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Margarethe von Trotta – L’Identità Divisa

Margarethe von Trotta – L’Identità Divisa

Autore/i: de Miro d’Ajeta Ester Carla

Editore: Le Mani – Microart’s Edizioni

presentazione di Luciana Castellina.

pp. 408, numerose tavole b/n f.t., Genova

«Abbiamo votato per la sua umanità». La dichiarazione di Italo Calvino, presidente della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia del 1981, che conferì il Leone d’oro al film Anni di piombo di Margarethe von Trotta, era troppo cristallina e imparziale per poter essere a lungo condivisa. E infatti il cinema della regista tedesca è diventato, nell’opinione comune simbolo di estremismo politico o, al contrario, espressione profonda delle istanze politiche proprie della sensibilità femminile.
Il libro vuol riportare il discorso critico sull’opera della von Trotta su un piano più specificatamente cinematografico, rintracciandone i modelli culturali – le antiche civiltà matriarcali, la favolistica nordeuropea, il primo romanticismo tedesco, il cinema espressionista, autori come Berg-man, Hitchcock, Antonioni, la Nouvelle Vague – e individuandone al contempo i legami con la contemporaneità, che hanno trasformato il suo cinema in un momento significativo della rappresentazione della progressiva presa di coscienza femminile.
La parte più attuale e stimolante della ricerca è costituita dall’individuazione di una dominante sottesa a un cinema tutto costruito per opposizioni: la divisione dell’io, che si traduce nei personaggi femminili della von Trotta – che a loro volta spesso sono coppie speculari – in dissociazione tra affettività e indipendenza, autodistruzione e liberazione, fantasmi del materno e fantasie virili di autoaffermazione. Ed è proprio questa dialettica degli opposti a creare lo sviluppo drammatico delle storie dell’autrice tedesca: l’identità divisa alla quale fa riferimento il titolo è anche una metafora del lavoro di regia: sguardo esterno di controllo e insieme partecipazione emotiva alle vicende rappresentate.

Ester Carla de Miro d’Ajeta si occupa da molti anni di ricerche sulle autrici del cinema (in particolare Germaine Dulac, Elvira Notari, Mya Deren, Marguerite Duras, Chantal Akerman), pubblicando su riviste italiane e straniere. Ha ideato e diretto a Genova dal ’77 all’85 il festival Il gergo inquieto, rassegna di Cinema Sperimentale internazionale. Attualmente insegna Filmologia all’Università di Genova.

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Argomenti: Cinematografia, Saggi,

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