che la meditazio­ne. Ma l’incontro con Ramakrishna fu la sua ’via di Damasco’. Dalle ceneri del gio­vane Narendra nasceva rigenerato il profeta Vivekananda che in una breve e folgorante esistenza compiva un’opera im­peritura. A 39 anni, il 4 luglio 1902, Vi­­ve­kananda muore in un’in­­ten­sa me­di­ta­­zio­ne.

Kalki Avatāra – Il Cavaliere Bianco

Kalki Avatāra – Il Cavaliere Bianco

Autore/i: Aquini Francesco

Editore: Manzella – Edizioni Scientifiche e Letterarie

prima edizione, nota dell’editore.

pp. 108, ill. b/n, Roma

Nell’induismo Kalki è il nome di Visnu nella sua decima discesa (avatāra) o incarnazione: l’Apocalisse della nostra epoca ciclica.
È raffigurato da un gigante con la testa di un cavallo bianco. La decima incarnazione di Visnu avviene quando l’umanità è in pericolo, allo scopo di realizzare un mutamento, una trasformazione (avatar), una purificazione e quindi un nuovo ciclo. A ciò si allaccia in qualche modo il racconto di Aquini; racconto mirabolante (finzione letteraria o “realtà vissuta”?) e il titolo del libro, Kalki Avatāra appunto, lo lascia presagire. Una narrazione che avvince il lettore, anche se scettico come noi, al punto da spingerlo a leggere il libro tutto d’un fiato.
In generale noi non condividiamo le affermazioni dell’autore; non siamo d’accordo sul piano storico, né sul piano scientifico, né su quello politico. Ma possiamo condividere quel che ci sembra essere il contenuto più importante di questo libro: cioè le motivazioni morali che emergono dal suo sottofondo, per esempio là dove si afferma che “il cosiddetto benessere [ci ha] dato una vita vuota di senso, divenuta forse ancora più intollerabile… La ricerca della via, dell’unica vera strada alla felicità è stata imboccata in direzione sbagliata.… No, non è più possibile la sopravvivenza dell’uomo nella maniera in cui oggi vive e neppure esiste la possibilità di tornare indietro…” (pag. 47).
E allora? Quale soluzione propone Aquini? Qui sta la “sensazionalità” e l’originalità del libro, sul quale lasciamo il giudizio interamente ai lettori. Noi ci limitiamo a riferire che l’autore ha pronta la seconda parte di questo volume, la cui pubblicazione dovrebbe seguire entro breve tempo.

Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi

Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi

Autore/i: Guénon René

Editore: Adelphi Edizioni

introduzione dell’autore, traduzione di Pietro Nutrizio, Tullio Masera, in copertina: Veduta interna del Colosseum di Regent Park, Londra, prima che i lavori di costruzione fossero terminati nel 1829.

pp. 276, Milano

A distanza di quasi vent’anni dalla Crisi del mondo moderno, e nello stesso anno in cui si chiudeva la seconda guerra mondiale, René Guénon spediva a Parigi, dal suo ritiro in Egitto, il testo del Regno della Quantità (1945). Con quest’opera egli dava una formulazione definitiva alla sua critica del mondo moderno, svelandone questa volta tutto il ricco fondo «dottrinale». Mentre i critici della cultura, anche i più radicali, che si sono susseguiti sulla scena europea a partire dalla prima rivoluzione industriale, hanno sempre mantenuto numerosi legami – volendo o non volendo – con l’oggetto che attaccavano, Guénon è l’unico ad aver rescisso dall’inizio tutti quei legami e ad aver descritto il mondo occidentale come contemplando, da una remota distanza, la terra dove «il frutto maturo cade ai piedi dell’albero». Con la sua prosa limpida, netta, da geometra cosmico, Guénon risale qui alle categorie teoriche e storiche da cui discende la civiltà moderna: quantità e qualità, nomadismo e sedentarismo, tempo lineare e tempo ciclico, sfera e cubo, unità e semplicità, misura e manifestazione. Dopo aver commentato e illuminato i «simboli fondamentali» in tanti suoi scritti, Guénon ci mostra qui gli stessi simboli nelle loro metamorfosi storiche, via via che, nello scorrere dei cicli, muta la visione di essi. Ci appare così una linea di sviluppo del mondo moderno tracciata sui presupposti di un sapere primordiale e «principiale», che tale mondo è nato appunto per rifiutare, con le conseguenze che Guénon qui descrive con inarrivata lucidità. Non si tratta, comunque, per Guénon, di criticare il «progresso» o l’«ugualitarismo» o il «razionalismo» o qualsiasi altra delle manifestazioni peculiarmente moderne – impresa che per altro egli compie, a titolo di esemplificazione, giungendo a risultati devastanti. Ben più urgente è per lui leggere ogni volta in quelle manifestazioni altrettanti «segni dei tempi», altrettanti sintomi di un processo immenso, le cui articolazioni sono tanto più segrete in quanto quel processo stesso nel suo insieme è mosso appunto dall’«odio per il segreto». L’analisi di Guénon, come si distanziava da ogni altra nei presupposti, finisce così per essere altrettanto solitaria nelle conclusioni – e nulla ha da spartire con le tante deprecazioni «spiritualistiche» dell’empio mondo moderno. Per una cultura come quella di oggi, che ricorre brancolando a tanti argomenti usati da Guénon senza conoscerne l’origine, questo libro è l’occasione per confrontarsi finalmente con una figura e con un pensiero che, sia per chi lo segue sia per chi lo avversa, rimangono essenziali.

