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L’Orecchio del Regime – Le Intercettazioni Telefoniche al Tempo del Fascismo

L’Orecchio del Regime – Le Intercettazioni Telefoniche al Tempo del Fascismo

Autore/i: Guspini Ugo

Editore: U. Mursia Editore

seconda edizione, presentazione di Giuseppe Romolotti.

pp. 264, Milano

Forse non tutti i lettori, anche quelli più smaliziati, anche coloro che – in un’epoca come la nostra in cui gJLi «scandali telefonici» campeggiano nelle colonne dei giornali – seguono appassionatamente queste vicende al limite fra il segreto di stato e la cronaca nera, si sono mai chiesti quando, come e perchè potè nascere in Italia un apposito servizio destinato a trascrivere le conversazioni di uomini pubblici e privati cittadini: conversazioni, naturalmente, avvenute per telefono.
Ebbene, a leggere le pagine del Guspini – oggi che, appunto, siamo abituati alle più raffinate «microspie», ai più subdoli sistemi di rilevazione – vien quasi da sorridere, tant’era rozzo e primitivo il sistema in uso negli anni del fascismo e anche in quelli precedenti alia venuta della dittatura. Immaginiamo dunque uno stuolo di stenografi tutti curvi sul blocchetto, cuffia in capo e spina inserita nel quadro; questi stessi stenografi, una volta tra scritta la conversazione sono obbligati a ricopiarla diligentemente a macchina in varie copie. Cost per otto-dieci ore ogni giorno, per settimane:, per mesi, per anni. E attraverso le cuffie di questi «maestri dell’ascolto illegittimo» passarono talvolta i più gelosi segreti, le rivelazioni più scottanti, filtrate tranquillamente nel coacervo di notiziole, di pettegolezzi, di indiscrezioni mondane o quasi che formavano il nerbo delle trascrizioni quotidiane.
Il quadro che vien fuori per chi chiude l’ultima pagina del libro non e certo lusinghiero; anzi e deludente per tutti, tanto la realtà italiana di quegli anni appare scialba, mediocre, povera di spirito e perfino di fatti: e un tran-tran di un provincialismo che sconcerta; e un groviglio inestricabile di sacro e profano in cui si dichiara guerra, ma si pensa alle vestaglie dell’amante, in cui si parla di eroismo e si mira al collega da «silurare».
Non tutta la realtà italiana fu, per fortuna, tale da identificarsi in queste conversazioni, in queste parole: ma ce tuttavia il fondato sospetto che per molti la vita non fosse altro che un futile gioco degno tutt’al più di essere tramandato in una velina stenografata, frutto di un orecchio indiscreto, teso a captare ogni parola, dietro l’anonimato di una cuffia.

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