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Mattei la Pecora Nera

di
Editore: SugarCo Edizioni
Informazioni: introduzione dell'autore. - pp. 288, Milano
Stampato: 1987-12-01
Codice: 500000004154

Si può raccontare l'America senza Ford e l'Italia senza Agnelli? Pare di no. E il dopoguerra senza Moro e senza Mattei?
Italo Pietra ha studiato senza pregiudizi la figura del leader democristiano trucidato dalle Brigate Rosse, e senza timore reverenziale la famiglia che è una dinastia, una squadra di calcio, un'economia. Adesso è di fronte a Enrico Mattei. Un tema particolarmente difficile a cagione della lunga amicizia, ma l'autore non perde di vista l'obiettivo che è quello di studiare come e perché l'operaio di Matelica ha sfondato a Milano prima della guerra, durante la Resistenza e nel dopoguerra, come e perché il «partigiano bianco» è diventato la pecora nera delle «Sette Sorelle» e dei loro amici italiani. Qui ci sono tanti documenti inediti, tanti brani di vita impressionanti, tante testimonianze autorevoli di amici e di nemici, tanti ricordi.
Mattei aveva un debole, il debole di creare lavoro e di assicurare al lavoro italiano energia a buon mercato. Non andava per il sottile. Ha consumato molte colpe: ma le più «imperdonabili» sono quelle di aver operato contro il cartello petrolifero, contro la destra economica, contro l'immobilismo centrista, e di aver dato vita, prospettive, spirito di bandiera a un'industria dello Stato.
Capiva i tempi. Quando tanta parte della nostra classe dirigente propendeva ancora verso il colonialismo, quando tanti giovani avevano in uggia l'amor di patria in conseguenza del lungo furore nazionalistico, ha sentito profondamente le lotte risorgimentali del Terzo mondo e ha guadagnato all'Italia grandi simpatie sotto tanti cieli offrendo solidarietà, cooperazione, tecnologia avanzata.
Era un corruttore, lo dicono tutti, ma, fra tanto parlare di cleptocrazia, nessuno discute la sua integrità. Fatte le debite proporzioni, si può adattare a lui il giudizio pronunciato da Salvemini in questo dopoguerra su Giovanni Giolitti?
La sua morte è ancora grave di mistero, come tanti episodi dalla fine della guerra a oggi. A proposito della sciagura di Bascapé, le opposte certezze sono più tenaci dei dubbi. C'è chi assevera l'assassinio, chi l'incidente. Dicono che Mattei è morto al momento giusto: ma giusto per chi? Secondo Pietra, per i suoi nemici. È vero che attraversava un periodo difficile, ma qui si dimostra che erano vicine e sicure le grandi prospettive del viaggio in Algeria e di quello in America.

Italo Pietra è nato a Godiasco (Pavia) il 3 luglio 1911. Ha partecipato come ufficiale di complemento degli Alpini alla campagna d'Abissinia e alla guerra d'Albania. Ha comandato le formazioni partigiane nell'Oltrepò pavese.
Ha collaborato a «Iniziativa socialista», «Mercurio», «Critica sociale», «Avanti!». È stato per molti anni inviato dell'«Illustrazione Italiana» e del «Corriere della Sera». Ha diretto «Il Giorno» dal gennaio 1960 al giugno 1972 e «Il Messaggero» dal maggio '74 al giugno '75. E autore di I grandi e i grossi (1973), Il Paese di Perpetua (1975), Moro, fu vera gloria? (1983), I tre Agnelli (1985).

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