La Via del Tantra

La Via del Tantra

Una visione di totalità

Autore/i: Lama Yesce

Editore: Chiara Luce Edizioni

prefazione di Jonathan Landaw, traduzione di Lorenzo Vassallo.

pp. 196, Pomaia (Pisa)

Secondo il Buddhismo, ogni essere umano ha le potenzialità per ottenere felicità e soddisfazione, profonde e durature. E secondo gli insegnamenti tantrici del Buddhismo, che in Tibet sono fioriti per oltre un millennio, questa rilevante trasformazione può essere portata a compimento molto rapidamente, se utilizziamo ogni aspetto dell’energia umana, positivo e negativo – in particolare l’energia che sorge dai nostri desideri.
Lama Thubten Yesce, un maestro Tibetano di questi insegnamenti, illustra con chiarezza e con semplicità la visione del tantra, che spesso in Occidente è stato interpretato in modo totalmente scorretto. Egli spiega che normalmente i desideri ci portano solo ulteriore insoddisfazione ma, se gestiti con abilità, possono costituire la nostra risorsa più preziosa. L’autore mostra come, liberandoci gradualmente del modo distorto e profondamente radicato di considerare la realtà e imparando a gestire correttamente la capacità di provare piacere, possiamo risvegliare fortissime potenzialità interiori – di gran lunga più potenti di qualsiasi altra energia esteriore. E tutto quello di cui abbiamo bisogno per compiere questa trasformazione è già dentro di noi, ora.
Lama Yesce spiega vari metodi di meditazione tantrica e delinea l’intero sentiero del tantra, mostrando chiaramente come tutto ciò si inserisca nella struttura delle pratiche preliminari buddhiste come il karma, la rinuncia e la compassione, sottolineando in particolare come la compassione sia la forza motrice di ogni pratica buddhista. E forse il punto più importante, ci comunica direttamente quanto sia in verità possibile realizzare, proprio ora, le nostre potenzialità interiori e come, con l’impegno nella pratica di questi metodi di trasformazione spirituale, alla fine potremo esaudire i nostri più profondi desideri.

Lama Thubten Yesce nacque nel 1935, presso Lhasa, in Tibet.
All’età di sei anni entrò nell’università monastica di Sera, dove studiò filosofia e meditazione fino al 1959, quando insieme a migliaia di Tibetani, fu costretto all’esilio a causa dell’invasione cinese. Continuò i propri studi nei campi per rifugiati dell’India Settentrionale, dove incontrò il suo principale discepolo, Lama Thubten Zopa Rimpoce.
In seguito entrambi si trasferirono in Nepal, presso Kathmandu e dal 1971 iniziarono a dare regolarmente insegnamenti di Buddhismo agli occidentali.
Nel 1975 Lama Yesce creò la Fondazione per la Preservazione della Tradizione Mahayana, che da allora è cresciuta fino a comprendere centri e attività corre/ate in tutto il mondo. Lama viaggiò e insegnò di continuo, fino alla propria morte, avvenuta all’età di quarantanove anni a Los Angeles. Osel Rimpoce, la sua incarnazione, è nato nel febbraio 1985 da genitori spagnoli.

Visualizza indice

Prefazione

Purezza fondamentale

Desiderio e felicità

Piacere e insoddisfazione

Vincere l’oppressione delle apparenze ordinarie

Liberarsi dell’insoddisfazione

Aprire il cuore

Superare i limiti

Una chiara apertura mentale

L’ispirazione e il Guru

La pratica del Tantra Supremo

Manifestarsi come divinità

Realizzazione finale

Appendice

Glossario

Bibliografia

Lingua, Testo, Enigma

Lingua, Testo, Enigma

Autore/i: Zumthor Paul

Editore: Il Melangolo

introduzione di Jose Vincenzo Molle, traduzioni di Marco Ugolini, Carlo Gazzelli, Jose Vincenzo Molle.

pp. 368, Genova

È noto l’arricchimento che gli studi consacrati a culture lontane da noi nello spazio o nel tempo hanno apportato sul piano speculativo all’intero complesso delle scienze umane. Risalire il corso dei secoli permette spesso di scoprire prospettive da cui l’intero paesaggio del nostro universo assume nettezza di contorni e una nuova disposizione che ci consente di scorgere forme fino a quel momento nascoste o un nuovo principio unificatore.
Paul Zumthor conferisce realtà a questo assunto illustrando quattro aspetti della letteratura medievale: i giochi di parole, la retorica, l’emergere della soggettività del poeta, i limiti del racconto. Al di la della magistrale analisi dei testi medievali si ripropone l’attualità di una problematica universale: quella delle leggi della scrittura.

Paul Zumthor nasce a Ginevra nel 1915. Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza decide in seguito di passare agli studi letterari laureandosi con una tesi su Merlin le Prophète. Insegna all’Università di Groninga, Amsterdam e, a partire dal 1971 a Montréal dove tiene i corsi di Letteratura comparata e di Teoria della letteratura. 7 Tra le sue opere: Histoire littéraire de la France médiévale, Paris 1954; Lingua e tecniche poetiche nell ’età romanica, Il Mulino, Bologna, 1973; Semiologia e poetica medievale, Feltrinelli, Milano, 1973; Leggere il medio evo, Il Mulino, Bologna, 1981; La presenza della voce. Introduzione alla poesia orale, Il Mulino, Bologna, 1984; La lettera e la voce. Sulla “letteratura” medievale, Il Mulino, Bologna, 1990.

