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Libri dalla categoria Infanzia

L’India Mistica e Leggendaria

L’India Mistica e Leggendaria

Titolo originale: L’Inde mystique et légendaire

Autore/i: Frédéric Louis

Editore: Neri Pozza Editore

introduzione dell’autore, traduzione di Giuliano Corà.

pp. 352, Vicenza

Terra di religioni, filosofie e mistiche millenarie, l’India pullula di luoghi santi, di località sacre, di templi e di centri di pellegrinaggio. Inclassificabili per zone, regioni o confessioni, visto che nel corso dei secoli la tolleranza indiana ha fatto si che tutte le correnti religiose abbiano costituito i loro santuari fianco a fianco, questi siti del divino e delle verità eterne hanno sempre reso illusoria e presuntuosa l’idea di tracciare un itinerario mistico in India.
Louis Frédéric, però, ha trovato lo stesso la sua via per guidarci alla scoperta dell’India mistica e leggendaria. Affrontando l’India come lo fecero i suoi Dei, discendendo, cioè, sulla terra nei luoghi più prossimi al cielo, le montagne, e percorrendo il territorio lasciandosi guidare dal corso dei fiumi, il grande studioso francese ci offre, in queste pagine, uno straordinario viaggio iniziatico alla scoperta dei luoghi sacri del subcontinente indiano e dei mistici che hanno plasmato il suo modo di pensare e di vivere.

Louis Frédéric è nato a Parigi nel 1923. Specialista di civiltà dell’Asia, ha pubblicato più di cinquanta opere, divenute, come il suo Dictionnaire de la civilisation indienne, dei veri e propri classici. È anche autore di una nuova versione del Rāmayāna.

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Parte I
LA VALLE DEL GANGE

  • Ganga, madre degli uomini e dell’India
  • Le sorgenti del Gange
  • Hardvar, la porta divina
  • Kurukshetra e Panipat, terre eroiche
  • Delhi, o le vicissitudini della storia
  • Mathura e la leggenda di Krishna
  • Vrindavana, paradiso di Krishna
  • Agra, lo splendore dei moghol
  • Prayaga, la sacra confluenza
  • Khajuraho e i suoi templi
  • Varanasi, la città di Shiva
  • Sarnath e la legge del Buddha
  • Ayodhya, la città di Rama e di Sita
  • Patna e la nascita degli imperi
  • Nalanda e la sua università
  • Il Bihar e la morte del Buddha
  • Calcutta e il Bengala
  • Il Mahanadi

Parte II
IL DEKKAN

  • Il Godavari
  • Il Krishna e il paese Kannara

La Via delle Nuvole Bianche – Un Buddhista in Tibet

La Via delle Nuvole Bianche – Un Buddhista in Tibet

Titolo originale: The way of the white clouds – A Buddhist pilgrim in Tibet

Autore/i: Lama Anagarika Govinda

Editore: Ubaldini Editore

prefazione dell’autore, traduzione di Raffaella Salierno Prats.

pp. 360, Milano

“Un pellegrinaggio insieme mistico e reale in un mondo senza tempo. Un viaggio magico che non segue itinerari prestabiliti né si prefigge uno scopo fisso o limitato; è un viaggio nello spazio non solo esterno ma anche interiore, e che parte sempre da un invisibile centro psichico.”

Come mai la sorte del Tibet ha trovato un’eco tanto profonda nel mondo? La risposta è una sola: il Tibet è diventato il simbolo di tutto ciò a cui aspira l’umanità contemporanea; il Tibet simbolizza la stabilità di una tradizione che ha le sue radici non solo in un passato storico o culturale, ma nel più intimo essere dell’uomo, nella cui profondità questo passato è racchiuso come fonte di ispirazione sempre presente.
Sappiamo che il Tibet non sarà mai più lo stesso, anche se riconquisterà la sua indipendenza, ma non è questo che veramente importa. Ciò che importa è che la continuità della cultura spirituale del Tibet, che è basata su una tradizione viva e un rapporto consapevole con le sue origini, non vada perduta.

Questo libro, resoconto diretto e descrizione di un pellegrinaggio in Tibet durante l’ultimo decennio della sua indipendenza e della sua ininterrotta tradizione culturale, è stato scritto con l’intento di mantenere vivo il ricordo della bellezza e della grandezza dello spirito che ha ispirato la storia e la vita religiosa del Tibet, affinché le future generazioni possano sentirsi incoraggiate e ispirate a costruire una nuova vita sulle fondamenta di un nobile passato. Non si tratta del resoconto di un viaggio, bensì della descrizione di un pellegrinaggio nel vero senso della parola, poiché un pellegrinaggio si distingue da un viaggio ordinario per il fatto di non seguire un piano o un itinerario più tracciato, non persegue uno scopo fisso o un fine limitato, ma porta in se stesso il suo significato, facendo assegnamento su un impulso interno che opera su due piani: quello fisico e quello spirituale. È un movimento, non solo nello spazio esterno, ma anche in quello interiore; un movimento la cui spontaneità è quella della natura di tutta la vita, cioè di tutto quello che si sviluppa continuamente oltre la forma transitoria; un movimento che inizia sempre da un invisibile centro interiore.

Lama Anagarika Govinda è nato in Germania nel 1898. Dopo aver studiato filosofia, arte e archeologia in Europa, il suo interesse per il Buddhismo Pali e per la vita monastica lo condusse a Ceylon e in Birmania, ma alla fine si stabilì in India, dove per molti anni è vissuto ai piedi dell’Himalaia divenendo membro dell’Ordine Buddhista Tibetano. Di Lama Govinda sono apparsi, in questa collana, I fondamenti del misticismo tibetano e Meditazione creativa e coscienza multidimensionale.

Frida Kahlo – Una Vita d’Arte e di Passione

Frida Kahlo – Una Vita d’Arte e di Passione

Autore/i: Tibol Raquel

Editore: Rizzoli

prima edizione, prefazione dell’autrice, traduzione di Valeria Geninazza e Maria Nicola, in copertina: Frida Kahlo, Autoritratto (circa 1937-38), part., Centre Pompidou-MNAM-CCI, Parigi.

pp. 182, Milano

Arte e vita, amori e sofferenze, passioni e furori di una donna, di una pittrice, di un mito.

Frida Kahlo è uno dei miti dell’arte del Novecento. Nata nel 1907 a Coyocàn, in Messico, da padre tedesco e da madre messicana, fu colpita dalla poliomielite a sette anni e un terribile incidente automobilistico la condannò ad uno stato di seminvalidità e le causò terribili sofferenze fisiche che durarono tutta la vita. Ma rifiutò di piegarsi al dolore e durante la convalescenza cominciò a dipingere, esprimendo con i colori i suoi incubi e i suoi sogni. Sposò il più celebre pittore messicano, Diego Rivera, lo lasciò, lo risposò, lo tradì e ne fu tradita, amò donne e uomini, fu amica di Lev Trockij, che tra il 1937 e il 1939 abitò in casa di Frida, a Coyoacàn, e di André Breton, che la arruolò nelle schiere dei surrealisti e la introdusse nella cerchia dell’avanguardia parigina, dove conobbe Kandinskij, Duchamp e Picasso. Fu un’appassionata militante di sinistra, e dopo la morte, nel 1954, divenne dapprima una delle icone del femminismo mondiale, e poi il simbolo universale della ribellione alle circostanze più crudeli, della bellezza vittoriosa, della «forza di volontà scagliata come una freccia contro il destino avverso». In questa biografia, fondata sulle splendide lettere e sui diari di Frida, sui ricordi personali dell’autrice e su ricerche d’archivio, Raquel Tibol intreccia sapientemente l’arte e la vita, le vicende personali e le circostanze storiche, l’analisi psicologica e la riflessione sul mito, e traccia un ritratto a tutto tondo di un’irripetibile avventura umana ed artistica, «Non è la tragedia a presiedere l’opera di Frida Kahlo» affermò Diego Rivera nel 1953. «La tenebra del suo dolore è soltanto lo sfondo vellutato per la luce meravigliosa della sua forza biologica, di una sensibilità finissima, di un’intelligenza splendente e di un’invincibile forza. Lei lotta per vivere e per insegnare ai suoi compagni, gli esseri umani, come resistere alle forze avverse e trionfare su di esse per giungere a una gioia superiore».

