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Il Settimo Milione – Come l’Olocausto ha Segnato la Storia di Israele

Il Settimo Milione – Come l’Olocausto ha Segnato la Storia di Israele

Titolo originale: The seventh million

Autore/i: Segev Tom

Editore: Arnoldo Mondadori Editore

prologo dell’autore, traduzione di Carla Lazzari, in sovraccoperta: L’arrivo via mare dei rifugiati ad Haifa, 1948 foto di Robert Capa.

pp. 538, numerose tavole in bianco e nero fuori testo, Milano

Il settimo milione riporta per la prima volta alla luce alcune delle pagine più sconvolgenti e meno note della storia contemporanea, il cui filo conduttore è costituito dall’influenza determinante che lo sterminio di sei milioni di ebrei sotto il giogo nazista ha esercitato sull’identità di Israele, sulla sua ideologia e sulle sue scelte politiche, anche attuali.
Sulla scorta di diari, interviste e migliaia di documenti soltanto ora disponibili, Tom Segev ricostruisce l’atteggiamento tenuto dallo yishuv (la comunità ebraica presente in Palestina prima della fondazione dello Stato) nei confronti della Germania nazista. E affronta poi i temi più delicati e dolorosi della storia israeliana: la posizione dei sionisti di fronte al genocidio; il drammatico incontro fra i superstiti dell’Olocausto, simboli viventi dell’atroce violenza subita dal popolo ebraico, e una società che andava costruendo se stessa intorno al culto dell’eroismo e dell’«uomo nuovo»; i progetti di vendetta contro gli ex nazisti, fra cui quello di avvelenare gli acquedotti delle grandi città tedesche; i negoziati segreti con la Germania per giungere a un accordo sulle riparazioni di guerra.
Nell’analizzare il rapporto della nazione con il proprio passato, in un clima segnato da una costante tensione emotiva e da accanite lotte politiche, Segev rivela in che modo questa pesante eredità sia stata manipolata e distorta a scopo ideologico o per calcolo politico: dalla vicenda dell’Exodus, la nave carica di profughi abbordata dagli inglesi, al processo Bichmann, alla guerra dei Sei giorni contro l’Egitto e i suoi alleati, al più recente caso di John (Ivan) Demjanjuk, il presunto «boia di Treblinka».
Ne emerge un quadro inedito e per certi aspetti sconcertante in cui, accanto alle figure di primo piano come David Ben Gurion, Menahem Begin o Nahum Goldmann, viene descritta la vita quotidiana degli israeliani, coni loro obiettivi comuni e i conflitti che ne hanno lacerato i legami sociali, una dimostrazione di quanto i tragici eventi del passato continuino a condizionare non soltanto la biografia dei singoli, ma quella di un’intera nazione.

Tom Segev, figlio di profughi tedeschi, vive a Gerusalemme, dove è nato nel 1945. Dopo gli studi di storia e scienze politiche all’università ebraica di Gerusalemme, è stato corrispondente dalla Germania per il giornale israeliano «Maariv» e caporedattore del settimanale «Koteret Rashit»; attualmente è editorialista di «Haaretz», uno dei più prestigiosi quotidiani del paese. È autore di un best seller molto controverso sulla fondazione dello Stato di Israele e di uno studio sui comandanti dei campi di concentramento nazisti.

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