La Crisi delle Scienze Europee e la Fenomenologia Trascendentale

La Crisi delle Scienze Europee e la Fenomenologia Trascendentale

L’ultima e decisiva opera di Edmund Husserl

Autore/i: Husserl Edmund

Editore: Il Saggiatore

prefazione di Enzo Paci, introduzione di Walter Biemel, avvertenza, prefazione e traduzione di Enrico Filippini.

pp. XIII-558, Milano

A Husserl fanno capo Sartre e Heidegger e gran parte della filosofia contemporanea. Uscita postuma nel 1954, La crisi delle scienze europee non è soltanto l’opera alla quale Husserl ha affidato il messaggio conclusivo della fenomenologia: è un libro riconosciuto come classico, degno di figurare accanto al Discorso sul metodo di Cartesio e alla Fenomenologia dello spirito di Hegel. Chi non conosce ancora la fenomenologia, troverà nella Crisi un insuperabile testo introduttivo.

Edmund Husserl (1859-1938), filosofo e matematico austriaco, e stato il fondatore della scuola fenomenologica e membro della Scuola di Brentano. Esercitò una profonda influenza sull’esistenzialismo, sulle scienze cognitive e sulla filosofia della mente. Nel 1933, a causa delle leggi razziali, fu costretto a lasciare l’insegnamento e a ritirarsi a vita privata. Il Saggiatore ha pubblicato Ricerche logiche (2001) e Metodo fenomenologico statico e genetico (2003).

La Vita e l’Insegnamento di Naropa

La Vita e l’Insegnamento di Naropa

Tradotta dall’originale tibetano con un commento filosofico basato sulla trasmissione orale

Autore/i: Guenther Herbert V.

Editore: Ubaldini Editore

introduzione dell’autore, traduzione di Francesco Cardelli.

pp. 272, Roma

Il pandit Nāropa, uno degli “illuminati” nella linea che annovera Tilopa, Nāropa, Marpa e infine Milarepa, segna l’inizio di una nuova e ricca era di pensiero buddhista in Tibet e al tempo stesso rappresenta il culmine di una lunga tradizione. Nessuno dei suoi contemporanei o successori può essergli paragonato quanto a profondità di pensiero e ancor oggi la sua vita è un esempio per chiunque aspiri ai valori spirituali.

Nella storia del Buddhismo tibetano e tantrico il pandit indiano Nāropa occupa una posizione insolita. La vita e gli insegnamenti di questo mistico dell’undicesimo secolo segnano al tempo stesso il culmine di una lunga tradizione e l’inizio di una nuova e ricca era di pensiero buddhista.
La “vita” di Nāropa, tradotta da Herbert V. Guenther da fonti finora sconosciute e pubblicata per la prima volta in Inghilterra nel 1963, descrive con grande acume psicologico lo sviluppo di uno dei più grandi “santi” dell’oriente. È una biografia unica in quanto contiene l’analisi dettagliata dell’insegnamento di Nàropa, che è fondamentale per il Buddhismo tantrico nel suo insieme.
Alla sua traduzione moderna Guenther accompagna un commento che pone i concetti buddhisti in relazione alla filosofia analitica occidentale, alla psichiatria e alla psicologia del profondo, illuminando così il significato dei Tantra e del Tantrismo per il nostro tempo.

Herbert V. Guenther, già insegnante alla Lucknow University e alla Sanskrit University di Varanasi (Benares), è oggi Chairman del Department of Far Eastern Studies all’Università del Saskatchewan, Saskatoon, Canada. Oltre al presente libro, di Guenther usciranno prossimamente in questa stessa collana: La filosofia buddhista nella teoria e nella pratica e La concezione tantrica della vita.

Pratica e Teoria del Buddhismo Tibetano

Pratica e Teoria del Buddhismo Tibetano

Autore/i: Geshe Lhundup Sopa; Hopkins Jeffrey

Editore: Ubaldini Editore

premessa di tenzin Gyatso, prefazione degli autori, traduzione di Nazzareno Ilari.

pp. 164, Roma

Due testi della tradizione Gelukpa, per la prima volta tradotti e annotati. Il primo è un commento al’ sentiero dell’Illuminazione in cui sono riassunte moltissime delle pratiche quotidiane osservate dai monaci e dagli yogi tibetani. Il secondo fornisce una base per lo studio assiduo della filosofia buddhista.