Raquel Tibol, critica d’arte e protagonista della scena artistica latino-americana, ha conosciuto Frida Kahlo, ha vissuto nella casa di Coynacán, l’ha lungamente intervistata nel 1953.

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Ringraziamenti
Prefazione

  • Capitolo I – Primi cenni
  • Capitolo II – Frida vista da Frida
  • Capitolo III – Il suo tempo estetico
  • Capitolo IV – La casa, le cose
  • Capitolo V – Maestra per i giovani
  • Capitolo VI – Dopo la morte

Avviso sulle fonti

Crisi, Rotture e Cambiamenti

Crisi, Rotture e Cambiamenti

Collana: Trattato di Antropologia del Sacro

Autore/i: Autori vari

Editore: Editoriale Jaca Book

prima edizione italiana, introduzione di Julien Ries, traduzione di Maria Giulia Telaro, le conclusioni e il contributo di Olivier Clément sono stati tradotti da Antonio Tombolini.

pp. 416, Milano

Fra i primi cinque volumi pubblicati, e forse in tutto il Trattato, il quarto volume è il più originale perché introduce l’ottica delle crisi, delle permanenze, delle mutazioni (o cambiamenti) nelle esperienze del sacro dell’umanità.
Nel volume con evidenza si può cogliere la novità, la fecondità metodologica e il dinamismo di questo Trattato. In questo senso sono essenziali l’introduzione (Crisi e permanenza del sacro) e le conclusioni (Cambiamenti e permanenza del sacro nel corso di tre millenni di esperienze religiose). Per il resto il volume è diviso in tra parti: Asia, i Dualismi e l’uomo moderno in Occidente.
I. Asia: la visione del Buddha e le posizioni storiche del Buddismo, ieri e oggi, è svolto da Pierre Massein; Anne Cheng sviluppa uomo e società nell’esperienza confuciana.
II. Dualismi: Orfeo e orfismo tra continuità e innovazione è opera di Dario M.Cosi; il progetto antropologico nella tradizione dell’enkrateia è di Giulia Sfameni Gasparro; l’uomo gnostico di fronte al divino e al mondo è di Ugo Bianchi. Julien Ries ha affrontato la concezione manichea dell’uomo e della società, mentre Lorenzo Paolini ha delineato il dualismo medievale.
III. I cambiamenti del sacro e l’uomo moderno sono opera di Jean-Claude Margolin per quanto riguarda l’uomo e gli umanisti del Rinascimento; di Jean-Pierre Sironneau, per la crisi religiosa dei lumi e la secolarizzazione e, infine, di Olivier Clement, per le rotture contemporanee e il futuro del Cristianesimo.

Dall’introduzione:
« Il termine «crisi», dal greco krisis che significa «decisione, linea di divisione, scelta, contestazione», è entrato nel campo della medicina, della sociologia, della storia, della psicologia, dell’economia e della religione. Designa una fase inquieta, ossia critica, nell’evoluzione delle idee, degli avvenimenti o delle situazioni, seguita dall’avvio verso una metamorfosi, verso uno squilibrio o, addirittura, verso una perturbazione e una rottura. Dalla metamorfosi, che sarà l’esito della crisi, potrà risultare una situazione positiva, ma anche il suo contrario.
Questo IV volume del Trattato ha per argomento le crisi del sacro nella storia religiosa dell’umanità. Tenuto conto del radicamento del sacro nelle culture e del suo permanere nelle comunità umane, dobbiamo tentare di spiegarne i numerosi mutamenti. All’indomani della crisi del sacro dell’epoca contemporanea, mentre siamo di fatto in presenza di una nuova abbondanza del sacro, parecchi autori parlano del suo ritorno. In realtà, si tratta di una metamorfosi, e quello che viene detto ritorno è soltanto un segno della sua permanenza. Nel corso dei millenni si sono presentate, a più riprese, situazioni analoghe. Ed è appunto alla spiegazione di questo fenomeno che dedichiamo un intero volume del Trattato.
Volto allo studio delle crisi, delle rotture e dei mutamenti, questo volume non vuole essere l’esposizione di considerazioni sociologiche o psicologiche. Affronta direttamente una serie di fatti salienti della storia religiosa dell’umanità e li esamina con occhio particolarmente attento al ruolo dell’uomo. Quale fu, dunque, la parte dell’uomo? Che cosa è diventato l’uomo? Quale fu l’azione di quegli uomini che chiamiamo fondatori? […]»

Il Trattato di Antropologia del Sacro è un’opera in dieci volumi diretta dal grande storico delle religioni Julien Ries. Scopo fondamentale è la comprensione dell’uomo come soggetto dell’esperienza del sacro. L’Antropologia religiosa ne studia la struttura fondamentale, la coscienza e l’attività, tramite molteplici tracce e documenti che l’Homo religiosus ci ha lasciato, dal Paleolitico a oggi, come espressione del suo rapporto con una “realtà assoluta” che trascende questo mondo ma che vi si manifesta.

Testi a cura di: U. Bianchi; A. Cheng; O. Clément; D. M. Cosi; J. C. Margolin; P. Massein; L. Paolini; J. Ries; G. Sfameni Gasparro; J. P. Sironneau.

La Società Suicida – Requiem per un Pianeta Infetto?

La Società Suicida – Requiem per un Pianeta Infetto?

Titolo originale: The Doomsday book

Autore/i: Taylor Gordon Rattray

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

terza edizione, traduzione di Angelo Francesco Lucchesi.

pp. 384, Milano

Gordon Rattray Taylor è l’autore di La bomba biologica (Mondadori, 1968), best-seller della saggistica in tutto il mondo.
Nato nel 1911, ha studiato scienze naturali al Trinity College di Cambridge. Si è specializzato negli studi degli orientamenti scientifici e delle loro implicazioni sociopsicologiche. Fra le altre sue opere: Economics for Exasperated, Conditions for Happiness, Are Workers Human?, Sex in History.

