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La Stanza di Kerenskij

La Stanza di Kerenskij

«La tragedia russa del 1917 e quella americana di Kennedy nel 1963 hanno dato un responso terribile ma vero: alla fine i singoli uomini non sono né vincitori né vinti.»

Autore/i: Fiore Ilario

Editore: Nuova ERI – Edizioni Rai Radiotelevisione Italiana

pp. 264, Torino

Perché John F. Kennedy andò a trovare Aleksandr F. Kerenskij pochi mesi prima di essere assassinato a Dallas? Chi fu il mandante di “quell’omicidio su commissione” per mano di Lee Oswald? Cosa faceva e come la pensava Kerenskij chiuso nella sua stanza di un attico a New York? Fiore si reco a visitarlo, e scopri la singolare verità sui due “ragazzi di Simbirsk”, Uljanov-Lenin e Kerenskij stesso, lo sconfitto di Pietrogrado, i quali avevano guidato la Russia nel fatidico 1917.
La prima notte del secolo nel ricordo della madre, l’ultima notte del fascismo nel racconto del figlio. Le teste rapate e dipinte col minio delle ragazze di Asti; le teste dei poliziotti inglesi tagliate e fissate sulle lance dei partigiani del Mahdi per le strade di Khartum.
Chi è innamorato di chi nel Cairo che brucia, a Buenos Aires che complotta, ad Algeri che combatte, a Budapest che si rivolta, a Washington che piange?
Con vena ricca e generosa, com’è nel suo stile, Ilario Fiore arriva sulla pagina di La stanza di Kerenskij accompagnato da uno stato di grazia, che benedice o ispira il narratore-testimone di un secolo caduto nella “stupidita tecnologica” ma riscattato dal calore delle sue grottesche illusioni.
Ne scaturisce la prima parte di un affresco a forti tinte di questo “Kaputt del Novecento” con i suoi colpi di stato, le sue rivoluzioni, i suoi complotti, gli inquinamenti e la bancarotta morale, raccontati da un osservatore d’eccezione.
Partendo dal “villaggio cinese” del Piemonte dove cresciuto e in cui prende il via la sua storia, Fiore ci offre la chiave utile per capire da dove siamo venuti e verso dove andiamo, da un secolo all’altro, nel flusso inesausto della nostra avventura sulla terra.

Ilario Fiore, dopo vent’anni di giornalismo scritto e venti di giornalismo televisivo, avendo trascorso oltre trent’anni come corrispondente dall’estero per la Rai e alcuni quotidiani, è tornato in Italia e alla prima professione da lui scelta, quella di scrittore a tempo pieno. La stanza di Kerenskij è, nel gioco cinese dei numeri della sua vita, il suo ventunesimo libro, mentre con i documentari ultimamente girati per la Rai sull’infanzia in Asia, Fiore ha raggiunto quota trenta: “L’Antartide” (1962), “La Transiberiana” (1969), “Mirè e Dali” (1978), “Larmata di terracotta’ (1984), “Shanghai, l’altra Cina” (1986) sono fra i suoi titoli migliori.
Con la Nuova Eri ha pubblicato: Tien An Men (1989); Rapporto da Pechino (1990); La Croce e il Drago (1991); La nave di seta (1993). Fiore ha vinto anche alcuni premi letterari. Vive e lavora a Roma. Ha tre figli e sei nipoti. È grand’ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica.

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