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La Storia di Tewje il Lattivendolo

La Storia di Tewje il Lattivendolo

Titolo originale: Tevye der Milkhiger

Autore/i: Shalom Aleichem

Editore: Giangiacomo Feltrinelli Editore

terza edizione ampliata, prefazione di Gad Lerner, traduzione dall’yiddish di Lina Lattes, in copertina: Casimir Malevič, Mucca e violino, 1913.

pp. 160, Milano

Tewje è una delle figure più note e più vive della letteratura ebraica. Vende latte e latticini di casa in casa, in un distretto russo di fine secolo, ed intrattiene con i suoi clienti un rapporto fatto di riflessioni sagge, di storpiate citazioni bibliche e di comprensione per il dolore altrui. “Piccolo eroe positivo” vive la sua odissea quotidiana a contatto con le brutture della vita e della storia, che è quella della diaspora ebraica ma anche quella dell’uomo contemporaneo di fronte al disordine che lo circonda. Eppure Tewje non si scoraggia e affronta con humor arguto tutte le difficoltà, forte di uno stoicismo che trova nel senso comico la sua grande forza.

“Viene proprio da chiedersi come sia possibile ridere tanto leggendo un libro così triste. Eppure è la verità: si ride a crepapelle… Con Tewje il lattivendolo ci abbeveriamo così direttamente alle fonti dell’umorismo ebraico. Incontriamo quell’autoironia. malinconica ormai proverbiale, legata indissolubilmente alla precarietà esistenziale della Diaspora. Da Shalom Alechem in poi il filone comico diverrà centrale nella cultura ebraica contemporanea, mentre ne resterà completamente fuori – non può essere un caso – la pur vastissima produzione letteraria israeliana: a conferma del nesso fra umorismo e tragedia, stralunamento e sradicamento, che contraddistinguono la condizione diasporica. Tutta l’opera di Shalom Alechem può essere letta come atto d’amore nei confronti della Diaspora.” (Gad Lerner)

Shalom Alechem, pseudonimo di Shalom Rabinovic (1859-1916), fu per qualche tempo rabbino, poi commerciante senza fortuna, prima di dedicarsi alla letteratura. Cominciò a scrivere in ebraico ma passò ben presto allo yiddish, lingua allora disprezzata, sotto lo pseudonimo di Shalom Alechem (che in ebraico significa “la pace sia con voi”). Scrisse racconti, articoli, recensioni, opere teatrali e poesie in yiddish, ebraico e russo. In seguito a un pogrom nel 1905, Alechem si trasferì negli Stati Uniti. Iniziò poi a girovagare per America e Europa e a riscuotere popolarità nel mondo. La storia di Tewje il lattivendolo (Feltrinelli, 2000) ha avuto una versione teatrale ed è diventato prima un musical, poi un film col titolo Il violinista sul tetto (1971). Tra le sue altre opere ricordiamo: le poesie Il fascio di fiori, il dramma È difficile essere ebrei, i romanzi Jossele Solovei e Marienbad, i racconti Menachem Mendel. L’autobiografia Tornando dalla fiera è stata pubblicata da Feltrinelli nel 1987.

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Il Don Chisciotte sconsolato che generò l’umorismo ebraico di Gad Lerner

  • Il premio
  • Una brutta sorpresa
  • I figli d’oggigiorno
  • Hodel
  • Chave
  • Sprinze
  • Tewje va in Terra Santa

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Argomenti: Ebraismo, Letteratura, Umorismo,

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