Libreria Editrice OssidianeLibreria Editrice Ossidiane

Samsāra

Samsāra

La vita, la morte, la rinascita

Autore/i: Dalai Lama

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

a cura di Frédérique Hatier, con la collaborazione di Dawa Thondup, traduzione di Luisa Coeta.

pp. 168, Milano

Il Dalai Lama è figura simbolo per la riflessione e la pratica della tolleranza e della non-violenza. In questo libro confida i suoi pensieri su temi personali e universali: dalla vita in Tìbet alle preoccupazioni per il suo popolo, dal significato del buddhismo alla meditazione, dalla felicità al samsāra, il ciclo della vita (nascita, morte e rinascita) che costituisce la base dell’esistenza. Il Dalai Lama, grazie al consueto inossidabile pragmatismo tipico del lamaismo tibetano, sa parlare con un linguaggio universale invitando i suoi lettori a recuperare i valori fondamentali dell’umanità. Valori, quali il giusto peso dell’amore e del rispetto di ogni essere vivente, che sono capaci di offrire una prospettiva più ampia anche ai modelli di vita e di pensiero degli occidentali del XXI secolo.

L’Art du Mexique Ancien

L’Art du Mexique Ancien

Autore/i: Soustelle Jacques

Editore: Arthaud

illustrations, réalisation et photographies de Claude Arthaud et F. Hébert-Stevens

pp. 344, 260 planches en héliogravure dont 17 en couleurs, 42 cartes, dessins et plans, Paris

Le Mexique ancien, de l’Atlantique au Pacifique et du nord de la Sierra Madre au sud du Guatemala, a vu fleurir successivement sur son sol les formes les plus riches de civilisation: D‘es 300 avant notre ère, celle, énigmatique, des Olmèques; cinq siècles plus tard, celle de Teotihuacan, et celle, presque aussi brillante, des Zapotèques de Monte Alban ; Tolt‘eques et Mayas amèneront l’art de cette vaste région du Nouveau Monde a son plus haut degré; les Aztèques, enfin, les mieux connus de nous, victimes des premiers conquistadores espagnols.
Ouvrage d’un exceptionnel intérêt parle sujet, «l’Art du Mexique ancien» l’est aussi par la personnalité de l’auteur: Jacques Soustelle. Normalien, ancien sous-directeur du Musée de l’Homme, à la réalisation duquel il a contribué avec Paul Rivet, Jacques Soustelle, est il besoin de le rappeler, a passé une partie de sa vie au Mexique. Isolé dans les jungles de Yucatan, recueillant les derniers éléments de tradition orale et de culture matérielle des Lacandons, descendants des anciens Mayas, ou travaillant sur les innombrables pièces des collections mexicaines, il a abordé l’étude du développement des civilisations aztèque et maya du triple point de vue du linguiste, de |’archéologue et de l’ethnologue.
Mais c’est en historien de l’art, et aussi en historien tout court qu’il a écrit «l’Art du Mexique ancien».
Débordant les anciennes classifications régionales, il s’est attaché à mettre en evidence les phases d’une évolution qui s’étend sur environ 4000 ans, soit une durée à peu près comparable a celle de l’ancienne civilisation égyptienne.
L’illustration de l’ouvrage est le résultat de la campagne photographique de dix-huit mois de Claude Arthaud et François Hébert-Stevens qui sont è l’origine de ce livre, campagne qui, des musées de Paris, de Londres, de New York… les conduisit aux villes encore à demi ensevelies des selvas du rio Usumacinta.
Deuxieme volume de la collection «Arts et Civilisations», «l’Art du Mexique ancien», comme «l’Art de la Chine», paru auparavant, réalise une synthèse propre à satisfaire les amateurs et d’histoire et d’art.

Età della Pietra

Età della Pietra

Autore/i: Bandi Hans-Georg; Breuil Henri; Berger-Kirchner Lilo; Lhote Henri; Holm Erik; Lommel Andreas

Editore: Il Saggiatore

prima edizione, introduzione di Hans-Georg Bandi, traduzione di Fabrizia Caracciolo e Giancarlo Cadeo.

pp. 280, 60 tavole a colori, 65 disegni e 8 carte b/n, Milano

Un libro come questo rinvia a lontananze quasi vertiginose la memoria dell’uomo sull’uomo. Preistoria diventa il nome poetico e pittoresco di epoche nelle quali era ormai cominciata, come sulle rive dubbiose tra terre e acque, a penetrare la storia.
Per rievocare quei remoti crepuscoli della civiltà non occorre più affidarsi all’immaginazione leggendaria: esistono i documenti. E gli autori di questo volume li presentano ed esaminano con la massima correttezza scientifica. Defraudano la fiaba? No: raggiungono, attraverso la verità, una suggestione ancora più profonda. L’arte rupestre dell’Età della Pietra risale alla fine del periodo glaciale, cioè a circa 50 mila anni fa.
I suoi intenti magico-propiziatori hanno permesso d’attribuirla a popoli ormai saliti al livello della cosiddetta «caccia superiore».
Ma la sua tecnica e iconografia, stupefacenti e commoventi sia nel realismo che nell’astrazione, consentono anche di congetturare le strutture, i costumi, le embrionarie ideologie di quelle Società. I più diversi luoghi della terra concorrono” a questa rassegna degli albori umani; espertissimi conoscitori illuminano e risolvono i problemi storici, sociologici, estetici di quei mondi, dei quali le numerosissime tavole a colori e in bianco e nero portano la diretta testimonianza.
Si tratta insomma di un volume destinato ad appagare molte fra le richieste che l’ansia di conoscenza dell’uomo d’oggi promuove, con particolare riferimento alle lontane stagioni delle sue origini. La scrittura svelta e la documentazione ricchissima elaborano infatti un panorama meraviglioso, capace di attrarre il lettore, sino all’ultima riga, per un’eccezionale forza di suggestività.

