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La Cucina di Cosa Nostra

La Cucina di Cosa Nostra

Autore/i: Cipolla Joe

Editore: Sperling & Kupfer Editori

prefazione di Aldo Busi.

pp. 146, Milano

…Le ricette: sontuose, sfarzose, ipercaloriche, per lo più agliate e oliate e servite bollenti come le patate o fredde come la vendetta, tanto di coppola al cuoco e agli addetti alle insalate di infilato in erba, alle macedonie di mandarin fratuzzo e alle carni di fetoso, e buon appetito a tutti i buffer riconosciuti, ma più di ogni altro a te, o aspirante ’nfame, che hai un appetito da morire. (Dalla prefazione di Aldo Busi)

Nel 1923 il prefetto Mori intitolò un suo libro Con la mafia ai ferri corti: oggi, che siamo scivolati dalla padella nella brace, sarebbe bello darci finalmente un taglio e intitolare un libro Mafia ai ferri corti tout court: da divorare. Ma, come scrive Aldo Busi nella prefazione a questo strano ricettario che manda un odorino di bruciato, “L’unica abbondante primizia nel regno animale e vegetale e oligominerale che non si può in alcun modo cucinare per mangiare sono gli stronzi”,  e quindi si può anche stare allo scherzo e mettersi a cuocere tutto il resto. Tra ciuffi di riferimento a Petrosino e guarnizioni di notiziole curiose sui gangster del passato, La cucina di cosa nostra ci addolcisce la bocca con preparazioni d’alta scuola mediterranea e la fantasia truce del misterioso cuoco che dà ai suoi piatti nomi come “Caponata di Al Capone” o “Melanzane omertà” non ci trarrà in inganno: le ricette sono tutte autentiche, squisite e onestissime, a volte laboriose e impegnative, a volte di veloce esecuzione. Il contorno va preso con un grano di sale.

Nato con il secolo a Salemi, in Sicilia, Joe Cipolla sbarca giovanissimo a Ellis Island nel 1919. Suo unico bagaglio la borsa dei coltelli e dei mestoli. Farà il cuoco a domicilio nelle varie “famiglie” di malavitosi che animarono la Chicago degli anni trenta e quaranta. Cucinerà i manicaretti preferiti di al Capone e Gambino, manderà in estasi Anastasia e Banana. per molti convitati in lobbia e gessato i suoi pranzi succulenti saranno l’Ultima Cena. Una storia della mafia vista dalla cucina. Col silenziatore. Sopravvissuto agli Anni Ruggenti grazie alla sua dieta personale, soltanto oggi, in veneranda età, Joe Cipolla ci svela le ricette che mandarono tanti capi in sollucchero e alcuni al Creatore.

Il mattino del 25 ottobre 1967 stavo sorseggiando il mio cappuccino al bar dell’hotel Park-Sheraton a Manhattan, quando Albert Anastasia apparve nella hall. Venne dritto verso di me, mi mise una mano sulla spalla e chiese: “Che cosa bolle in pentola, Joe?”. Prima che potessi rispondere era scomparso nel negozio del barbiere dell’albergo per quella che sarebbe stata la sua ultima rasatura. Questo libro è dedicato a lui, e a mia madre, Maria Cipolla.

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