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La Metafisica

La Metafisica

Autore/i: Aristotele

Editore: Rusconi

introduzione, traduzione e parafrasi di Giovanni Reale.

pp. 616, Milano

La Metafisica è certamente l’opera più famosa di Aristotele e uno dei vertici del pensiero greco. Essa costituisce un documento basilare, indispensabile non solo. per comprendere l’età dell’autore (il secolo IV a.c.) e in genere il mondo classico, ma anche il mondo del pensiero medievale, sia arabo sia latino, e poi ancora l’Umanesimo e il Rinascimento, nonché cospicui settori del pensiero moderno. Insomma, ci troviamo di fronte a una vera e propria pietra miliare nella storia spirituale dell’Occidente.
In questo testo si trovano, infatti, alcuni concetti divenuti «possesso per il sempre», come dicevano gli antichi, ossia acquisizioni irreversibili, come dicono i moderni. A titolo di esempio, in primo luogo è da segnare la scoperta di Dio (il Motore immobile) come autointelligenza o auto pensiero (pensiero di pensiero), dottrina cui moltissimi pensatori attinsero: dai teologi e filosofi medievali, i quali la posero a base del ripensamento filosofico dell’idea di Dio di cui parlano le Scritture, allo Hegel, il quale non esitò a considerarla l’antecedente della propria concezione dell’Assoluto e la giudicò come «ciò che v’ha di migliore e più libero». Gli stessi concetti che costituiscono i pioli della scala che porta a questa vetta – come: essere, sostanza, accidente, categoria, materia, forma, atto e potenza non sono meno famosi, e hanno avuto una incidenza speculativa e storica non meno rilevante.
Ma, oltre alle discussioni su questi concetti tecnici, il lettore trova nella Metafisica la domanda ancora più radicale: perché l’uomo abbia sentito il bisogno di fare filosofia e perché non possa (lo voglia o no) non fare filosofia, e trova anche la risposta a questa domanda. L’una e l’altra di valore paradigmatico.
La presente edizione inaugura una nuova formula editoriale, con un taglio “intermedio” fra quelle rivolte ai soli addetti ai lavori (che interessano pochi lettori) e quelle che presentano il testo nudo, che rinunciano in partenza ad ogni opera di mediazione e, quindi, non parlano in realtà a nessuno. Si è cercato, per contro, con un’ampia «Introduzione», con la «Notizia», con le prefazioni ai singoli libri e le parafrasi ai singoli capitoli, di rendere intelligibile a ogni lettore colto l’essenziale del discorso aristotelico, evitando gli intrichi dell’erudizione, da un lato, e, dall’altro, non rinunciando a quell’opera che abbiamo chiamato di “mediazione”, senza la quale testi di questa complessità sono destinati a rimanere inesorabilmente muti, mentre al lettore moderno che non abbia rinunciato a pensare ai problemi ultimi hanno ancora molto da dire.

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