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Storia dei Veleni

Storia dei Veleni

Da Socrate ai nostri giorni

Autore/i: Jean de Maleissye

Editore: SugarCo Edizioni

prefazione dell’autore, traduzione di Maria Teresa Beccaria.

pp. 360, Carnago (Varese)

Fin dalla notte dei tempi il veleno, insidioso e segreto, ossessiona gli esseri umani, ai quali la natura non l’ha concesso quale arma di sopravvivenza (come ha invece fatto con certe piante o determinati animali, che se ne servono al solo scopo di salvaguardare la propria incolumità e di procurarsi il nutrimento): strumento dei deboli, o silenzioso complice delle ambizioni più sfrenate e inconfessabili, da sempre ha trovato riparo nelle case, si è nascosto negli armadi, si è celato nei cibi, ha popolato incubi e sogni delittuosi. Per una strana inversione di ruoli, gli è accaduto talora – e a volte ancora oggi – di trasformarsi in pubblico accusatore nel corso di terribili ordalie. Di efficacia fulminea in certi casi, sa anche agire con perfida lentezza così da essere insospettabile. Eppure dall’Ottocento in poi i suoi giorni sembravano contati. I progressi in campo scientifico lo hanno reso facilmente individuabile e, peggio ancora, sono riusciti quasi a vanificare i suoi effetti letali. Ma il veleno ha compiuto una metamorfosi inaspettata: individualista fino ad allora, è diventato un’arma collettiva. Viene ormai prodotto a milioni di tonnellate, da quando, sui campi di battaglia, hanno fatto la loro comparsa le armi chimiche; e milioni sono state le sue vittime nei campi di concentramento nazista. Dall’antichità più remota fino alle guerre attuali e alle stragi «accidentali» di civili inermi, Jean de Maleissye esplora in tutti i suoi meandri la storia dello strano rapporto che da sempre lega il veleno all’uomo.

«A partire dalla sua comparsa sulla terra la vita non ha mai cessato di evolversi e diversificarsi ricorrendo a meccanismi regolatori capaci, essi soli, di mantenerla in armonia con l’ambiente che l’accoglieva. Uno di questi è un elemento che può essere mortale: il veleno – poiché è di esso che stiamo parlando – uccide, ma partecipa anche dei grandi equilibri naturali e salvaguarda le varie specie. È grazie ad esso che molti insetti predatori possono cacciare e nutrirsi, mentre altri ne fanno uso per proteggersi efficacemente contro nemici più potenti. Ma negli organismi più evoluti e misteriosamente venuta meno la componente venefica, come se la sua funzione fosse divenuta incompatibile con l’organizzazione dei vertebrati superiori. E così che gli uccelli, i mammiferi e, fra questi ultimi, i primati sono privi di un apparato venefico. L’uomo, punto d’arrivo di questo lungo percorso evolutivo, non è dotato di alcuna arma naturale di questo tipo; ma egli si è ingegnato a ricostruire per sé – e in seguito a perfezionare senza tregua – ciò che la natura gli aveva rifiutato. Non dispone di aculei né di denti avvelenati, ma possiede in compenso lo strumento più velenoso che in assoluto esista, sempre , che, s’intende, venga usato a fin di male: il cervello… Un tempo, la convivenza del veleno con l’uomo era quotidiana. Re e sovrani lo temevano e dovevano diffidare di tutti, in particolar modo delle persone più prossime, che potevano in ogni istante trasformarsi in avvelenatori. Paragonato ad altri “metodi” di eliminazione fisica, il veleno presentava evidenti vantaggi pratici. Era facile procurarselo e non costava eccessivamente. Non esistevano, o erano pochi, i mezzi efficacemente preventivi, né a molto servivano i rimedi terapeutici… Il veleno avrebbe potuto rimanere per lungo tempo il collaboratore più prezioso nelle alterne vicende, importanti o meno, politiche o domestiche, se il progresso scientifico nell’arte medica o nelle analisi chimiche non fosse sopraggiunto, nel XIX secolo, a gettare lo scompiglio nell’ordine prestabilito. Oggi, un veleno individuato, neutralizzato, messo a nudo, non è più un veleno, ma un comune tossico, la cui manipolazione diventa alla fin fine più pericolosa per il criminale che per la sua vittima.
Questo mutamento non significa tuttavia per il veleno un esilio definitivo nel museo delle armi antiche, a fianco delle spade, delle picche o delle asce da guerra, giacché, grazie alla sua natura proteiforme, esso potrebbe volgere ben presto a proprio vantaggio la stessa rivoluzione scientifica e industriale che ha minacciato la sua operatività pratica. Si annuncia l’era del veleno di massa. Quel che si riteneva stesse per cadere in disuso, ritorna in auge…» (dalla Prefazione)

Jean de Maleissye, laureato in scienze, ha dedicato lunghi anni di studio per questa che è la prima opera sui veleni pubblicata in Occidente.

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