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Teologia della Storia

Teologia della Storia

Titolo originale: Théologie de l’histoire

Autore/i: Thils Gustave

Editore: Edizioni Paoline

seconda edizione interamente rifusa dall’autore, versione italiana del dott. don Giovanni Roatta, prefazione dell’autore.

pp. 156, Alba

… La Chiesa sulla terra è “militante”; il messaggio dell’Apostolo è chiaro; i fatti lo mostrano. Il processo antitetico della teologia neo-testamentaria contribuisce, col suo stesso carattere dualistico , a mantenere questo senso di dramma permanente. Ma è tutto? La rivelazione ci descrive veramente un “match nullo”, che si risolve all’ultimo minuto con un “affondamento totale della squadra avversaria?” La rivelazione contiene questa impressione di manicheismo perfetto? San Paolo e San Giovanni ci descrivono una lotta a parità di forze? Gli Apostoli ci annunciano forse una incertezza fino alla morte? Il Maligno talora vince sulla grazia: ma il complesso della sua azione si presenta come di forza equivalente a quella del Signore? Sembra che a tutte queste questioni  si possa rispondere negativamente. Pare che la rivelazione ci insegni che un’”ottimismo profondo, benchè tragico” può animarci quaggiù per la nostra vita e quindi per tutte le azioni che, uscendo da noi, si traducono in valori di civiltà e di cultura. Ottimismo giustificato dalla natura di Dio, dalla virtù dei cristiani, dall’intercessione dei Santi, dal vigore della Chiesa Madre, ecc. Ecce vobiscum sum omnibus diebus, usque ad consummationem saeculi.

Trascendenza o incarnazione? A questo interrogativo, che costituisce il titolo di un suo opuscolo (vers. it. presso l’Editrice Ares, Roma, 1957), Gustave Thils così risponde: «L’una e l’altra: non l’una o l’altra. Il vero cristianesimo esige entrambi i movimenti, entrambi i comportamenti, entrambi gli ideali». Tutta la «storia della salvezza», e pertanto tutta la storia umana in cui si opera la salvezza, e segnata dalle due componenti. Nell’organismo ecclesiale, nel fluire dei tempi e secondo le necessita, ora si accentua la prima – fino al limite della «nada» come si esprimeva san Giovanni della Croce, o anche fino al senso peggiorativo, oggi corrente, dell’espressione liturgica «terrena despicere» -; ora si accentua la seconda, giungendo talora a conclusioni estravaganti ed errate sul principio «omne ens est bonum» che san Tommaso ha esposto in un modo tanto equilibrato. La Teologia della storia del Thils – apparsa in prima edizione circa un ventennio fa ed ora interamente rielaborata (1967), per la sola edizione italiana, alla luce dei documenti conciliari – ci offre appunto un eloquente saggio di ricerca armonica in questa duplice manifestazione dell’azione cristiana nella storia umana, anche se con un leggero spostamento verso la seconda componente, cioè: una concezione cristiana della storia umana piena « di un ottimismo profondo, benché tragico». «L’insieme della storia del mondo – dichiara il Thils – e dominato, dal punto di vista della Rivelazione, dall’influenza dello Spirito – che vuole tutto “spiritualizzare” – e da quella della Carne (nel senso paolino del termine) che vi si oppone. Ora, chi dice Spirito dice: unita organica, universalismo, santità, pace, equità, benevolenza. Questi beni che abbiamo numerati sono beni “trascendenti”, certo, poiché sono partecipazione alla vita stessa di Dio, ma postulano necessariamente una “trasposizione terrestre”, che porta lo stesso nome e rende così il mondo non soprannaturale, bensì cristiano». C’é dunque un disegno di Dio nella storia, retto e guidato dai magnalia Dei dell’opera salvifica, ma che si attua nel complesso dell’attività umana libera, con tutte le realizzazioni e gli scacchi che essa comporta. Alla fine, però, quando la storia sarà consumata, Cristo ricapitolerà tutto. È quanto riscopre ed avvalora solennemente lo stesso Concilio Vaticano II nella Costituzione pastorale Gaudium et Spes, al n. 45: «Nello Spirito (del Signore) vivificati e coadunati, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana, che corrisponde in pieno col disegno del suo amore: “Ricapitolare tutte le cose in Cristo, quelle del cielo e quelle della terra” (Ef 1, 10)».

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