Pochi batteri in una provetta, con nutrimento e ossigeno, prolificano rapidamente. Raddoppiano di numero ogni venti minuti circa, fino a diventare una massa visibile e solida. La proliferazione si ferma quando i microbi cominciano a venire avvelenati dai loro stessi prodotti di rifiuto: al centro della massa si forma un nucleo di batteri morti o morenti, tagliati fuori dal nutrimento e dall’ossigeno dell’ambiente dalla compatta barriera dei loro vicini. Il numero dei microbi viventi si riduce pressoché a zero se le materie di rifiuto non vengono eliminate.
L’umanità si trova oggi in una situazione simile. Gli abitanti del pianeta Terra, che nel 1850 erano un miliardo, nel 1975 saranno quattro volte tanto e nel 2000 raggiungeranno i sette miliardi. La specie umana aumenta, per ora, alla velocità di 100 individui al minuto. La nuova tecnologia favorisce la moltiplicazione degli esseri umani, ma i suoi residui inquinanti, che avvelenano il suolo, l’aria e l’acqua, minacciano direttamente l’esistenza stessa di tutte le creature viventi.
La società suicida è una documentatissima, allucinante messa a punto dei problemi della sovrappopolazione, dell’inquinamento, dell’alterazione della natura in rapporto con le sempre più diffuse applicazioni della tecnologia.
Gli uomini vanno preparando la morte del pianeta. Il mondo possiede risorse che possono esaurirsi. Molti hanno lanciato messaggi di avvertimento che preannunciano un disastro di proporzioni immani: il pianeta Terra sta raggiungendo il limite delle sue capacità. Gordon Rattray Taylor ha riunito e ordinato in un unico mosaico i dati statistici, le indagini, le opinioni isolate e i rapporti ufficiali sull’argomento. Che fare? Grande numero, inquinamento, radioattività, mutamenti già in atto e a lungo termine che l’uomo provoca su geografia, atmosfera e clima, sono conseguenze di un’irreversibile spinta tecnologica. L’umanità è giunta a una svolta decisiva della sua storia: l’utopia di una futura e perfetta civiltà delle macchine diventa un pauroso incubo tecnologico che nel giro di trent’anni può rendere inabitabile il mondo: La società suicida è un grido d’allarme contro l’ottimismo dei tecnocrati, un richiamo alla responsabilità dei politici, un invito all’uomo della strada affinché prenda coscienza dei pericoli che lo minacciano. Sorridere sulle «profezie apocalittiche» è un grosso rischio: il futuro è già cominciato, il mondo desolato in cui la flora e la fauna sono morte per avvelenamento non è una profezia: è la realtà che circonda le nostre metropoli industriali. È già concreta la prospettiva di un pianeta infetto sul quale la vita diventa impossibile per i figli della razza umana d’oggi.

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L’uomo, questo microbo

  • Parole di ammonimento
  • La «nave spaziale» terra
  • Inquinamento e super-inquinamento
  • Il problema demografico
  • Una vittoria di Pirro

Gli ingegneri planetari

  • Opere idriche
  • Gli artefici di terremoti
  • I bulldozer nucleari
  • Lo scioglimento delle calotte polari
  • Risparmiate quell’albero!

Era glaciale o morte da calore?

  • Acqua sul fuoco
  • Prospettive nuvolose
  • Sbalzi di clima
  • La morte da calore

La natura replica

  • Esplosioni demografiche
  • Il controllo dei parassiti delle piante e suoi rischi
  • Animali in via d’estinzione
  • Bacini idrici e relativi errori
  • I grandi cicli
  • Il nitrato che corrode
  • I gas tossici

L’ultimo anelito

  • Corona di spine
  • Le maree rosse
  • Il mare, uno scarico che ha i suoi limiti
  • Una zaffata di nafta
  • La crisi dell’ossigeno

Sostanze inquinanti all’ultima moda

  • L’amianto come sostanza inquinante – DDT – DDT, sesso e cancro
  • Controlli biologici
  • Che cosa è successo alle aquile?

Limitatevi a espirare

  • La minaccia del piombo
  • Il piombo che respiriamo
  • Il più letale dei metalli
  • Vita breve e allegra?

Il quinto fattore

  • Il problema dei rifiuti radioattivi
  • Cripto e tritio
  • Esistono i livelli di sicurezza?
  • La concentrazione biologica
  • Le dosi accettabili
  • Il cancro e la dose accettabile
  • Il rischio di incidenti
  • Darla a bere o menar per il naso
  • Conclusione

Il limite della popolazione

  • L’energia solare in-deficit
  • Carestia e sovrabbondanza?
  • È lecito credere alle previsioni di espansione demografica?
  • Le proteine
  • L’erosione
  • I problemi che ci attendono

Lo sfacelo demografico: quando?

  • La congestione dell’abitato umano
  • Le condizioni nelle grandi città
  • Il sovraffollamento negli animali
  • Natura e sobborghi
  • L’optimum demografico

Non fate male alla terra!

  • WEW e GEO?
  • Sforzi personali
  • Già si paga
  • Che cosa si é fatto finora?
  • Quelli che hanno l’autorità
  • Punti oscuri

L’incubo tecnologico

  • Sotterfugi tecnici
  • La crisi dei comuni
  • La bancarotta dell’economia
  • Le schiavitù tecnologiche
  • I paladini della tecnologia
  • L’amore per la natura
  • Triplice crisi

Ringraziamenti
Note bibliografiche
Indice analitico

Stella Gialla – Ebrei e Pregiudizio

Stella Gialla – Ebrei e Pregiudizio

Autore/i: Calimani Riccardo

Editore: Rusconi

prima edizione, ringraziamenti e prefazione dell’autore.

pp. 288, Milano

Ebreo, giudeo, israelita, israeliano, sionista: non è facile districarsi tra tante diverse identità. Di ebrei si parla magari troppo, ma senza saperne molto. Per esempio quasi tutti sono convinti che l’antisemitismo sia un fenomeno persistente ed antico e pochissimi sanno, in realtà, che l’antisemitismo è nato solo alla fine del XIX secolo, legato alla moderna idea di razza. Quasi tutti pensano che il popolo ebraico sia stato sempre perseguitato e ben pochi si rendono conto che, se questo fosse corrispondente al vero, una simile straordinaria sopravvivenza nel corso di tanti secoli sarebbe stata impossibile.
Capro espiatorio delle contraddizioni della maggioranza della società, gli ebrei sono certo stati molto odiati, eppure hanno saputo suscitare in numerosissime occasioni vaste simpatie e ampie solidarietà.
Calimani, sulla base di una rigorosa ricerca storica, smonta in modo sistematico, numerose idee tanto diffuse quanto assolutamente infondate e, senza riguardi per nessuno, ricerca le origini del pregiudizio verso gli ebrei e ne analizza le matrici teologiche.
Nel rapporto tra ebrei e pregiudizio si riflettono le contraddizioni e i paradossi della civiltà europea: capirne fino in fondo i meccanismi serve non solo a conoscere le vicende di un piccolo popolo perseguitato, ma ad afferrare aspetti di un interesse più generale che coinvolge tutta la società.

Riccardo Calimani, nato a Venezia nel 1946, è laureato in Ingegneria elettrotecnica all’Università di Padova e in Filosofia della Scienza all’Università di Venezia. Nel 1975 ha pubblicato il primo romanzo, Una di maggio; nel 1981, un testo di divulgazione scientifica, Energia: più dubbi meno certezzze; nel 1984, Di ebrei, di cose ebraiche e del resto, una raccolta di articoli apparsi sul mensile «Shalom». Nello stesso anno ha riproposto Il Dialogo sull’ebraismo del rabbino veneziano Simone Calimani (1699-1784), e ha curato La polenta e la mercanzia, trentatré interviste sulla trasformazione del Veneto. Nel 1985 è uscito, nel volume collettivo Amoureux Fous de Venise, un suo profilo di Leone da Modena dal titolo Le Joueur du ghett. La Storia del ghetto di Venezia, già tradotta in Germania, in Francia e negli Stati Uniti, è edita in Italia da Rusconi Libri (1985), come La Storia dell’ebreo errante (1987), Gesù ebreo (1990) e Storie di marrani a Venezia (1991), Calimani ha inoltre pubblicato Energia e informazione (1987) e, con Antonio Lepschy, Feedback (1990). Ha ottenuto il Premio Cultura Presidenza del Consiglio dei Ministri (1986) e il Premio Costantino Pavan per le culture locali (1987).

