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Prediche agli Uomini di Governo

Prediche agli Uomini di Governo

Autore/i: Vieira Antonio

Editore: Rusconi

prima edizione, introduzione e cura di Armando Guidetti S.J.

pp. 252, Milano

Vieira sapeva perfettamente adattarsi al gusto e alla necessità del tempo, sia nella scelta dei temi, come nell’ornamento dello stile. O agitasse i grandi problemi politici, come la restaurazione dell’indipendenza nazionale, la pace, la guerra, i mezzi per sostenerla o trattasse di argomenti semplicemente religiosi o morali, più propri del suo ministero, lo stile, ora grave, solenne, elevato, ora tenue e familiare, secondo l’occasione, l’efficacia e nobiltà della declamazione e del gesto, una certa novità nel modo di argomentare, la facilità, la purezza, l’abbondanza e l’energia del linguaggio, tutto gli attraeva e gli assoggettava la moltitudine, per contenere la quale erano ordinariamente insufficienti i templi più vasti.
Lodato, applaudito, seguito da tutti, dotti e incolti, la sua chiarezza, il tono ordinariamente di conversazione, le sue arguzie a volte piccanti, l’efficacia dei suoi comandi, la vasta conoscenza della Bibbia, la sua applicazione ingegnosa, la profondità delle ragioni, la finezza dei concetti, dilettavano l’orecchio, la mente, muovevano il cuore e piegavano gli ostinati e la loro resistenza.
Tutta Lisbona correva a udirlo; si correva molte ore prima del discorso nel timore di non poter entrare nelle chiese per l’affollamento. E ne uscivano alla fine commossi, soddisfatti e ammirati dell’ingegno, del sapere e dello spirito del predicatore. Accolto dal Re come amico privilegiato, esercita la massima influenza sulla politica del suo tempo.
L’eloquenza di Vieira è tra le più prestigiose di tutte le letterature: scrittore forbitissimo, di straordinaria immaginazione, pittoresco, predilige l’arte disinteressata, con abilità dialettica estrema, intuizioni musicali verbali piene di fascino, e ricerca continua della simmetria. I discorsi che pubblichiamo, oltre che omaggio a un autore tanto grande e quasi sconosciuto in Italia, saranno un sapiente ammaestramento del come si può e si deve predicare la morale politica nelle chiese, il dovere degli oratori sacri di illuminare, dirigere, formare la coscienza dei politici e del popolo cristiano, attingendo all’inesauribile fonte della Rivelazione e della teologia.
Osiamo dedicare il volume ai politici italiani, cattolici e non cattolici, laicisti e non credenti: i primi vi troveranno la conferma dei principi cristiani a cui si ispirano nella loro attività; gli altri scopriranno innumerevoli punti su cui riflettere e meditare, e, speriamo, che finiscano con l’aderire a quella visione cristiana della politica che è l’unica vera apportatrice di risanamento morale. libertà, pace, ordine, e tranquillità nazionale e internazionale. A questi preziosi e necessari beni sociali, non si arriva con la politica ispirata all’agnosticismo in fatto di religione, e, peggio ancora, al materialismo ateo.

Non c’è forse nella letteratura cattolica, oratoria o no, un uomo che abbia parlato con tanta spregiudicata sincerità, con tanto, quasi sfidante e arrogante coraggio, agli uomini politici – Re, Ministri di Stato, Segretari e Sottosegretari, Generali e Ammiragli, Magistrati e Governatori – come Antonio Vieira, portoghese, gesuita, missionario, diplomatico, stratega, consigliere e predicatore di Corte.
Nessuno come lui ha sferzato così violentemente la molteplicità degli incarichi, le remore della burocrazia, la peste dei favoritismi; nessuno ha ironizzato più spietatamente sulla carta bollata, su illustri incompetenti dei loro dicasteri, sulle votazioni fatte da ignari della materia su cui decidere.
Contro gli statali che corrono alle cariche attraverso raccomandazioni e bustarelle; contro i Ministri di Stato che rubano, ha delle pagine di sarcasmo atroce, ma sempre rimproveri, ironie, sarcasmi, vogliono ricondurre all’onestà politica.

Figlio di Cristoforo Vieira e di Maria de Azevedo, di nobile stirpe, Antonio Vieira è nato a Lisbona il 6 febbraio 1608. Alla fine del 1615 parte con la sua famiglia per Baia in Brasile. Il 20 gennaio 1616, corre grave pericolo di naufragare sugli scogli di Paraíha, e si salva quasi miracolosamente. Poco tempo dopo, colpito da una gravissima malattia, sembrò un prodigio la sua guarigione.
Nel collegio dei gesuiti di Baia inizia gli studi letterari, rivelando subito tanta singolare acutezza e tanta chiara intelligenza, che fanno presagire il suo straordinario talento. Lo stesso Vieira afferma che senti una grande vocazione per la vita religiosa non più tardi del marzo 1623, a quindici anni. I genitori lo contrastano ed egli fugge di casa, e si nasconde nel Collegio dei gesuiti. Sono essi che ottengono il consenso dei genitori e lo stesso anno, in maggio, Antonio entra nel Noviziato. A diciott’anni è professore di Retorica al Collegio di Olinda, oggi città dello Stato di Parnanbuco, pochi chilometri a nord di Recife, sull’Atlantico.
I suoi trionfi scolastici non lo distolgono da ciò che maggiormente lo affascina: la vita di missionario tra gli indios e il desiderio ardentissimo di esservi destinato. I superiori non glielo concedono. Inviato a studiare filosofia e teologia, manifestava ancora una volta quanto valesse il suo immenso talento.
Sacerdote nel 1635, incomincia subito a predicare rivelando prestigiose doti di oratore. Si può dire che subito asceso sul pulpito attinse la sua massima statura poiché fu nel principio del 1640 che pronunciò il suo famoso discorso per il buon successo delle armi portoghesi contro gli Olandesi.

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