H. G. Bandi (per l’Introduzione, il Levante spagnolo, le regioni Antartiche). Allievo dell’Obermaier, il Bandi ha diretto fino al 1950 il Museo Etnologico di Basilea; ora insegna Preistoria alla Università di, Berna, dove dirige anche il Museo Storico. Ha compiuto esplorazioni archeologiche in Groenlandia e in Alaska. È autore di numerosi volumi.

Andreas Lommel (per l’Australia), direttore dello Staatlichen Museum für Volkerkunde di Monaco. Studia l’arte delle popolazioni extraeuropee, soprattutto dei Mari del Sud e dell’Estremo Oriente. Dal 1959 lavora anche per il «Council for Social Research» di Pretoria.

Erich Holm (per il Sud-Africa). Dal 1952, per sette anni, ha condotto ricerche sull’arte rupestre del Sud-Africa, visitando anche le caverne europee per i debiti raffronti. Ha partecipato a campagne di scavi in Francia, in Italia, a Samo. Ha pubblicato libri e saggi di archeologia.

Lilo Berger-Kirchner (per l’arte franco-cantabrica). Ha studiato a Tubinga, Berna e Friburgo. Ha preso parte agli scavi di H. G.
Bandi, ha lavorato al Museo di Berna. È autrice di una monografia sulle rappresentazioni paleolitiche della zona franco-cantabrica.

André Lhote (per il Nord-Africa). Dal 1959 si è dedicato all’esplorazione etnologica specialmente delle zone sahariane, ma si è spinto anche nel Sudan e nel Camerun. Si calcola che abbia percorso, in queste ricerche, oltre 80.000 chilometri.

Abate Henri Breuil (per l’Europa occidentale). Nato nel 1877, sacerdote cattolico, dal 1910. professore all’Istituto di Paleontologia umana di Parigi, dal 1920 al Collegio di Francia. Ha stabilito le basi per una cronologia dell’Età della Pietra e per uno studio sistematico dell’arte preistorica. È stato attivo ricercatore di pitture rupestri nelle caverne europee e africane.

Il Dio di Machiavelli

Il Dio di Machiavelli

E il problema morale dell’Italia

Autore/i: Viroli Maurizio

Editore: Editori Laterza

prefazione e introduzione dell’autore.

pp. XXXVI-316, Bari

Né ateo né pagano, come lo ha interpretato tanta parte degli studi, il Machiavelli di Viroli trova il suo Dio nel cristianesimo repubblicano che viveva a Firenze. Una tradizione fondata sul principio per cui il vero cristiano è il buon cittadino che serve il bene comune e la libertà. Dio partecipa alla vicenda umana, sostiene e premia chi governa con giustizia, vuole che gli uomini operino per rendere la città terrena simile alla città divina. Machiavelli delinea una religione della virtù senza la quale le libere repubbliche non potrebbero nascere, né esistere, né difendersi dalla corruzione. Non da banditore di una nuova teologia ma da profeta di una vera religione dell’amor di patria, di un nuovo modo di vivere, morale e politico, che riscopre e agisce attivamente per i valori della carità e della giustizia.

Maurizio Viroli, uno dei maggiori studiosi di Machiavelli, è Professor Emeritus of Politics della Princeton University, professore di Comunicazione politica dell’Università della Svizzera italiana e Professor of Government della University of Texas at Austin. È autore di numerosi volumi, tutti tradotti in molte lingue, tra cui L’Italia dei doveri (Rizzoli 2008) e Come se Dio ci fosse. Religione e libertà nella storia d’Italia (Einaudi 2009).

Visualizza indice

Premessa

Introduzione

1. La religione repubblicana – 2. Machiavelli puritano – 3. La profezia di Machiavelli

I. Il suo Dio

1. L’anima e la patria – 2. Il cristianesimo repubblicano – 3. Machiavelli e la religione della virtù – 4. La riforma morale e religiosa

II. La forza della parola

1. Retorica e religione civile – 2. Machiavelli oratore – 3. Creatore di miti – 4. La sua orazione più bella – 5. Eloquenza e saggezza repubblicana

III. La repubblica e la sua religione

1. Governo repubblicano e religione – 2. La religione del vivere libero – 3. Costumi e religione – 4. Religione, guerra e conflitti sociali – 5. La riforma degli ordini e la riforma dei costumi

IV. Machiavelli e la riforma religiosa e morale d’Italia

1. Eresia e aspirazioni di riforma religiosa – 2. La difficile sopravvivenza nell’Italia della Controriforma – 3. Il riscatto dell’Italia e l’idea della riforma morale negli scrittori del Settecento – 4. Il Risorgimento e la religione della libertà

Indice dei nomi

Il Mito Tragico dell’Angelus di Millet

Il Mito Tragico dell’Angelus di Millet

Con i saggi di Tommaso Trini e Armando Verdiglione

Autore/i: Dalí Salvador

Editore: Gabriele Mazzotta Editore

prima edizione, prefazione di Armando Verdiglione in collaborazione con Marco Focchi, traduzione dal francese di Tommaso Trini.

