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L’Economia Diabolica

L’Economia Diabolica

Disoccupazione e inflazione

Autore/i: Sauvy Alfred

Editore: Rusconi

introduzione di Cesare Zappulli, traduzione dal francese di Alda Carrer.

pp. 288, Milano

Che cos’è “l’economia diabolica”? È l’economia che ha come fine primario la piena occupazione attraverso un’espansione continua ottenuta con l’inflazione. Ispiratore di questa politica fu, dopo altri, Keynes, che fino a pochi anni or sono godeva di un’impavida e immeditata fiducia generale. Economia diabolica perché, come si è visto in Europa e negli stessi Stati Uniti, ha sommato all’inflazione la disoccupazione. Con un’aggressività che ricorda i toni implacabili di Jacques Rueff, Alfred Sauvy sviluppa in questo saggio la sua invettiva contro “Keynes il profeta, Keynes il salvatore” e contro il contributo che egli ha dato ad accrescere l’inflazione e la disoccupazione caldeggiando le «politiche di sostegno di una maggiore domanda. Dov’è l’inganno? In un’economia depressa dovunque e sovrabbondante di capacità d’offerta inutilizzata è ammissibile che una domanda indotta artificialmente, rimettendo in moto il motore spento, provochi una ripresa economica. Che cosa accade invece se la domanda indotta dalla volontà dei governi si scontra con l’insufficienza dei fattori produttivi? Causa, fra l’altro, note difficoltà di bilancia dei pagamenti, con tutte le conseguenze relative, come è: avvenuto in Italia. La crisi in cui ci troviamo, prosegue Sauvy, è il frutto di un “male demoniaco” che devasta, come un’ossessione, le economie di mercato e che Sauvy stesso individua nella paura: paura della disoccupazione, paura dell’afflusso dei giovani sul mercato del lavoro, paura delle novità produttive. Tutto ciò porta, nel generale desiderio di conservare le posizioni esistenti, a un immenso sperpero di capacità che non vengono sfruttate, alla difesa del falso impiego, al moltiplicarsi delle imprese sovvenzionate, alla rigidità dell’occupazione in sé più dannosa della rivendicazione salariale eccessiva. Questo saggio, introdotto da un acuto e polemico scritto di Cesare Zappulli, è un contributo prezioso per superare i pregiudizi keynesiani e tornare a una più realistica valutazione dei problemi economici della nostra epoca.

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