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Menachem Mendel

Menachem Mendel

Autore/i: Sholem Aleichem

Editore: Casa Editrice Marietti

prima edizione, traduzione, introduzione e note a cura di Daniela Leoni, prefazione dell’autore, in copertina: Marc Chagall, Il vecchio (particolare).

pp. XVIII-174, Casale Monferrato (AL)

Tra Menachem Mendel e sua moglie Sheine-Sheindl si intreccia un fitto epistolario. Meriachem è sempre lontano da casa, dalla sperduta shtetl in cui lo attende impaziente e irritata la moglie. Sheine non sembra capire i grandi traguardi, le certezze di ricchezza e di onore che suo marito insegue tanto ostinatamente quanto invano, abbagliato da una realtà nuova e così diversa da quella del villaggio natio. Menachem si imbarca nelle più disparate operazioni finanziarie e imprenditoriali, dal gioco in borsa alla lavorazione dei legnami, all’edilizia; ogni volta gioiosamente persuaso del grande affare, sopporta poi senza batter ciglio le inevitabili perdite e i rimbrotti esasperati della consorte.
Nei due personaggi principali di questo tenero ed esilarante romanzo epistolare, Sholem Aleichem ha disegnato i due grandi, contrapposti tratti del profilo dell’ebreo nell’est d’Europa alle soglie del Novecento: da una parte, l’attaccamento alla tradizione, il rifugio nel passato piccolo e protettivo della shtetl, della comunità antica, guardata con nostalgia e con affetto; dall’altra, l’eterno miraggio della novità, l’inquietudine dei viaggi, l’anima dei commerci, l’ansia di emancipazione, il desiderio di fuga, di una migliore sistemazione economica, di una diversa identità sociale.
Nel Menachem Mendel, però, questo dissidio etnico e epocale è presentato, come sempre in Sholem Aleichem, il più straordinario cantore dell’opera jiddisch, con levità di toni, dolcezza di scrittura e, al tempo stesso, irresistibile comicità. Le avventure di Menachem sono, nel loro svolgimento insieme scontato e sconcertante, fonte di sempre rinnovato divertimento, non meno delle ripetute recriminazioni di Sheine-Sheindl. Intorno ai due protagonisti si animano, in modo ironico e realistico, il popolo degli avventurieri, dei trafficanti, degli imbroglioni e perditempo e il coro lamentoso e pettegolo, curioso e compassato della vecchia shtetl.
Romanzo di profonda sensibilità e di amabile leggerezza, Menachem Mendel è uno dei capolavori della letteratura jiddisch e il ritratto più vero e sottile dell’ebreo orientale prima della crisi della vecchia Europa.

Shalom Rabinovitz nacque il 2 marzo 1859 a Perejslav e cominciò a scrivere nel 1883 in jiddisch sotto lo pseudonimo di Sholem Aleichem, «la pace sia su di voi». Nel 1892 iniziò il Menachem Mendel, che completò solo molti anni dopo. Del 1894 è il suo romanzo più noto La storia di Tewje il lattivendolo. Dopo i pogrom del 1905, emigrò dalla Russia negli Stati Uniti, dove rimase fino al 1907, quando tornò in Europa e fu celebre ovunque per le sue recite e racconti: Marienbad (1910), Motti, il figlio del cantore (1909 ss.). Ritornato a New York, nel 1916 morì mentre attendeva a un romanzo autobiografico rimasto incompleto: Al ritorno dalla fiera.

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