Questo libro offre un’analisi approfondita degli aspetti pratici e teorici del Buddhismo tibetano. La prima parte riassume molta della pratica quotidiana dei monaci e degli yogi tibetani. Sebbene il testo sia tratto dall’ordine Gelukpa del Buddhismo tibetano, sotto molti punti di vista esso rappresenta simbolicamente la pratica di tutti gli ordini tibetani, Nyingmapa, Kagyupa, Sakyapa e Gelukpa. Il trattato è stato scritto dal quarto Panchen Lama (1781-1852/4) come commento a una breve lettera in versi di Tsong-ka-pa sui tre aspetti fondamentali del sentiero verso la somma illuminazione.
La seconda parte presenta una seria introduzione sia alla teoria che segue la pratica sia alla teoria che è realizzata nella pratica. Questo trattato, che è preso altresì dal commento Gelukpa, presenta un quadro di tutto l’insieme delle scuole dottrinali buddhiste. Fornendo allo studioso la base per la continuazione dello studio della filosofia buddhista, esso descrive minuziosamente le rappresentazioni dell’esistenza ciclica e della non esistenza del sé nelle quattro scuole, Vaibhasika, Sautrantika, Cittamatra e Madhyamika. Il testo è stato redatto da Kon-chok-jik-maywang-po (1728-91), reincarnazione di ]am-yang-shay-ba, autore del manuale di letteratura per l’Istituto Gomang del Monastero Drepung di Lhasa.

Geshe Lhundup Sopa è nato a Tsang, Tibet, nel 1925. Ha ricevuto il titolo di Geshe dopo vent’anni di studi al Monastero di Sera, a Lhasa e attualmente tiene dei corsi sul Buddhismo tibetano all’Università del Wisconsin.

Jeffrey Hopkins ha studiato a Harvard e all’Università del Wisconsin, attualmente è professore di studi religiosi all’Università della Virginia.

Le Mappe Immaginarie

Le Mappe Immaginarie

Autore/i: Autori vari

Editore: Garzanti Editore

prima edizione, introduzione e cura di Marcelo Ravoni.

pp. 384, Milano

In quell’impero, l’arte della cartografia raggiunse una perfezione tale che la mappa di una sola provincia occupava tutta una città, e la mappa dell’impero tutta una provincia. Dopo un certo tempo, queste mappe smisurate non accontentarono più, e i collegi dei cartografi rilevarono una mappa dell’impero che aveva le dimensioni dell’impero e coincideva puntualmente con esso.
Da questa citazione, trovata da Jorge Luis Borges, viene il titolo della presente antologia di letteratura latinoamericana, una letteratura che sembra ritrarsi nell’infinito man mano si cerca di avvicinarla e di coglierla nel doppio senso: che le esplorazioni di questi ultimi anni (Julio Cortázar, García Márquez, Mário de Andrade) servono solo a stimolare ulteriori letture; e che più ci si addentra nelle letture, più si avverte l’inadeguatezza delle definizioni «critiche» che se ne erano date sinora.
L’antologia vuole guidare a nuovi sentieri, tracciare mappe di altre province, portare nuovi testi (per esempio un racconto perfetto, delizioso e struggente dell’uruguaiano Felisberto Hernández) e autori che conosciamo, in fisionomie nuove (come Guimaraes Rosa, qui presente con un breve racconto); e altri che si sentivano citare in tono esoterico (come il leggendario «maestro di Borges», Macedonio Fernández). Questo libro, oltre a prescindere da certe ortodossie retoriche, trascura le cronologie e le divisioni nazionali, regionali, le scuole letterarie, gli sviluppi ideologici: è un intreccio di storie che, come la mappa immaginaria, si sovrappone a un continente con uomini, spettri, miraggi e dèi innumerevoli.
La maggior parte dei testi corrisponde a un’epoca abbastanza precisa della letteratura latinoamericana: dalla fine degli anni ’20 ai nostri giorni, e nell’ambito di tale epoca viene seguito il filone del fantastico (o meraviglioso o mitico o insolito o straordinario); e questo filone è seguito sullo sfondo di una tradizione, disseminata nelle stesse pagine dei racconti principali sotto forma di favole, leggende, reperti folcloristici che vanno dai frammenti superstiti di narrativa precolombiana e dalle meravigliate iperboli dei primi conquistadores fino alle manifestazioni odierne di un pensiero magico che sopravvive, e coesiste con la logica di ferro quotidiana.

Segreto Tibet

Segreto Tibet

Autore/i: Maraini Fosco

Editore: Edizioni Corbaccio

nuova edizione.

pp. 462, interamente e riccamente ill. a colori e b/n, Milano

Il Tibet, chiusosi ermeticamente al mondo nel secolo XIX, fu aperto a forza dagli inglesi nel 1904, per tornare subito a richiudersi ancora più ermeticamente di prima. Solo negli anni Trenta cominciarono a presentarsi rare occasioni d’accesso per alcuni privilegiati. Giuseppe Tucci, uno dei nostri massimi orientalisti, seppe approfittarne più volte. Nelle sue spedizioni del 1937 e del 1948 ebbe come compagno Fosco Maraini, allora giovanissimo, che dalle sue note di viaggio trasse «Segreto Tibet», un libro che ebbe enorme successo e fu tradotto in dodici lingue. Nel Tibet di allora si viveva ancora in un medioevo intatto, un medioevo però altamente e raffinatamente civile privo soltanto di quei mezzi, datici dalla scienza e dalla tecnologia, quali strade, luce elettrica e plastica, fibre sintetiche e gas metano, televisione, giornali e radio. Il popolo tibetano trovava nella propria antica civiltà religiosa, artistica, letteraria, teatrale e musicale i mezzi per trascorrere un’esistenza ricca di soddisfazioni. Dal 1951 a oggi mutamenti drammatici, spesso accompagnati da violenze umilianti e da distruzioni insensate sono stati imposti al Tibet. L’intera struttura della società è stata capovolta e stravolta. Quella che qui presentiamo è un’edizione aggiornata ai nostri giorni che ripropone ai lettori il racconto e le immagini di un tempo inquadrati e messi a fuoco nel panorama della realtà di oggi con tutte le sue implicazioni storiche, sociali e morali. Ora che è possibile visitare il Tibet più liberamente quest’opera si presenta come un’introduzione vissuta, sentita, pensata all’affascinante paese nel cuore dell’Asia, a quello che è stato e che è. In un momento in cui film e libri di successo puntano il dito sulla terribile situazione di oppressione e di violenza in cui si trova il Tibet a causa dell’invasione cinese, questo libro straordinario ci fa sentire la voce autorevole e appassionata di uno dei primissimi testimoni di una straordinaria civiltà che rischia di scomparire.

