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Origini e Storia Primitiva di Roma

I primordi di Roma in una prospettiva unitaria, eminentemente storica, che delinea cronologicamente, sul filo di uno stimolante taglio narrativo, il sorgere e l'affermarsi delle prime strutture sociali, politiche, religiose, dalle quali verrà emergendo la realtà storica di Roma

di
Editore: Rusconi
Informazioni: in sovraccoperta: Testa femminile di terracotta dipinta di stile ionico, parte di una antefissa appartenente alla decorazione di un edificio arcaico dell'Arce capitolina (Arch. Fotogr. Musei Capitolini, Roma). - pp. 424, XXXII tavole in bianco e nero fuori testo, numerose illustrazioni in bianco e nero, Milano
Stampato: 1993-10-01
Codice: 500000006388

La nascita di Roma è stata in ogni tempo, a cominciare dalla stessa antichità, un tema affascinante e ricco di problemi. Ma è nel corso degli ultimi decenni che è divenuta oggetto di ricerche soprattutto alimentate dal moltiplicarsi delle scoperte archeologiche. Sembra dunque opportuno offrire oggi un quadro per quanto possibile organico e aggiornato delle attuali conoscenze su questa particolare vicenda del nostro passato.
Libero da tesi precostituite, attente ad ogni sia pur minimo indizio che la letteratura antica, i dati di scavo, gli studi linguistici offrono ai tentativi di indagine ricostruttiva, Massimo Pallottino affronta l'argomento dei primordi di Roma in una prospettiva unitaria, eminentemente storica, delineando cronologicamente, sul filo di uno stimolante taglio narrativo, il sorgere e l'affermarsi delle prime strutture sociali, politiche, religiose, dalle quali verrà emergendo la realtà storica della civitas.
È ben noto che la storiografia moderna considera ormai da tempo pura leggenda i racconti della tradizione classica relativi alla fondazione della città da parte di Romolo, come atto deliberato e istantaneo, propendendo piuttosto per l'idea di un processo formativo dell'organismo urbano, graduale e di lunga durata. Ma nell'opera che qui si presenta è tentata un'analisi sistematica della natura di questo processo. Se ne riconosce l'inizio con l'apparire, già nell'età del bronzo, di villaggi disseminati sulle alture che saranno i «colli fatali» di Roma; si segue la progressiva fusione di questi abitati primitivi in una struttura unitaria con un centro tradizionalmente identificato nel Palatino; si individua la funzione primaria del Tevere e dello scalo tiberino per il progresso economico, sociale, culturale della città nascente.
Soprattutto si ravvisano, attraverso i rinvenimenti archeologici, i diversi aspetti della cultura materiale, cioè della produzione, nel succedersi dei periodi dalla metà circa del II millennio a.C. sino ai tempi della piena maturazione urbana nel momento della fioritura della civiltà arcaica sotto i re etruschi.
Per tutto questo periodo, che sostanzialmente coincide con quell'età che chiamiamo protostoria, il divenire di Roma s'inquadra nell'orizzonte culturale dei territori circostanti, cioè in particolare il Lazio e l'Etruria, ma anche in generale la penisola italiana, e più oltre l'Oriente mediterraneo.
E qui, a questo mondo remoto, alle sue diverse e successive fasi di sviluppo, che si riportano la trattazione e la discussione, viste così nell'autenticità storica dei tempi ai quali appartengono gli avvenimenti, e non attraverso l'immagine tradizionalmente rievocativa e celebrativa degli storici e dei poeti dell'età di Cesare e di Augusto.
Si aggiunga una piena adesione ai valori della tradizione per quel che concerne la sostanza dei racconti storici, nel solco delle tendenze critiche attuali, ma con tutto il rispetto dovuto alle esigenze del metodo e con molta attenzione per le analogie: in ogni caso con il rifiuto delle semplificazioni e delle astrazioni, cioè degli schemi.
Il quadro dei primordi di Roma che così risulta delineato ha tutte le probabilità di non allontanarsi di molto dalla realtà storica, almeno nelle sue grandi linee.

Gli interessi di Massimo Pallottino, pur spaziando in tutto il campo dell'archeologia classica con qualche risvolto anche nelle antichità orientali, si sono concentrati fin dall'inizio sullo studio del mondo degli Etruschi e più generalmente dell'Italia prima della romanizzazione. All'etruscologia egli ha dato il carattere di una disciplina unitaria e moderna, affrontandone le diverse prospettive: archeologica, artistica, storica, linguistica (Etruscologia, in una lunga serie di edizioni e di traduzioni dal 1942 al 1988). Ha diretto numerosi scavi, in particolare a Veio e nel santuario etrusco di Pyrgi (Santa Severa), dove ha scoperto le famose lamine d'oro con iscrizione bilingue etrusca e fenicia. Ha dedicato una parte notevole della sua attività alla promozione e alla organizzazione degli studi, alla cooperazione scientifica internazionale e alla tutela del patrimonio archeologico italiano ed europeo. Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei, membro dell'Istituto di Francia, è stato chiamato a far parte di molte altre istituzioni scientifiche italiane e straniere. È Presidente facente funzione della Società Nazionale Dante Alighieri. Dottore honoris causa delle Università di Montpellier, Lovanio e Strasburgo, ha ricevuto il Premio Balzan 1982 e il Premio Erasmiano 1984.

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