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La Saggezza dei Maestri Zen – Nell’Opera di Sengai

La Saggezza dei Maestri Zen  – Nell’Opera di Sengai

Autore/i: Sengai Gibon

Editore: Ugo Guanda Editore

a cura di Paolo Lagazzi, la traduzione dei testi è di Cristiana Ceci, in copertina: fregio xilografico di Stephen Alcorn.

pp. 96, 38 disegni a china, Parma

«Non c’è realtà che non contenga in sé il germe del proprio dissolvimento, della propria metamorfosi: il vuoto o (appunto) il nulla. Solo nel nulla, o ’attraverso’ il nulla, l’essere si dà e si sottrae: si incarna e si sposta: si realizza e si fa subito altro. La sola realtà è dunque mu: l’impermanenza, il movimento: il risolversi inarrestabile e infinito del vuoto nella forma, della forma nel vuoto» (così Paolo Lagazzi nell’Introduzione a questo volumetto).
Qui, in questa intuizione, è il nucleo essenziale di quel ’pensiero’ Zen che riprende e porta a conseguenze radicali le posizioni di alcune correnti buddhiste. Ma, nella tradizione Zen, la saggezza dei maestri coincide con una profonda tensione alla bellezza, che si esprime nella poesia e nella pittura. Tra le figure di spicco vi è, per la qualità mirabile degli esiti, Sengai Gibon, monaco Zen vissuto in Giappone tra il XVIII e il XIX secolo. La sua opera di poeta e pittore straordinariamente dotato riassume in sé, in forme originali, una grande esperienza spirituale ed espressiva.

Durante la sua vita di monaco, Sengai Gibon (Mino 1750-Fukuoka 1837) fu ammirato non solo per la sua abilità artistica, ma anche per la sua modestia e semplicismo di vita. Nonostante il suo status sociale, ha scelto di indossare una veste nera di tutti i giorni invece di uno di distinto viola.

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  • Diventare il bambù. Introduzione di Paolo Lagazzi
  • Bibliografia essenziale
  • La saggezza dei maestri Zen nell’opera di Sengai

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