«Segreto Tibet è un must irrinunciabile: un libro di viaggio che combina la scienza dell’etnologo col pathos del narratore, un vero e proprio classico.» (La Repubblica)

«Come in ogni vero scrittore, anche in Maraini tutto diviene concreto e sensibile, diviene racconto e avventura…» (Claudio Magris)

La Scienza Occulta nelle Sue Linee Generali

La Scienza Occulta nelle Sue Linee Generali

Autore/i: Steiner Rudolf

Editore: Editrice Antroposofica

prefazioni dell’autore, traduzione di E. De Renzis e E. Battaglini, riveduta e aggiornata da Iberto Bavastro.

pp. 360, Milano

La scienza occulta è la scienza di ciò che avviene nell’occulto, in quanto non viene percepito fuori nella natura, ma là dove l’anima si orienta quando indirizza la propria interiorità allo spirito. Sebbene il libro si occupi di indagini non accessibili all’intelletto legato al mondo dei sensi, pure nulla vi è detto che non sia comprensibile alla ragione scevra da preconcetti e ad un sano senso della verità.

Visualizza indice

Prefazione alla sedicesima e fino alla ventesima edizione tedesca (1925)

Prefazione alla settima e fino alla quindicesima edizione tedesca (1920)

Osservazioni preliminari alla quarta edizione tedesca (1913)

Osservazioni preliminari alla prima edizione tedesca (1909)

Carattere della scienza occulta

Lessere dell’uomo

Sonno e morte

L’evoluzione del mondo e dell’uomo

La conoscenza dei mondi superiori (“Dell’iniziazione”)

Presente e futuro dell’evoluzione cosmica e umana

Alcune particolarità della scienza dello spirito

Il corpo eterico dell’uomo. – Il mondo astrale. – La vita dell’uomo dopo la morte. – Il corso della vita umana. – Le regioni superiori del mondo spirituale. Le parti costitutive dell’essere umano. – Lo stato di sogno. – Dell’acquisizione di conoscenze soprasensibili. Osservazione di speciali eventi ed esseri del mondo spirituale.

Osservazioni speciali

Vita e opere di Rudolf Steiner

Il Rituale Magico del «Sanctum Regnum»

Il Rituale Magico del «Sanctum Regnum»

Illustrato attraverso il simbolismo esoterico dei Tarocchi

Autore/i: Elifas Levi

Editore: Editrice Atanòr

con in appendice le «Orazioni Magiche», la «Tavola di Smeraldo» ed i «Sephiroth», traduzione, commento, note e appendici di Giorgio Arthos, introduzione di Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco.

pp. 144, nn. ill. b/n, Roma

Il rituale viene illustrato attraverso il simbolismo esoterico dei Tarocchi e ha in appendice le “Operazioni magiche”, la “Tavola di smeraldo” e i “Sephiroth”.

Il Mahābhārata

Il Mahābhārata

Raccontato da R. K. Narayan

Autore/i: Narayan Rasupuram K.

Editore: Ugo Guanda Editore

introduzione dell’autore, traduzione di Riccardo Mainardi, l’indice e il glossario dei termini in sanscrito sono stati curati da Alberto Pelissero.

