Modernità e Olocausto
Titolo originale: Modernity and the Holocaust
Autore/i: Zygmunt Bauman
Editore: Società Editrice Il Mulino
prefazione e introduzione dell’autore, traduzione di Massimo Baldini.
pp. 288, Bologna
La memoria collettiva e la letteratura specialistica hanno tentato in modi diversi di eludere il significato più profondo dell’Olocausto, riducendolo a un episodio della storia millenaria dell’antisemitismo o considerandolo un incidente di percorso, una barbara ma temporanea deviazione dalla via maestra della civilizzazione. In entrambi i casi la patologia evocata non chiama in causa la condizione «normale» della nostra società. In realtà l’Olocausto si dimostra inestricabilmente legato alla logica interna della modernità così come si è sviluppata in Occidente. Gli aspetti di razionalizzazione e burocratizzazione della civiltà occidentale – già analizzati dalla tradizione storico-sociologica che fa capo a Weber e qui criticamente rivisitati da Bauman hanno costituito la condizione necessaria del genocidio nazista, che fu l’esito specifico dell’incontro tra lo sconvolgimento sociale provocato dalla modernizzazione e i poderosi strumenti di ingegneria sociale creati dalla modernità stessa. Sebbene tale intreccio sia stato unico nella sua tragicità, i fattori che furono alla sua base sono tuttora operanti e diffusi. Non riconoscerlo, oltre che oltraggioso nei confronti delle vittime, sarebbe il segno di una cecità pericolosa e suicida. La lezione dell’Olocausto si carica così, nell’interpretazione di Bauman, di sconcertante attualità per il mondo contemporaneo, travagliato da concitate trasformazioni e rinnovati problemi di convivenza tra culture ed etnie.
Zygmunt Bauman, polacco di origine, insegna sociologia nell’Università di Leeds. Tra i suoi scritti ricordiamo «Legislators and Interpreters» (1988), «Modernity and Ambivalence» (1991) e, già tradotti in italiano, «Lineamenti di una sociologia marxista» (Editori Riuniti, 1971) e «Cultura come prassi» (Il Mulino, 1973).
Argomenti: Olocausto,