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La Volpe d’Oro

La Volpe d’Oro

Autore/i: Andrzejewski Jerzy

Editore: Edizioni Theoria

prima edizione, traduzione di Anna Vivanti Salmon, Biblioteca di letteratura fantastica 18, titolo originale: Zloty Lis.

pp. 80, Roma

In una casa qualunque un bambino di cinque anni vede dentro al suo armadio una volpe d’oro. Non c’è molto di più nella trama di questo racconto toccato dalla grazia, forse uno dei più intensi che siano mai stati scritti sulle paure e le visioni dell’infanzia; un libro che ci fa entrare nella testa di un bambino nei giorni della fine delle illusioni. Acquattata dentro l’armadio la magnifica volpe si nega alla vista dei genitori che vengono chiamati a certificare la realtà della visione del piccolo Lukasz, nella penombra della sua stanza profumata di giocattoli e di matite. Se nelle tenerissime conversazioni con Lukasz la volpe appare concreta quanto un pezzo di pane o una pantofola, nelle parole degli adulti essa diventa una semplice fantasticheria, un’allucinazione, un incidente nel percorso che porta alla maturità: il loro «terzo occhio» è ormai una pupilla bianca e solo attendono che il giovane Lukasz si decida a varcare anche lui la soglia verso il mondo dei ciechi-adulti. Alla fine, la loro logica avrà la meglio; tra le prese in giro del fratello e i rimbrotti del padre, Lukasz abbandona pian piano la sua volpe e solo la madre saprà stargli vicino in questo malinconico trapasso verso «il principio di realtà».
È in uno stato di inquietudine, con un intero mondo che gli vacilla nella testa, che Andrzejewski scrive La volpe d’oro: siamo alla metà degli anni ’50, gli anni del «disgelo», quando lo scrittore vede liquefarsi in sè la fiducia nelle magnifiche sorti dello Stato comunista. La letteratura gli offre un mezzo simbolico di salvezza e di espiazione e il suo sarà un «mondo salvato dai ragazzini», dalle loro rudimentali utopie, dal loro entusiasmo caparbio che non a caso irrompono nelle migliori tra le sue opere di quegli anni, come Le porte del paradiso o La bella messe, accanto alla Volpe d’oro, suo capolavoro.

Nato a Varsavia nel 1909 Jerzy Andrzejewski è morto il 19 aprile 1983. Ebbe rapporti contraddittori col regime comunista in Polonia e dopo aver ricoperto importanti incarichi istituzionali ebbe una crisi di profondo rigetto verso la sua attività pubblica e lo stato comunista. tra le sue opere ricordiamo Viene travalicando i monti (Jaca book 1983), Le porte del paradiso (Sellerio 1988) e il romanzo Cenere e diamanti (Lerici 1961), reso celebre dalla riduzione cinematografica di Andrzey Wajda.

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