Trattato del Carattere

Trattato del Carattere

Titolo originale: Traité du caractère

Autore/i: Mounier Emmanuel

Editore: Edizioni Paoline

ottava edizione riveduta da A. De Simone sull’ultima francese del 1961, introduzione di Giorgio Campanini, versione integrale dal francese di Clotilde Massa e Paolo De Benedetti.

pp. 978, Milano

Riproporre un’opera complessa e problematica qual è il Trattato del carattere di Emmanuel Mounier, la cui traduzione italiana giunge ora alla ottava edizione, significa insieme riconoscerne e riproporne l’attualità. È l’attualità di una caratterologia, come quella di Mounier, compattamente incentrata sulla categoria di persona ed orientata nel senso del recupero, appunto attraverso il riconoscimento della radicalità della persona, di una qualche forma di «unità del sapere». Dopo i discorsi sull’uomo appare necessario condurre più a fondo il discorso dell’uomo, ed è appunto questo il significato di fondo di questo Trattato.
Scritto e redatto in drammatiche circostanze – negli anni bui della guerra, In umbris, come scrive lo stesso autore nella dedica dell’opera – il Trattato rappresenta insieme una «scommessa per l’uomo» in anni tragici per l’Occidente e un essenziale punto di riferimento per la ricostruzione dell’itinerario della caratterologia di ispirazione personalista.
La lettura del Trattato del carattere, oltre che illuminare uno dei momenti più significativi della ricerca del personalismo francese della metà del nostro secolo, arricchisce di preziosi spunti di riflessione un discorso pedagogico condotto in prospettiva personalistica e attraverso un costante dialogo con la cultura moderna ed in particolare con i tre «maestri del sospetto» (Marx, Nietzsche, Freud)

EMMANUEL MOUNIER nacque a Grenoble il 1° aprile del 1905 e morì il 22 marzo del 1950, di infarto, ad appena 45 anni. Nel 1927 si laurea in filosofia e cinque anni dopo fonda la rivista  «Esprit», che vede la luce nell’ottobre del 1932. In questo tempo intensifica il suo rapporto di amicizia con Maritain, al quale confida, tra l’altro, con quale spirito egli intenda il proprio lavoro intellettuale. Nel 1935 pubblica Révolution personnaliste et communitaire e l’anno successivo De la proprieté capitaliste à la proprieté humaine e Manifeste au service du personnalisme: l’anno stesso in cui Maritain dà alla stampa Humanisme intégral.
È presente più che mai nelle opere di questi anni il tema mounieriano della “rottura con il disordine stabilito”, cioè la denunzia della società occidentale e l’elaborazione di una sorta di progetto alternativo per fondare una nuova società personalista e comunitaria.
Nel 1939, alla vigilia della tragedia bellica, Mounier pubblica Pacifiste ou bellicistes?, e tre anni dopo «Esprit» sospende le pubblicazioni per ordine del governo di Vichy. Riprenderà nel 1945.
Nel Traité du caractère (1947) il pensatore francese fa un vastissimo affresco psicologico sulla persona. L’opera costituisce, se non certo una parentesi, indubbiamente un “intermezzo” fra gli scritti prevalentemente politici degli anni ’30 e quelli marcatamente filosofci degli anni ’40. Altre opere significative sono Liberté suos conditions, del 1946, e Le personnalisme, del 1949.
Il grande merito di questo grande saggista francese è di mantenere sempre aperto il dialogo tra se stesso e gli uomini. Dialogo che lo convince ad avere fiducia nell’uomo. Mounier gli viene incontro con quella sua voce inconfondibile per la semplicità, la straordinaria umiltà, ma anche per il rigore e la forza delle sue proposte, e lo invita a non consegnarsi alla desolazione.
Nel rapporto personale con gli uomini il suo stesso cristianesimo non è mai pretesto di evasione, di rinuncia o di distanza, al contrario Mounier sente che il posto del cristiano non è quello dello spettatore o della vittima, ma del protagonista di libertà e di speranza.

Giorgio Campanini, dell’Università di Parma e qualificato studioso del pensiero di Mounier, ha premesso a questa ottava edizione del Trattato del carattere una densa introduzione critica corredata da sintetici riferimenti biografici e da un’essenziale bibliografia.

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INTRODUZIONE

  • Il Trattato nell’insieme dell’opera di Mounier
  • La composizione del Trattato
  • La lotta per l’uomo
  • L’architettura della persona
  • Conclusione
  • Nota bibliografica
  • Cronologia essenziale
  • Avvertenza
  • IL MISTERO DELLA PERSONA
  • LE PROVOCAZIONI DELL’AMBIENTE
  • LE TENSIONI EMOTIVE
  • LA CONCENTRAZIONE VITALE
  • LA LOTTA PER IL REALE
  • LA PADRONANZA DELL’AZIONE
  • L’IO FRA GLI ALTRI
  • L’AFFERMAZIONE DELL’IO
  • L’INTELLIGENZA IN AZIONE
  • LA VITA SPIRITUALE NEI LIMITI DEL CARATTERE

INDICE DEI NOMI
INDICE ANALITICO

La Malattia di Sachs

La Malattia di Sachs

Titolo originale: La Maladie De Sachs

Autore/i: Winckler Martin

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prima edizione, prologo dell’autore, traduzione dal Yasmina Melaquah, collana: I Narratori.

pp. 488, Milano

“Nella sala d’attesa del dottor Bruno Sachs i pazienti soffrono in silenzio. Nello studio del dottor Sachs i lamenti si dipanano, i dolori si diffondono. Su fogli e quaderni Bruno Sachs scarica l’eccesso di dolore delle persone che ha in cura. Ma chi cura la malattia di Sachs?” Nelle pagine del romanzo si anima un mondo che Bruno Sachs attraversa con le spalle curve sotto il peso di una straordinaria “pietas”, facendosi silenziosamente, umilmente carico di tutta la sofferenza che tenta di alleviare.
I pazienti, pagina dopo pagina, descrivono gli incontri con il giovane medico e ci restituiscono la figura di un solitario e malinconico scapolo, avvolto da una segreta tristezza, che trascorre le serate a scrivere, riempiendo quaderni su quaderni di testi misteriosi. Quando infine Sachs prende la parola, la sua è una voce arrabbiata, con un potente obiettivo polemico: la medicina e il modo inumano di praticarla. È la voce del dottore, finalmente, ed è una voce infinitamente arrabbiata contro la medicina, contro il modo tradizionale di esercitarla, considerata come un potere del medico contro il paziente. Con una scrittura impeccabilmente controllata, senza alcuna concessione a compiacimenti stilistici. Un grande romanzo, di rara intensità emotiva, in cui il ritratto di un medico assume, nel suo farsi, tale intensità drammatica da catturare il lettore come in un giallo.

