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Olimpiadi dello Spreco e dell’Inganno – Giochi Olimpici e Società di Classe

Olimpiadi dello Spreco e dell’Inganno – Giochi Olimpici e Società di Classe

Deutschland erwartet Sie in München ’72

Autore/i: Prokop Ulrike

Editore: Guaraldi Editore

traduzione di Mercurio e Paola Candela, prefazione dell’autore, titolo originale: Soziologie der Olympischen Spiele – Sport und Kapitalismus.

pp. 168, Rimini

Né i costi enormi, né le superprestazioni richieste agli atleti e neppure l’enorme sforzo burocratico come tale possono costituire per se stessi il punto di partenza per una critica alle Olimpiadi che sia significativa sul piano politico e su quello sociologico.
Partendo dal programma del barone Pierre de Coubertin, fondatore del movimento olimpico e filosofo positivista, Ulrike Prokop, sociologa della scuola di Francoforte e allieva di Theodor W. Adorno, si propone di esaminare quali meccanismi politici e sociologici nel campo dello sport portino alla restaurazione della «comunità nazionale» da parte di burocrazie statali ed economiche e di larghi strati della popolazione.
L’apparente identità di interessi fra dominatori e dominati – sia nel campo dello sport di massa come in quello più generale delle istituzioni del tempo libero – è il risultato dell’opera di gruppi politici, economici e sociali, di un processo storico, che viene delineato attraverso il modello offerto dalle Olimpiadi.
Nella prima fase (1896-1914) il movimento sportivo si indirizza alla borghesia, che – secondo quanto auspicato apertamente da Coubertin – deve essere disciplinata nell’interesse dell’espansione imperialistica.
Tra il 1930 e il 1936 le Olimpiadi – ancora una volta secondo i desideri di Coubertin – assumono la funzione di disciplinare il proletariato rivoluzionario e di integrarlo nei modelli di valore del ceto medio.
Poi, l’ostentazione – sublimata in forme culturali – di una burocrazia dal perfetto funzionamento e di una disposizione individuale al sacrificio (esempio tipico: le Olimpiadi fasciste del 1936), asso/se la funzione di una dimostrazione di forza, propria di uno stato capitalistico.
Le Olimpiadi di oggi (a partire dal 1952) vogliono apparire piuttosto come una manifestazione serena, giovanile, ludica.
Ai cittadini soddisfatti dal consumismo, il tardo capitalismo offre, per rafforzare la loro capacità di rendimento, uno spettacolo accentrato sul modello dell’individuo che si autodisciplina «con serenità», ma che – come dimostra Ulrike Prokop – e mille miglia lontano da tutto ciò che e gioco e gioia.

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