pp. 216, Parma

È nella grande piana del Kurukṣetra, fra il bagliore e il cozzare fragoroso delle armi, che culmina la lunga inimicizia fra i Pāṇḍava e i Kaurava, i due rami della famiglia regale dei Kuru. E quella battaglia incarna, in un certo senso, la lotta fra il bene e il male, non fosse che un’invincibile perplessità si insinua nell’animo del principe vittorioso: il bene e il male abitano vicini nei recessi più intimi di ogni essere, ed è facile, per chi difende una giusta causa, scivolare sulla china della violenza. L’antica epopea indiana si conclude in un senso di vuoto, di molto rumore per nulla, di inutile dispendio di energie e di sangue; è come se qualcosa ci avvertisse che, dopo la catastrofe, tutto continuerà come prima… Così, almeno, siamo portati a leggere il Mahābhārata, l’antichissimo poema epico in sanscrito, nella versione in prosa inglese (una scrittura sobria, efficace, e insieme corrusca e solenne) che R.K. Narayan ci ha fornito. Il racconto, che offre al pubblico d’oggi una straordinaria occasione per accostarsi a questo monumentale epos, colpisce innanzitutto per una magica virtù di seduzione: attraverso il rieco terreno della mitologia e della spiritualità dell’induismo, il lettore è condotto per mano da una narrazione suasiva, vibrante, ignara di pause e di rallentamenti. Dalle iniziali movenze di fiaba, scandite in sequenze fantastiche sullo sfondo di una natura idilliaca e stranita, affiora a poco a poco la vena di un vero e proprio romanzo, dai personaggi complessi e sfumati, al di là della loro vigorosa evidenza. La lontananza mitica si fa quotidiana prossimità: il paesaggio richiama a tratti quello della cittadina di Malgudi, teatro di tante opere del grande narratore indiano; per caricarsi poi di forti risonanze simboliche, laddove foreste intricate, grandi fiumi, magnifiche città regali si fanno specchio dell’anima umana, con il suo oscuro dibattersi, il senso del limite, il gusto orgoglioso del riscatto. Così, anche la luce sinistra negli occhi di Duryodhana, le incertezze del pavido Dhṛtarāṣṭra, o la generosa veemenza di Kṛṣṇa, sono forse altrettante tentazioni, debolezze e risorse di ciascuno di noi. E nell’eroica statura di Yudhiṣṭhira, il maggiore dei cinque Pāṇḍava, che caduto in errore sopporta con pazienza l’esilio; in quel suo vivere doppiato da un vedersi vivere, alla perenne ricerca di una misura morale, è la cifra dell’arduo, nobile tentativo dell’uomo di trovare se stesso.

Rasupuram Krishnaswami Narayan, nato a Madras nel 1906, è uno dei maggiori romanzieri indiani. La sua ricchissima produzione narrativa, ambientata nel microcosmo della cittadina immaginaria di Malgudi, segue l’evoluzione della vita indiana dal colonialismo all’indipendenza, con un’attenzione particolare all’incontro della cultura britannica con la civiltà e le tradizioni locali. Fra i suoi titoli, tutti in inglese, ricordiamo: Swami and His Friends: a Novel of Malgudi (1935), The Bachelor of Arts (1937), The Dark Room (1938), The English Teacher (1945), Mr Sampath (1949), Waitingfor theMahatma (1955), The Man-Eater of Malgudi (1961) e The Painter of Signs (1976). Prima di The Mahabharata (1978) Narayan aveva già dato con The Ramayana (1972) una versione in prosa moderna dell’antico epos indiano.

La Dimora Artica nei Veda

La Dimora Artica nei Veda

Nuova chiave per l’interpretazione di numerosi testi e miti vedici

Autore/i: Tilak L.G.B.

Editore: ECIG – Edizioni Culturali Internazionali Genova

prima edizione, presentazione di Renato del Ponte, traduzione e introduzione di Maria Fanny Bellisai, prefazione dell’autore, nota dell’editore.

pp. 336, 1 tavv. b/n f.t., Genova

Quest’opera, famosa presso gli studiosi di tutto il mondo, solo ora tradotta nella lingua italiana, dimostra su basi scientifiche inoppugnabili (matematiche, astronomiche, geologiche, archeologiche, linguistiche) e per mezzo dell’analisi comparativa dei miti e dei testi Avestici e Vedici, che la dimora dei popoli Vedici, antichissimi padri degli Indoeuropei, ossia delle razze oggi viventi in Europa, in Persia ed in India, fu artica e circumpolare.
In conseguenza, per la scienza europea si prospetta la necessità di rivedere datazioni e teorie arbitrarie, ma tenute per vere sino ad oggi.
Il rigore del metodo matematico usato costantemente dal Lokamanya Tilak conduce a datazioni assai arretrate in confronto a quelle che i dotti tedeschi ed inglesi avevano stabilito in relazione ai medesimi eventi.
Ogni studioso che mediterà su questa grande opera potrà riscontrare la fondatezza della scienza Vedica, finalmente restituita nella sua integrità storica ed astronomica dall’acuta mente del Lokamanya Tilak, che ha scoperto verità mai prima intraviste da alcuno.

Gli Astri e la Salute

Gli Astri e la Salute

Come interpretare le influenze planetarie per prevedere, prevenire e combattere le malattie – Segno per segno patologie, apparati, pianeti

Autore/i: Kinauer Saltarini Helene

Editore: Editoriale Albero

introduzione dell’autrice.

pp. 288, ill. b/n, Milano

Sull’esistenza e sulla credibilità delle relazioni e degli influssi astrali sul corpo umano non v’è più alcun dubbio. Semmai si tratta di definire meglio come, quando e quanto. Nel campo più specifico dei disturbi e delle malattie, l’Astrologia medica si prefigge di estrarre dagli oroscopi individuati le predisposizioni che vi sono iscritte.
Ed è proprio l’argomento principe di questo volume. Prevedere, e quindi individuare prima che si manifestino, i vari possibili malanni può ovviamente consentire di mitigarli o addirittura evitarli, mettendo in atto le opportune difese.
Per arrivare a ciò, per formulare una precisa diagnosi astrologica occorre tuttavia una lunga e comprovata esperienza: è quella che offre questo volume, frutto di lunghi anni di studi e di ricerche sul campo di un’astrologa del calibro di Helene Kinauer Saltarini, un nome che da tempo non ha ormai più bisogno di presentazioni.