Martin Winckler (nato Marc Zaffran; 22 febbraio 1955, in Algeria francese ) è un medico francese, scrittore di romanzi e saggi. I suoi argomenti principali sono il sistema medico francese, la relazione di guarigione e la contraccezione; ha anche scritto articoli e libri critici su serial televisivi (è uno dei primi specialisti di questo argomento in Francia). Nel 1984, i suoi primi racconti furono pubblicati sotto uno pseudonimo: Martin Winckler. Questo nome è un omaggio al grande scrittore francese Georges: Gaspard Winckler è uno dei personaggi principali di La Vie d’emploi, un libro molto importante nell’educazione letteraria di Marc Zaffran. Il suo primo romanzo La Vacation (1989) introduce il personaggio centrale dei suoi grandi romanzi, Bruno Sachs MD, che divenne famoso in Francia con il suo secondo romanzo pubblicato La Maladie de Sachs.

La Regalità di Cristo – Pitture Murali in Sant’Abbondio a Como

La Regalità di Cristo – Pitture Murali in Sant’Abbondio a Como

Collana Artistica della Fondazione Gruppo Credito Valtellinese

Autore/i: Trevi Carla

Editore: Skira Editore

pp. 318, 519 illustrazioni b/n e a colori, Milano

«La basilica di Sant’Abbondio a Como è uno dei più importanti monumenti romanici d’Europa. Un luogo di culto, riferimento di tutti i tempi di fedeli e amanti dell’arte, che amano visitarlo per le sue bellezze architettoniche, le splendide opere scultoree che ospita e la ricca dotazione di affreschi che ne abbelliscono le pareti e le volte.
Sant’Abbondio è oggi al centro dell’attenzione per il fatto che mille anni fa – 1010 – il vescovo Alberico decise di costituire all’interno dell’antica basilica paleocristiana edificata attorno al 400, (e dedicata al patrono della città nell’anno 818), un monastero benedettino maschile.
Stranamente nonostante la sua fama più che millenaria, alla basilica di Sant’Abbondio non è stata dedicata un’interessante storiografia.
Da qui la decisione del Gruppo Creval di dedicare la loro pubblicazione del 2011, il miglior regalo per tutti i cultori dell’arte pittorica medioevale.»

Le Origini dell’Ideologia Fascista (1918 – 1925)

Le Origini dell’Ideologia Fascista (1918 – 1925)

Autore/i: Gentile Emilio

Editore: Editori Laterza

prima edizione, introduzione dell’autore.

pp. X-484, Roma

Contraddicendo la tesi storiografica liberale, Emilio Gentile afferma che un’ideologia fascista c’è stata, e ha avuto anzi una funzione centrale nell’acquisizione al fascismo del consenso dei ceti medi, in Italia e all’estero. Dopo aver chiarito quanto quell’ideologia recuperò dai movimenti politico-culturali al fascismo più congeniali – dal combattentismo al futurismo, dal sindacalismo nazionale al fiumanesimo dal nazionalismo all’idealismo gentiliano – l’Autore ne mette in luce i legami con ambizioni politiche, interessi di classe, sentimenti e aspirazioni di gruppi e individui, nel quadro generale della crisi dei valori liberali.

Emilio Gentile
, nato a Bojano (Campobasso) nel 1946, svolge attività didattica presso l’Istituto di storia moderna dell’università di Roma. Ha pubblicato il volume «La Voce e l’età giolittiana» (Milano 1972). Collabora alle riviste «Storia contemporanea» e «Clio».

La Rime et la Raison – Les Collections Ménil (Houston – New York)

La Rime et la Raison – Les Collections Ménil (Houston – New York)

Exposition Galeries nationales du Grand Palais, Paris, 17 avril-30 juillet 1984 – organisée par la Réunion des Musées Nationaux et la Ménil Collection (Houston)

Autore/i: Autori vari

Editore: Éditions de la Réunion des Musées Nationaux

prefazione di Hubert Landais, introduzione di Dominique de Ménil, presentazioni di Walter Hopps, Bertrand Davezac, Jean-Yves Mock.

pp. 424, completamente illustrato a colori e b/n, Paris

Dalla prefazione:
«Pourquoi la rime, pourquoi la raison? Existerait-il un lien mystérieux unissant collectionneurs et poètes? Pour les uns comme pout les autres, la rime ne fait que suggérer les concordances; pour le collectionneur, les objets ont le poids des mots que le poète fait chanter à sa maniere, leur ordonnance raisonnée donnant a chaque poème comme a chaque collection son caractère unique, irremplaçable.
De la vient sans doute la fascination qu’exercent les collections sur le public et les amateurs, fascination liée a la joie des découvertes, a l’envoûtement des objets témoins a la fois de leur complémentarité et de l’amour de ceux qui les ont choisis.
Histoire de la sensibilité, plus encore qu’histoire du gout, l’histoire des collections contemporaines n’a été encore qu’ébauchée; de nombreux ensembles heureusement conservés, aux États-Unis notamment, témoignent de la sensibilité des collections de ce siècle, ainsi ceux qu’ont laissés a New York J. Pierpont-Morgan, Henry Clay Frick, John Hay Whitney, ou les Rockefeller; à Washington Andrew Mellon, ou Duncan Phillips; a Boston Isabella Stewart Gardner; a Philadelphie Walter Arensberg ou le Dr. Alfred Barnes…
Les collections d’une famille française, celle de Monsieur et Madame de Ménil, ont pour nous l’attrait supplémentaire d’une complicité particulière, d’ou notre fierté de pouvoir présenter a Paris des œuvres jamais montrées dans leur ensemble, même si certaines d’entre elles ont figuré dans des expositions célèbres en Europe et aux États-Unis. […]»

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  • Hubert Landais – Avant-propos
  • Dominique de Ménil – Le rime et la raison
  • Walter Hopps – Les collections Ménil et la présente exposition
  • Bertrand Davezac – La transparence de l’Histoire
  • Jean-Yves Mock – L’unité de L’Un
  • La rime et la raison: Structure visuelle du l’exposition
  • Catalogue
  • Crédits photographiques

Josefine Mutzenbacher Ovvero la Storia di una Prostituta Viennese da Lei Stessa Narrata

Josefine Mutzenbacher Ovvero la Storia di una Prostituta Viennese da Lei Stessa Narrata

Titolo originale: Josefine Mutzenbacher oder Die Geschichte einer wienerischen Dirne von ihr selbst erzählt

Autore/i: Salten Felix

Editore: Edizione CDE

premessa dell’autore, con uno scritto di Luigi Reitani, traduzione di Maria Teresa Ferrari, immagini della copertina e degli interni a cura di Fototeca Storica Nazionale.

pp. 240, Milano

Dalla Premessa:

« Josefine Mutzenbacher – il nome in realtà era un pò diverso – nacque a Vienna, nel sobborgo di Hernals, il 30 febbraio 1852. Ben presto nota alla polizia, esercitò la professione dapprima in ordinarie case di piacere dei quartieri periferici, poi al servizio di una mezzana che durante il 1873, l’anno del decollo economico e dell’Esposizione Universale, riforniva la migliore società di ragazze di vita…
Fu allora che Josefine scomparve da Vienna in compagnia di un russo, per far ritorno dopo qualche anno, ricca e bellissima, nella sua città natale, dove visse sino al 1894 come famosa prostituta d’alto bordo.
Successivamente acquistò un piccolo podere nei pressi di Klagenfurt, e qui trascorse i suoi giorni in una grande solitudine, ben presto aggravata dalla malattia – un male femminile di cui Josefine morirà più tardi -, durante la quale scrisse la storia della sua fanciullezza.
Alcune settimane prima della difficile operazione che la porterà alla morte, consegnò il manoscritto al suo medico. Lo presentiamo come documento di rara sincerità, come confessione preziosa e insolita che risulterà interessante per la vita erotica dell’epoca nostra, anche da un punto di vista storico e culturale. Alle confessioni di Josefine Mutzenbacher non sono state apportate modifiche sostanziali. Ci si è limitati a correggere errori stilistici e inesattezze linguistiche, e a sostituire i nomi di alcuni noti Personaggi di cui le sue memorie fanno menzione. Morì in sanatorio il 17 dicembre 1904. »

