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Liberi dal Mal di Schiena – La Ginnastica Ideale e gli Esercizi di Rilassamento per Sconfiggere il Mal di Schiena

Liberi dal Mal di Schiena – La Ginnastica Ideale e gli Esercizi di Rilassamento per Sconfiggere il Mal di Schiena

Titolo originale: Freedom from back pain

Autore/i: Abraham Edward A.

Editore: Pan Libri – Armenia Editore

unica edizione, traduzione di Claudio Mussolini, illustrazioni di Acey Lee, illustrazioni anatomiche di Ira Alan Grunther, in copertina foto di Carl Doney.

pp. 288, numerose illustrazioni in bianco e nero, Milano

Il mal di schiena affligge un gran numero di persone che, per sconfiggerlo, ricorrono esclusivamente ai medicinali. Ma poiché i farmaci hanno l’unica proprietà di lenire il dolore temporaneamente, e non di debellarlo, Edward Abraham ha messo a punto una serie di esercizi ginnici rilassanti, che si possono praticare in casa, in palestra, in piscina o all’aria aperta, e che hanno la proprietà di sciogliere i muscoli dorsali irrigiditi e induriti dall’inattività cui ci costringono lunghe ore di lavoro sedentario.
Abraham ha pensato di integrare tali esercizi con un programma rieducativo che prevede l’apprendimento, da parte del paziente, di un nuovo modo di gestire i movimenti del corpo per eliminare posizioni errate, sforzi eccessivi e inconsulti, che fatalmente scatenano la crisi dolorosa.
Seguendo il programma di Edward Abraham, con un atteggiamento mentale positivo, sereno e ottimista nei confronti della vita, ciascuno otterrà sul piano della salute fisica ottimi risultati.

Edward Abraham, ortopedico, è l’autore di un gran numero di manuali medici a carattere divulgativo. Si dichiara sfavorevole all’incondizionata prescrizione di farmaci e favorevole alle terapie dolci.

Cieli Australi – Cent’Anni di Racconti dall’Australia

Cieli Australi – Cent’Anni di Racconti dall’Australia

Autore/i: Autori vari

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione oscar classici moderni, a cura di Franca Cavagnoli, introduzione del curatore, collana: Oscar Classici Moderni n° 178.

pp. 380, Milano

Ventiquattro storie ambientate negli spazi aperti del continente nuovissimo, dall’era coloniale alla metà del Novecento. Immensurabili, melanconiche distese punteggiate di pascoli e mandriani solitari, percorse da una vena di mistero, in cui di colpo irrompono la violenza e la morte. Popolazioni nomadi incamminate lungo le vie dei canti disseminate di rocce antiche quanto il mondo, in cui la Storia si intreccia con la follia e il mistero. Istantanee di Sidney e Melbourne brulicanti di vita, interni urbani in cui chi è solo o senza lavoro avverte ancor più dolorosamente la propria solitudine e precarietà. L’immagine che si riverbera da questi racconti è quella di un’Australia enigmatica e stupefacente, lontana dai sentieri più battuti. Un paese con un patrimonio narrativo eccezionale, capace di sorprendere e avvincere chiunque vi si accosti.

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Introduzione

  • Il piccolo Dick – Marcus Clark
  • La locanda del Trifoglio – Edward Dyson
  • Una storia d’altri tempi in Tasmania – Jessie Couvreur
  • Il vento del destino – Ada Cambridge
  • Una giornata con il governatore Arthur – Price Warung
  • La notte dei Wallaby – Steele Rudd
  • La moglie del mandriano – Henry Lawson
  • Il vagabondo – Barbara Baynton
  • Nanya – William Ferguson
  • Le spose di Narroondarie – David Unaipon
  • Un errore imperdonabile – Henry Handel Richardson
  • La triscele – Christina Stead
  • La fuga – Katharine Susannah Prichard
  • La donna della segheria – Frank Dalby Davison
  • L’uomo che amava la musica – E.O. Schlunke
  • L’ultima sera – Gavin Casey
  • Josie – Vance Palmer
  • Gli alberi parlano – Alan Marshall
  • Mia madre – Judah Waten
  • L’uomo che bruciava incenso – John Morrison
  • Il peccato di gola – Ethel Anderson
  • Ombra – Peter Cowan
  • Sul balcone – Patrick White

La Struttura del Comportamento

La Struttura del Comportamento

I rapporti tra coscienza e natura, in una critica a quella immagine del comportamento umano che ci hanno dato le scuole di psicologia sperimentale.

Autore/i: Merleau-Ponty Maurice

Editore: Casa Editrice Valentino Bompiani

seconda edizione, prefazione di Alphonse De Waelhens, traduzione dal francese di Guido D. Neri, titolo originale: La Structure du Comportament, copertina di Bruno Munari.

pp. 368, Milano

“Lo scopo del nostro studio è di comprendere i rapporti di coscienza e natura organica, psicologica o anche sociale. Per natura intendiamo qui una molteplicità di eventi esterni gli uni agli altri e connessi da rapporti di causalità”. Così Maurice Merleau-Ponty presenta l’argomento di questo libro nella Introduzione; ed il libro si situa infatti in quella linea problematica sviluppata dal pensiero esistenzialista, per cui l’uomo appare definibile solo rispetto al suo essere-nel-mondo. Ma, come nota Alphonse de Waelhens nel saggio preposto a questa edizione, “gli autori più risoluti a identificare l’esistenza con l’essere-nel-mondo, hanno trascurato per lo più o hanno evitato di descriverci quella particolare entità mista che
è la coscienza umana”. In Heidegger il problema pare già risolto e in verità non viene posto nel momento in cui il filosofo si pone a descrivere le modalità dell’esistenza quotidiana.
Quanto a Sartre, se pure ha proceduto a una critica serrata delle precedenti teorie della sensazione, e ha sviluppato uno studio sistematico della corporeità, tuttavia ha inserito queste ricerche nel quadro generale di una ontologia che, sottolineando l’opposizione dell’In-sé e del Per-sè, rinnova fatalmente il dualismo cartesiano di sostanza estesa e sostanza pensante.
Il grande merito di Merleau-Ponty è stato invece quello di agitare, con una profondità e una finezza forse uniche nella storia della filosofia contemporanea, il problema della percezione e della corporalità, lo studio dell’essere-nel-mondo come un rapporto fluido e ambiguo, sempre aperto e rinnovantesi, in cui è impossibile irrigidire in poli distinti spirito e materia, anima e corpo, coscienza e realtà esterna. Così nei due volumi Le structure du comportement, che è del 1942, e La phénoménologie de la perception, del 1945, il filosofo fonda, attraverso una analisi della “coscienza in situazione”, una nuova antropologia. Apparentemente i due libri hanno lo stesso soggetto: se è vero, come sostiene Merleau-Ponty, che l’uomo viene situato immediatamente dalla sua esperienza naturale in un mondo di cose e che il significato di tale esperienza consiste per lui nell’orientarsi tra queste cose e nel prendere posizione, la descrizione del comportamento dell’uomo e della sua percezione della cosa ci riconducono a un medesimo oggetto. Ma in effetti i due libri descrivono due tipi di esperienza diversa: la Phénoménologie si pone sul piano dell’esperienza naturale e ingenua già descritta dall’ultimo Husserl, di quel mondo anteriore alla conoscenza di cui la conoscenza parla sempre, e che sta alla conoscenza come il paesaggio reale alla carta geografica che lo rappresenta. La structure du comportement invece, raccoglie l’immagine che le principali scuole di psicologia sperimentale, soprattutto la psicologia della forma e il behaviorismo, danno del comportamento umano; e questa immagine viene discussa, analizzata, dimostrata incompatibile col quadro ontologico che, sia pure senza avvedersene, le dottrine discusse implicano. È singolare che l’autore abbia scritto prima questo libro, che si pone a livello dell’esperienza scientifica, e poi il secondo, che discute invece l’esperienza naturale immediata, anteriore a quella scientifica, preliminare e fondante rispetto a essa. E tuttavia l’ordine voluto dall’autore sarà utilmente rispettato anche dal lettore: prima di introdurci a un modo nuovo di vedere le cose, l’autore ci aiuta a comprendere la debolezza delle interpretazioni tradizionali, e le insidie filosofiche  nascoste sotto le apparenti investigazioni obiettive.
Per la mole del materiale discusso, per la penetrazione dell’argomentazione, per gli orizzonti che ha aperto alla discussione filosofica, La struttura del comportamento si presenta dunque come un classico della filosofia contemporanea e come un’occasione per avvicinare nel suo nucleo vitale il pensiero di uno dei filosofi  più vivi e problematici del nostro tempo.

