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Sociologia del Suicidio

Sociologia del Suicidio

Il primo studio scientifico del suicidio come vistoso e drammatico fenomeno di patologia sociale

Autore/i: Durkheim Émile

Editore: Newton Compton Editori

introduzione di Giovanni Cattanei, traduzione di Jean Louis Morino.

pp. 464, Roma

Enfatizzato dalla tradizione letteraria quale atto supremo di decisione individuale, il suicidio si andava piuttosto denunciando nel tardo Ottocento – con l’esplodere delle violente, interne contraddizioni suscitate dallo sviluppo dell’industrialismo – nel suo più vistoso e drammatico significato sociale. Ed è appunto Émile Durkheim, il fondatore del moderno metodo sociologico, a proporre con questo suo ampio studio una visione del problema radicalmente nuova e dissacrante: il suicide vi assume un volto diverso e crudo, di dati, fatti e statistiche, definendosi come un fenomeno di patologia sociale che trascende il dramma del singolo, ed è ricondotto a motivazioni tipiche del gruppo.
Spersonalizzando così il gesto e proponendo l’analisi del suicidio alla stregua di un «fatto sociale», Durkheim dava inizio al dibattito su un piano finalmente scientifico e positivo: e richiamava l’attenzione degli studiosi e del pubblico sulla necessità di misurarsi con una realtà, i risultati della cui quantificazione non potevano più essere ignorati, o riguardati quale aspetto marginale di una tragedia interiore consumata nella pura sfera dell’individuale.

Ponendosi a modello della cultura del suo tempo, il primo studio scientifico sul suicidio aggrediva così, al di là delle ancor spesse coperture tardo-romantiche, il nucleo di un problema che con l’espandersi della civiltà moderna si sarebbe andato manifestando in misura crescente nella sua scomoda evidenza.

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