Essere o Malessere – Le Neurosi Viscerali

Essere o Malessere – Le Neurosi Viscerali

Autore/i: Gaglio Massimo

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prima edizione.

pp. 272, nn. figure b/n, Milano

È ipotesi di lavoro di questa collana che la medicina – come la scienza – sia un modo del potere: che, anzi, nella conversazione e gestione scientifica di dottrine e pratiche, contenuti e messaggi, enti e funzioni, ruoli e istituti, divenga propriamente potere, sostanza e forma del suo esercizio. Ma un’ipotesi già formulata ha bisogno di nuove verifiche, ulteriori ricerche, più ampie ricognizioni che attraversino tutte le mappe della cittadella sanitaria. Il potere che le appartiene, può celarsi in ogni suo punto ma estinguersi in nessuno: cercarlo e scoprirlo è già sfidarlo.

Chi sono i protagonisti delle neurosi viscerali, queste malattie “senza lesione” che provocano disturbi e sofferenze a chi vive attorno a noi e con noi? Sono i cultori della scienza medica e “gli agenti” della medicina pratica, una scienza e una pratica che nega quelle e maltratta questi? O forse sono i “gruppi sociali”, la società nel suo complesso che ne chiede la medicalizzazione, talvolta con petulanza, privilegiando il diritto nell’assistenza e non il diritto alla salute? Esiste un’alternativa, una terza via, che preserva e restituisce il benessere a certe condizioni, biologicamente e storicamente avvertire? La incisività della medicina si misura con l’identificazione delle cause: e dunque, non un “sistema” astratto e impersonale, ma precise motivazioni di sfruttamento, oppressione, egoismo sono alla base di queste, e altre malattie.
Il libro non è tanto uno scandalo (la denuncia e la “sistemazione” delle categorie mediche nel danno e nello spreco) e non è solo un esempio (come riscrivere molti capitoli di un trattato “moderno”). Ma è certamente un duro scontro tra “l’essere” della nuova medicina e il “potere del malessere”, che ciascuno e tutti possiamo ribaltare.

Massimo Gaglio è professore di Semeiotica medica all’Università di Catania: da trent’anni impara e insegna medicina interna con gli studenti, i malati, i medici, le persone con cui viene in contatto. Ha pubblicato oltre 150 lavori di ricerca medica ed è stato relatore in parecchi congressi italiani ed esteri. Partecipa al gruppo redazionale della rivista “Sapere”.

Fra Regole e Utopia – Ipnosi e Pratica per una Identificazione del Campo Psichiatrico

Fra Regole e Utopia – Ipnosi e Pratica per una Identificazione del Campo Psichiatrico

Autore/i: Autori vari

Editore: Cooperativa Editoriale «Psichiatria Democratica»

unica edizione, a cura di Paolo Crepet, Giovanni De Plato, Domenico De Salvia, Maria Grazia Giannichedda, prefazione di Giovanni De Plato (presidente della Cooperativa).

pp. 362, Bologna

«Testi a cura di: Pietro Ingrao, Marcello Cini, Salvatore Senese, Giorgio Bignami, Franca Ongaro Basaglia, Pier Francesco Galli, Luciano Carrino, Domenico Casagrande, Fabrizio Ciappi, Paolo Crepet, Giovanni De Plato, Domenico De Salvia, Maria Grazia Giannichedda, Rino Giuliani, Vieri Marzi, Alberto Parrini, Agostino Pirella, Angelo Righetti, Vincenzo Sarli, Paolo Tranchina.»

Emerge, a quattro anni dalla riforma, che questo sistema e le sue forze di governo non sono in grado di misurarsi con la crescita dei processi democratici e con lo sviluppo delle scienze alternative, perché è così ridotta la loro possibilità di rinnovamento da vivere come minaccia alla natura del loro potere ogni espressione di novità, in particolare se culturale.
Occorre non lasciarsi intimorire dai pericoli di questo sistema dominato da una ragione sempre più disumana, né farsi prendere dallo sconforto e dalla rinuncia per impotenza. Questa nostra cooperativa di operatori democratici vorrebbe essere, anche se condizionata da così modeste forze, un segnale di una volontà ancora di lotta per la difesa e la crescita dei diritti alla salute e alla vita, in particolare di quegli uomini piegati dalla sofferenza o menomati dalla malattia.
Per queste ragioni la Cooperativa si sforzerà, coi limiti dei mezzi di chi ha rifiutato una produzione protetta e mercantile del sapere, di dare un contributo di conoscenze e di strumenti perché ogni persona possa riappropriarsi di una idea di «cura del proprio modo di vita» e di una capacità di progettare una esistenza felice per sé e per gli altri.

In Terrasanta – Pellegrini Italiani tra Medioevo e Prima Età Moderna

In Terrasanta – Pellegrini Italiani tra Medioevo e Prima Età Moderna

“… ll pellegrinaggio ai Luoghi Santi nel Medioevo …”

Autore/i: Cardini Franco

Editore: Società Editrice Il Mulino

introduzione dell’autore.

pp. 536, nn. figure b/n f.t., Bologna

“Un racconto vertiginoso e affascinante”. (Mariateresa Fumagalli Beonio-Brocchieri)

“Un libro nello stesso tempo specialistico e affascinante come un romanzo d’avventure”. (Mario Baudino)

Nel Medioevo il pellegrinaggio ai Luoghi Santi fu un fenomeno di grande rilievo non solo per gli aspetti religiosi ma anche per quelli culturali, sociali, economici e artistici. Cardini racconta una storia di avventure e di mare, di rotte terrestri e nautiche, di lontani popoli e costumi, di contaminazioni culturali e di merci, di imboscate e di crociate, di brama di guadagno e di gloria, di sogni, menzogne e delusioni. Attraverso una miriade di storie individuali, si compone il quadro movimentato e multicolore di questi viaggi di devozione fra l’Italia e la Terrasanta dal Medioevo fino alla conquista ottomana di Gerusalemme nel 1516.

Franco Cardini
insegna Storia medievale nell’Università di Firenze. Tra i suoi libri recenti: “Castel del Monte” (Il Mulino, 2000) e, con Laterza, “Europa e Islam. Storia di un malinteso” (1999), “Astrea e i Titani. Le lobbies americane alla conquista del mondo” (2003).

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Introduzione

  • Pellegrini, crociati e mercanti fra Tirreno e Mar di Levante
  • Il Mediterraneo fra Tre e Quattrocento
  • Storie di uomini, di carte e di parole
  • Diari e diaristi
  • Gli spazi e i tempi
  • Vita da pellegrino
  • La fede e l’immaginario

Conclusione
Note
Bibliografia
Ringraziamenti
Indici

La Vera Guerra

La Vera Guerra

Titolo originale: The Real War

Autore/i: Nixon Richard

Editore: Editoriale Corno

prima edizione, traduzione di Alda Carrer.

pp. 358, Milano

Questo libro è un vero e proprio cri de cœur rivolto non solo ai leader politici, ma a tutti i leadrer di ogni livello sociale affinchè si decidano, prima che sia troppo tardi,a schierarsi con le forze dell’America per garantirsi la sopravvivenza“. (Richard Nixon)

Dobbiamo affrontare la dura realtà” dice Richard Nixon, “la Terza Guerra Mondiale è iniziata e la stiamo perdendo“.