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Una filosofia dell’ambiguità, di Alphonse de Waelhens

INTRODUZIONE – Il problema dei rapporti di coscienza e natura

IL COMPORTAMENTO RIFLESSO

  • I. – La concezione classica del riflesso e le sue ipotesi ausiliarie
  • II. – L’interpretazione del riflesso nella Gestalttheorie

I COMPORTAMENTI SUPERIORI

  • I. – La riflessologia di Pavlov e i suoi postulati
  • II. – Il «settore centrale» del comportamento e il problema delle localizzazioni
  • III. – Le strutture del comportamento

L’ORDINE FISICO, L’ORDINE VITALE, L’ORDINE UMANO

  • I. – La struttura in fisica
  • II. – Le strutture vitali
  • III. – L’ordine umano

LE RELAZIONI TRA L’ANIMA E IL CORPO E IL PROBLEMA DELLA COSCIENZA PERCETTIVA

  • I. – Le soluzioni classiche
  • II. – Non v’è alcuna verità nel naturalismo?

Opere citate

I Borboni di Napoli

I Borboni di Napoli

Autore/i: Coniglio Giuseppe

Editore: Edizioni Corbaccio

in copertina: «La famiglia di Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli» Angelica Kaufmann, 1783, Napoli, Capodimonte.

pp. 480, nn. tavole b/n f.t., Milano

I Borboni di Napoli regnarono per oltre un secolo sull’Italia meridionale e sulla Sicilia, dall’ascesa al trono di Carlo III nel 1734, alla cacciata di Francesco II nel 1860. Le testimonianze più notevoli del periodo, dalla reggia di Caserta al Teatro San Carlo di Napoli, dagli scavi archeologici di Ercolano e Pompei ai laboratori della porcellana di Capodimonte, parrebbero suggerire immagine di una dinastia grandiosa e illuminata. All’esame attento dello storico non sfugge però una sostanziale incapacità di affrontare i problemi effettivi del regno: il latifondo, i retaggi feudali, il parassitismo di clero e nobiltà, l’arretratezza culturale ed economica. L’appassionante e puntuale ricostruzione di Giuseppe Coniglio ristabilisce la misura di una dinastia di sovrani «dal volto umano» ma incapaci di dar vita a un solido legame tra società e cultura, e irrimediabilmente segnati da un proverbiale immobilismo.

Una dinastia spagnola o italiana? Dal momento in cui Filippo V, re di Spagna, sposò in seconde nozze Elisabetta Farnese, erede di un’antica famiglia italiana, la corte di Madrid divenne per molti aspetti italo-spagnola. Aiutata da uno scaltro abate, Giulio Alberoni, e da un piccolo gruppo di dignitari provenienti dalla penisola, la nuova regina mise la sua intelligenza e le sue ambizioni al servizio di un grande progetto politico e familiare: dare un trono al figlio che era nato dal suo matrimonio con Filippo. Dopo molte guerre europee e molti intrighi, Carlo, figlio di Filippo e di Elisabetta, divenne nel 1735 re di Napoli. L’Austria, che aveva allora in Italia una posizione dominante, dette il suo accordo, ma chiese e ottenne che il regno di Spagna e il regno di Napoli fossero da allora due Stati separati.
Nasce così una nuova dinastia italiana.
Carlo – ci ricorda l’autore di questo libro – era un giovane devoto, amante della caccia e delle arti, ma poco incline alla trattazione dei problemi politici. Ebbe la fortuna di avere al suo fianco, negli ultimi anni del suo regno napoletano, un grande ministro aretino, Bernardo Tanucci, che riformò lo Stato, limitò i poteri della Chiesa e della nobiltà feudale, espulse i gesuiti dal Regno e tentò di fare al su ciò che altri principi illuminati fecero in altri Stati europei durante la seconda metà del Settecento. Ma neppure Tanucci poté impedire che Napoli continuasse a racchiudere in sé, al massimo grado, tutti i contrasti dell’Europa d’allora: una dinastia devota e bigotta, una intellighenzia laica e spregiudicata, grandi opere (la reggia di Caserta, il Teatro San Carlo, gli scavi di Ercolano e Pompei), una corte pletorica e sfarzosa, una amministrazione  inefficiente, una plebe miserevole e venticinquemila persone che, come scrisse Charles de Brosses, «non hanno altro mestiere fuor che quello di mendicare». Queste contraddizioni esplosero negli anni di Ferdinando I e Ferdinando II. Rientrata a Napoli dopo la fine delle guerre napoleoniche, la dinastia fu incapace di modernizzare il Regno e di cogliere gli umori che circolavano allora nella penisola. La spedizione dei Mille dette il colpo di grazia a uno Stato che avrebbe potuto avere, in altre circostanze, una parte determinante nel destino politico dell’Italia. Ma l’ultima coppia reale riscattò con il suo comportamento l’immagine della dinastia. Grazie a Francesco II e a Maria Sofia i Borboni di Napoli escono dalla storia d’Italia con dignità ed eleganza. Giuseppe Coniglio ne descrive la parabola, sullo sfondo della storia d’Europa, con precisione, obiettività e un pizzico di comprensibile simpatia.

Giuseppe Coniglio, scomparso nel 1994, fu docente alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Napoli, nonché direttore dell’Archivio di Stato di Mantova. Tra le sue opere si ricordano lo studio dedicato al Borboni di Spagna e una fondamentale monografia sui Gonzaga.

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PARTE PRIMA

  • Origini dei Borboni di Napoli
  • Carlo di Borbone
  • Inizio del regno
  • I bilanci del regno
  • Le spese di corte
  • La guerra di successione austriaca
  • Verso l’indipendenza della Spagna

PARTE SECONDA

  • Il re di Napoli e Sicilia
  • Carlo ed il governo
  • Dopo la pace di Aquisgrana
  • Il marchese Fogliani

PARTE TERZA

  • La reggenza
  • Verso il congedo del Tanucci
  • Il nuovo corso
  • Gli anni della tormenta
  • La ripresa dopo la tempesta

PARTE QUARTA

  • Il primo quinquennio
  • Francesco I

Le Case Astrologiche Derivate

Le Case Astrologiche Derivate

Titolo originale: Astrologie judiciaire

Autore/i: Picard Eudes

Editore: Xenia Edizioni

unica edizione, prefazione di Grazia Mirti, profilo bio-bibliografico a cura di Joe Fallisi, traduzione di Jolanda Boyko a cura di Grazia Mirti.

pp. XV-144, nn. figure b/n, Milano

La tecnica delle Case Derivate, elaborata da Eudes Picard, uno dei maggiori studiosi di astrologia della nostra epoca, rappresenta uno strumento tanto semplice quanto raffinato di ampliamento e di approfondimento dell’interpretazione del tema natale. Essa consente di dedurre dal tema di una singola persona – basandosi sul collegamento tra ciascuna delle dodici Case astrologiche e le precedenti e le seguenti – un gran numero di notizie estremamente puntuali sulle persone della sua famiglia e del suo ambiente e di rispondere a tutte una serie di quesiti in materia. Era appunto il ricorso a questo metodo che permetteva al suo autore di formulare previsioni di stupefacente precisione, tanto da procurargli presso i suoi contemporanei la fama di essere un veggente.
Questa edizione dell’opera del Picard è arricchita da un ampio commento dovuto a Grazia Mirti, vicepresidente del Centro Italiano di Astrologia, che mette in grado ogni cultore di questa disciplina di utilizzare al meglio questo metodo, finora poco usato in Italia.

