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Storia Segreta dei Mongoli

Storia Segreta dei Mongoli

Autore/i: Anonimo

Editore: Longanesi & C.

a cura di Sergej Kozin, introduzione di Fosco Maraini, traduzione di Maria Olsùfieva, l’opera rientra nella sezione orientale curata da Gian Carlo Calza, in copertina: ritratto di Gengis Khan in un dipinto cinese.

pp. 272, 6 illustrazioni a colori f.t., Milano

La prima cosa che si domanda il lettore è perché questa Storia dei mongoli debba dirsi «segreta». Chi pensa di scoprirvi descrizioni d’orge succulente, o resoconti di perfidie e d’orrori ponga pure il libro da parte! La Storia, qui tradotta per la prima volta in italiano dal testo russo ben noto del Kozin, fu detta «segreta» in quanto riservata ai mongoli stessi, i quali non gradivano cadesse sotto gli occhi degli stranieri. E perché tanta pudicizia?
Semplicissimo. I mongoli discendenti di Gengis Khan, saliti ai fasti della regalità e dell’impero in paesi d’antica e raffinata civiltà quali l’Iran e la Cina, provarono ben presto disagio rileggendo il racconto così rude, disadorno, casareccio delle loro origini di barbari delle steppe.
D’altra parte ebbero caro il ricordo di fatti che riguardavano gli antenati forti e gloriosi che avevano «costruito lo stato». Il documento, per nostra fortuna, non venne distrutto, ma rimase sepolto negli archivi, divenne la «storia segreta» in un senso speciale e innocente. E proprio quest’innocenza, questa freschezza, costituiscono per noi il fascino dell’opera. Chi la scrisse (si suppone intorno al 1240) possedeva una cultura elementare. Negli ultimi capitoli, quando il racconto dei fatti si allarga dalle lotte tribali agli spazi d’un vero impero, il povero autore appare del tutto smarrito.
Ma nei primi tre quarti dell’opera, dove parla di casi individuali, d’amori e d’odi, di avventure e di cavalli, di tende, di cacce, di fiumi, di steppe, d’alleanze o di battaglie fra tribù, di patti, feste, inganni, vittorie, fughe, trionfi – è grande. La sua prosa stessa è succosa, tutta sangue, tendini e ossa. (Dall’Introduzione di Fosco Maraini)

La Storia segreta dei Mongoli (Manghol un nivca tobca’an) è il primo dei monumenti storici e letterari mongoli a noi noti. L’originale non è giunto fino a noi, ma nella seconda metà del secolo XIV essa fu trascritta in ideogrammi e tradotta in lingua cinese. Nel 1866 il missionario ortodosso padre Palladij (Pètr Kafarov, 1817-1878), che passò trent’anni a Pechino, ricostruì il testo originale mongolo e lo tradusse in lingua russa. Il testo cinese, secondo la copia manoscritta del periodo Yüan, apparve nel 1903 con il titolo Yuan ch’ao Pi-shi. Nel 1935 E. Haenisch ricostituì ancora una volta il testo mongolo e pubblicò Die geheime Geschichte der Mongolen, Leipzig. Nel 1941 apparve infine la traduzione in lingua russa dell’insigne mongolista e sinologo Sergej Kozin (1879-1956), che dedicò all’opera vent’anni di studi e alla cui edizione si richiama la presente pubblicazione.

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