È una guerra che possiamo vincere, dichiara e, dalla particolare prospettiva di chi è stato presidente degli Stati Uniti d’ America, suggerisce come il suo paese possa usare le proprie forze politiche, economiche e militari per modificare la situazione. Classificando i paesi del mondo, Nixon si serve delle lezioni di storia, dalla invasione della Russia da parte dei Mongoli fino alla rivoluzione iraniana.
Esaminando la scena politica, analizza la interdipendenza delle nazioni della terra e, attingendo alla sua specifica conoscenza di ex comandante in capo delle Forze Armate Americane, valuta le rispettive possibilità militari delle nazioni mondiali.
In una strategia che nessun essere consapevole può permettersi di non considerare con attenzione, Richard Nixon esamina dettagliatamente quella che deve essere la direttiva negli anni a venire. Come si deve controbattere gli scopi amorali del blocco Sovietico sostenendo i paesi amici sia che i loro regimi rispondano o no alle ideali esigenze di democrazia.
Come si deve usare il commercio, gli aiuti economici, le eccedenze alimentari per scoraggiare i nemici dell’America dall’affrontare i rischi di una avventura militare.
Come l’America deve assumersi la leadership globale per assicurare che la guerra di annientamento non si verifichi mai.

Richard Nixon, nato nel 1913 a Yorba Linda in California, è stato il trentasettesimo Presidente degli Stati Uniti fino al 9 Agosto 1974 quando si è dimesso perché implicato nell’affare Watergate. Proveniente da una famiglia della piccola borghesia, laureato in legge, a fine guerra entra nel partito repubblicano per cui fu deputato dal 1947 al 1951 e dove si distingue come membro della Commissione per le attività anti-americane.
Nel 1950 diventa senatore e nel 1952 vien scelto da Eisenhower come candidato alla vicepresidenza, carica che ricopre per tutta la durata di questa amministrazione. Nel 1960 si presenta candidato alla presidenza in opposizione a J. F. Kennedy e vien battuto per uno scarto di circa 160.000 voti né miglior fortuna raccoglie alla competizione per Il governatorato della California. Allontanatosi per un certo periodo dalla vita politica vi ritorna nel 1968 presentandosi di nuovo alla presidenza in opposizione al democratico Humphrey e sale alla carica per la prima volta il 20 Gennaio 1969 e per la seconda volta il 20 Gennaio 1973.

Processo al Buio – Lezioni di Etica in Venti Film

Processo al Buio – Lezioni di Etica in Venti Film

Autore/i: Danovi Remo

Editore: Rizzoli

prima edizione, prologo dell’autore.

pp. 226, Milano

…Film come Erin Brockovich e Il Socio insegnano che quando la legge dà spettacolo la giustizia trionfa. Ma sarà vero?…

Il cinema americano ci ha abituati a pensare che la giustizia la fanno gli avvocati. Arringhe che commuovono le giurie, virtuosismi oratori, gestualità, presenza scenica: tecniche grazie alle quali i principi del foro riescono sempre a scagionare gli innocenti e a sbattere in galera i colpevoli. La realtà, inutile dirlo, è diversa. A spiegarcelo, attraverso aneddoti personali e fatti di cronaca, è Remo Danovi, avvocato da sempre interessato a ricostruire il profilo storico e culturale degli uomini di legge e, in particolare, della sua categoria. In Processo al buio ha scelto di farlo rileggendo piccoli e grandi classici del legal thriller, genere che al cinema ha visto il successo di pellicole come Il verdetto e Presunto innocente, film che diventano pretesti per riflettere non solo sulle improbabili ricostruzioni cinematografiche, ma sui problemi e le storture della giustizia di ogni giorno: il tutto attraverso la lente di un’etica intesa come il diritto degli altri. Capolavori immortali come Rashomon e La parola ai giurati o campioni d’incassi come Erin Brockovich e Il socio non solo hanno arricchito l’immaginario di generazioni di spettatori, ma hanno contribuito a dar forma alla nostra percezione della legge, del ruolo degli avvocati e dell’etica che li guida. Ecco perché ripensare a questi film non è un semplice esercizio di cultura cinematografica, ma piuttosto è un modo per capire cosa resta del nostro senso della legalità e della nostra capacità di distinguere fra giusto e sbagliato.

Remo Danovi, avvocato, è stato presidente del Consiglio Nazionale Forense e capo della delegazione italiana presso il Consiglio degli Ordini forensi europei. È stato docente di Deontologia forense all’Università degli Studi di Milano, e ha scritto sull’argomento numerosi libri tradotti in varie lingue. Nel 1987 ha ricevuto il Premio Rotary Professionalità e nel 1998 il Premio Palais Littéraire del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Parigi per il volume L’avocat et le refl et de son image.

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Prologo

Parte prima – La Verità e la Giustizia

  • Rashômon. La ricerca della verità
  • La parola ai giurati. La ricerca della giustizia

Parte seconda – Il Diritto e la Giustizia

  • A civil action. La responsabilità civile
  • Erin Brockovich. Forte come la verità. La giustizia è di tutti
  • La giuria. Il verdetto all’incanto
  • The rainmaker. L’uomo della pioggia. La difesa si arrende
  • Il verdetto. Le regole da seguire
  • Conflitto di classe. Tra il diritto e patrocinio infedele

Parte terza – La Legge e la Giustizia

  • Presunto innocente. La ricerca del colpevole
  • Testimone d’accusa. La difesa penale
  • Il cliente. Il bisogno di un avvocato
  • Anatomia di un omicidio. L’impulso irresistibile
  • Doppio taglio. Il transfert

Parte quarta – L’Etica e la Giustizia

  • The confession. La confessione. La questione morale
  • Il socio. L’etica professionale
  • Suspect. Presunto colpevole. L’etica del giudice
  • Omicidio in paradiso. L’etica della penale
  • Per legittima accusa. L’etica femminile

Parte quinta – La Storia e la Giustizia

  • Un eroe borghese. La scelta del cittadino
  • Avvocato! Le scelte dello Stato

Epilogo
Appendice

La Letteratura Latina dell’Età Imperiale

La Letteratura Latina dell’Età Imperiale

Autore/i: Paratore Ettore

Editore: Rizzoli

edizione aggiornata, prima edizione BUR, in copertina: Iside in un frammento di bassorilievo del 130 d.C. Roma, Museo del Campidoglio.

pp. 594, Milano

Da Fedro a Lucano, da Seneca a Persio, da Petronio a Tacito, da Plinio il Vecchio a Svetonio, da Marziale a Giovenale, da Quintiliano ad Apuleio, da Aulo Gellio a Severino Boezio, da Frontone ad Ammiano Marcellino, in questo volume Ettore Paratore, accademico dei Lincei e uno dei più insigni latinisti, individua le figure e le correnti più significative della letteratura latina dell’età imperiale, conciliando in modo mirabile filologia, storia e analisi letteraria.

Ettore Paratore, è nato a Chieti nel 1907. Dopo aver insegnato nelle Università di Catania e Torino è stato titolare della più alta cattedra di letteratura latina, quella dell’Università di Roma.
Egli è anche socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, Doctor H.C. dell’Università di Poitiers, nonché, fra l’altro, direttore della Rivista di cultura classica e medievale e della collana di studi del «Centro internazionale di studi ciceroniani».
Tra le sue numerosissime opere di storia e critica letteraria ricordiamo: «Il Satyricon di Petronio»; «La novella in Apuleio»; «Storia della letteratura latina»; «Storia del teatro latino»; commento all’«Eneide» di Virgilio per la Fondazione Valla; versione del teatro di Seneca e di Plauto.

