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René Leys o il Mistero del Palazzo Imperiale

René Leys o il Mistero del Palazzo Imperiale

Autore/i: Segalen Victor

Editore: Giano Editore

traduzione di Clara Lusignoli.

pp. 248, Milano

L’opera di Victor Segalen costituisce una sorta di rilievo isolato, misterioso e affascinante, nel paesaggio della letteratura francese del secolo ormai scorso. Di questo rilievo, René Leys è senza dubbio il picco più elevato, la meditazione più libera e letterariamente felice sul tema della differenza, della percezione del diverso come esaltazione del sentire, quindi del vivere. E nella geografia dell’esotismo tracciata da Segalen, la Cina, con il suo cuore, la Città Tartara e il Palazzo Imperiale, rappresenta il luogo supremo del Diverso.
Nel racconto, il narratore, francese residente nella Pechino dei primi anni del secolo, è affascinato dalla Città Proibita, da quel Palazzo Imperiale di cui può soltanto intravedere da lontano la sagoma colorata, i fastigi dei templi e delle torri.
Nello stesso tempo, un giovane belga eletto a proprio professore di cinese, René Leys, lo incanta con stupefacenti racconti e rivelazioni sensazionali: dice di essere amico del Reggente, di far parte della polizia segreta, di essere l’amante di… Il dialogo tra il narratore e lo sconcertante professore-ragazzo, dà il tono e scandisce i tempi del racconto che, giorno per giorno, si arricchisce di nuove sorprese e illusioni fino al finale drammatico e inaspettato.
Allegoria del percorso della conoscenza, del mondo e di se stessi, il racconto trasmette tutta l’ansia e la curiosità dell’autore di fronte al mistero della civiltà cinese, il segreto della quale individua nel Palazzo Imperiale, luogo emblema di un’assenza – il Grande Vuoto taoista – al centro di una Pechino descritta con la precisione e la vividezza di un topografo visionario, assetato d’assoluto.

Victor Segalen (1878-1919), medico e archeologo, sinologo e scrittore eccentrico ha lasciato alcune opere di straordinaria qualità evocativa. Grande viaggiatore, arriva in Oceania subito dopo la morte di Gauguin: l’esperienza gli ispirerà il libro Les Immémoriaux (1907). Si dedica poi allo studio del cinese e organizza una spedizione sino ai confini del Tibet. Nel 1910 è a Pechino, dove ritornerà per altri due lunghi periodi. Durante i suoi soggiorni, scrive le sue opere più importanti: oltre a René Leys, pubblicato postumo nel 1922, Stèles (1912), Peintures (1916) ed Equipée (1929). Tornato malato dall’ultimo viaggio in Cina, muore accidentalmente nella foresta di Huelgoat.

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