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La Rivolta degli Ebrei

Dalla Diaspora alla patria: la storia di Theodor Herzl e del ritorno degli Ebrei in Palestina

di
Editore: Rizzoli
Prezzo: € 32,00

Informazioni: nota dell'autore, traduzione di Lydia Magliano. - pp. 528, Milano
Stampato: 1979-01-01
Codice: 500000001842

La seconda metà dell'Ottocento fu l'epoca dei fondatori di imperi, di ideologie e di nazioni: ancora oggi ne portiamo l'eredità. Il risorgimento degli Ebrei, la loro rivolta contro discriminazioni e persecuzioni, risale a quegli anni, ispirata non poco dal risorgimento italiano e dall'atmosfera fertile nel bene e nel male della mitteleuropa: Freud e Mahler vissero la Vienna di quegli anni. E nella Vienna di quegli anni iniziò anche il risorgimento degli ebrei, affidato ad un uomo di teatro, che avrebbe trattato la politica come un palcoscenico, radunando gli Ebrei dalla Diaspora e dando loro una fede e una speranza precise: un proprio stato nella storica patria, in Palestina. La nascita del sionismo trovò, paradossalmente più ostacoli nelle classi colte dell'ebraismo internazionale, nei finanzieri e nei rabbini, che non negli ambienti antisemiti europei. Il nazionalismo di Herzl conquistò soprattutto i giovani Ebrei dell'Est europeo, schiacciati dall'oppressione zarista e dal fanatismo religioso ortodosso, come Ben Gurion, che ne seguì gli insegnamenti fino alla concreta fondazione del moderno Stato d'Israele. Herzl si era dapprima rivolto all'intelligenza francese di un Max Nordau e alle finanze di Rothschild, ma questi ultimi rifiutarono il grandioso progetto: occorreva scorporare la Palestina dall'impero ottomano. Herzl tentò di convincere il sultano Abdul-Hamid, che aveva massacrato gli Armeni, a cedere la Palestina agli Ebrei, e sembrò trovare un potente padrino nel Kaiser che vedeva gli Ebrei come un possibile strumento dell'espansione tedesca, ma alla fine l'antisemitismo prevalse e la Germania si ritirò. Intanto gli Ebrei si organizzavano, facevano congressi, eleggevano delegati e formavano strutture che sarebbero servite al nuovo stato, e soprattutto i giovani emigravano in Palestina, dando vita a colonie, tavolta povere, talvolta finanziate da potenti banchieri. Ancora la maggioranza degli Ebrei non credeva al massacro che si andava delineando e che l'affare Dreyfus in Francia aveva preannunciato, e i primi sionisti furono guardati come utopisti e sognatori. Ma le fondamenta erano state gettate e l'idea di uno Stato palestinese progrediva: ci sarebbero volute due guerre mondiali perché fosse realizzato.

Il volume è disponibile in copia unica

Libro che può recare eventuali tracce d'uso.

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