pp. 192, 73 tavv. b/n, Milano

«Nel giugno 1932… l’Angelus di Millet diventa “d’improvviso” per me l’opera pittorica più inquietante, più enigmatica, più densa, più ricca di pensieri inconsci che sia mai esistita…»
Con Il mito tragico dell’Angelus di Millet, che egli ha sempre considerato come il suo libro migliore, Salvador Dalí pone la sua ricca attività letteraria, aperta con La femme visible del 1930, allo stesso livello della produzione pittorica di «surrealista al cento per cento» cui deve la sua gloria maggiore.
Attraverso una straordinaria serie di associazioni istantanee nate da immagini deliranti, di identificazioni soggettive e di eventi oggettivi, Dall dispiega qui l’interpretazione paranoico-critica del celebre quadro di Jean-François Millet, le cui rappresentazioni simboliche sono analizzate in modo metodico col risultato di avviarci a sorprendenti verità… Che cosa sia il «metodo paranoico-critico», su cui Dalí ha sempre fondato la sua pittura, questo libro avvincente come un «giallo» lo rivela appieno per la prima volta: «un metodo spontaneo di conoscenza irrazionale basato sull’associazione critico-interpretativa dei fenomeni deliranti».
Scritto agli inizi degli Anni Trenta e rimasto per anni allo stato di manoscritto, Il mito tragico dell’Angelus di Millet è andato perduto durante l’occupazione nazista della Francia ed è stato ritrovato ventidue anni più tardi. E stato pubblicato perla prima volta nel 1963 in una tiratura limitata. Rispetto a quella edizione, la presente è arricchita di numerosi commenti dell’autore e di nuove illustrazioni.

Insegnamento Iniziatico

Insegnamento Iniziatico

Una via di risveglio alla luce

Autore/i: Atena Dario F.

Editore: Hermes Edizioni

pp. 304, 180 disegni b/n, Roma

Una via di risveglio alla Luce. L’Autore riporta una serie di importanti lezioni, di tipo esoterico-iniziatico, svolte in forma di dialogo, di conversazioni a due, avvenute abitualmente all’ombra di un tiglio. Al di là del simbolismo e della “finzione” letteraria, l’opera contiene la più ampia, documentata e approfondita esposizione del sapere iniziatico occidentale, del quale peraltro frequentemente risale alle origini, ricostruendo le fonti di tale sapere, ritrovabili spesso nella Bibbia e nei Vangeli, nella civiltà egizia ed in quella mesopotamica, assira, sumera, babilonese, e così via. Attraverso tortuose ma non inesplicabili vie, quali ad esempio la simbologia dei Tarocchi e dell’Apocalisse, la rilettura esoterica di antichi testi e la tradizione sapienziale occulta, tale antico sapere è giunto fino a noi. Altrettanto evidente appare che i custodi e i cultori della scienza iniziatica, coloro che per secoli e in forme diverse hanno tenuto accesa, conservata e tramandata l’antica fiamma, sono gli odierni adepti della Fratellanza della Luce. Nella simbologia, nella gerarchia e nell’ordine massonici ritroviamo infatti l’antica e nuova Gerusalemme, quella che aprirà le sue porte di luce ai veri cercatori. Tuttavia questa non è, e non vuole apparire, opera “di parte”, indirizzata a pochi, quanto opera di tutti e per tutti, destinata quindi a tutti coloro che sinceramente desiderino accedere al più vero e ampio sapere iniziatico. Il dialogo, semplice e comprensibile, la rende veramente adatta a tutti: una sorta di rivelazione di antichi segreti fatta da un “don Juan” del mondo occidentale. 180 dettagliate illustrazioni rendono più semplice e piacevole la comprensione del testo.

Manoscritti e Miniature

Manoscritti e Miniature

Il libro prima di Gutenberg

Autore/i: Bologna Giulia

Editore: Edizione CDE

pp. 200, interamente e riccamente ill. a colori e b/n, Milano

L’invenzione della stampa a caratteri mobili ha indubbiamente segnato una grande svolta nella storia dell’umanità, determinando altresì la fine dell’utilizzo del manoscritto e del codice miniato. Una fine non immediata, peraltro, poiché manoscritti miniati di inestimabile pregio sono stati prodotti anche nei decenni successivi.
I preziosissimi codici, gelosamente conservati nelle biblioteche, costituiscono uno dei principali patrimoni culturali.
Rappresentano infatti quanto resta della millenaria storia del libro prima della stampa.
Manoscritti e Miniature è un’eccezionale esplorazione di questo grandioso patrimonio e di questa rilevante tradizione. Si indaga così sulla storia della produzione dei manoscritti: i modi, le tecniche, i materiali, l’organizzazione della produzione, gli uomini che vi erano coinvolti, la loro diffusione e il pubblico che ne fruiva, evocando, tra l’altro, l’operosa atmosfera degli scriptoria monastici e l’evolversi della scrittura.
La parte centrale del volume propone oltre cento ”pagine? di codici manoscritti e miniati di rilevante bellezza, tracciando una vera e propria storia della miniatura.
Ogni immagine è corredata e integrata da una scheda esauriente del codice da cui è tratta.
Ed infine un utile completamento di informazioni: il patrimonio di codici antichi conservati nelle diverse biblioteche del mondo, i più grandi maestri della miniatura e un glossario di termini specialistici sulle miniature.
Manoscritti e Miniature è una rigorosa e stupenda ricostruzione della storia del libro prima dell’avvento della stampa.

Giulia Bologna, laureata in lettere classiche e diplomata alla Scuola di Specializzazione per archivisti paleografi, è docente presso la Facoltà di lettere dell’Università degli Studi di Milano. Dirige la Biblioteca Trivulziana e l’Archivio Storico di Milano, nonché il Civico Laboratorio di Restauro di documenti, libri e legature. Membro Associato del Centre Européen d’Etudes Burgundo-Medianes di Bruxelles, Membro effettivo della Società storica lombarda e del Consiglio superiore dei beni culturali, insignita della Croce Pro Ecclesia et Pontefice, Grand’ufficiale dell’Ordine della Corona Belga, ha recentemente ricevuto l’onorificenza Paul Harris Fellow del Rotary International.
Direttrice delle riviste Libri e documenti e La conservazione delle Carte antiche, e autrice di 25 volumi, di studi specialistici e ha organizzato moltissime mostre di argomento librario, documentario e artistico.

