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Donna in Fabula – Figure Femminili dell’Immaginario Favolistico Popolare

Donna in Fabula – Figure Femminili dell’Immaginario Favolistico Popolare

Autore/i: Angiuli Lino; Di Turi Lino

Editore: La Vita Felice

prima edizione, prefazione di Giuseppe Lupo, nota degli autori, con tavole di Vito Matera.

pp. 100, nn. tavole a colori, Milano

C’era e c’era una volta. Stavolta c’era un marito, Minguccio, e c’era una moglie, Maria. Ma come si volevano bene! Si volevano bene assai assai, tanto che da tutto ’sto bene erano nati cinque figli, tutti maschi. Una famiglia numerosa e rumorosa.
Se la passavano in affitto la masseria di un gran signore, dalle parti della marina. Il padre massaro, con i figli, sempre alla terra o puramente a curare le bestie. La madre massara, quando non c’era da aiutare i maschi nella terra, sempre alla casa a fare servizi a destra e a sinistra, chè sapeva fare di tutto, pure arripizzare le robe. Spicciati tutti i servizi, metteva la pignatta dei legumi sul fuoco e si sedeva davanti alla porta a dire preghiere, specialmente la sera, rosario alla mano. Una sera…

Proporre una raccolta di favole potrebbe sembrare un operazione contromano o una sfida persa in partenza: perché leggerle, perché rifugiarvisi se la cronaca è piena di drammi? Le consideriamo una forma di protezione o, peggio, una fuga in un altrove che sta alle spalle di ciascuno di noi e che coincide con la civiltà della terra e del dialetto? Io penso che non siano una maniera per evadere, non facciano da scudo alla nostalgia, non suggeriscano alcun ripiegamento nel passato, nella nostalgia, nel rimpianto di un’età felice. Al contrario, sono il manifesto di un identità che la cultura antropologica ci ha insegnato ad apprezzare e a valorizzare.
Gli Autori avranno setacciato orti, vigne, campi, frutteti; avranno raccolto una quantità enorme di verdura (c’è una sovrabbondanza di ricette dietetiche, i cui ingredienti sono le erbe della gente povera) ed è facile poi che siano andati a zonzo nei paesi, interrogando gli artigiani, cercando fra le pietre delle piazze piuttosto che negli archivi. Un filo rosso le attraversa tutte e le lega: il dominio dell’universo femminile sui fatti della vita, a ribadire che sono le donne (non gli uomini) il vero motore della civiltà mediterranea.
Le fantasie dei racconti popolari, proprio perché intrise di suoni di una lingua che non è né bassa né sublime, né innocente né volgare, sono facilmente riconoscibili da chi le pronuncia e non sono affatto concepite per spargere unguenti sul dolore, non sono la medicina per curare i problemi. Semmai disegnano uno spazio di franca libertà.
(dalla prefazione di Giuseppe Lupo)

Lino Angiuli [Valenzano (Ba) 1946], accanto alla pratica della scrittura creativa e alla direzione di riviste letterarie (da ultimo «incroci»), si occupa anche della tutela e valorizzazione della cultura tradizionale con interventi, studi e libri.

Lino Di Turi [Valenzano (Ba) 1943], uomo di teatro in veste di attore e regista, con all’attivo alcune pubblicazioni in prosa, si dedica da decenni alla conservazione del patrimonio favolistico meridionale.

Vito Matera [Gravina in Puglia (Ba) 1944] ha improntato la propria ricerca artistica guardando al Mediterraneo in chiave antropologica, per recuperarne l’identità fantastica e culturale. Ha esposto anche alla Biennale di Venezia, a New York, Berlino, Londra.
Sul versante della favolistica popolare, insieme e con la medesima formula collaborativa, i tre autori hanno realizzato altre pubblicazioni, tra cui Pugliamare (2005) e La morale della favola (2007).

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Sette storie del narrare meridiano di Giuseppe Lupo
Nota degli autori

Donna in Fabula

  • Figlia e figliastra
  • Maria la massara
  • Rossella Raspatella
  • Maiorana
  • Una volta la Madonna
  • La suocera infame
  • La ricca e la povera

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