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Rami d’Acqua Scorrono nell’Ombra

Rami d’Acqua Scorrono nell’Ombra

Commento Zen al Sandokai

Autore/i: Shunryu Suzuki-roshi

Editore: Ubaldini Editore

traduzione di Andrea Staderini.

pp. 176, ill. b/n, Roma

Ti esorto rispettosamente a studiare il mistero, non passare i tuoi giorni e le tue notti invano.

Se a Daisetz Teitaro Suzuki va il merito di aver fatto conoscere all’occidente lo zen, a Suzuki-roshi, il ’piccolo Suzuki’ (come si autodefiniva quando lo confondevano con il suo famoso omonimo) va senz’altro il merito di averlo fatto praticare. Il centro da lui fondato a San Francisco, il monastero di Tassajara e tanti altri centri di meditazione affiliati, a trent’anni dalla sua morte sono tuttora attivi, e la sua influenza, legata alla pubblicazione di un solo libro, il celeberrimo Mente zen, mente di principiante, ha raggiunto letteralmente milioni di persone.
Rispetto a quel testo memorabile, Rami d’acqua scorrono nell’ombra presenta un contesto d’insegnamento leggermente diverso. Com’è tradizione per tutti i maestri zen, qui Suzuki-roshi tiene una serie di discorsi su un testo classico, e sceglie il Sandokai di Sekito Kisen (Shitou Xiqian), un componimento cinese in versi dell’ottavo secolo fondamentale per la scuola soto e recitato quotidianamente nei monasteri zen soto di tutto il mondo. In questi discorsi tenuti a Tassajara nell’arco di sei settimane, nel caldo torrido dell’estate e dopo una dura giornata di pratica e lavoro, Suzuki-roshi commenta i versi parola per parola, spiega gli ideogrammi, se necessario conia nuove parole pur di illuminare ai suoi discepoli il significato vivo del testo.
Ogni lezione si conclude con una discussione in cui gli studenti hanno la possibilità di intervenire per esprimere dubbi; chiedere chiarimenti e consigli per la pratica. Suzuki-roshi diceva scherzosamente dei suoi discepoli americani che, se lui gliel’avesse chiesto, si sarebbero anche buttati in un pozzo, ma comunque cadendo avrebbero domandato perché. I dialoghi di questo libro dimostrano il grande affetto che lo legava ai suoi studenti, forse ribelli, poco rispettosi e critici verso qualsiasi autorità, ma anche seri e determinati, e capaci di rivitalizzare lo zen spogliandolo del rigido ritualismo che rischiava di soffocarlo nelle istituzioni religiose giapponesi.

Shunryu Suzuki-roshi (1904-1971), figlio di un prete soto responsabile di un piccolo tempio giapponese, iniziò l’addestramento zen molto presto sotto la guida di Gyokujun So-on e di altri maestri. Nel 1959, ormai responsabile di molti templi e di un monastero, riuscì a realizzare il suo grande sogno: partire per l’America per diffondere lo zen soto, l’insegnamento di Dogen. Stabilitosi al Sokoji di San Francisco, un piccolo tempio soto di cui erano membri una sessantina di famiglie giapponesi, riunì attorno a sé un gruppo sempre più nutrito di studenti americani, fondando in pochi anni il San Francisco Zen Center e lo Zen Mountain Center di Tassajara, il primo monastero zen in America per ritiri intensivi.

 

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