Eudes Picard (Grenoble, Francia, 13 febbraio 1867 – 12 novembre 1932) fu tra i protagonisti della rinascita dell’astrologia classica nei primi decenni di questo secolo. Egli sorprese i propri contemporanei per le sue straordinarie capacità di interpretazione e previsione; praticò anche con notevole competenza l’astrologia finanziaria, raggiungendo anche in questo ambito risultati stupefacenti. Picard elaborò, in particolare la teoria e la tecnica delle Case Derivate, che a lui deve la sua codificazione moderna in Occidente.
Tra gli scritti più importanti ricordiamo: Traitè sur le Arcanes Mineurs (trad. it. Catania 1991), e Astrologie judiciaire, Les Maisons, Les Parts, L’Interpretation (1932), da cui è tratta la presente opera.

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Prefazione di Grazia Mirti
Eudes Picard. Profilo bio-bibliografico a cura di Joe Fallisi

Capitolo I.
Le Case

Capitolo II.
Le domificazioni derivate

Capitolo III.
L’interpretazione

Note

Liberi Tutti – Manicomi e Psichiatri in Italia: una Storia del Novecento

Liberi Tutti – Manicomi e Psichiatri in Italia: una Storia del Novecento

Un libro destinato a rimanere come un punto di riferimento per gli studi ma anche capace di coinvolgere il lettore” (Giuseppe Berta)

Autore/i: Babini Valeria P.

Editore: Società Editrice Il Mulino

in copertina: Marc Chagall, «La vie», 1964

pp. 368, Bologna

Il 21 aprile 1980 chiude il manicomio di Trieste. Per la prima volta un ospedale psichiatrico viene dichiarato soppresso. La legge 180, approvata due anni prima, ha aperto una nuova epoca nella cura delle malattie mentali. È il punto d’arrivo di un percorso che, dagli inizi del Novecento, ha interessato l’intera società italiana. Riportando le voci di chi ne fu testimone e attore – medici, giornalisti, fotografi, scrittori, registi, ma anche ex degenti e cittadini – il libro racconta momenti e personaggi di una straordinaria vicenda che, con il nome di Basaglia, farà il giro del mondo. Nel rievocare i traumi da trincea della Grande guerra, l’invenzione italiana dell’elettroshock, la “follia” di Violet Gibson (attentatrice di Mussolini), la scoperta degli psicofarmaci, i primi reportage sui manicomi come lager, la rivoluzione psichiatrica, l’approdo alla 180, questa ricostruzione, appassionante e documentata, mostra come la questione psichiatrica abbia rappresentato un momento centrale della storia d’Italia nel suo cammino verso la democrazia.

Valeria P. Babini insegna Storia della psicologia nel Dipartimento di Filosofia dell’Università di Bologna. Con il Mulino ha pubblicato “Tra sapere e potere” (con M. Cotti, F. Minuz, A. Tagliavini, 1982), “La vita come invenzione” (1990) e “Il caso Murri” (2004).

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In vece di una introduzione

  • I. La scienza psichiatrica. All’alba del Novecento
  • II. Tentarle tutte. Negli anni del fascismo
  • III. Giro di boa. Neglia anni della ricostruzione
  • IV. La “rivoluzione psichiatrica”. Negli anni della contestazione
  • V. Manicomio ultimo atto

In vece di una conclusione
Note
Ringraziamenti
Indice dei nomi

Creatività – Il Crimine Perfetto

Creatività – Il Crimine Perfetto

Titolo originale: Creativity. The perfect crime

Autore/i: Petit Philippe

Editore: Ponte alle Grazie

illustrazioni dell’autore, traduzione di Sabrina Placidi.

pp. 228, numerose illustrazioni in bianco e nero, Milano

Il 7 agosto 1974 Philippe Petit realizza un’opera d’arte unica nella storia: camminare su un cavo teso tra le due Torri gemelle del World Trade Center di New York sospeso a oltre quattrocento metri di altezza, lasciando a bocca aperta il pubblico che, naso all’insù, ebbe la fortuna di assistere al suo magnifico spettacolo. Questa impresa, condotta nella piena illegalità, fu il frutto di una preparazione di anni, in cui Petit, deciso a mettere a segno il gran «colpo», lavorò ogni giorno per lanciare la sua sfida all’Impossibile. Quarant’anni dopo, con alle spalle numerose performance artistiche d’eccezione, e davanti a sé chissà quali altri strabilianti progetti, Philippe Petit affida a questo libro le sue riflessioni sul processo creativo che precede ogni sua opera. Indomito e anticonvenzionale, Petit ha fatto suo lo slogan «La creatività è illegale», convinto che colui che crea debba essere un fuorilegge, «non nel senso criminale, ma come un poeta che esercita la ribellione intellettuale».
La sua arte, le sue grandi imprese, quindi, sono il «crimine perfetto», realizzabile solo attraverso una disciplina e un allenamento tra i più ferrei. Tra queste pagine Petit chiama il lettore a essere suo complice: gli svela i suoi trucchi, gli dà consigli e, ciò che più conta, lo incita a esplorare il suo personale campo di «delinquenza» intellettuale o artistica, perché ognuno di noi ne ha uno, basta solo capire qual è!

Un brano:
«Spero che questo libro ispiri la tua creatività. Che ti aiuti a riconoscere ogni genere di ostacoli, in modo da poterli aggirare o, all’occorrenza, farli scomparire. Che ti riveli il modo più sicuro per far sì che i tuoi «intenti criminali» da idea ispiratrice raggiungano il pieno espletamento – divenendo impresa, «colpo». E che lungo la strada ti trasmetta ciò che io ho imparato sui benefici della passione, della tenacia, dell’intuito, della misdirection, della pratica quotidiana, dei segreti, degli errori, delle sorprese e della fede nei miracoli.»

