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Io Vivrò – La Mia Lotta Contro la Malattia nella Lunga Notte Artica

Io Vivrò – La Mia Lotta Contro la Malattia nella Lunga Notte Artica

Titolo originale: Ice Bound

Autore/i: Nielsen Jerri

Editore: Sperling & Kupfer Editori

prologo dell’autrice, traduzione di Anna Martini.

pp. 324, illustrazioni b/n f.t., Milano

Eccezionale dramma umano e moderna allegoria dei limiti della tecnologia, l’avventura della dottoressa Jerri Nielsen ha emozionato il mondo intero. Durante la sua permanenza al Polo Sud come responsabile medico della base americana, si è autodiagnosticata un tumore al seno. Bloccata dalle proibitive condizioni climatiche, è rimasta prigioniera per otto interminabili mesi nella lunga notte artica, isolata dalla civiltà come un naufrago dell’Ottocento. Unico legame con chi poteva salvarle la vita, a ventimila chilometri di distanza, Internet. Raggiunti via e-mail, i medici hanno chiesto l’immediata evacuazione della Nielsen dal Polo e il suo ricovero. Impossibile. L’inverno artico – con una temperatura che può superare i 70 gradi sotto zero – non consente l’atterraggio agli aerei. Costretti a far fronte ai mali estremi con estremi rimedi, gli specialisti hanno anche valutato l’eventualità che Jerri dovesse operarsi da sola. Intanto, con l’aiuto di dettagliate istruzioni via e-mail, la coraggiosa dottoressa, senza nessuna esperienza di cure oncologiche e con il supporto di colleghi senza alcuna preparazione medica, inizia una chemioterapia che le ha consentito di resistere fino a quando è stato possibile riportarla negli Stati Uniti. Jerri Nielsen era finita al Polo quasi per caso. A quarantasei anni, con un’esistenza difficile alle spalle, decide di lasciare l’ospedale di Cleveland dove lavora per trasferirsi alla stazione Amundsen-Scott, in Antartide: «il posto più alto, più secco, più freddo, più ventoso e più vuoto della Terra». Lì, all’interno di una cupola geodetica, vive una quarantina di tecnici e scienziati americani che per diversi mesi all’anno rimangono isolati dal resto del mondo. Una comunità in cui Jerri ha scoperto una nuova dimensione professionale ed esistenziale, fatta di tempi dilatati come gli spazi bianchi che si estendono a perdita d’occhio in tutte le direzioni. Grazie a Internet milioni di persone hanno saputo della sua lotta e per settimane hanno seguito con il fiato sospeso i tentativi di cura e gli spericolati progetti per anticipare il più possibile la sua partenza. Una storia di tenacia e coraggio, ma anche di solidarietà umana e di piccole gioie, arricchita da straordinarie testimonianze fotografiche.

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