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Viaggio Involontario in Siberia

Viaggio Involontario in Siberia

Autore/i: Amalrik Andrej

Editore: Coines Edizioni

prima edizione, traduzione dal russo di Caterina Darin.

pp. 304, Roma

Il 23 novembre 1970 Andrej Alekseevich Amalrik è stato condannato alla deportazione in Siberia per il suo «dissenso solitario» al regime.
I sistemi coercitivi, la politica di repressione e di intimidazione delle autorità, hanno fatto esclamare allo scrittore al termine del processo: «Questo è un clima da Medio Evo, da processo alle streghe , era la seconda condanna subita da Amalrik. La prima risale al 1965, quando fu deportato in uno sperduto kolchoz siberiano nella regione di Tomsk. La «cronaca» di quel periodo, il lungo racconto di quasi due anni di prigionia costituiscono la trama del Viaggio involontario in Siberia.
La vicenda viene riferita dall’autore con fredda precisione e mentre sfiora la dimensione kafkiana del «colpevole senza colpa» svela ai lettori i meandri del «pluralismo burocratico» sovietico, smitizzando quella che vuol apparire la perfezione di un «sistema Viene quindi il «viaggio» vero e proprio. La descrizione accurata, minuziosa, di ambienti e situazioni dà un’immagine della realtà kolchoziana assai diversa da quelle stereotipate, e ufficiali, della «vita radiosa» che si vive nelle campagne collettivizzate sovietiche: incapacità e insufficienze aggravate da un’indifferenza fatalistica e passiva; l’assoluta mancanza di iniziativa, l’abbruttimento dato dall’alcool, l’indifferenza verso il bene comunitario (o che tale dovrebbe essere), l’incredibile ignoranza di tutto ciò che è al di là dei confini del kolchoz e della sua esistenza vegetativa…

Andrej Amalrik è nato a Mosca nel 1938.
A 24 anni fu espulso dall’Università di Mosca dove frequentava la Facoltà di Storia per un suo lavoro in cui sosteneva che erano stati gli Scandinavi ad introdurre la prima civiltà in Russia.
Perso l’incarico di assistente universitario, Amalrik si guadagnò la vita facendo il cartografo, il traduttore e persino il manovale.
Durante il tempo libero compose alcune opere teatrali, una delle quali, una commedia, peraltro non eccezionale dal punto di vista artistico, gli valse l’accusa di «antisovietismo trasformata poi in quella di «parassitismo», e quindi la condanna a due anni e mezzo di lavori forzati in Siberia.
Rientrato a Mosca prima dello scadere della pena (metà della condanna gli era stata condonata per buona condotta), trovò lavoro come portalettere in un villaggio presso Mosca.
Frattanto aveva ripreso a scrivere e compose un saggio storico intitolato Sopravviverà l’Unione Sovietica sino al 1984? ed il diario della sua prigionia in Siberia dal titolo Viaggio involontario in Siberia.
Non essendogli consentita la pubblicazione delle opere nell’Unione Sovietica, Amalrik fece giungere clandestinamente all’estero i suoi libri che sono stati stampati negli Stati Uniti ed in Europa, dove sono diffusi dalla Fondazione Herzen di Amsterdam.
Per queste opere, giudicate anch’esse antisovietiche, lo scrittore fu nuovamente arrestato, processato nel novembre 1970 a Sverdlovsk e condannato a tre anni di campo di lavoro a «regime restrittivo».

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