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Io, in Russia e in Cina

Io, in Russia e in Cina

Autore/i: Malaparte Curzio

Editore: Vallecchi Editore

saggio introduttivo di Giancarlo Vigorelli.

pp. XXXII-352, nn. tavv. b/n f.t., Firenze

Il 19 luglio 1958 si compie un anno dalla morte di Curzio Malaparte. Nulla potrebbe meglio ricordarne la complessa umanità e l’autenticità di scrittore, come questo libro. È la prima opera postuma: incompiuta, vien pubblicata così com’è stata trovata fra le carte dell’Autore, il quale vi lavorò finché poté.
Sono i fogli, gli appunti – spesso immediati, di prima mano – del suo viaggio in Russia e in Cina, sullo scorcio del 1956: l’ultimo viaggio, proprio durante il quale si manifestò, irreparabile, la malattia. E i primi sintomi di questa, il presentimento della morte penetrano nelle pagine del libro che, alle ben note qualità di incomparabile viaggiatore e geniale narratore, proprie di Malaparte, aggiunge dunque un’importanza particolarissima: quella di rappresentare, in un certo modo, una sorta di testamento, di messaggio finale d’un’esistenza combattuta e drammatica. È l’ultimo libro di Malaparte ed è l’unico non condotto sul filo della bravura, fra il gioco e l’equivoco; per la prima volta l’io Malaparte non si pone al centro delle cose, esclusivo dominatore, ma accetta di guardare in se stesso: l’esperienza della nuova realtà umana della Cina gli diventa, non più un’avventura o un pretesto, ma un esame di coscienza. Si assiste così, in queste pagine, alla nascita di uno scrittore nuovo, più ancora di un uomo nuovo. Il titolo Io, in Russia e in Cina, scelto dall’editore, vuole alludere proprio a questo mutamento: andato in Russia e in Cina con quel suo vecchio maledetto io malapartesco, se ne era venuto via, con la verità della morte in corpo, con un io diverso, nuovo, capace di guardare finalmente gli altri, capace di pensare e di dire, come disse ad Arturo Tofanelli: «Se ce la farò, il resto dei miei giorni voglio dedicarlo agli altri: dobbiamo farci perdonare di aver vissuto soltanto per noi». Questo libro incompiuto compie dunque la figura di Malaparte nel suo itinerario spirituale: restituendocela priva di tutte le diverse maschere che via via egli stesso si pose sul volto: nella sua nuda verità, nel suo dramma sincero. Il saluto alla Cina che chiude il libro fu veramente un saluto alla vita, anche se pagato con la morte; come scrive Giancarlo Vigorelli nell’acuto saggio introduttivo che viene premesso al volume.

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