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Storia del Nome Dracula e di Altre Parole d’Oggi

Storia del Nome Dracula e di Altre Parole d’Oggi

Autore/i: Guţia Ioan

Editore: Bulzoni Editore

unica edizione, in sovraccoperta: ritratto di Vlad Tepes (Dracula) secondo un incunabulo tedesco del XV secolo.

pp. 144, Roma

In questo libro vengono evocate diverse centinaia di parole nuove, quasi tutte straniere, cioè parole ancora in rodaggio, sebbene alcune di esse siano ormai popolari ed altre comincino già ad essere registrate anche dai vocabolari generali. Però non si tratta di una raccolta e tanto meno di un repertorio di neologismi, bensì di una indagine circonstanziata e documentata sulle parole nuove. Alcune sono discusse singolarmente, tutte le altre sono inserite invece in gruppi di parole, polarizzati intorno ad un determinato fatto o periodo storico, contatto linguistico o mezzo di comunicazione (mass-media). Ma, più che esaurirle, si fa una scelta fra quelle che sembrano cominciare ad entrare nella lingua. Si comincia con la complicatissima ed oscura storia del nome del terribile principe valacco del Quattrocento «Dracula», che – già famoso corni nome terrificante nell’Europa centrale ed orientale nella seconda metà di quel secolo – fu resuscitato a nuova vita, questa volta come vampiro, alla fine dell’Ottocento, dallo scrittore irlandese Bram Stoker, e diffuso poi in tutto il mondo, soprattutto dal cinema. Il secondo capitolo è una succinta messa a punto di due nuovi termini, legati al concetto di documentazione, che spesso vengono confusi: « documentarista », autore (regista) di film documentari, e «documentalista», professionista della documentazione. Nel terzo capitolo si passano in rivista le principali parole, polarizzate intorno al concetto di libertà, venute in uso soprattutto nella stampa con la « guerra fredda » in seguito alla divisione dell’Europa, dopo la seconda guerra mondiale, mediante la « cortina di ferro ». Il quarto capitolo vuole segnalare più che altro il contatto diretto, sebbene ancora poco rilevante, della lingua italiana con quella romena. Al riguardo riesce interessante, tra l’altro, la fortuna della parola romena «conducǎtor» nel linguaggio sportivo italiano del dopoguerra. Infine, l’ultimo capitolo è una larga scelta di parole d’America penetrate nella lingua romena, fra le due guerre mondiali, per il tramite del cinema. Siccome si tratta di parole che il cinema americano ha reso internazionali, questi americanismi li riscontriamo anche nella lingua italiana.

Ioan Guţia (nato a Sebes nel 1917) compì la sua prima formazione all’Università di Cluj, in Romania. Continuò poi gli studi in Italia, a Cagliari e Roma. È stato socio dell’Accademia di Romania in Roma. Libero docente confermato. Dal 1958 insegna alla Università di Roma.
La maggior parte dei suoi scritti di linguistica, stilistica, letteratura romena ed italiana, e letteratura comparata è stata pubblicata in periodici di specialità italiani ed esteri. In volume sono usciti: Sentimenti timpului in poezia lui Eminescu (Roma, 1957), Linguaggio di Ungaretti (Firenze, 1959), Grammatica romena moderna (Roma, 1967) e Introduzione alla letteratura romena (Roma, 1971).

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Argomenti: Libri vari,

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