«Come tutti gli artisti straordinari, Philippe Petit basa la sua arte su rigore, controllo e dedizione. Ciò che colloca Philippe in una categoria superiore è il suo instancabile tentativo di conquistare le più grandi vette fisiche, raggiungendo un puntiglioso equilibrio tra caos e creatività. È un modello d’ispirazione per coloro che ardiscono sognare quello che all’apparenza sembra impossibile.» (Michail Baryšnikov)

«Philippe Petit ha creato una delle più grandi opere d’arte del Ventesimo secolo. Siamo proprio fortunati ad averlo come guida di un argomento inafferrabile ma fondamentale come la creatività.» (Jonathan Safran Foer)

«Il funambolismo non è un’arte della morte, ma un’arte della vita – della vita vissuta al limite del possibile. Ovvero della vita che non si nasconde alla morte, ma la guarda dritta in faccia. Ogni volta che mette piede sul cavo, Philippe tiene in pugno quella vita e la vive in tutta la sua gioia.» (Paul Auster)

«Petit è un artista. E il suo teatro è il cielo.» (Robin Williams)

Nato in Francia, Philippe Petit ha scoperto la magia e la prestidigitazione quando era ancora un bambino e ha mosso i primi passi sul filo a sedici anni. Autodidatta, si è fatto espellere da cinque scuole. Ha imparato a cavalcare, a tirare di scherma, ad arrampicarsi, a disegnare; si intende anche di falegnameria (ha costruito, tutto da solo, un granaio sulle Catskill Mountains utilizzando la tecnica e gli attrezzi dei carpentieri del Diciottesimo secolo) e ha studiato persino l’arte della tauromachia. È sui marciapiedi di Parigi che è diventato un artista di strada, dando vita a quel personaggio folle, brillante e silenzioso con cui ancora oggi intrattiene il suo pubblico. Da oltre trent’anni ormai vive a New York ed è Artist-in-Residence presso la cattedrale di Saint John the Divine, la più grande chiesa gotica del mondo. La sua decennale attività di funambolo conta oltre ottanta esibizioni in tutto il mondo, tra cui la più celebre, al centro di un libro, Toccare le nuvole, che nel 2008 ha ispirato un documentario (Man on Wire per la regia di James Marsh), è stata quella tra le Torri gemelle del World Trade Center nel 1974, Nel 2009 Ponte alle Grazie ha riproposto la nuova edizione del suo saggio-cult , Trattato di funambolismo.

Cristoforo Colombo e il Papa Tradito

Cristoforo Colombo e il Papa Tradito

Autore/i: Marino Ruggero

Editore: RTM Riccardo Tanturri Multimedia

IV edizione aggiornata ed ampliata, prefazione di Franco Cardini, introduzione dell’autore, copia con dedica autografata.

pp. 196, nn. illustrazioni b/n, Roma

Un papa dimenticato da cinque secoli fu il vero artefice del viaggio di Cristoforo Colombo. Casualmente un giornalista, trasformatosi in detective del passato, lo individua e costringe gli storici togati ad una impensabile revisione.

La grande scoperta che fa riscrivere non solo la vicenda umana dell’Ammiraglio delle Indie, ma tanta parte della storia moderna.

Innocenzo VIII, al secolo Giovanni Battista Cybo, il papa tradito riportato agli onori della cronaca da Ruggero Marino, probabilmente, era il padre di Cristoforo Colombo.

Fino al cinquecentenario della scoperta dell’America, festeggiato, nel 1992, la ricerca storica si era attestata su posizioni raggiunte attraverso un accordo, presumibilmente, più politico che scientifico. Ma alla vigilia delle celebrazioni del viaggio di Colombo un giornalista, improvvisandosi “detective”, riesce a sparigliare le carte di una storia lunga mezzo millennio. Si scopre così che Isabella e Ferdinando di Spagna sono solo la copertura politica di un disegno più ampio. Ecco, difatti, riemergere la figura di un papa ignorato dalla ricerca storica, Innocenzo VIII, Giovanni Battista Cybo. Guarda caso genovese. Sulla cattedra di Pietro dal 1484 al 1492. Morto sette giorni prima della partenza di Colombo da Palos, o eliminato per tempo, visto che il successore è Alessandro VI, Rodrigo Borgia, papa spagnolo. Che assegnerà, poi, tutte le terre scoperte alla corona di Spagna. E con il pontefice ecco resuscitare una processione di “sponsor”, che fanno capo a papa Cybo. In primo luogo Lorenzo il Magnifico, consuocero del papa, parte determinante nell’intrico “made in Italy” che consente il varo dell’operazione Colombo. Francesco Pinelli, nipote del papa, è uno dei maggiori finanziatori della spedizione. L’altro finanziatore Louis de Santangel è il ricevitore delle rendite ecclesiastiche in Aragona e banchiere legato ai Medici; con lui francescani, ebrei e genovesi, tutti parenti del pontefice. Che ha un padre di nome Aronne, una nonna Sarracina. Nelle sue vene, dice Marino, scorrono i filoni delle tre grandi religioni monoteiste. I Cybo vengono da Rodi, l’isola dei cavalieri, che oggi sono a Malta. L’obiettivo America o Indie è la crociata, un mondo riunito sotto una croce che, come i tempi esigevano, si converte in spada, contro idolatri e pagani. La meta definitiva del grande disegno e Gerusalemme. Chi più idoneo, in vista del 1500, a compiere questo disegno, di un crociato, chiamato o fatto chiamare Cristoforo Colombo? Che significa, fra l’altro figlio di padre ignoto o dello Spirito Santo. “Cristo Ferens” spesso si firmava il navigatore e come “Columbus nepos”, compare in un libro dei primi del Cinquecento. A quel tempo i papi avevano figli. Spesso venivano chiamati “nipoti”. Probabilmente Colombo è figlio di chi in terra impersonava lo Spirito Santo. Marino ancora una volta porta prove inoppugnabili, sfuggite per secoli agli storici professionisti.

Ruggero Marino è nato a Verbania Intra sul lago Maggiore. Un 4 di marzo. Ha lavorato, da quando aveva venti anni, per oltre trenta al quotidiano il Tempo di Roma, ricoprendo le cariche di redattore capo del giornale e successivamente dei servizi culturali. Ha collaborato e collabora a riviste italiane e straniere. È autore, con altri colleghi, di un saggio per l’Unicef dal titolo “Bambini”, sulla condizione dell’infanzia in Italia ha scritto un libro di poesie: “L’inferno in paradiso”. Storie dei drammi dei ragazzi vittime della droga e degli anni di piombo. Ha vinto oltre una decina di premi giornalistici fra i quali il Coni, il Federico Motta editore, lo Scanno e il Premio dell’Associazione stampa Romana per la rubrica “Mosconi”. Come inviato speciale ha fatto la vita del “colombo viaggiatore” prediligendo il Terzo Mondo. Ha effettuato reportages da oltre cinquanta paesi. È la prima volta che si trasforma in investigatore e in inviato speciale nel tempo.

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Prefazione
Introduzione

  • Una lettera sul tavolo
  • L’isola di San Salvador
  • La voce della conchiglia
  • Il padre francescano
  • Colombo e spagnolo?
  • La telefonata a Taviani
  • L’archivio segreto
  • I fratelli Geraldini
  • ll 4 marzo 1493
  • Ancora un conte
  • Un testimone oculare
  • La telefonata di Tavianj
  • Una leggenda sfatata
  • I fratelli Pinelli
  • Giovanni Battista Cybo
  • Innocenzo VIII non esiste
  • Cybo, Cuba, Cibao
  • Il sogno della crociata
  • Papa Wojtyla, Papa Leone XIII
  • L’ultima scoperta
  • Columbus nepos

Appendice

Samurai – Ascesa e Declino di una Grande Casta di Guerrieri

Samurai – Ascesa e Declino di una Grande Casta di Guerrieri

Autore/i: Arena Leonardo Vittorio

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

introduzione dell’autore, in copertina: Jacques-Philippe Potteau, Samurai, 1862.

pp. 318, Milano

I samurai furono una casta di feroci guerrieri che per secoli tennero in soggezione un intero popolo con le armi. Ma furono anche poeti, filosofi, cultori del pensiero Zen capaci di influenzare profondamente la cultura del Giappone. Perché il samurai è l’uomo del Rinascimento: un essere completo, che coltiva diverse discipline nell’ambizione di riuscire in tutte. Quella dei samurai è dunque una storia di intrighi, tradimenti, brama di potere, segnata dal feticismo della spada, dal fratricidio, dalla perversione sessuale. Ma è anche una vicenda di spiritualità, di compassione, di estetismo.
In questo libro Leonardo Vittorio Arena, uno dei massimi esperti di cultura orientale, ripercorre la vita pubblica e privata di questa casta guerriera dal II secolo a.C. alla fine dell’Ottocento, spiegando come la loro presenza abbia influenzato la società giapponese odierna, e soprattutto svelandone il principale insegnamento: l’arte della guerra non consiste nel vincere l’avversario, ma se stessi.