Bosch

Bosch

Autore/i: Marijnissen Roger-Henri

Editore: Edizione CDE

nota dell’editore.

pp. 144, interamente e riccamente ill. a colori e b/n, Milano

L’opera di Hieronymus Bosch (1450/60-1516), così ricca di scene misteriose, composte da figure pittoresche e inquietanti, di creature immaginarie e diaboliche, è una testimonianza eccezionale dell’arte del suo tempo. Marijnissen propone una rilettura critica dell’opera di Bosch, volta a decifrare il suo messaggio. Per questo appassionante studio, si è servito dell’erudizione di storici dell’arte, archeologi, cultori di folclore, linguisti, ma soprattutto delle teorie psicanalitiche. Una selezione importante della pittura di Bosch, presentata nel suo insieme e nei dettagli tutti a grandezza naturale, permette d’apprezzare la complessità dell’iconografia dell’artista fiammingo, la maestria della sua tecnica, così come la struttura elaborata dei suoi quadri.

Fenomeni dell’Occulto

Fenomeni dell’Occulto

Autore/i: Crookes William

Editore: Edizioni del Gattopardo

pp. 232, Roma

Il verificarsi di fenomeni occulti più o meno attendibili, trova in W. Crookes un attento osservatore che con strumenti tecnici e su basi scientifiche riesce a dimostrarne la veridicità.
Il volume si snoda in fasi distinte ma complementari.
Teoria e pratica della medianità si fondono progressivamente nell’analisi dei comportamenti del celebre medium D. Home e della sensitiva sig.na Cook.
Questo libro, scritto nel vivo di una dura polemica fra interpretazioni contrastanti, si rivela così un classico dello spiritismo moderno.

Il Mistero di Torino

Il Mistero di Torino

Due ipotesi su una capitale incompresa

Autore/i: Messori Vittorio; Cazzullo Aldo

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, introduzione degli autori.

pp. 506, Milano

«Qual città grande fu mai simile a questa?» (Apocalisse, 18,18)

C’è un «mistero di Torino»? E quale? Che cosa nasconde la città della Sindone e dell’autoritratto di Leonardo, dei tecnici della Fiat e dei satanisti, di san Giuseppe Benedetto Cottolengo e del re lussurioso e scomunicato?
Che cosa aleggia sotto Superga, tanto da provocare l’eccitazione delirante di Nietzsche e la folgorazione di de Chirico, che gli ispirò la pittura metafisica? Perché nessuna città è citata quanto questa da Nostradamus, che volle soggiornarvi? Perché è qui la maggiore raccolta di mummie e di libri egizi dei morti?
Perché l’apertura al futuro di Cavour, degli Agnelli, di Valletta, di Gualino sta accanto alle tombe di de Maistre, di Solaro della Margarita, del conte di Gobineau, profeti della Reazione? Perché, al pari della sua Juventus, Torino divide chi molto l’ama da chi molto la detesta? Dove la condurrà un destino che, in pochi anni, l’ha portata sino a un milione e duecentomila abitanti e l’ha poi svuotata fin sotto i novecentomila?
L’enigma di una «strana metropoli» è indagato da Vittorio Messori e Aldo Cazzullo, due giornalisti e scrittori diversi per età e, talvolta, opinioni, ma accomunati dalla vicenda umana: non nati a Torino, entrambi vi sono arrivati presto, vi si sono formati, hanno lavorato un decennio o più alla «Stampa» e infine se ne sono andati, verso le rivali Milano e Roma, pur continuando a essere affascinati dal ricordo della Mole Antonelliana, trionfo di tecnologia ottocentesca e segno esoterico per eccellenza.
La città delle ideologie e delle passioni della modernità – Gobetti, Gramsci, Togliatti, Pajetta, la casa editrice Einaudi – ma anche del cattolicesimo sociale, con un’esplosione di santità tale da farne la diocesi del mondo con più fedeli sugli altari. I pedagoghi massoni del Risorgimento e quelli novecenteschi del Partito d’azione, i Bobbio, i Galante Garrone, in competizione – per «fare gli italiani» – con una Chiesa coriacea, da san Massimo al cardinal Michele Pellegrino. Le età e le atmosfere di Torino, i suoi personaggi sono raccontati dagli autori – cattolico l’uno, laico l’altro – secondo due prospettive segnate spesso dall’autobiografia e che a volte si scontrano in un’antitesi, a volte si mescolano in una sintesi. Accanto alle figure più note, ne riemergono molte altre, sorprendenti, spesso inquietanti. Torino è letta da Messori e da Cazzullo come metafora del mondo, come luogo della geografia e insieme dello spirito. Un posto dove luce e oscurità sembrano convergere, dove peccato e grazia scendono a duello come in certe terribili notti di don Bosco. Sullo sfondo, il paradosso di Umberto Eco: «Senza l’Italia, Torino sarebbe più o meno la stessa. Ma senza Torino, l’Italia sarebbe molto diversa».

Vittorio Messori (Sassuolo 1941) ha vissuto oltre trent’anni a Torino, laureandosi in scienze politiche e lavorando per un decennio alla «Stampa». Laico per tradizione familiare e formazione culturale, è tra gli autori cattolici più noti e diffusi nel mondo. Il primo libro (Ipotesi su Gesù) ha venduto in Italia più di un milione di copie, il colloquio con Giovanni Paolo II (Varcare la soglia della Speranza) è tradotto in 53 lingue. Collabora al «Corriere della Sera».

Aldo Cazzullo (Alba 1966) dal 2003 è inviato del «Corriere della Sera», dopo quindici anni alla «Stampa». Insegna comunicazione politica all’università di Bologna. Tra i suoi libri: I ragazzi di via Po (Mondadori 1997), I ragazzi che volevano fare la rivoluzione (Mondadori 1998), I torinesi (Laterza 2002), Il caso Sofri (Mondadori 2004). Nel 2000 ha pubblicato, sempre da Mondadori, Testamento di un anticomunista, scritto con Edgardo Sogno.

