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L’Uccello che Girava le Viti del Mondo

L’Uccello che Girava le Viti del Mondo

Romanzo

Autore/i: Murakami Haruki

Editore: Baldini&Castoldi

traduzione dal giapponese di Antonietta Pastore.

pp. 744, Milano

Lui, il protagonista e voce narrante di questo romanzo caleidoscopico e intrigante, è un giapponese di oggi. Trent’anni, felicemente coniugato con una donna in carriera, nullafacente (o bisognerebbe dire casalingo tuttofare?), il nostro, un tranquillo abitante di Tokyo, si trova all’improvviso, anche se del tutto involontariamente, al centro di una rete intricata di vicende passate e presenti più grandi di lui, che lo attirano in una spirale vorticosa di avventure ed emozioni, incubi in bilico tra sonno e veglia, flashback.
Tutto prende il via da due episodi all’apparenza insignificanti: la scomparsa del gatto di casa e una misteriosa telefonata anonima.
“Vorrei dieci minuti del tuo tempo”, gli sussurra una sensuale voce femminile, “vedrai che riusciremo a intenderci perfettamente.” Attratto e respinto, sedotto e sgomento, trasformato suo malgrado in detective freelance, l’uomo inizia un duplice viaggio, surreale e disorientato, nella geografia della megalopoli giapponese e nei labirinti delle passioni amorose. Lungo il percorso – via via ad attenderlo, metterlo in scacco, illuminarlo – troverà i fantasmi del passato di una nazione che non si è ancora riconciliata con la propria storia, le ombre della guerra e del militarismo, il peso e/o la sicurezza della tradizione. Muovendosi con spericolatezza e indemoniata agilità fra il registro leggero della commedia metropolitana e i toni gravi del romanzo storico, fra le minimalità di un cronista dei sentimenti allevato a fumetti e televisione e la densità e il pathos di uno story teller benjaminiano, Murakami ci dà un’immagine complessa e irresistibile del Giappone contemporaneo. E i disagi, le idiosincrasie, le ossessioni, le smanie imitative di un popolo e di una civiltà si riverberano su di noi, mettendo inesorabilmente a nudo le défaillance del modello occidentale.

Nato a Kobe nel 1949, Haruki Murakami è uno dei più significativi rappresentanti di quella giovane generazione di scrittori giapponesi tra cui si annovera Banana Yoshimoto.
Prima di diventare scrittore a tempo pieno, Murakami ha gestito un locale jazz a Tokyo e tradotto vari autori statunitensi contemporanei. La passione per la musica jazz e rock e per la cultura nordamericana è uno dei marchi forti della sua opera.
Di Murakami sono stati tradotti in italiano: Sotto il segno della pecora (Longanesi, 1992), Tokyo Bluer (Feltrinelli, 1993) e Dance, Dance, Dance (Einaudi, 1998).
Murakami, che è stato tradotto in quattordici lingue e ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, vive fra Tokyo e gli Stati Uniti.

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