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Novo Teatro di Machine et Edificii

Novo Teatro di Machine et Edificii

Autore/i: Zonca Vittorio

Editore: Atelier del Libro – Luigi Maestri Tipografo Editore

presentazione di Erminio Caprotti.

pp. 120, nn. illustrazioni b/n f.t., Milano

Dalla presentazione di Erminio Caprotti:
«Una felice ed intelligente opportunità editoriale permette la ristampa in facsimile di un’opera, estremamente rara nella sua prima edizione, di tecnologia tardo-rinascimentale.
Il «riscoprirla» alla nostra odierna cultura, estremamente sofisticata dal punto di vista tecnologico, ha un particolare significato, non solo e non tanto per la proposta rilettura di un classico della scienza, il che è indubbiamente di grande interesse per lo studioso di storia delle scienze, ma anche per la umanistica cognizione di un passato glorioso, di un’epoca nella quale si gettavano le prime basi della tecnologia e della scienza moderne.
Si pensi infatti che tre anni dopo l’apparizione di quest’opera, Galileo dava alle stampe il suo Sidereus Nuncius (1610). Per avere una idea della temperie culturale che vivificava la nostra Italia, allora così ricca d’arte e d’artisti ineguagliabili, anche nella tecnologia e nelle scienze, vale la pena di ricordare che lo Zonca operava sulla spinta della grande scuola d’ingegneri italiani che diedero grande impulso all’idraulica ed alla meccanica, come il Ramelli, il Fioravanti, il Branca, il Fontana, il Veranzio, il Giannella. Così come, all’estero, andava contribuendo allo sviluppo di questi settori della scienza Stevino di Bruges (1548-1620) e la sua scuola.
Una vera e propria rivoluzione culturale si stava svolgendo nell’Europa rinascimentale, con le innovazioni artigianali, premessa dei futuri sviluppi industriali, permettendo diverse nuove forme di produzione, che assicuravano un miglior benessere.
Si andava così trasformando, con i progressi delle tecnologie, tutto un vecchio sistema economico, verso quella prosperità che, ad esempio, le grandi città libere e liberiste del ’600 sapranno crearsi, mantenere e gelosamente conservare.
Dell’Amore dell’opera qui ripresentata, Vittorio Zonca, sappiamo poco: neppure l’Enciclopedia Italiana Treccani ne dà cenno. Nato verso il 1580, non conosciamo la data della sua morte. Sappiamo che, giovane, si dedica allo studio delle matematiche e della architettura, in cui fa rapidi progressi, ricevendo poi il titolo di Architetto dalla Città di Padova.[…]»

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