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Ur dei Caldei

Ur dei Caldei

Attraverso le scoperte di un famoso archeologo, rivivono i quattromila anni di Ur, la metropoli sull’Eufrate che è stata la culla delle storie della Bibbia.

Autore/i: Woolley Leonard

Editore: Giulio Einaudi Editore

quarta edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Carlo Fruttero.

pp. 304, nn. tavv. b/n f.t., ill. b/n, Torino

Il nome di Sir Leonard Woolley, uno dei più grandi archeologi contemporanei (del quale i nostri lettori già conoscono il bel libro di ricordi ed esperienze Il mestiere dell’archeologo), è soprattutto legato agli scavi di Ur, ch’egli diresse per dodici stagioni consecutive, dal 1922 al 1934, e che riportarono alla luce non soltanto una metropoli scomparsa, ma una civiltà che si può considerare all’origine stessa della storia del mondo occidentale.
È infatti a Ur che Woolley scopri, nella stratificazione del terreno, le prove di quella grande alluvione che fu il Diluvio universale; è qui, nella Mesopotamia meridionale, che la terra «emerse dalle acque» del Golfo Persico, come si legge nel Genesi. E uno degli aspetti più suggestivi di questo libro è proprio il continuo raffronto con la Bibbia, che da un lato illumina di una luce nuova i dati scientifici raccolti dall’archeologo, dall’altro ci consente di seguire passo passo l’opera di elaborazione dei «cronisti» ebraici: dalla «creazione del mondo» alla torre di Babele, all’arca di Noè, dal sogno di Giacobbe alle profezie di Daniele, dalla idolatria imposta da Nabucodonosor al popolo eletto, alla clemenza di Ciro il Grande, non si contano gli episodi dell’Antico Testamento che trovano, attraverso gli scavi di Ur, un preciso sfondo storico.
Ma questo della «verifica biblica» non è che uno fra i molti fili che fanno capo all’antica capitale dei Sumeri, e che Woolley via via svolge sotto i nostri occhi. Il suo libro è un autentico modello di indagine e di esposizione, una monografia costruita, si direbbe, con la stessa mirabile perfezione degli anonimi architetti che edificarono la famosa «torre a ripiani» di Ur, la Ziggurat in cima alla quale veniva adorato il dio patrono della città. Il racconto dell’archeologo abbraccia infatti, con assoluta simmetria, quattromila anni di storia, dalle capanne dei primi misteriosi immigrati alla fioritura massima di Ur (quando, come grande centro commerciale e industriale, contava mezzo milione di abitanti) e di qui alla lenta decadenza e all’oblio definitivo, suggellato dalle sabbie del deserto.
Non è impresa minore della gigantesca opera di indagine, classificazione e interpretazione da lui condotta a termine l’aver saputo narrarcene con tanta limpida passione le varie vicende e gli eccezionali risultati.

Leonard Woolley (1880-1960), è stato un archeologo inglese, noto per i suoi scavi a Ur e a Karkemish. Considerato uno dei primi archeologi moderni, nel 1935 è stato insignito del titolo di cavaliere per i suoi contributi all’archeologia.

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