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Lo Stile Eroico

Lo Stile Eroico

L’eroismo in Giappone

Autore/i: Kitayama Junyû

Editore: Edizioni Sannô-kai

note preliminari di Giuseppe Fino, introduzione dell’autore, traduzione a cura di Vittorio Penzo.

pp. 136, Padova

Tra i molteplici significati che esprime, ryû – il drago – è rappresentazione della potenza attiva e demiurgica. Come questo potere “uranico”, trasferito nella sfera politica, anima la funzione del regere – così il drago risulta figura simbolica dell’Ordine imperiale e ne suggerisce l’autorità efficace.

Severa e sublime come quell’incrocio di destini che portò, con Junyû Kitayama, il Giappone in Prussia, quest’opera sfida i limiti delle rappresentazioni occidentali dell’eroicità. È un poema che sgorga da una struttura saggistica: racconto celebrativo di “portamenti” grandiosi, florilegio epico di gesta e di gesti magnanimi della personalità. Disegnando una sorta di “metafisica dello stile”, l’Autore delinea i profili della condizione eroica: raffinamento dell’umano nell’uomo, perfezionamento del vasto nel singolo, decantazione del vocale nel silente. Se due sono le qualità della divinità nipponica, fedeltà e onore, identiche sono le caratteristiche che l’eroe dilata entro di sé fino a renderle sinonimi del proprio nome. Fedeltà e onore, ovvero: adeguamento alla regola del cosmo (la fedeltà) e integrazione della realtà metafisica attraverso la perfezione del singolo (l’onore). L’eroe migliora, in sé, l’universo, se lo cerca e lo sa trovare. Egli si purifica dal negativo non tanto perché lo espira, quanto perché lo inspira e lo converte in strumento di culto (dove Vi è grandezza, tutto è fatalmente lecito). L’eroe è la bellezza della sua guerra. Egli è degno di venerazione non perché combatte per la bellezza, ma perché si muove con bellezza.
L’intera persona dell’eroe diventa allora una offerta consacrata. Egli è dunque, nietzscheanamente, il più-che-uomo, cresciuto nella propria libertà secondo la giusta causa.

Junyû Kitayama nasce il 29 gennaio 1902, primogenito del priore del santuario buddhista di Kyônen-ji. Laureatosi nel 1924 presso la Shûkyô Daigaku, frequenta poi i Corsi di filosofia delle università di Friburgo e di Heidelberg, sotto la guida di E. Husserl e K. Jaspers, e di storia delle religioni, sotto la guida di W.
Otto. Dal 1930 al 1936 è “lettore” di cultura e lingua giapponese all’università di Francoforte nonché assistente all’università di Marburgo, in cui, a partire dal . 1940, insegna come ‘professore onorario’ ’ religioni e culture dell’Asia orientale. Nel maggio 1945, arrestato per collaborazionismo a Praga – presso il cui Istituto universitario orientale insegna – sconta in diversi campi di concentramento cecoslovacchi la pena di un anno di lavori forzati. In seguito, dal governo cecoslovacco non gli viene mai consentito di lasciare quel Paese. Muore a Praga il 19 gennaio 1962.

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