Le Lingue Germaniche Antiche

Le Lingue Germaniche Antiche

Origine e sviluppo

Autore/i: Saibene Maria Grazia

Editore: Cisalpino – Istituto Editoriale Universitario

pp. XVII-446, nn. ill. b/n, Bologna

Questo manuale, destinato ai corsi di Filologia germanica, ma anche a ricercatori interessati allo studio delle lingue germaniche, presenta una descrizione della fonetica, della morfologia e della formazione delle parole Che assume come punto di riferimento il germanico ricostruito e segue la formazione e lo sviluppo delle singole lingue germaniche.
L’impostazione dell’opera, prevalentemente diacronica e storico-comparata, è integrata da una trattazione dei sistemi fonologici del germanico e delle lingue germaniche volta a evidenziare le corrispondenze e le diversità a livello sincronico tra gli stadi antichi delle lingue germaniche.
In conformità agli scopi della ricerca filologica, che si propone sia di studiare la genesi e la tradizione dei documenti, sia di descrivere fasi linguistiche antiche e per certi aspetti ancora oscure, questo manuale intende offrire gli strumenti per la comprensione dei documenti scritti nelle lingue germaniche antiche e al tempo stesso avviare alla ricerca. A questo scopo sono stati curati gli approfondimenti e l’apparato bibliografico su singoli aspetti che sono ancora oggetto di studio da parte della critica.

Maria Grazia Saibene è professore straordinario di Filologia germanica all’Università di Venezia Ca’ Foscari. Ha insegnato Filologia germanica e Storia della lingua tedesca nelle Università degli Studi di Milano e di Pavia. Ha pubblicato un manuale di Filologia germanica Dal germanico alle lingue germaniche (1979) e vari studi tra cui Rapporti fra l’Eneide di Virgilio e l’Eneide di Heinrich von Veldeke (1973). Ha tradotto testi medievali Walther von der Vogelweide – Canti e ha pubblicato contributi sulla traduzione letteraria, in particolare nel tedesco antico. Di recente pubblicazione è una Grammatica descrittiva della lingua tedesca (1992).

I Mantra

I Mantra

Sacre parole di potenza

Autore/i: Blofeld John

Editore: Edizioni Mediterranee

prefazione dell’autore, traduzione di Roberta Rambelli.

pp. 128, Roma

Con l’ampliarsi dell’interesse per le religioni e il misticismo dell’Oriente, sempre più numerosi sono coloro che vengono affascinati dai «mantra», le formule sacre che si imparano a memoria per la meditazione in India, Cina e Tibet. Come è comprensibile, il loro significato preciso e la loro funzione sono rimasti a lungo circondati da un alone di segretezza, per evitarne errate interpretazioni e abusi. John Blofeld, ben noto studioso della contemplazione yogica buddhista, spiega il significato e la funzione di queste sacre «parole di potenza». I meditatori le recitano sonoramente e ritmicamente, o le ripetono interiormente, e spesso visualizzano le sillabe come se emanassero raggi di luce fulgidamente colorata. L’efficacia dei mantra quale ausilio per la meditazione è indiscussa, tuttavia molti ritengono che le sillabe stesse siano sature di poteri meravigliosi o miracolosi. Blofeld approfondisce questi aspetti dell’argomento con grande intuizione e sensibilità e con la saggezza che gli deriva dall’esperienza diretta fatta con monaci e lama incontrati durante i lunghi anni da lui vissuti in Oriente.

John Blofeld, sinologo classico di fama mondiale, ha con il Buddhismo rapporti non solo di studio ma anche di pratica assidua. Numerosi sono i suoi libri sull’argomento.

Immagini Buddhiste

Immagini Buddhiste

Manuale iconografico del buddhismo mahāyāna e tantrayāna

Autore/i: Schumann Hans Wolfgang

Editore: Edizioni Mediterranee

prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Stefania Bonarelli.

pp. 388, 450 disegni b/n, Roma

Il Buddhismo Mahayana e Tantrayana comprende, oltre allo storico Gautama Buddha, anche dei Buddha trascendenti, dei Bodhisattva, degli Dei, dei Sadhita e alcuni grandi personaggi della storia. Fino ad oggi non era mai apparso un manuale completo di tali figure, che sono venerate e considerate sacre nel mondo spirituale dell’India settentrionale, come pure in Tibet, nel Nepal, nel Bhutan e in Mongolia. Dopo una accurata introduzione sui maggiori sistemi di pensiero di tutti gli insegnamenti buddhisti, il volume presenta un elenco illustrato completo delle posizioni, delle gesta e degli attributi con cui le immagini del Pantheon buddhista sono identificate e rappresentate in illustrazioni e incisioni in legno. Da una divisione in cinque categorie, a loro volta suddivise in 14 gruppi, scaturisce un insieme ben delineato della moltitudine delle figure del Grande Veicolo e del Veicolo Tantrico (compreso il Veicolo di Diamante). Ogni figura viene analizzata dal punto di vista religioso, storico e iconografico, ne vengono descritte le origini e la leggenda. Il mondo misterioso del lamaismo del Tibet e della Mongolia viene così non solo reso comprensibile, ma acquista una propria vita agli occhi del lettore, diventando fonte di arricchimento spirituale anche per il profano. Per la spiegazione delle figure sono state usate soprattutto fonti indiane, dal momento che gran parte del mondo delle rappresentazioni del Buddhismo Himalayano proviene dall’India. Un pratico indice analitico rende molto rapida la ricerca e la consultazione.