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  • I. – L’ETÀ DELLA DINASTIA GIULIO-CLAUDIA
  • II. – L’ETÀ  DEI FLAVI E DI TRAIANO
  • III. – L’ETÀ DEGLI ANTONINI
  • IV. – L’ETÀ DEL BASSO IMPERO

Nota bibliografica
Indice dei nomi

Il Terzo Occhio – I Lama del Tibet

Il Terzo Occhio – I Lama del Tibet

Autore/i: Mulas Melina

Editore: 5 Continents Edizioni

testi di Giulio Santi e prefazione di Angela Vettese, prefazione e cura di Angela Vettese.

pp. 184, nn. fotografie b/n, Milano

Questo libro nasce dal viaggio che Melina Mulas ha intrapreso negli anni novanta tra Asia ed Europa, conducendolo con tenacia per quattordici anni alla ricerca dei maestri dell’antica tradizione spirituale tibetana: pur non volendo proporre alcuna visione religiosa, la fotografa milanese ha avvertito la necessità di documentare con metodo rigoroso una civiltà che si sta perdendo e che avrebbe ancora molto da dare all’uomo occidentale. Da questi incontri nascono i ritratti del Lama del Tibet, immagini dove protagonista è lo sguardo: quello della fotografia, quello dei maestri e il nostro, irresistibilmente astratto dal magnetismo dei volti; un invito a saper guardare, per arrivare a una migliore comprensione tra le culture.

Dall’introduzione:
«L’antica tradizione spirituale tibetana è stata protagonista del lavoro di Melina Mulas per 14 anni ha viaggiato verso l’India, il Sikkim, la Francia, l’Austria, il Nepal, la Svizzera e l’Italia. Obiettivo puntato verso i volti dei Lama buddisti. Le fotografie che ne sono derivate sono un racconto che si è tessuto come una tela nel tempo: la trama è una cultura che rischia di andare persa, l’ordito le differenti articolazioni e scuole del buddismo. Come legante una ricerca che si è svolta attraverso luoghi e relazioni umane.
Ma ritorniamo alle immagini. La loro chiave di accesso è lo sguardo: quello che noi rivolgiamo all’esterno e quello che riceviamo. Qualunque sia il nostro approccio di spettatori e grazie anche all’abilita della fotografa, ci accorgiamo di essere di fronte a sguardi particolarmente educati, capaci di un vedere che non ha nulla a che fare con una preveggenza banalmente esoterica. Tutti gli adulti ritratti ci comunicano un’intensità che deriva da anni di attenzione e di disciplina (diverso il caso dei lama bambini, individuati come reincarnazioni di grandi Lama ma ancora, ovviamente, all’inizio della loro formazione spirituale). L’effetto è stato ottenuto attraverso poche ma chiare regole: raggiungere il Lama nel luogo dov’era possibile ritrarlo; non creare ambientazioni fittizie a meno che non fosse il Lama medesimo a prescegliere un certo sfondo; non arrendersi di fronte ad alcuna condizione metereologica e quindi di luce; usare sempre una pellicola della medesima sensibilità, in modo tale da chiedere alla fotografia – e quindi al soggetto – tempi di posa diversi e a volte anche molto lunghi.
Ovvio che vengano in mente le parole di Walter Benjamin riguardo all’aura e a ciò che la generava nei ritratti fotografici di un tempo, appunto il tempo di posa che tende a sovrapporre gli istanti e a fare sedimentare un’attitudine esistenziale più che un frammento di vita. Se non sapessimo che l’autrice non è buddista, potremmo esagerare nel cercare ragioni e metodi del lavoro appunto in quella tradizione. Melina Mulas, però, è una fotografa occidentale. Il suo apparato teorico non è fatto di riferimenti intellettualistici; sarebbe una forzatura spingersi oltre una constatazione, quella dell’evidente e incrollabile costanza con cui il lavoro è stato svolto. Gli effetti delle fotografie sembrano generati soprattutto da una doppia ricerca formale – la massima essenzialità unita alla massima qualità del dettaglio – che diventa anche il principale sapore di questa navigazione: compenetrare il semplice e il complesso. Anche per questo, la fotografa non ha indugiato verso effetti emotivamente accattivanti e quindi ha agito in controtendenza col gigantismo spettacolare e policromo della fotografia più di moda, quella che ha penetrato il sistema dell’arte dalla metà degli anni Ottanta.»

«Il volume accompagna la mostra «Il terzo occhio» presso la Galleria Civica di Modena».

Melina Mulas, fotografa, è specializzata in foto di architettura, ritratto e moda. Dal 1985 dirige l’Archivio Ugo Mulas.

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Ringraziamenti
Prefazione

  • Conversazione con Sua Santità il XIV Dalai Lama
  • L’antica saggezza di Nālandā
  • Portraits
  • Breve storia del Tibet
  • Buddismo tibetano
  • La religione Bön
  • Le scuole del buddismo tibetano
  • Incontro con la venerabile Jetsun Tsering Paldron

Biografie

Lo Zen nella Provincia di Roma – Libro per Avventurieri dello Spirito

Lo Zen nella Provincia di Roma – Libro per Avventurieri dello Spirito

Autore/i: Danilo e cento altri

Editore: Edizioni Maya

prefazione e introduzione dell’autore.

pp. 180, nn. illustrazioni b/n, Roma

dall’introduzione:

«Mi sono illuso di aver capito. Ho avuto a volte la presunzione di capire. Finalmente ora non ho più nessuna presunzione. So che non lo so.
È bello? È brutto? … Mah! Saper di non sapere. Vuoto. Un grande vuoto in me, intorno a me. Ogni spiraglio di comprensione mi si chiude intorno; la luce non c’è più.
Che sia regredito agli albori dell’Umanità? È forse lì il grande ritorno, È forse li la realtà ultima, l’alfa e l’omega, il buio e la luce… non vedo più nulla, non li distinguo più.
Cercavo ed ora non cerco più: forse devo attendere un nuovo capitolo della mia vita per leggere di una storia che non mi interessa più.
Ogni giorno un nuovo essere ritrovo in me: oggi non sono più quello di ieri; oggi mi ritrovo ad essere un altro. Chi? Non lo so… oggi proprio non lo so.
Quello che scrivevo ieri non lo riconosco più mio: forse è la non ricerca che mi spinge oltre; forse è la stasi che mi fa essere tutto e tutti. Quindi deduco che da fermo sono ogni cosa; in movimento cambio e divento ogni cosa, ma una dopo l’altra.
Quindi perché non fermarsi ed essere tutto sempre?
Chi conosce il conoscitore? Non so più affermare di conoscere eppure so di sapere, benché non conosca più chi conosce. L’ho perso. Prima pensavo ad un so che conosceva; ora l’ho perso. Dov’è andato? Non c’è mai stato: né prima né ora. Non afferro più nulla: tutto si è perso in un vuoto. Non so; eppure sono. Non trovo più il senso né nella pazzia, né nella saggezza. Costretto a dire “sono un saggio”, nel mio silenzio sono un pazzo.
Mentre parlo so di essere un pazzo, perché spiegare, parlare… non sarà mai rappresentare il Sé Spirituale.»