Accoppiarsi che Spasso

Accoppiarsi che Spasso

Astuzie eroismi e avventure della femmina umana e animale per conquistare il maschio e riprodurre la specie

Autore/i: Shaw Evelyn; Darling Joan

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, introduzione degli autori, disegni di Pasquale de Zio.

pp. 222, ill. b/n, Milano

Dove è andato a finire il mito della femmina passiva assediata da schiere di Don Giovanni, inseguita da bruti, ingravidata proprio malgrado? La donna aggressiva che comincia a turbare oggi il maschio della società umana ha in realtà illustri colleghe in tutto il mondo animale.
Questo libro, impeccabile scientificamente, ma spesso ameno, illustra le strategie sessuali femminili in una girandola di esempi attinti all’inesauribile mondo della natura. Scimmie ninfomani, piovre da libro Cuore, padri «ostetrici», gravidanze bizzarre costruiscono un inedito panorama del sesso, nel quale la femmina umana rappresenta ancora la più timida tra le star del mondo dell’eros.
In un‘epoca di riflusso del femminismo e di sconcertante ritorno della donna-oggetto, un libro che ripropone il ruolo femminile in chiave attiva «secondo le leggi della natura».

Evelyn Shaw, già curatrice della sezione sul comportamento animale all’American Museum of Natural History di New York e docente di scienze biologiche alla Stanford University, è autrice di numerosi studi sulle strategie riproduttive dei pesci e di molti libri scientifici per l’infanzia.

Joan Darling, allieva e collaboratrice di E. Shaw, ha compiuto con lei gli esperimenti sulla «perca gialla» da cui è nata l’idea di questo libro.

La Cultura del Barocco

La Cultura del Barocco

Analisi di una struttura storica – Che cosa è il Barocco: una lettura storica unitaria della cultura europea del Seicento

Autore/i: Maravall José Antonio

Editore: Società Editrice Il Mulino

introduzione di Andrea Battistini, prefazione dell’autore, traduzione di Cristina Paez, revisione di Luigi Glem.

pp. XVIII-442, Bologna

José Antonio Maravall è stato uno dei più illustri e influenti storici spagnoli di questo secolo; il Mulino, primo editore a proporlo al pubblico italiano, ha tradotto quattro delle sue opere maggiori e fra queste la più fortunata è stata indubbiamente “La cultura del Barocco” uscita in edizione rilegata nel 1985, ristampata cinque volte e ora ripresentata in una versione paperback a prezzo contenuto. Il Seicento appare a Maravall un’epoca di marcati contrasti (fra individualismo e tradizione, autorità inquisitoria e libertà, mistica e sensualismo, teologia e superstizione, guerra e commercio, geometria e capriccio) che si riflettono in un sistema culturale fondamentalmente omogeneo che interessa diversi paesi europei. Il Barocco è l’espressione di una società in crisi, percorsa da tensioni sociali. E’ una cultura urbana, fondata sul dirigismo, con caratteri di massa, e conservatrice. L’autore ricostruisce il modello di pensiero e di percezione che impronta la produzione artistica e letteraria barocca, e analizza sottilmente i meccanismi di azione psicologica sulla società rintracciabili nell’arte e in particolare nel teatro.

José Antonio Maravall (1911-1987) ha insegnato Storia del pensiero politico e sociale nell’Università di Madrid. Tra i suoi numerosi studi di storia sociale e storia delle istituzioni ricordiamo, tradotti in italiano dal Mulino: “Potere, onore, élites nella Spagna del Secolo d’oro” (1984), “Stato moderno e mentalità sociale” (2 voll., 1991), “Teatro e letteratura nella Spagna barocca” (1995).

Visualizza indice

Introduzione all’edizione italiana, di A. Battistini
Prefazione
Introduzione: La cultura del Barocco come concetto di epoca
Parte prima: La conflittualità nella società barocca

1. Le tensioni sociali e la coscienza di crisi nel diciassettesimo secolo

Parte seconda: Caratteri sociali della cultura del Barocco

2. Una cultura diretta
3. Una cultura di massa
4. Una cultura urbana
5. Una cultura conservatrice

Parte terza: Elementi di una visione barocca del mondo

6. L’immagine del mondo e dell’uomo
7. Concetti fondamentali della struttura mondana della vita

Parte quarta: I meccanismi di azioni psicologica sulla società barocca

8. Estremizzazione, sospensione, difficoltà. La tecnica dell’incompiuto
9. Novità, invenzione, artificio. Ruolo sociale del teatro e delle feste

Appendice: Obiettivi sociopolitici nell’impiego di mezzi visivi

Crepereia Tryphaena

Crepereia Tryphaena

Le scoperte archeologiche nell’area del Palazzo di Giustizia – Roma, luglio-novembre 1983, Campidoglio, Palazzo dei Conservatori

Autore/i: Autori vari

Editore: Marsilio Editori

prima edizione.