Leonardo Vittorio Arena è docente di Religioni e filosofie dell’Asia orientale e Storia della filosofia contemporanea all’Università di Urbino. È autore di numerosi libri sulla cultura orientale, tra cui La lanterna e la spada, L’imperatrice e il dragone, L’Ordine Nero, La pagoda magica, Il lago incantato, Kamikaze, I guerrieri della spirito, Il tao della meditazione, L’arte della guerra, Lo spirito del Giappone, Orient Pop: La musica dello spirito, Il pensiero indiano e L’innocenza del Tao.
Dirige corsi intensivi di meditazione ispirati al buddhismo Zen e al sufismo sulla morte, la musica e l’amore. Tiene un ciclo di lezioni in tutta Italia, «La Biblioteca di Babele», sui grandi testi della tradizione orientale e occidentale.

Il Nolano e la Regina – Giordano Bruno nell’Inghilterra di Elisabetta

Il Nolano e la Regina – Giordano Bruno nell’Inghilterra di Elisabetta

Autore/i: Musca Giosuè

Editore: Edizioni Dedalo

introduzione di Umberto Eco.

pp. 400, 24 illustrazioni in bianco e nero, Bari

Ai confini tra saggio storico e romanzo: gli incontri e i colloqui di Giordano Bruno con Elisabetta Tudor, nella cornice di ricordi autobiografici, pensieri in libertà, accese discussioni scientifiche, intrighi politici, convivi e tornei, sull’affollato palcoscenico dell’Inghilterra e dell’Europa del tardo Cinquecento.

«Su che cosa Musca gioca di contropiede? Sul fatto che non riusciamo a decidere se violi le regole del romanzo, quelle della biografia romanzata o quelle dell’opera storiografica a tutto tondo. In effetti le viola tutte… Il compenso sta nel piacere della lettura e nella persuasione di aver colto qualche cosa della vita segreta, indimostrabile, impalpabile di personaggi che avrebbero meritato di esistere anche se non fossero esistiti… come se di un personaggio storico, conosciuto attraverso ritratti celebrativi, incisioni di maniera, voci di enciclopedia, ritrovassimo un’istantanea, in cui una piega della bocca, uno sguardo, uno scarmigliarsi di capelli a un refolo di vento, ci permettono finalmente di conoscerli dal di dentro. Così ho letto questo contaminato ircocervo di generi diversi, e ho vissuto con il furibondo Giordano Bruno e con l’algida Elisabetta, celato dietro le pieghe del tendaggio a cui Musca ci invita, chiedendoci di diventare non spie ma “casti voyeurs”, adepti di un erotismo del pensiero». (Dall’introduzione di Umberto Eco)

Giosuè Musca è stato professore ordinario di storia medievale nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari. Dal 1976 ha diretto la rivista «Quaderni medievali», e dal 1982 è stato direttore del Centro di Studi Normanno-Svevi dell’Università di Bari.

Il Cerchio Sacro dei Sioux

Il Cerchio Sacro dei Sioux

Autore/i: Salvatori Giorgio

Editore: Vallecchi Editore

presentazione di Marina D’Andrea, premessa dell’autore.

pp. 184, nn. tavole a colori e b/n, Firenze

È possibile vivere da indiani, con la propria cultura, le proprie tradizioni, la propria identità, nell’America di oggi? Al di là del resoconto giornalistico o del saggio antropologico, questo libro rappresenta l’occasione per un ripensamento sulle etnie in via d’estinzione e sulla loro possibilità di sopravvivere all’interno di contesti sociali estranei e fortemente inclusivi, dall’altra sulla nostra posizione di «cittadini dell’Occidente», ora più che mai sollecitati al confronto con popoli e culture che solo pochi decenni fa consideravamo distanti, estranee. In questo senso Il Cerchio Sacro dei Sioux non è soltanto un libro sui pellerossa o su una vicenda particolare della loro storia, ma anche una verifica del grado di evoluzione della nostra società e della nostra disposizione al confronto, in altre parole, della nostra capacità di adattamento al «nuovo che avanza».

Giorgio Salvatori, milanese di nascita vive e lavora a Roma. Giornalista professionista dal 1975, ha realizzato per la televisione numerosi reportages politici, etnologici e naturalistici. Dal 1980 ricopre l’incarico di vice-responsabile della Redazione Ambiente del Tg2. Prima di approdare alla Rai ha collaborato con numerose testate, giornalistiche, tra le quali «Il Globo», «Panorama» e «Il Mondo». Per le sue inchieste sull’ambiente ha ricevuto nell’84 il premio Zanotti Bianco (Italia Nostra) e, nell’85, l’Airone d’Argento (Giorgio Mondadori). Appassionato studioso delle civiltà indigene d’America, si è recato più volte in Canada e negli Stati Uniti per condurre ricerche «sul campo» nel variegato arcipelago delle culture native nordamericane.

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Presentazione
Premessa

Capitolo primo
I Sioux

  • Wovoca, il predicatore paiute
  • I Lakota-Sioux
  • Un popolo venuto da lontano
  • Shunkawakan, il Cane Sacro
  • L’epoca d’oro dei Lakota
  • Le sette virtù
  • La vita nelle praterie
  • I guai arrivano da est
  • La difesa dei territori di caccia
  • La guerra di Nuvola Rossa
  • Il «massacro Fetterman» e il genio di Cavallo Pazzo
  • La battaglia per le Montagne Nere
  • La battaglia di Little Big Horn
  • La diaspora
  • La Ghost Dance
  • Il massacro di Wounded Knee
  • I ricordi di Alce Nero
  • Cinque Lakota da non dimenticare

Capitolo secondo
La visione del mondo

  • Changleska Wakan: il Cerchio Sacro
  • Wakan Tanka: il Grande Mistero e gli Spiriti Intermedi
  • Cistianesimo e religiosita lakota
  • La Donna Bisonte e il dono della Pipa

La Riscoperta dell’Anima – Personalità Multipla e Scienze della Memoria

La Riscoperta dell’Anima – Personalità Multipla e Scienze della Memoria

Titolo originale: «Rewriting the Soul: Multiple Personality and the Sciences of Memory»

Autore/i: Hacking Ian

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

prima edizione, traduzione di Rodolfo Rini, ringraziamenti e introduzione dell’autore, collana: Campi del Sapere/Feltrinelli – Filosofia.

pp. 400, Milano

Con gli studi sull’ipnotismo e sull’isteria nascono, nella seconda metà del diciannovesimo secolo, le scienze della memoria. La tesi di questo libro è che esse si siano sviluppate per secolarizzare l’anima, alla quale la memoria gradualmente si sarebbe venuta sostituendo tanto nel discorso scientifico che nella vita quotidiana. Il passato, da chiave per comprendere la persona, si trasforma fino a diventare l’elemento costitutivo dell’identità personale dell’uomo contemporaneo. A questa svolta si giunge attraverso una complessa metamorfosi che coinvolge elementi sociali, culturali e politici. Hacking utilizza la storia della comparsa, del riconoscimento e della definizione nosografica di un contraddittorio disturbo psichiatrico, la cosiddetta “sindrome della personalità multipla”, per ricostruire storicamente e concettualmente l’evolversi di questa trasformazione. Così come Foucault aveva identificato una politica centrata sul corpo, Hacking, nel suo affascinante viaggio “archeologico” alla scoperta dell’anima, offre un’illuminante descrizione delle “politiche della memoria”: gli effetti della scienza e della società sulla formazione della personalità, e le ferite che ne possono derivare.

