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L’Assurdo e il Mistero

L’Assurdo e il Mistero

Titolo originale: L’absurde et le mystère

Autore/i: Guitton Jean

Editore: Rusconi

introduzione dell’autore, traduzione dal francese di Quirino Principe, in sovraccoperta: Miniatura del XII secolo.

pp. 124, Milano

I filosofi spesso non fanno che “parlare di se”, e in questo caso le loro parole ci toccano di sfuggita. Jean Guitton, al contrario, ci ha dato con questo libro una testimonianza che ci coinvolge pienamente.
L’esperienza della vita propone nel vissuto un enigma al quale è possibile dare solo due risposte: «tutto è assurdo» oppure «è un mistero». La perplessità tra i due termini è sempre esistita, ma ecco che il nostro secolo, gli anni che stiamo attraversando, le conferisce una drammatica intensità. «Il motivo» scrive Guitton «è che l’idea di assurdità ha invaso la coscienza e il subconscio dei popoli. Malgrado gli schermi della televisione, su cui si rappresenta una festa ininterrotta, i volti dei nostri contemporanei sono tristi… un mostro è apparso: l’assurdità, che è il risultato dell’aver promosso la libertà, dell’aver esteso il sapere, e che rischia di distruggere la natura delle cose.» Così, quest’oscillazione dello spirito tra essere e non essere, tra morte e sopravvivenza, passa dal «privato» al «pubblico».
«La storia è forse finita», è la provocazione contenuta in queste pagine, «così com’è finita la preistoria. Stiamo per entrare in una fase “post-storica” di cui nessuno prevede la lunghezza.» Ma sempre esisterà l’opzione fondamentale fra i due poli tra cui la coscienza umana è in precario equilibrio: l’assurdo e il mistero.
Attraverso un incontro tra Socrate e Critone, dialoganti eterni e sospinti nel vivo della cultura moderna, Guitton affronta il tempo e l’eternità, la Risurrezione e l’Eucaristia, e ci fa vedere in trasparenza la magia delle figure simboliche intorno alla quale ruota il pensiero filosofico antico e moderno, scoprendo il significato segreto di parole usate per secoli in altro senso, e non rifiutandosi allo scontro o al confronto con Sartre, Heidegger, Einstein, Camus e Freud.

Nato a Saint-Etienne (Loire) nel 1901, allievo di Brunschvicg e di Bergson, Jean Guitton è una delle figure più rappresentative del pensiero cattolico contemporaneo. Dopo la tesi su Le Temps et l’Eternité chez Plotin et Saint Augustin (1933) ha pubblicato una serie di opere tutte rivolte allo studio dei rapporti tra cattolicesimo e pensiero moderno.
Professore dal 1948 al 1954 all’Università di Digione, nel 1955 è chiamato alla cattedra di filosofia e di storia della filosofia alla Sorbona.
L’anno precedente gli era stato assegnato il «Grand Prix de la littérature de l’Académie Française» per la sua opera letteraria e filosofica. Nel 1961 è eletto accademico di Francia.
Dopo il 1959 Guitton scrive varie opere che, da L’Eglise et l’Evangile (1959) a L’Eglise et le Concile e Le Christ écartelé (1963), preparano e spiegano il Concilio ecumenico Vaticano II.
Fu il solo laico chiamato da Giovanni XXIII ad assistere alla prima sessione del Concilio (1962); partecipò poi come uditore laico alle altre sessioni (1963). Dalle mani di Paolo VI ricevette l’8 dicembre 1965, alla chiusura del Concilio, il messaggio agli intellettuali.

Visualizza indice

Introduzione

Frammenti di un dialogo su Dio

Il tempo e l’eternità

La Risurrezione
L’indagine storica
Esame filosofico

L’Eucaristia

L’indagine storica
Esame filosofico
Problemi di linguaggio
Il pensiero di Simone Weil sull’Eucaristia

La scelta definitiva tra l’assurdo e il mistero
Il giusto mezzo
L’affermazione e la negazione
L’ultima verifica

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