pp. 80, interamente e riccamente ill. a colori e b/n, Venezia

La «bambola» di Crepereia in mostra a Roma, dopo i successi di Milano e Torino; poiché però appartiene alle collezioni dei Musei Capitolini, e a Roma si potrà vedere in modo continuativo, per quale ragione una mostra?
La ragione di un’esposizione è nella sua capacità di chiarire, nel modo più diretto e immediato, un problema scientifico; in questo caso si è trattato di gettare luce sulla vita quotidiana dell’antica Roma, attraverso la testimonianza di oggetti d’uso comune che assumono un particolare significato visti nell’ambito del contesto nel quale sono stati rinvenuti. Su questo tema hanno lavorato i suoi curatori, sviluppando e arricchendo gli spunti delle esposizioni milanese e torinese. Non ritengo perciò di dover aggiungere nulla a quanto essi stessi hanno scritto in questo catalogo.
Vorrei invece soffermarmi sulla ragione che motiva l’inclusione di questa mostra nel ciclo di quelle dedicate a Roma capitale: la scoperta della tomba di Crepereia nel corso dei lavori per la costruzione del Palazzo di Giustizia in Prati.
Può essere non inutile ricordare che il concorso per il Palazzo di Giustizia (almeno a quanti vedono l’edificio del Calderini soltanto come un’ulteriore prova della disfatta dell’Ottocento) è stato uno dei momenti principali della discussione sulla possibilità di uno stile nazionale. Alla scelta del suo principale antagonista, Ernesto Basile, per una mediazione tra Cinquecento romano e Rinascimento toscano, in una forma in cui in definitiva prevale il Quattrocento fiorentino, Calderini oppone il «compiuto risorgimento» del Cinquecento. In realtà il Calderini sovrapporrà, all’ambizione di un edificio «nello stile del secolo XVI, che è universalmente accettato nella penisola, che ha il vero diploma di nazionalità, che è figlio dell’antico romano e della risorgente sapienza italiana», l’esempio del Palazzo di Giustizia di Polaert per Bruxelles, commisto a suggestioni piranesiane e persino al ricordo, come scrive il Portoghesi, delle incisioni degli edifici babilonesi di Perrot-Chipiez: rientrando quindi all’interno della sua cultura di architetto eclettico.
Questa involuzione, dalla ricerca di uno «stile per Roma» alla scelta eclettica dello «stile ’500» trova corrispondenza nell’atteggiamento del Calderini stesso verso la ricerca archeologica: è noto che l’amministrazione comunale non potè rilevare direttamente le strutture archeologiche rinvenute, e che queste sono perciò conosciute soltanto attraverso la planimetria elaborata dal Calderini stesso durante i lavori di fondazione del Palazzo. La suggestione dell’immagine prevale dunque sul rispetto materiale dei reperti: tendenza che ovviamente non si può imputare al Calderini, ma all’atteggiamento verso la storia, più idealizzata che oggetto di ricerca scientifica, della cultura cui apparteneva. (Renato Nicolini)

I Manoscritti di Qumrān

I Manoscritti di Qumrān

Autore/i: Anonimo

Editore: TEA – Tascabili degli Editori Associati

introduzione e cura di Luigi Moraldi.

pp. 904, Milano

Il ritrovamento dei manoscritti di Qumrān, avvenuto nel 1947 in una grotta nelle vicinanze del Mar Morto, destò un’enorme impressione nel mondo accademico e segnò l’inizio di una feconda stagione di studi destinati ad allargare il campo delle conoscenze sul pensiero religioso ebraico, a gettare nuova luce sulle origini del Cristianesimo e a modificare talora radicalmente schemi tradizionali e conoscenze ritenute acquisite.

«Non v’è dubbio che ormai non si può compiere uno studio critico e una sana esegesi del Nuovo Testamento prescindendo dal manoscritti di Qumrān, che si rivelano indispensabili per inquadrare pienamente nell’ambiente del tempo la figura e l’opera del Battista, di Gesù e degli apostoli, e la stessa organizzazione della Chiesa primitiva.»

Dizionario dei Simboli – 2 Volumi

Dizionario dei Simboli – 2 Volumi

Miti, Sogni, Costumi, Gesti, Forme, Figure, Colori, Numeri

Autore/i: Chevalier Jean; Gheerbrant Alain

Editore: Rizzoli

a cura di Italo Sordi, introduzione di Jean Chevalier, traduzione dal francese di Maria Grazia Margheri Pieroni, Laura Mori e Roberto Vigevani.

vol. 1 pp. XXXVII-568, vol. 2 pp. 620, Milano

Tutte le civiltà, dall’antica Mesopotamia all’Estremo Oriente, dal mondo classico al Medioevo cristiano, dalle culture tribali dell’Africa e dell’Oceania ai popoli dell’America precolombiana, si sono nutrite di simboli: e simboli antichissimi riaffiorano nelle metafore quotidiane e nelle immagini dei nostri sogni, formano l’essenza stessa del pensiero astrologico, della magia, dell’occultismo.
Storia delle religioni, mitologia, antropologia, psicologia offrono le diverse chiavi interpretative dei simboli, degli emblemi, delle allegorie, degli archetipi di ogni paese e di ogni epoca, attraverso 1.600 voci stese da un gruppo internazionale di ricercatori di alto livello scientifico, in un’opera che non ha precedenti, fornita di un ricco corredo illustrativo e di una vasta bibliografia.
Oggi i simboli conoscono una nuova popolarità.
L’immaginazione non è più irrisa come la pazza del villaggio. È stata riabilitata come la sorella gemella della ragione, l’ispiratrice delle scoperte e del progresso. In gran parte questo favore è dovuto alle anticipazioni di cui l’immaginario è capace e che la scienza in seguito verifica, agli effetti dell’attuale regno delle immagini, alle interpretazioni moderne degli antichi miti, alle lucide esplorazioni della psicoanalisi. I simboli sono il centro, sono il cuore di questa vita immaginativa, rivelano i segreti dell’inconscio, ci conducono alle origini più nascoste che motivano le azioni, aprono lo spirito all’ignoto e all’infinito. (Jean Chevalier)

814 • 1190 Società Feudale e Vita Cittadina

814 • 1190 Società Feudale e Vita Cittadina

Dal IX al XII Secolo – La civiltà del Medioevo Europeo

Autore/i: Brezzi Paolo

Editore: Istituto di Cultura Nova Civitas

presentazione dell’autore.