Ian Hacking nasce a Vancouver, British Columbia, Canada, ha conseguito titoli di laurea presso la University of British Columbia (1956) e l’Università di Cambridge (1958), dove era studente al Trinity College di Cambridge. Ha conseguito il dottorato di ricerca a Cambridge (1962), sotto la direzione di Casimir Lewy, ex allievo del filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein. Influenzato dai dibattiti che hanno coinvolto Thomas Kuhn, Imre Lakatos, Paul Feyerabend e altri, Hacking adotta un approccio storico alla filosofia della scienza. La quarta edizione (2010) del libro di Feyerabend del 1975 contro il metodo e la 50ª edizione (2012) di The Structure of Scientific Revolutions di Kuhn (in lingua inglese) includono un’introduzione di Hacking. A volte viene descritto come membro della  Stanford School in filosofia della scienza, un gruppo che comprende anche John Dupré, Nancy Cartwright e Peter Galison. Hacking stesso si identifica ancora come un filosofo analitico. Hacking è stato il principale sostenitore di un realismo sulla scienza chiamato “entity realism”, è stato anche influente nel dirigere l’attenzione sulle pratiche sperimentali ed ingegneristiche che intervengono nella pratica della scienza e sulla loro relativa autonomia dalla teoria. Per questo motivo, Hacking ha spostato il pensiero filosofico di un passo in più rispetto alla svolta “storica” iniziale di Kuhn e altri.

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Ringraziamenti
Introduzione

  • È reale?
  • Che effetto fà?
  • Il movimento della personalità multipla
  • L’abuso infantile
  • Il sesso
  • Eziologia
  • Misurazione
  • Verità e memoria
  • Schizofrenia
  • Prima della memoria
  • Duplicazione della personalità
  • La prima personalità multipla
  • Il trauma
  • Le scienze della memoria
  • La mnemo-politica
  • Mente e corpo
  • Un’indeterminazione concernente il passato
  • Falsa coscienza

Bibliografia
Indice delle cose e dei nomi

La Rivoluzione dei Paesi Arretrati

La Rivoluzione dei Paesi Arretrati

Titolo originale: The Future of Underdeveloped Countries by Eugene Staley

Autore/i: Staley Eugene

Editore: Neri Pozza Editore

a cura di Ugo Varnai.

pp. 320, Venezia

Paesi arretrati, zone sottosviluppate, aree cosiddette depresse: e conseguenti problemi politici e sociali da porre liberamente, e liberamente dibattere per il miglioramento delle condizioni di vita dei popoli, che ancora non conoscono sistemi evoluti di produzione e di organizzazione sociale.
Due dottrine, quella democratica e quella comunista, tengono il campo. Ad esse politici e agitatori improntano la loro azione sociale perché sia raggiunto rapidamente dai popoli quel livello di benessere, cui l’uomo ha diritto, a seconda delle capacità e delle singole possibilità. Due mondi, naturalmente, in conflitto, in gara per affermare la priorità e funzionalità di un sistema di vita.
Lo Staley, che prospetta qui tutti i problemi politici e sociali relativi alla rivoluzione dei paesi arretrati, offre con questo libro uno strumento di studio e di lavoro che dovrebbe appassionare non soltanto il politico e l’economista, ma tutti gli uomini di cultura che vedono, nel problema della rivoluzione delle aree sottosviluppate, l’avvenire del mondo di domani.

Donna in Fabula – Figure Femminili dell’Immaginario Favolistico Popolare

Donna in Fabula – Figure Femminili dell’Immaginario Favolistico Popolare

Autore/i: Angiuli Lino; Di Turi Lino

Editore: La Vita Felice

prima edizione, prefazione di Giuseppe Lupo, nota degli autori, con tavole di Vito Matera.

pp. 100, nn. tavole a colori, Milano

C’era e c’era una volta. Stavolta c’era un marito, Minguccio, e c’era una moglie, Maria. Ma come si volevano bene! Si volevano bene assai assai, tanto che da tutto ’sto bene erano nati cinque figli, tutti maschi. Una famiglia numerosa e rumorosa.
Se la passavano in affitto la masseria di un gran signore, dalle parti della marina. Il padre massaro, con i figli, sempre alla terra o puramente a curare le bestie. La madre massara, quando non c’era da aiutare i maschi nella terra, sempre alla casa a fare servizi a destra e a sinistra, chè sapeva fare di tutto, pure arripizzare le robe. Spicciati tutti i servizi, metteva la pignatta dei legumi sul fuoco e si sedeva davanti alla porta a dire preghiere, specialmente la sera, rosario alla mano. Una sera…

Proporre una raccolta di favole potrebbe sembrare un operazione contromano o una sfida persa in partenza: perché leggerle, perché rifugiarvisi se la cronaca è piena di drammi? Le consideriamo una forma di protezione o, peggio, una fuga in un altrove che sta alle spalle di ciascuno di noi e che coincide con la civiltà della terra e del dialetto? Io penso che non siano una maniera per evadere, non facciano da scudo alla nostalgia, non suggeriscano alcun ripiegamento nel passato, nella nostalgia, nel rimpianto di un’età felice. Al contrario, sono il manifesto di un identità che la cultura antropologica ci ha insegnato ad apprezzare e a valorizzare.
Gli Autori avranno setacciato orti, vigne, campi, frutteti; avranno raccolto una quantità enorme di verdura (c’è una sovrabbondanza di ricette dietetiche, i cui ingredienti sono le erbe della gente povera) ed è facile poi che siano andati a zonzo nei paesi, interrogando gli artigiani, cercando fra le pietre delle piazze piuttosto che negli archivi. Un filo rosso le attraversa tutte e le lega: il dominio dell’universo femminile sui fatti della vita, a ribadire che sono le donne (non gli uomini) il vero motore della civiltà mediterranea.
Le fantasie dei racconti popolari, proprio perché intrise di suoni di una lingua che non è né bassa né sublime, né innocente né volgare, sono facilmente riconoscibili da chi le pronuncia e non sono affatto concepite per spargere unguenti sul dolore, non sono la medicina per curare i problemi. Semmai disegnano uno spazio di franca libertà.
(dalla prefazione di Giuseppe Lupo)

Lino Angiuli [Valenzano (Ba) 1946], accanto alla pratica della scrittura creativa e alla direzione di riviste letterarie (da ultimo «incroci»), si occupa anche della tutela e valorizzazione della cultura tradizionale con interventi, studi e libri.

Lino Di Turi [Valenzano (Ba) 1943], uomo di teatro in veste di attore e regista, con all’attivo alcune pubblicazioni in prosa, si dedica da decenni alla conservazione del patrimonio favolistico meridionale.

Vito Matera [Gravina in Puglia (Ba) 1944] ha improntato la propria ricerca artistica guardando al Mediterraneo in chiave antropologica, per recuperarne l’identità fantastica e culturale. Ha esposto anche alla Biennale di Venezia, a New York, Berlino, Londra.
Sul versante della favolistica popolare, insieme e con la medesima formula collaborativa, i tre autori hanno realizzato altre pubblicazioni, tra cui Pugliamare (2005) e La morale della favola (2007).

