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Il Suicidio della Rivoluzione

Il Suicidio della Rivoluzione

Autore/i: Del Noce Augusto

Editore: Rusconi

prima edizione, introduzione dell’autore.

pp. 364, Milano

Nonostante la perfetta lealtà intellettuale del suo autore, il gramscismo si rivela come una sorta di equivoca composizione di negativismo estremo e di conservatorismo; come versione rivoluzionaria dello storicismo comporta la negazione più radicale di ogni traccia di valori assoluti, permanenti, metastorici; quel che però non nega è la continuità “moderna” con la borghesia. L’esito del gramscismo e dell’eurocomunismo non può essere che quello di trasformare il comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata, o di agire per la sua definitiva dissacrazione corrispondente a quella che è l’intenzione profonda dello spirito borghese. Non stupisce perciò se il comunismo italiano appare oggi come la forza più adeguata a mantenere l’ordine in un mondo in cui qualsiasi religione è scomparsa; non soltanto la religione cattolica, ma ogni sua forma anche immanentistica e scolare; anche la fede nel comunismo. L’insoddisfazione sincera dei rivoluzionari autentici trova giustificazione. Certo, il comunismo gramsciano può riuscire, ma realizzando l’esatto opposto di quel che si proponeva.

Una delle idee più diffuse oggi è quella di “rivoluzione”, intesa come distruzione o devalorizzazione dell’ordine esistente per l’instaurazione di un “ordine nuovo”, come il passaggio dal regno della necessità e del dominio dell’uomo sull’uomo a quello della libertà.
Ma quando al momento negativo – la distruzione – non segue quello positivo – l’ordine nuovo – la rivoluzione si ribalta nel suo “suicidio”: nel nichilismo, che è la devalorizzazione dei valori finora considerati supremi, e nel totalitarismo, che è il nichilismo al potere, l’oppressiva massima, l’assorbimento del consenso nella coercizione.
L’attuale processo storico conduce verso la realizzazione della speranza rivoluzionaria o verso il suo suicidio? Secondo alcuni interpreti della storia contemporanea, il momento presente non può essere altrimenti definito che come la progressiva realizzazione di questo suicidio.
Tesi originale di questo nuovo e atteso libro di Augusto Del Noce, considerato oggi unanimemente il più autorevole filosofo italiano di ispirazione cristiana, e della storia italiana contemporanea, dagli anni della rivoluzione russa e dall’avvento del fascismo a oggi, ha un carattere paradigmatico, sicché può essere vista come il microcosmo in cui leggere in vitro la forma che il possibile tramonto mondiale della civiltà, come “suicidio della rivoluzione”, dovrebbe assumere. Del Noce dimostra questa tesi attraverso una stringente e approfondita critica del pensiero italiano, da Gentile e Gramsci ai giorni nostri, e illustrando il parallelismo tra questo pensiero e la realtà politica.

Augusto Del Noce, già professore ordinario di storia della filosofia moderna e contemporanea all’Università di Trieste, attualmente insegna  filosofia della politica all’Università di Roma.
Fra le sue opere, oltre a numerosi saggi filosofici e politici: Il problema dell’ateismo (Il Mulino, Bologna 1964: ed. 3, 1970); Riforma cattolica e filosofia moderna, vol. I: Cartesio (Il Mulino, Bologna 1965); L’epoca della secolarizzazione (Giuffrè, Milano 1970).

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