pp. 592, 56 tavv. b/n f.t., Roma

Paolo Brezzi, nato a Torino e laureato in quella Università in Storia Medioevale, già libero docente di Storia Medioevale e incaricato all’Università di Roma, è stato dal 1948 al 1967 Professore ordinario di Storia del Cristianesimo nell’Università di Napoli; ora è Ordinario di Storia Medioevale nella Facoltà di Lettere dell’Università di Roma. E’ membro della Giunta centrale degli Studi storici del Consiglio direttivo della Società degli Storici italiani, dell’Istituto Storico per il Medio Evo e dell’Istituto di Studi Romani. E’ autore di vari importanti studi di Storia Medioevale.
Questa sua nuova opera si distingue dalle solite storie del Medio Evo perché considera tutti gli aspetti della realtà di quel tempo, dal politico all’artistico, dal religioso all’economico, dal culturale al sociale; anzi, più che sulle informazioni di tipo tradizionale sui sovrani o le guerre, l’Autore si è soffermato con particolare interesse sulla vita quotidiana, gli ordinamenti amministrativi, le tecniche di produzione, le cerimonie del culto e le superstizioni, e via di seguito, ritenendo – secondo i più aggiornati metodi storiografici – che da questi dati emerga un quadro preciso della mentalità e dei costumi, delle stratificazioni sociali e delle forme organizzative, della condotta singola e delle esigenze collettive.
I volumi sono sostenuti da una solida base critica, da diretta conoscenza delle fonti, da richiami alla più recente produzione di studiosi italiani e stranieri, nondimeno conservano un tono discorsivo che non allontana i non specialisti e rende attuale ed interessante la materia trattata, come la condizione di esistenza dei contadini, le imprese dei mercanti, la topografia urbana, l’assistenza ospedaliera, la pubblica moralità, i sistemi di pagamento, ecc., né mancano informazioni sui pontefici o sulle lotte tra Stati perché tali notizie sono indispensabili per inquadrare la realtà socio-economica medioevale europea nei singoli secoli e momenti. La varia, complessa, molteplice vicenda viene in tal modo rivissuta alla luce della modernissima metodologia, che si avvale anche degli apporti delle nuove scienze umane, attuando un rinnovamento storiografico che può far progredire in maniera notevole la cultura italiana in questo settore di studi.

Spazio, Tempo ed Architettura

Spazio, Tempo ed Architettura

Lo sviluppo di una nuova tradizione

Autore/i: Giedion Sigfried

Editore: Editore Ulrico Hoepli

prima edizione, prefazione dell’autore, edizione italiana a cura di Enrica e Mario Labò.

pp. 754, interamente e riccamente ill. b/n, Milano

Pubblicato negli USA nel 1941, Space, Time and Architecture fu tradotto da Hoepli per la prima volta nel 1953 e ristampato nel 1965 in nuova versione notevolmente aumentata a cura dell’autore. Il volume è uno dei grandi classici nella storia dell’architettura e conserva ancora oggi moltissimi spunti d’interesse, l’approccio metodologico è fortemente innovativo: per l’autore l’architettura è lo strumento di interpretazione di un periodo storico. Da qui, ad esempio, l’interesse per la cultura materiale o il rapporto tra architettura e natura. L’approccio di Giedion è comparatista, forse anche per la sua formazione a metà tra storia dell’arte e ingegneria, e mette così in relazione l’architettura con lo sviluppo tecnologico e artistico, soprattutto a partire dalla Rivoluzione industriale. L’uso del ferro, della ghisa, dell’acciaio cambia non solo il modo di costruire, ma di vivere. Così come l’urbanistica non è solo la pianificazione territoriale ma il principale strumento di controllo di una società in rapida evoluzione. Il libro può anche essere letto come una storia del Movimento moderno, dai pionieri (Eiffel, Sullivan) sino alle opere mature dei suoi protagonisti (Gropius, Wright, Le Corbusier, Aalto), che Giedion, oltre a conoscere personalmente, mette in relazione con i coevi movimenti artistici come il Futurismo o il Cubismo.

Siegfried Giedion (Praga 1888 – Zurigo 1968), storico e critico dell’architettura svizzero, dopo essersi laureato in ingegneria a Vienna nel 1913, studiò storia dell’arte a Monaco di Baviera. Fu tra i fondatori del CIAM (Congresso Internazionale di Architettura Moderna) e insegnò al MIT e alla Harvard University, dove divenne preside della Scuola di Design.

Visualizza indice

La storia quale parte della vita – Il nostro retaggio architettonico – Lo sviluppo delle nuove forze – L’istanza di moralità nell’architettura – Il movimento americano – Spazio-tempo in arte, architettura e costruzione – L’urbanistica nell’Ottocento – L’urbanistica quale problema umano – Spazio-tempo in urbanistica.

L’Arte della Guerra nel Mondo Antico

L’Arte della Guerra nel Mondo Antico

Dalle città-stato sumeriche all’impero di Roma

Autore/i: Harmand Jacques

Editore: Newton Compton Editori

introduzione dell’autore, traduzione di Enzo Navarra.

pp. 176, nn. tavv. b/n f.t., Roma

Jacques Harmand esamina in questo libro le caratteristiche della guerra nel mondo antico, illustrandone con estremo rigore storico le strutture e i caratteri. Con l’ausilio delle arti figurative e dei documenti letterari, ne riscontra le forme, i fondamenti, i mezzi e le procedure, giungendo fino all’esame delle azioni psicologiche come l’inganno, l’intimidazione, la demoralizzazione. La guerra non è considerata, in definitiva fine a se stessa, bensì un’«arte» strumentalizzata, che riflette le concezioni delle varie civiltà. I fattori dinamici della macchina bellica, che hanno preso il loro avvio dai tempi della preistoria, vengono studiati non secondo criteri cronologici, ma al lume della loro logica funzionale: possono in tal senso sopravvivere al mondo antico, come amara eredità financo del nostro tempo.
Un quadro della tecnica bellica nel mondo antico dai Sumeri ai Romani, tra invasioni e razzie, guerriglie e operazioni di conquista, secondo leggi che si perpetueranno nei secoli fino alla teoria e alla pratica moderna.