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Sette storie del narrare meridiano di Giuseppe Lupo
Nota degli autori

Donna in Fabula

  • Figlia e figliastra
  • Maria la massara
  • Rossella Raspatella
  • Maiorana
  • Una volta la Madonna
  • La suocera infame
  • La ricca e la povera

Uomini Politici e Musica

Uomini Politici e Musica

Autore/i: Barbon Antonio

Editore: Libreria Scientifica Editrice

presentazione di Gerardo Bianco, premessa dell’autore.

pp. 248, figure b/n, Napoli

Gli italiani si interessano raramente delle passioni culturali degli uomini politici, che di solito non emergono nella sfera pubblica, ma restano confinate nella sfera privata e personale. Così è della passione per la musica, della quale i politici, chissà perché, non amano parlare, quasi se ne vergognassero, ed è perciò una sorpresa apprendere da un libro come questo che ministri, uomini di Stato e di Governo coltivavano il mondo delle sette note. Giuseppe Mazzini, Bruno Visentini, Mario Pedini, Andrea Mascagni e Amintore Fanfani sono personaggi conosciuti per la loro attività politica, mentre i loro hobbies, categoria nella quale può rientrare la musica, sono conosciuti al massimo dai loro parenti prossimi.

L’autore, Antonio Barbon, è stato per 31 anni Consigliere della Camera dei deputati, dove, tra l’altro, ha retto le Segreterie delle Commissioni permanenti Lavoro e Previdenza sociale, Affari interni e della Presidenza del Consiglio, nonchè della Commissione d’inchiesta parlamentare sulle stragi; inoltre, ha diretto per cinque anni (1990-95) l’Ufficio Interrogazioni dell’Assemblea di Montecitorio e per sei anni (1995-2001) il Servizio del Controllo parlamentare sul Governo. In materia di procedura parlamentare, Barbon ha pubblicato, nel corso degli anni, diversi saggi ed articoli sparsi in varie riviste. Sul versante del suo semisecolare interesse
per la musica, Barbon ha studiato in eta giovanile chitarra classica con il primo titolare in Italia di una cattedra di Conservatorio per questo strumento, il Maestro Benedetto Di Ponio, docente nel Conservatorio romano di Santa Cecilia. Coniugando la sua passione musicale con la sua esperienza professionale in Parlamento, Barbon, ha pubblicato numerosi saggi sul tema “uomini politici e musica”, che vengono ora raccolti per la prima volta in un unico volume. comprensivo di un inedito e recente saggio su Amintore Fanfani.

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Presentazione
Premessa
Mazzini e la musica

  • Bruno Visentini e la musica: la catarsi di un “grande borghese”
  • Visentini e Leopardi: una convergenza di interrogativi sul mistero della musica
  • Mario Pedini, un ministro che ha amato il pianoforte
  • Andrea Mascagni: un grande impegno per la diffusione della cultura musicale in Italia
  • Amintore Fanfani, uno statista appassionato di musica
  • Contributo alla ricostruzione di una personalita poliedrica

Il Primo Poliziotto d’America – Da Roosevelt a Nixon, la Vita e i Segreti di J. Edgar Hoover, Capo dell’FBI

Il Primo Poliziotto d’America – Da Roosevelt a Nixon, la Vita e i Segreti di J. Edgar Hoover, Capo dell’FBI

Titolo originale: J. Edgar Hoover

Autore/i: Gentry Curt

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, traduzione di Marina Astrologo.

pp. 570, numerose fotografie in bianco e nero fuori testo, Milano

«La mia filosofia è questa: gli amici ti fanno piacere, e i nemici ti fanno onore. Io, di onore, ne ho da vendere.» (J. Edgar Hoover)

«Pochi uomini, nella storia degli Stati Uniti, hanno accumulato tanto potere e l’hanno conservato tanto a lungo quanto J. Edgar Hoover.» (Washington Post)

Nel Primo poliziotto d’America, uno dei più attesi libri di argomento politico apparsi in questi ultimi anni, Curt Gentry ci offre un magistrale e inquietante ritratto di J. Edgar Hoover. Sulla scorta di una consistente mole documentaria, accuratamente vagliata, e avvalendosi di numerose testimonianze dirette, il coautore del best seller Helter Skelter rivela come un paranoico direttore dell’FBI abbia creato la leggenda di un’organizzazione incorruttibile e invincibile.
Per quasi cinquant’anni, quest’uomo d’indole diffidente detenne un potere pressoché illimitato condizionando tutti i presidenti degli Stati Uniti da Franklin Delano Roosevelt a Richard Nixon. Nonostante si ergesse a campione della legalità e si proclamasse strenuo difensore della giustizia, fece spesso uso di mezzi illegali come le intercettazioni telefoniche e i microfoni spia per liquidare chiunque intendesse opporglisi.
In che modo appoggiò il maccartismo, ricattò i fratelli Kennedy e influenzò la corte suprema? Come riuscì a ostacolare il movimento dei diritti civili? Qual era la sua rete di connessioni con il mondo della malavita?
Perché le indagini sugli assassinii del presidente ]ohn F. Kennedy e di Martin Luther King furono «seriamente compromesse»? A tutte queste domande Curt Gentry fornisce risposte inedite, basate su un lungo e approfondito lavoro di ricerca.
Ipocondriaco divenuto eroe nazionale, scapolo ossessionato dalle maldicenze sulle sue abitudini sessuali, Hoover cambiò letteralmente il corso della storia statunitense con i suoi schedari, noti al ministero della Giustizia come «i dodici cassetti pieni di cancri politici».

Curt Gentry è autore di numerosi libri, in cui si è occupato di avvenimenti di cronaca nera, dell’Ovest americano e di storia sociale. Fra di essi ricordiamo: Helter Skelter: The Trae Story of the Manson Murders, Frame-Up: The Incredible Case of Tom Mooney and Warren Billings e The Last Days of the Late, Great State of California. Ha vinto per due volte il premio Edgar Allan Poe.
Nato nel Colorado, vive a San Francisco.

Girolimoni – Il « Mostro » e il Fascismo

Girolimoni – Il « Mostro » e il Fascismo

Autore/i: Damiani Damiano; Strazzulla Gaetano

Editore: Cappelli Editore

pp. 184, 32 tavole in bianco e nero f.t., Bologna

Già per tre volte, nella storia degli ultimi cinquant’anni (il caso Girolimonì agli inizi del fascismo; il “mostro di Dusseldorf” prima dell’avvento di Hitler; il mostro di Marsala prima dell’ondata restauratrice in corso), un maniaco sessuale acquista rilevanza pubblica, anticipando tempi oscuri di reazione. Un tale “mostro” diventa, forse, un elemento simbolico. che si presta a fungere da falso scopo, giacché pare che esso sia in grado di raccogliere, mediante un “transfert” collettivo.
La paura del mostro, assai più grave perché politico, che, intanto, sta crescendo nel corpo della società.
Il tema sorprendente e doloroso della storia di un uomo innocente condannato a portare il peso della colpa di due mostri – uno privato, l’altro pubblico – è affrontato da Gaetano Strazzulla come un racconto che permette di individuare alcuni nodi storici, sociologici, di costume. Esso serve anche ad accompagnare, con i precisi dati della cronaca, il film diretto da Damiano Damiani, il quale aggiunge altri elementi di giudizio al caso preso in esame e fornisce il racconto completo del film dal quale questo volume ha preso le mosse. Il momento storico di ieri (e, fino a un certo punto, di oggi) viene, in tal modo, rappresentato come in una sorta di complessivo romanzo-saggio.

