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Un Piccolo Angolo d’Inferno

Un Piccolo Angolo d’Inferno

Titolo originale: Vtoraja Čečenskaja

Autore/i: Politkovskaja Anna

Editore: Rizzoli

prima edizione, prefazione di Georgi M. Derluguian, prologo dell’autrice, traduzione dall’inglese di Isabella Aguilar.

pp. 280, Milano

Voglio che conosciate la verità. Poi, se vorrete potrete sempre optare per il cinismo e per il razzismo in cui si sta impaludando la nostra società.

Ci sono bambini che passano i loro vuoti pomeriggi a raccontarsi, seduti all’ombra delle macerie, storie di uomini misteriosamente scomparsi. Madri che in affannose corse contro il tempo bussano alle porte dei villaggi in cerca di denaro per riscattare i figli, o quel che ne resta, dalle mani di un esercito di aguzzini. Un popolo intero umiliato da anni di privazioni, violenze e indifferenza. Questa è la Cecenia di Anna Politkovskaja, un Paese tenuto accuratamente lontano dai riflettori dove “la tortura è la norma, le esecuzioni senza processo sono routine e le razzie e i saccheggi un luogo comune”. Una terra battuta dalla guerra, minacciata dal fuoco delle sanguinarie milizie indipendentiste e messa ancor più in pericolo da un esercito corrotto, complice e profittatore di uno spietato disegno politico. È la vittima di tanta cruda insensatezza non è un’astratta entità statale ma una popolazione inerme, costantemente sotto minaccia, privata del diritto e della dignità.
Inviata sul campo dal settimanale di ispirazione liberale “Novaja Gazeta”, Anna Politkovskaja ha avuto il coraggio di rompere il silenzio svelando al mondo gli orrori della Cecenia, senza censure né remore nell’accusare Putin e nel parlare di genocidio. Per anni la sua voce è stata l’unico filo di collegamento tra quelle terre dimenticate e il resto del mondo: Anna ha camminato sotto le bombe insieme ai profughi, ha condiviso i piccoli riti quotidiani, ha provato sulla propria pelle gli orrori dell’arresto, le violenze, la paura. Un piccolo angolo d’inferno è il libro che ripercorre questa storia, fatta di esperienza personale e indagine rigorosa, raccogliendo gli scomodi reportage che hanno smascherato i crimini della Russia e che le sono costati la vita.

“Anna Politkovskaja era una giornalista speciale, direi meravigliosa. Una che non conosceva le mezze misure, che denunciava gli orrori di cui era testimone. E non si fermava di fronte a niente”. (Mikhail Gorbaciov)

Anna Politkovskaja
(1958-2006) giornalista russa, inviata del settimanale indipendente “Novaja Gazeta”, dal 1999 corrispondente dal fronte di guerra del Caucaso, è divenuta celebre in Russia e all’estero per i reportage dalla Cecenia, per le testimonianze di prima linea del sequestro al teatro Dubrovka di Mosca e della strage di bambini di Belsan, per la sua opposizione a Putin. Il 7 ottobre 2006 è stato assassinato in circostanze non ancora chiarite.

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