Jacques Harmand. nato nel 1918, è professore alla facoltà di lettere e scienze umane dell’Università di Clermont-Ferrand. Assistente presso il museo di Cluny, cura inoltre il settore egiziano del Louvre. È autore di opere a carattere archeologico e storico, tra cui si segnala un volume su Alesia.

Storia dello Stato d’Israele

Storia dello Stato d’Israele

Autore/i: Eban Abba

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, introduzione dell’autore, traduzione di Paola Campioli.

pp. 352, 1 cartina b/n f.t., Milano

Un popolo perseguitato e disperso riprende possesso, palmo a palmo, della terra dei suoi padri, ne trasforma l’agricoltura e ne modernizza le città, adotta un modello di sviluppo industriale avanzato, fra lotte sanguinose crea una patria per i fratelli che da ogni parte del mondo accorrono in massa, si costruisce una struttura statale, conquista l’indipendenza.
Muove di qui, dal 14 maggio 1948, la storia di ansie e di gioie, di sangue e di gloria, raccontata in questo libro: il primo venticinquennio di vita del moderno Israele, un’epica vicenda nazionale sviluppatasi fra battaglie economiche oltre che militari, complicata da interni confronti e contrasti culturali, ideologici e sociali, intrecciata a crisi politiche internazionali, nel quadro di un Medio Oriente divenuto sempre più un’esplosiva cassa di risonanza dei conflitti fra le grandi potenze mondiali. Testimonianza di un veterano protagonista, questo libro vuole soprattutto rievocare l’atmosfera umana, psicologica e sociale in cui si è costituita la nazione israeliana, fissarne i caratteri sali-enti, consegnare agli atti della storia quel «vissuto» che nessuna raccolta di nudi documenti può far rivivere.
Le principali correnti che hanno contribuito a formare la società e la cultura dell’odierno Israele emergono qui in tutta la loro importanza, non meno decisiva delle battaglie diplomatiche e dei fatti d’arme che dominano la letteratura sull’argomento. Opera di informazione e di ripensamento al tempo stesso, è un libro che si iscrive fin d’ora fra i testi fondamentali per comprendere il passato e l’avvenire del più giovane Stato mediterraneo, fondato da uno dei popoli più antichi della terra.

Abba Eban (nato nel 1915) ha insegnato letteratura ebraica, araba e persiana all’Università di Cambridge. Dirigente del movimento sionista, ha avuto alti incarichi nei governi di David Ben Gurion, Levi Eshkol e Golda Meir: ambasciatore negli Stati Uniti (1950-59), delegato permanente alle Nazioni Unite (194959), ministro degli Esteri fino al maggio 1974.
Questa Storia dello Stato d’Israele si affianca a un’altra sua opera fortunatissima, la Storia del popolo ebraico, anch’essa pubblicata da Mondadori (1971, 3 edizioni).

Codice Genesi

Codice Genesi

Conto alla Rovescia

Autore/i: Drosnin Michael

Editore: Rizzoli

introduzione dell’autore, traduzione di Cesare Avanzi.

pp. 342, ill. b/n, Milano

Nel 1997 con il bestseller Codice Genesi, il giornalista investigativo Michael Drosnin ha sostenuto un”’ipotesi affascinante” come scrisse il Corriere della Sera: “Tra le 304.805 lettere dei primi cinque libri della Bibbia in ebraico si nasconde un mondo segreto destinato a spiegare fatti avvenuti migliaia di anni fa, ma anche a interpretare il presente e soprattutto predire il futuro” Codice Genesi rivelava al mondo la scoperta di un matematico israeliano che, grazie a un sofisticato programma di computer confermava un’antica intuizione di Newton: la Bibbia ebraica sarebbe un codice che contiene, fin nei particolari gli eventi della storia dell’umanità. Decifrando quel codice, Drosnin aveva predetto con un anno di anticipo l’assassinio del primo ministro israeliano Rabin. Oggi, dopo il crollo delle Torri Gemelle, Drosnin è tornato a interrogare la Bibbia, e spiega che quella tragedia è l’atto iniziale di una guerra che potrebbe culminare, nel 2006, in un olocausto nucleare, scatenato da uno spaventoso atto terroristico in Medio Oriente: la terra di Armageddon, il teatro dello scontro finale tra le forze del Bene e quelle del Male, l’apocalisse predetta dalle tre grandi religioni monoteiste.
La Bibbia è davvero uno straordinario codice segreto nel quale un’intelligenza superiore ha inscritto il destino dell’umanità? Contiene davvero, da tremila anni la profezia degli attentati dell’11 settembre 2001, di un successivo crollo economico e di un’apocalisse nucleare nel 2006? È l annuncio di un futuro già scritto oppure siamo chiamati ad agire per evitare che questa atroce profezia si compia? Per Drosnin, il “conto alla rovescia” può essere interrotto: forse il codice esiste proprio per avvertirci – appena in tempo – del pericolo che incombe su di noi Drosnin ha già illustrato personalmente a Clinton e Bush, a Sharon e ad Arafat i presagi rivelati dal codice: mai come questa volta – ammonisce in questo libro – la scelta è tra una pace da conquistare e la distruzione dell’intera civiltà umana.

Michael Drosnin (1946) è stato giornalista investigativo del “Washington Post” e del “Wall Street Journal”. Ha raggiunto il successo internazionale con la pubblicazione dei due bestseller Rizzoli Codice Genesi (1997) e Conto alla rovescia (2003). Questo è il terzo e ultimo volume sulle profezie incluse nella Bibbia.