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La Rosa Dipinta – Trentuno Illustrazioni per “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco

La Rosa Dipinta – Trentuno Illustrazioni per “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco

Il presente catalogo raccoglie i disegni esposti per la prima volta a Bologna presso la Galleria d’Arte Moderna nella mostra organizzata dalla Sezione Emilia Romagna dell’Associazione Illustratori.

Autore/i: Autori vari

Editore: Azzurra Editrice s.r.l.

con una intervista di Fulvio de Nigris a Umberto Eco, e una serie di disegni realizzati dall’autore durante la stesura del romanzo, contributi di Grazia Nidasio, Antonio Faeti, Paola Pallottino.

pp. 68, completamente illustrato a colori e b/n, Milano

Dall’intervista di Fulvio de Nigris:
« “Il nome della Rosa” è un libro talmente ricco di stimoli e suggestioni che sembra proprio scritto per essere illustrato.

Nel ricostruire il mio mondo medioevale, la maggior parte dei documenti che avevo presente erano di tipo visivo: architetture, portali, torri, miniature e cosi via, Nel raccontare mi è venuto spontaneo rappresentare verbalmente quello che avevo davanti agli occhi. Il romanzo è dunque indirettamente una sorta di catalogo di un universo visivo a cui il lettore si riferisce. Lo si vede anche in questa mostra, la maggior parte degli illustratori (tranne qualcuno che ha dato interpretazioni ottocentesche o moderne) ha reagito citando questo universo visivo medioevale: il romanzo, quindi, come tramite tra il lettore ed un repertorio iconografico che esisteva già. Se poi questo lettore è un illustratore pieno di curiosità e sensibilità, il passaggio è quasi automatico,

Che impressione ti ha fatto la mostra realizzata dall'”Associazione illustratori”?

A parte il naturale piacere come autore, devo dire che mi sento abbondantemente appagato dalle molteplici iniziative visive su “Il nome della Rosa”. Cera già stata a Ferrara due anni fa una mostra di pittori sull’argomento e sono appena tornato dalla Romania dove ho visto la mostra di una pittrice che ha realizzato quadri molto belli utilizzando vecchi manoscritti di carta porosa.
D’altra parte, proprio come posizione teorica, ho sempre sostenuto che l’interpretazione di un “sistema di segni” avviene anche attraverso altri sistemi di “segni”: cioè che un ideale dizionario nello spiegare il significato di una parola non deve utilizzare soltanto parole, ma anche elementi visivi e qualsiasi altro tipo di rappresentazione semiotica che ne arricchisse l’interpretazione.

Mi sembra quindi naturalissimo – e dovrebbe essere una condizione universale – che un testo narrativo venga interpretato visivamente. Una interpretazione visiva, sia essa una illustrazione o un quadro, ha la stessa funzione di un saggio critico: sono tutte forme di interpretazione. Allora, come autore, così come sono interessato alla recensione o al saggio critico, sono ugualmente interessato al disegno: è un altro modo di restituirmi l’opera sotto forma di lettura, di interpretazione e di arricchimento.

I lavori degli illustratori, in che modo si differenziano dalle opere dei pittori prima citati?

Ad esempio, la pittrice rumena che citavo prima non riproduce situazioni figurative, ma trae una sorta di ispirazione generica per giocare su materiale antico e vecchie scritture. Con l’illustrazione invece ti trovi ad avere interpretata proprio la parte figurativa di un libro. In questo senso l’illustrazione è un saggio critico molto particolare: in effetti non fa il riassunto delle vicende, ma ne fa una condensazione. Da questo punto di vista mi pare un buon sussidio interpretativo perchè lascia capire all’autore, ma forse anche al lettore, quale è il nucleo tematico principale che è emerso all’illustratore. Questo è l’interesse e il rischio dell’illustrazione: il libro illustrato, da un lato arricchisce le possibilità di interpretazioni, ma dall’altro può bloccare queste possibilità, perchè ci impone la visione dell’illustratore.
Io ho letto “Il rosso e il nero” di Stendhal in una versione senza illustrazioni e quindi il volto di Julien Sorel può per me cambiare continuamente a seconda dell’umore della rilettura. Ma ricordo che da ragazzo ho letto “Il Capitan Fracassa” di T. Gautier nelle edizioni della “Scala d’oro” con le splendide illustrazioni di Gustavino; per quanto io rilegga In condizioni diverse “Il Capitan Fracassa”, l’immagine del Barone è quella che mi ha dato Gustavino. È chiaro che questa mediazione per me è stata importante ed ha arricchito la mia fantasia… […]»

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