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Ludi Africani

Ludi Africani

Titolo originale: Afrikanische Spiele

Autore/i: Jünger Ernst

Editore: Sugar Editore

traduzione Ingrid Harbeck, collana: I Giorni 29.

pp. 194, Milano

Questo è forse il libro più bello di Jünger. Coraggio, tenerezza, orgoglio, sono qualità che caratterizzano sia l’autore che il protagonista. In particolare il fascino di questo libro si trova nel diverso tipo di tensione che lo caratterizza rispetto al resto dell’opera di Jünger. Si sa che l’inesorabilità di questo autore consiste appunto nel fatto che egli non cerca mai di evitare il nostro tempo. A Ludi Africani invece egli stesso aveva in un primo momento dato il titolo L’ultimo viaggio sentimentale. Il racconto è basato su un tentativo di evasione compiuto da un ragazzo alla vigilia della prima guerra mondiale che si arruola nella legione straniera. Egli cerca di sottrarsi alla pesante ma già decadente atmosfera della borghesia del periodo guglielmino, fuggendo nell’avventura; ma deve rendersi conto che questo problema non può essere risolto geograficamente. Herbert Berger, il protagonista del libro, che ha non pochi tratti del suo autore, deve sentirsi dire: «Lei è ancora troppo giovane per sapere che vive in un mondo al quale non si può fuggire». La profondità delle riflessioni, non per ultimo un umorismo sottile e la capacità di caratterizzare uomini che tendono per vie diverse ad una stessa meta, una ricca espressione poetica e una lingua lucida ed espressiva fanno di questo libro un gioiello della più moderna letteratura tedesca e europea.

Ernst Jünger (Heidelberg 1895 – Riedlingen, Alta Svevia, 1998) scrittore tedesco. Volontario nel primo conflitto mondiale, idealizzò la guerra come prova di coraggio e presa di coscienza di ignote dimensioni psichiche, nel diario di guerra Tempeste d’acciaio (In Stahlgewittern, 1920), nei racconti di Fuoco e sangue (Feuer und Blut, 1925) e Ludi africani (Afrikanische Spiele, 1936), nei saggi La lotta come esperienza interiore (Der Kampf als inneres Erlebnis, 1922) e Il cuore avventuroso (Das abenteuerliche Herz, raccolti nel 1929). Nel saggio L’operaio (Der Arbeiter, 1932) polemizzò con il romanticismo politico e identificò nel lavoratore-soldato il rappresentante dell’epoca moderna, che ha distrutto in sé ogni individualità. Jünger fu nazista, ma già nel romanzo Sulle scogliere di marmo (Auf den Marmorklippen, 1939) si avverte il suo distacco dall’ideologia nazionalsocialista. Egli condannò quindi l’attacco alla Francia nel diario Giardini e strade (Gärten und Strassen, 1942), che fu proibito. Fra i suoi scritti successivi si ricordano il diario della seconda guerra mondiale Irradiazioni (Strahlungen, 1949), i romanzi allegorici Heliopolis (1949), Le api di vetro (Gläserne Bienen, 1957), e una serie di saggi, tra cui Cacce sottili (Subtile Jagden, 1967) e Numeri e Dei. Filemone e Bauci (Philemon und Baucis, 1973). La sua vasta produzione è continuata con il racconto Il problema di Aladino (Aladins Problem, 1983), il poliziesco Un incontro pericoloso (Eine gefährliche Begegnung 1985), l’autobiografico Due volte la cometa (Zwei Mal Halley, 1987, il cui titolo allude al fatto di aver visto due volte nella propria vita – 1910 e 1986 – la cometa di Halley) e con il volume Le forbici (Die Schere, 1990). La prosa di Jünger, limpida sino alla freddezza, tende a trasfigurare la realtà in allegoria.

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