Le Prove dell’Aldilà – Tracce e Indizi di una Vita Ultraterrena

Le Prove dell’Aldilà – Tracce e Indizi di una Vita Ultraterrena

Autore/i: Martinetti Giovanni

Editore: Rizzoli

seconda edizione, prefazione di P. Giovanni Martinetti.

pp. 254, Milano

Da tempo parlare dell’aldilà e cercare di raccogliere tracce e indizi dell’esistenza di una vita ultraterrena non costituisce più un motivo di scandalo, condannato senza possibilità di appello dalla cosiddetta scienza ufficiale.
Rimane, tuttavia, il pericolo che accanto a studi seri, approfonditi e documentati si collochino opere raccogliticce, improvvisate, scritte da dilettanti (e in alcuni casi da veri e propri ciarlatani) che non ottengono altro risultato se non quello di inficiare, per un perverso meccanismo, la validità di ricerche serie, rigorose, documentate.
In questo libro Giovanni Martinetti, filosofo e teologo, considerato uno dei maggiori studiosi mondiali di parapsicologia, ci accompagna alla scoperta di un mondo invisibile che ci circonda, di una dimensione estranea alla nostra ma con la quale molto spesso, più sovente di quanto crediamo, entriamo in contatto. Casi di bilocazione, miracoli, fatti paranormali sono illustrati con un linguaggio semplice e chiaro, accessibile anche al grande pubblico dei non specialisti, e con prove e documenti sui quali certamente è possibile aprire un dibattito, ma che non possono in alcun modo essere accantonati con superficialità o con un sorriso di malcelata superiorità. Incontri con defunti, apparizioni, esperienze extra corporee e fenomeni medianici sono presentati da Giovanni Martinetti in un brillante accostamento tra dottrina cattolica e parapsicologia scientifica, dimostrando che certi fatti paranormali, documentati e accertati, confermano la fede nell’aldilà e ne delineano alcune modalità, contribuendo così a indicare, o quanto meno a suggerire, una possibile soluzione dell’eterno problema del senso della vita.

Giovanni Martinetti, gesuita, è nato a Roma nel 1922. Ha studiato filosofia e teologia presso la pontificia università gregoriana. È autore, tra l’altro, di La vita fuori dal corpo, un saggio dedicato alla parapsicologia e di Perché la vita è meravigliosa, sull’attualità del messaggio di Cristo.

Il Significato delle Cose – La Filosofia Applicata alla Vita di Ogni Giorno

Il Significato delle Cose – La Filosofia Applicata alla Vita di Ogni Giorno

Titolo originale: The meaning of things

Autore/i: Grayling A. C.

Editore: Longanesi & C.

introduzione dell’autore, traduzione di Isabella C. Blum.

pp. 238, Milano

Chi non riflette sulla vita è come un forestiero che vaga senza mappa in una terra straniera; agli occhi di costui – perso e senza alcuna indicazione in un territorio sconosciuto – tutte le svolte della strada sembreranno equivalenti. Le «mappe» raccolte in questo libro – una miscellanea di pensieri stimolati dalla riflessione sugli aspetti quotidiani della condizione umana – sono appunto proposte, spunti di riflessione.

«Una vita senza ricerche non è degna per l’uomo di essere vissuta», disse Socrate. Intendeva dire, tra le altre cose, che una vita ben vissuta, non affidata ai capricci del caso, ha obiettivi suoi propri, scelti e stabiliti da chi la vive. E se si vuole che la vita abbia, per quanto possibile, forma e orientamento, è necessario dedicare a essa qualche riflessione. Ma porsi delle domande sul significato dell’esistenza e sulla condizione umana non deve essere per forza un esercizio faticoso e difficile; al contrario, può rivelarsi un’esperienza illuminante e positiva. Se vi state costruendo le vostre opinioni e desiderate che vi si fornisca il materiale per farlo, in queste pagine troverete molte cose che faranno al caso vostro. Unendo l’acume di pensiero alla chiarezza espositiva di un grande divulgatore, A.C. Grayling vi guiderà nel cammino di comprensione tracciato dalla filosofia e, più in generale, dalla civiltà. Lungo il percorso, scandito da sessanta ’voci’ in cui è riassunta l’essenza dello spirito umano (anche attraverso i pensieri dei classici antichi e moderni), potrete confrontarvi con le parole che racchiudono in sé il senso dell’esistenza: amore, morte, tolleranza, dolore, lealtà, menzogna, razzismo, religione, arte e molte altre. Collegate fra loro più o meno direttamente, potrete leggerle a caso, oppure consultarle come un dizionario, secondo l’umore o le necessità del momento. In esse troveranno conforto i tradizionalisti smarriti e i radicali arrabbiati, uniti dalla consapevolezza che il possesso di un pensiero autonomo illuminato dall’esperienza è di gran lunga preferibile, nella vita quotidiana, a una felicità qualsiasi, senza domande e senza desideri. Questo libro, che invita innanzi tutto a un viaggio dentro se stessi evitando facili scorciatoie, lo dimostra. Altrimenti un surrogato di benessere, se non di felicità, non sarebbe molto diverso dall’oblio.

A.C. Grayling è docente di filosofia all’University of London e Fellow al St Anne’s College di Oxford. Autore di vari libri di argomento filosofico, tiene da molti anni una rubrica sul Guardian e scrive regolarmente sulla Literary Review, sul Financial Times e sul Times Literary Supplement.

Psicologia per l’Uomo Moderno

Psicologia per l’Uomo Moderno

Titoli originale: Psychologie, marxisme, matérialisme • L’intellectuel communiste

Autore/i: Naville Pierre

Editore: Schwarz Editore

premessa di Cesare L. Musatti, prefazione dell’autore, traduzione di Carlo Sautto.

pp. 320, Milano

L’uomo di oggi è continuamente a contatto con la Psicologia. Ora, la Psicologia è il suo stesso comportamento.
Ma come conoscerlo?
Freud ha visto nella sessualità l’origine dei conflitti umani; Marx l’ha scoperta nei bisogni economici e sociali; Watson, dopo le scoperte di Pavlov, ha spiegato il comportamento umano come gioco di riflessi condizionati; Mac Dougall e Lewin hanno messo in primo piano il dinamismo della personalità con le sue leggi.
Tutte queste diverse teorie hanno un punto in comune: vogliono essere scientifiche.
In questo volume, Pierre Naville le esamina alla luce del socialismo moderno e delle critiche dei suoi avversari. Per Naville la concezione classica dell’uomo, visto come parte della società in cui vive, trova la sua prosecuzione il suo fine nella psicologia del comportamento.
La Psicologia per l’uomo moderno è stata pubblicata per la prima volta nel 1946; nell’edizione italiana include altri scritti composti tra il 1950 e il 1956, e una nuova prefazione. Nella Introduzione, redatta allo scopo di illustrare questa nuova edizione, il Prof. Cesare L. Musatti, ordinario di Psicologia dell’Università di Milano, presenta al pubblico quest’opera vibrante di attualità che chiarisce il contenuto e i risultati di numerose polemiche.
L’Autore è un socialista, e anche uno scienziato.
Maitre de Recherches al Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi, egli ha scritto numerose opere di psicologia e di sociologia.
Nato nel 1904, ha pubblicato nel 1942 La psychologie, science du comportement, nel 1945 una Thèorie de L’orientation professionelle, e, a cominciare dal 1952, parecchi studi sul lavoro e l’economia: Le vie de travail et ses problèmes, Essai sur la qualification du travail, De Valiènation a la jouissance Naville ha svolto in Francia, dal 1956 al 1958, la prima inchiesta di portata internazionale su gli effetti sociali dell’Automazione.

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Premessa
Prefazione

Psicologia per l’uomo moderno

Introduzione “Al di là del marxismo”

  • Causalità meccanica e causalità psichica
  • Psicologia moderna e materialismo dialettico
  • La psicanalisi
  • A proposito delle diverse “teorie della conoscenza”
  • Il materialismo dialettico
  • Il problema della coscienza nella biologia contemporanea
  • Oltre Bergson
  • Itinerario di Georges Politzer
  • L’intellettuale comunista a proposito di Jean-Paul Sartre