Schumann Hans Wolfgang, ha studiato Indologia e Scienze religiose comparate. È stato lettore alla Hindu University di Benares dal 1960 al 1963. Entrato nel Servizio Diplomatico, ha svolto per dodici anni funzioni consolari e diplomatiche nello Sri Lanka. Nel 1985-86 è stato incaricato per l’insegnamento del Buddhismo all’Università di Bonn. Ha scritto altri due libri dedicati al Buddhismo.

Farmacia Verde

Farmacia Verde

Manuale di fitoterapia

Autore/i: Chiereghin Piergiorgio

Editore: Edizioni Calderini

prima edizione, presentazione di Alessandro Menghini.

pp. VIII-208, Bologna

Dalla presentazione di Alessandro Menghini:
“Nell’ambito della numerosa letteratura riguardante le piante medicinali, la presente opera, che ho il piacere di presentare, si colloca per qualità e contenuti a livelli eccellenti, molto al di sopra di tanti altri testi.
Frutto ovviamente della professionalità dell’Autore, del quale ho sempre apprezzato tre elementi della sua personalità: la profonda preparazione nel settore delle piante medicinali, la fede per questa «arte fitoterapeutica», la giovinezza interiore.
La preparazione professionale di Piergiorgio Chiereghin non si discute, si subisce.
Proprio in questo lavoro ci dimostra tutta la competenza relativa alle piante medicinali, la capacità di sintetizzare tante conoscenze, di illustrare tanti aspetti culturali e tecnici, di scendere ai dettagli minuziosi su questa o quella pianta, su questa o quella formulazione. La padronanza con la materia è evidente, la dimestichezza con le preparazioni è lampante. Per di più tutto risulta attuale, aggiornato, scientificamente contro/lato: anzi, questo aggiornamento continuo e costante al passo con le ricerche farmacobotaniche, fitochimiche e farmacognostico-farmacologiche, è un elemento qualificante sostanziale del lavoro dell’Autore, un vero fiore all’occhiello. Lavoro completo, così ricco di dati e informazioni, così nuovo e originale nell’impostazione, così pervaso di quella cultura fitoterapica troppo iniquamente e a torto dichiarata vecchia, dimostra invece la validità e la vitalità della cura con le piante, la modernità e l’attualità di un settore nel quale tutti dovremmo essere più correttamente educati, oggi che possiamo contare su una base ampissima di studi e di ricerche sull’argomento.
L’entusiasmo è altrettanto palese. Ma proprio perché grande. La passione per questo mondo così ricco di piacevoli soddisfazioni e con tanto spazio per l’autonomia professionale, rende il lavoro fecondissimo di insegnamenti, suggerimenti, stimoli, Troppo spesso ci si è trincera ti dietro un titolo per mascherare i limiti della cultura e la scarsa inclinazione verso questo campo applicativa: Chiereghin non ne ha avuto bisogno, ha sempre, in tante occasioni, espresso, apertis verbis, il suo credo profondo nelle piante medicinali. E lo sottolinea in questo volume. Guardato forse talvolta anche con scetticismo, ha finito per imporci il suo valore, per convincerci delle sue idee, per invogliarci a tornare neofiti, a ristudiare criticamente e con interesse diverso materie apprese in maniera frettolosa e altrettanto frettolosamente trascurate e dimenticate. Questo suo lavoro ci aiuta espressamente a colmare tante carenze e tante lacune.[…]”

Piergiorgio Chiereghin, farmacista in Bolzano, città in cui vive, e conosciuto perla profonda preparazione farmacologica, la sua fede nella tecnica fitoterapeutica, la giovinezza interiore. In questo libro Chiereghin interpreta le possibilità terapeutiche offerte dalle piante medicinali, sia alla luce delle moderne acquisizioni, sia facendo tesoro degli insegnamenti del passato.

Kalévala

Kalévala

Miti incantesimi eroi nella grande saga del popolo finlandese

Autore/i: Anonimo

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

introduzione e cura di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini, prefazioni di Elias Lönnrot

pp. 462, Milano

Due popoli in lotta fra loro per il possesso di un oggetto magico e misterioso, apportatore di prosperità; un eroe prodigioso alla ricerca di una sposa nel paese nemico; un giovane scapestrato sempre a caccia di donne e di avventure; un vecchio e saggio eroe che offre agli uomini il dono della musica; e una maga che imprigiona il sole e la luna in una caverna privando l’umanità della luce e del calore vitale. L’amore, la morte, le nozze e i rituali che le accompagnano, le magie e gli esorcismi, divinità e eroi, animali incantati e simboli oscuri e tuttavia familiari: i temi e il fascino delle grandi epopee mitologiche, e insieme l’incanto del folklore finnico, delle antiche e semplici tradizioni, delle colorite cerimonie, si intrecciano in questa grande saga della Finlandia, la “terra di Kaleva”, presentata qui in una moderna versione in prosa che ne accentua il ritmo romanzesco, pur lasciandone intatta la straordinaria fantasia poetica. Pubblicato per la prima volta nel 1835 da Elias Lönnrot, che raccolse il vastissimo materiale trasmesso oralmente di generazione in generazione, il Kalevala ha sempre goduto di enorme popolarità; ancora oggi si celebra in Finlandia il 28 febbraio, data della sua prima pubblicazione.