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La Repubblica Romana ha i Giorni Contati

La Repubblica Romana ha i Giorni Contati

Autore/i: Pazzaglia Riccardo

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prima edizione, collana: Ingrandimenti, in sovraccoperta: la Chiesa di S. Pancrazio sul Gianicolo, presso la Porta omonima dopo la battaglia, 1849 dipinto dell’epoca. Museo del Risorgimento, Roma.

pp. 206, Milano

Con il Regno dei due cognati Riccardo Pazzaglia ha narrato il decennio francese, con Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat provvisori re di Napoli per meriti di famiglia.
In Garibaldi ha dormito qui ha proseguito la storia del Regno delle Due Sicilie fino al 1860 e alla sua fine con la gloriosa difesa di Gaeta. Con La Repubblica Romana ha i giorni contati Riccardo Pazzaglia riprende il suo viaggio di inviato speciale nelle pagine della Storia. Questa volta attraverso le linee francesi per farci rivivere gli ultimi giorni della Repubblica Romana del 1849. Una ricostruzione attenta, attraverso lettere, articoli, proclami, libelli dell’una e dell’altra parte.
Tra le menzogne della storiografia risorgimentale – che ancora si leggono nei libri di scuola – e quella della rabbiosa reazione clericale, Pazzaglia ci aiuta a capire come si svolsero veramente i fatti, senza farsi mettere in soggezione dagli eroi futuri “inventati” dalla stampa democratica (lo dice Pisacane). Ma un’altra Repubblica Romana era stata proclamata dai giacobini nel 1798, questa volta sostenuta dalle baionette del Direttorio del generale Berthier. Ed ecco che l’autore interrompe la sua narrazione per riportarci a quegli anni: la morte del generale Duphot che dà il pretesto per l’arrivo di Berthier; il lungo viaggio di Pio VI esule, quasi deportato; i due tentativi dell’Armata borbonica di liberare Roma, prima e dopo la breve vita della consorella Repubblica Partenopea; e infine l’arrivo da Venezia del nuovo papa Pio VII che si riguadagna il soglio di Pietro riscattandolo a Parigi con l’incoronazione a imperatore di Napoleone.
Con puntigliosa precisione di storico, ma nel suo stile brillante di scrittore satirico, Riccardo Pazzaglia si muove nella Roma dell’Ottocento, facendoci incontrare i personaggi che oggi vediamo due piedistalli dei monumenti: Garibaldi con Anita che sta già male; Carlo Pisacane con la sua amante Enrichetta Di Lorenzo, la principessa di Belgioioso perduta dietro dietro Mazzini. E il giovane Manara, Enrico Dandolo con il fratello Emilio, il truce Angelo Brunetti, detto Ciceruacchio, l’invincibile Giacomo Medici, lo sfortunato capitano Goffredo Mameli (uscendo da Roma, i suoi volontari passano sotto le finestre dell’ospedale in cui sta morendo e lo salutano cantando il suo inno). E prima di loro, negli ultimi anni del Settecento, una folla di preti spretati con le sciabole al fianco, che innalzano gli “alberi della Libertà”, gli “insorgenti” di Trastevere che sparano sugli occupanti, le feste nei teatri, i tesori depredati, le dame repubblicane che “volendo imitare la statua della Libertà, vanno in giro con certe maglie color carne che sembrano quasi nude”.
Un nuovo libro palpitante di vita, che chiude la “trilogia dell’Ottocento”. Da leggersi tutto in una notte.

Riccardo Pazzaglia è nato a Napoli. Giornalista e scrittore, ha condotto e diretto programmi radiofonici e televisivi. Regista e sceneggiatore di film, ha scritto anche commedie per il teatro. Collabora a quotidiani e riviste. Ha pubblicato fra l’altro: Il brodo primordiale, Rizzoli 1985; Partenopeo in esilio, Rizzoli 1985; La stagione dei bagni, Rizzoli 1987; Il regno dei due cognati, Mondadori 1993 e Garibaldi ha dormito qui, Mondadori 1995. Vive e lavora a Roma.

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