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Io Discendo dalla Barca del Sole

Io Discendo dalla Barca del Sole

Titolo originale : Ich steige hinab die barke der sonne

Autore/i: Drewermann Eugen

Editore: Rizzoli

prima edizione, prefazione dell’autore, traduzione di Amelia Valtolina.

pp. 336, Milano

«Se Cristo non è risorto, è vana la nostra fede.» Questa frase di san Paolo è, secondo Eugen Drewermann, il fulcro del credo cristiano: il senso dell’esistenza di ogni singolo individuo dipende dalla fede nella resurrezione, dalla speranza che Va al di là di ciò che è visibile. Una speranza e una fede che non sono solo del cristianesimo, ma affondano le radici nella storia della civiltà e si ritrovano, con una sorprendente identità di espressione, nei testi religiosi dell’antico Egitto, per i quali l’anima del defunto compie «nella barca del Sole» (secondo le parole del Libro dei Morti) il suo viaggio di purificazione e di conquista dell’autocoscienza nell’aldilà. La mistica della luce come metafora della ricongiunzione tra umano e divino, che Drewermann analizza con la precisione del filologo e la tensione spirituale del teologo, si riverbera attraverso la mediazione della filosofia platonica sulla teologia cristiana del Medioevo e di qui in tutta la cultura dell’Occidente, per riemergere ogni volta che un filosofo o un poeta riflettono sul senso della vita.
«Io discendo nella barca del Sole» analizza questo vasto scenario in quattro tappe: la riflessione sulla morte di fronte alla più sconvolgente tragedia collettiva che il passato dell’umanità abbia conosciuto, il ciclico ripresentarsi della peste; la testimonianza, espressa esemplarmente nell’opera di Dostoevskij, dell’assurdità di un’esistenza confinata nel mondo terreno ma tormentata (all’esigenza di attingere all’eternità; l’analisi del viaggio ultraterreno dell’anima secondo la religione dell’antico Egitto; e infine il messaggio cristiano che insegna agli uomini l’arte di «trascurare la terra» vincendo l’abisso: «Voi avrete le tribolazioni del mondo», afferma Gesù nel Vangelo di Giovanni, «ma abbiate fiducia: io ho vinto il mondo». Drewermann tratteggia in questo itinerario storico e spirituale una approfondita meditazione sulla disperazione e la speranza, sull’inaffidabilità del mondo e la fiducia nei cieli, indicano il senso della morte non come fine di tutto, ma come «un approdo nella barca del Sole, come un eterno mattino che non conosce fine».

Eugen Drewermann ha studiato filosofia a Münster, teologia a Paderborn e psicoanalisi a Göttingen. Sacerdote e docente di teologia a Paderborn, nel 1992 è stato sospeso a divinis e allontanato dall’insegnamento per le posizioni assunte nei confronti della gerarchia ecclesiastica. È autore di numerosi volumi, tra i quali, pubblicati anche in Italia, Parola che salva, parola che geuarisce (1990) e Psicanalisi e teologia morale (1992). Tra le altre sue opere Grimms Märchen tiefenpsychologisch gedeutet; Tiefenpsychologie und Exegese; Das Markusevangelium; An ihren Früchten sollt ihr sie erkennen; e KlerikerPsyehogramm eines Ideals, un best-seller che ha suscitato vivaci polemiche in tutta Europa, in cui si analizza la condizione sociale e psicologica dei sacerdoti nel mondo di oggi.

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